Lo ricordo così, come il ragazzo che fissava pensieroso le onde del mare su un pontile di legno nodoso cullato dal monotono infrangersi delle onde sugli scogli, lo sguardo perso nell’orizzonte rosato nell’ora in cui il sole si ricongiunge con il mare e fa infuocare il cielo per pochi attimi. Mi ritrovai a fissare il suo profilo quasi incantata da quelle linee e quelle forme perfette, il naso dritto, la bocca sinuosa e socchiusa, la fronte leggermente increspata, avrei dato non so quanto oro per poter leggere nei suoi pensieri e capire almeno per qualche istante cosa stesse realmente pensando il suo cervello sotto quella massa di capelli ricci del medesimo colore della sabbia bagnata.. Non ebbi coraggio di interrompere il filo dei suoi pensieri, neppure di dire una parola in sua presenza perché disturbarlo sarebbe stato per me come disturbare un pezzo di natura stessa, turbare quel paesaggio che mi fece smuovere il cuore e fermare il respiro in gola per la sua meraviglia, sentivo però un alone di tristezza provenire dalla sua figura o forse era il mio status mentale all’epoca troppo fragile per farmi percepire in lui una malinconia fuori dal normale, e una lacrima mi rigò la guancia . Avrei giurato che per qualche secondo i suoi occhi avessero guizzato in mia direzione per poi tornare lenti e inesorabili su quel panorama. Non so come si chiamasse ne tantomeno da dove venisse o se parlasse o meno la mia lingua, l’unica cosa che so è che per qualche secondo le nostre anime si sono legate in un affinità che non avrei più trovato in nessun altro, c’era un legame tra noi due, più forte di qualsiasi altra cosa, peccato che da quel giorno non lo avrei più rivisto.  Mi piace ricordarlo così come il ragazzo della spiaggia, l’unico che mi abbia fatto mai sobbalzare il cuore con un unico respiro.