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Autore: KuroiNamida_    03/04/2011    7 recensioni
Questa è una storia KRISBIAN!
Clair e Kristen si conoscono a Vancouver durante le riprese di Twilight. Non è facile amare una ragazza quando si è sotto a mille occhi pronti a giudicarti. La pressione dei media, la voglia di amare, la paura continua di essere giudicate. Non è facile amare una ragazza, soprattutto se questa se ne va lasciandoti solo una lettera d'addio.
Una storia che vede Kristen Stewart sotto un'altra luce, sotto un altro tipo d'amore che è pur sempre amore.
L'omofobia è ignoranza.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Kristen Stewart, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap9
Una parte di me sarà per sempre tua

Era tutta la mattina che Jeffrey fissava Clair da lontano. Mille pensieri lo turbavano tra cui la speranza di non finire ucciso soffocato nel sonno, ma quello che era fatto ormai non poteva essere cambiato. La settimana prima si era recato all'ufficio amministrativo e, con metodi poco ortodossi e evidenti minacce, convinse l'amministrazione a mettersi in moto per proporsi come griff ad una determinata premier che si sarebbe svolta tra alcuni mesi. Fu irremovibile anche su chi avrebbe dovuto seguire la star di turno; era la prova del nove che avrebbe determinato l'assunzione della stagista, ormai parte della famiglia da tempo e che si era dimostrata collaborativa e determinata, assumendosi più lavoro del necessario. Il suo piano si era svolto senza intoppi, ora doveva dare la notizia alla diretta interessata.
«Ciao dolcezza! Ti ho portato il caffè come piace a te! Ma che bei capelli, cambiato maschera? Oggi ti sei truccata benissimo!» condì tutto con un sorriso a trentasei denti
«Grazie...» rispose sconcertata Clair. Più che sconcertata era terrorizzata, l'ultima volta che le aveva sorriso così si era ritrovata a letto con una sconosciuta e subito dopo a piangere tra le braccia dell'amico «...e mi fai paura» confessò infine
«Di cosa?! Anzi!»
«Ok sono terrorizzata!» diede voce ai suoi ultimi pensieri
«Dai sciocca! Ti ho trovato un incarico fa-vo-lo-so! Non puoi dire di no, anche perché ho già detto all'amministrazione che te ne saresti occupata te e perché se fallisci sei licenziata» sorrise ancora come se le avesse dato la notizia più rassicurante del mondo
«Jef...io ti voglio bene lo sai, ma potrei attentare alla tua vita che so...mentre dormi? Con un cuscino? Magari inciampo e ti soffoco...» l'amico cambiò espressione temendo seriamente alla sua incolumità, ma ormai la frittata era fatta.
«Clair, devi disegnare un vestito, anzi IL vestito della tua vita» la sua espressione era come quella che indossò abbracciato all'amica mentre lei singhiozzava, seria e concentrata, come se dovesse pesare ogni singola parola, non poteva permettersi errori.
«Continua ti seguo»
«Tra due mesi ci sarà una premier e molto probabilmente ci sceglieranno come “stilista”. Dovrai disegnare e realizzare un vestito. » fece una pausa per captare i movimenti dell'amica
«Ok, due mesi? È fattibile. Che genere e che persona?» Clair non sospettava nulla, le era già capitato si dover rivisitare anche intere collezioni o disegnare un capo in base al vip di turno. Jeffrey si avvicinò alla porta fingendo di temporeggiare fissando i disegni sulla bacheca. A essere terrorizzato era lui, aveva già preventivato di passare la notte fuori «...The runaway Kristen Stewart non puoi dire no ciao!» uscì dalla porta chiudendola e bloccandola.
Clair trattenne il fiato finché le orecchie non iniziarono a fischiare ricordandole l'esistenza dei polmoni. Prese una boccata d'aria e si fiondò all'uscita, che trovò bloccata.
«Jeffrey!!! Ti odio! Apri la porta!» stringeva tra le mani la maniglia immaginandosi il collo del biondino
«No ci tengo alla mia vita!»
«Sei uno stronzo!»
«No cara! Se Maometto non va alla montagna, è la montagna ad andare da Maometto!» Clair prendeva a pugni la porta urlando come una matta, nel corridoio si era creato un gruppetto che osservava confuso la scena
«Jef io ti ci butto giù dalla montagna!»
«Mi ringrazierai!»
«Oh si certo! Sei un bastardo!»
La verità era che Clair non era arrabbiata perché Jeffrey l'aveva praticamente costretta a rivedere Kristen, ma perché per l'ennesima volta aveva sbagliato. Non era stata lei a chiamarla per avere un confronto di qualsiasi tipo. Ancora una volta si era immaginata Kristen leggere su di un pezzo di carta quella partenza, quella notizia. Stava male, il suo orgoglio era stato ferito, e solo una persona riusciva a farglielo mettere da parte in certi momenti, e di certo non era Jeffrey.
«Calmati!»
«Ok...ok sono calma» si scostò dalla porta alzando le mani in segno di resa, come se l'amico potesse vederla
«Apro ok?» titubante aprì la porta e vide la ragazza seduta al tavolo di lavoro che lo fissava «Tutto ok?» scattò in piedi e si fiondò sul ragazzo mollandogli uno schiaffo
«Questo è per aver fatto tutto alle mie spalle» gliene tirò un antro «Questo è per non avermi chiesto il permesso» Jeffrey indietreggiò un po', ma Clair riuscì ad afferrargli il volto tra le mani «E questo è perché non ti ringrazierò mai abbastanza» gli stampò un bacio sulle labbra.
Jeffrey, confuso, abbozzò un sorriso che ostentava sicurezza, come se avesse calcolato tutto e si aspettasse una reazione così...schizofrenica.
«Te l'avevo detto...»
«Potevi avvistami prima»
«Perché? Non mi avresti ucciso?»
«Si...ma ora passerò notti insonni. Dovrà essere bellissima»

