Parole, parole, parole…
Segni nella sabbia.

Sanji… Sanji. Sanji, Sanji, Sanji, SANJI, SANJI!

Sì, è così che mi chiamo! Lo volevate sentire? Lo volete sentire di nuovo?

“Se ti dicessi che fa freddo?”

FREDDO? Non fa freddo affatto. Fa caldo, caldo, caldo, CALDO.

“Ti direi… beh… ti direi…”

Ti direi VAFFANCULO! Ecco cosa ti direi…. Ecco.

“Ti direi: grazie per la preoccupazione.”

Questo silenzio, silenzio silenzioso… si siede accanto a me, tra le particelle di sabbia, le sue gambe sembrano sgretolarsi, e affondare.

“Sei arrabbiato con me?”

No, sono contento, sono davvero CONTENTO.

“Sì…”

Ride. I miei occhi si chiudono, mi stringo di più le ginocchia al petto come se avessi paura di poter toccare l’acqua. Ma le onde si infrangono lontane…
Sento che il cuore non batte più forte forte, come i primi momenti in cui la vedevo camminare verso di me, come un angelo in paradiso.
Il cuore non batte più.

“Dio, Sanji… Non ha senso che tu sia arrabbiato…”

La guardo in tralice, con una smorfia leggera che mi increspa le guance. Mi sento offeso, stanco… stanco Nami, stanco…
Perché hai deluso le mie aspettative da giovane sacrificio? Perché non sei l’agnello sull’altare, che avrei mangiato e vomitato? Perchè non sei la mia casa, profumata e calda? Perché mi guardi?

“Smettila, davvero… Smettila.”

E qui sento che nel tuo tono c’è minaccia, rabbia.
Abbasso lo sguardo perché ho quasi paura che avrei voglia di provocarti, che avrei voglia che tu mi prenda a schiaffi, che avrei voglia di vedere che tu non sei la persona che eri ieri.

“Non sto facendo niente, Nami. Niente.”

Sento il rumore dei trofei che si frantumano. Sento l’odore del sugo rovesciato sul tavolo, una macchia rossa, che si allarga come sangue…

Perché d’improvviso ti guardo e non vedo altro che una figuretta dalle spalle strette e lo sguardo appena severo? Perché non mi sento più in paradiso né all’inferno?

“Hai visto quante stelle?”

Ti guardo e non riesco, non ce la faccio proprio, ad aprire la bocca per rispondere… Rispondere che vedevo solo te e adesso, vedo solo una persona che non ha il coraggio di vivere, che non ha il coraggio di dire che ha bisogno di chi la salvi, che non ha il coraggio di farsi salvare.

Non sono il salvatore degli insalvabili, Nami. No, questo no…
Ora mi alzo, ora mi alzo, ora mi alzo…

“Ehi?”

Non riesco a non guardati. Però mi alzo. Ti sto lasciando il cuore.

Qui,
adesso.

“Dove vai?”

Vado dove posso mancarti,
vado via,
perché vorrei vederti dire che no, non sono una relazione da corridoio,
vado via perché potrei salvarti,
portarti dove non ci sono muri, né confini,
senza risentimenti,
potrei salvarti,
sopravvalutandoti,
sopravvalutandomi.

Vado via,
perché non voglio più fermarmi.

Vado via perché,
se non hai capito che non assomiglio nemmeno vagamente a quelli che mi assomigliano,
se non hai capito che credo in te anche quando tu non credi nella forza di gravità,
se non hai sentito che la mia paura è più forte della tua,
ma che non ho paura di averne,
vado via.

Vado via,
perché non ti sto più ascoltando,
ho il vomito,
e gli occhi mi si chiudono.

Lì dove la tua sincerità è stata vera e disarmante,
avresti dovuto sentire che quella stessa sincerità,
era più falsa della verità.