Kristen fissava con sguardo vuoto le sue mani sopra alla scrivania di legno scuro. Non aveva ascoltato nulla di quello che avevano detto dopo le parole “premiere” e “New York”.
«Allora, tutto chiaro?» era come se percepisse le parole lontane da lei, in un altro luogo, come se non fosse realmente la, come se fosse già a New York in cerca di quegl'occhi.
“...Una parte di me sarà per sempre tua...”
«Kris...» la scosse per un braccio Dakota «Hai ascoltato o eri nel tuo mondo?»
«Si tutto chiaro, ma non ho capito bene la parte di New York» rispose con nonscialans, annotandosi mentalmente di chiedere all'amica di ripeterle tutto una volta terminata la riunione.
«Abbiamo il teatro, abbiamo l'albergo, abbiamo lo stilyst, ma per quanto riguarda l'abito ci sono delle indecisioni e varie offerte» Kristen ingoiò la saliva a fatica per paura che accadesse ciò che temeva, oppure che non accadesse, comunque fosse New York era territorio caldo.
«E chi sarebbero?» cercò di rimanere il più fredda possibile
«Galliano, Banana Republic, Pucci e Elie Saab» il terzo nome non fu pronunciato con solennità o sottolineato in alcun modo, eppure alle orecchie di Kristen risuonò tra la minaccia e le promessa.
«Elie! Come Byoncè!» ruppe il silenzio Dakota venendo in salvo della sua amica
«Kris, bisogna dare una risposta entro domani mattina» riprese la ragazza non seduta davanti a lei.
Per l'ennesima volta si perse tra i suoi pensieri, tornando a fissare le proprie mani.
«Kris, lo so che l'istinto ti porterebbe a scegliere altro, ma...» iniziò a dire Dakota
«Pucci» l'interruppe la ragazza
«Sei sicura?»
Si limitò ad annuire e i suoi ricordi tornarono a quel piccolo appartamento a Los Angeles, a quando per gioco si faceva prendere le misure da Clair. Ora avrebbe potuto realizzare un vestito per lei. Era come se si tesse realizzando un sogno, solo che non capiva bene se fosse il suo o quello della sua amante.

***
Si scrutavano il volto con severità. Clair aveva due occhiaie profonde sotto gli occhi e la pelle diafana, aveva dormito tre ore a notte per realizzare il miglior vestito che la sua fantasia e le sue mani potessero partorire, ora sperava solo che avrebbe reso giustizia alla persona che l'avrebbe indossato. Kristen non era presa tanto meglio, i continui spostamenti la sfinivano. Una di loro faceva boccacce per riattivare la circolazione, un'altra  si passava le mani tra i capelli sistemandoli al meglio.
Quando uscirono dal bagno Clair prese la macchina dirigendosi all'hotel, Kristen entrò nel taxi per raggiungere lo stesso luogo. Da li a poco si sarebbero riviste ed entrambe avevano le farfalle nello stomaco.

«Professionalità, professionalità, professionalità...» continuava a ripetersi Clair sottovoce mentre si martoriava le mani, annodando le dita e strappandosi pellicine. Infondo non c'era nulla da temere, Jeffrey aveva promesso che sarebbe rimasto accanto a lei se avesse avuto bisogno. Quando bussarono alla porta la ragazza sussultò
«Sono qui tra cinque minuti, tutto ok?» Jeffrey si avvicinò posandogli una mano sulla spalla per confortarla. Si sentiva in colpa ora a vederla così tesa, ma d'altronde non avrebbe potuto fare altrimenti.
«Si sono pronta» bussarono nuovamente e si affacciò una ragazza asiatica che rispondeva al nome di Yanming.
«Sono qui, le faccio accomodare» Clair annuì e trattenne il respiro.
Entrando dentro alla camera Kristen aveva smesso di respirare da dieci secondi.
Anche se avessero voluto non avrebbero potuto evitarlo. I loro occhi si trovarono, scontrarono, affogarono i quel mare, e tutto perse importanza.
Verde nel verde.
Sembrò passato un giorno solo dall'ultima volta che si erano viste, e quel giorno non era accaduto nulla. Nessun litigio, niente urla, niente addii, niente lacrime. La sofferenza era svanita lasciando posto alla voglia di ricominciare, al desiderio che una aveva dell'altra.
«Signorina Stewart lei è Clair e si occuperà del suo vestito, se la signorina Fanning vuole seguirmi la riaccompagno alla sua camera. Con lei rimarrà Jeffrey che supervisionerà il lavoro, non si preoccupi è in buone mani» Jeffrey sorrise a quell'affermazione.
Uscirono tutti tranne le due morette e il biondo. Un silenzio imbarazzante avvolse la stanza. Il ragazzo sapeva che era di troppo, infatti si era già inventato un impegno dimenticato che l'avrebbe portato molto lontano per un bel po' di ore, come se fosse possibile.
«Prego se vuole...darsi una rinfrescata, poi iniziamo» Kristen si diresse verso il bagno, ma Clair la fermò sfiorandole la spalla, entrambe percepirono lo stesso brivido «In...indossi subito l'abito» balbettò la stilista indicando la gruccia coperta da un involucro bianco. L'attrice non rispose, si limitò ad eseguire. Si chiuse dentro al bagno prendendo una boccata d'aria che fece fatica ad arrivare ai polmoni. Il significato di quella frase che tanto le aveva tormentato la mente in quei mesi gli lampò davanti. Appena entrata in quella stanza aveva percepito il vuoto che si riempiva nuovamente, la stessa sensazione che tre anni prima l'aveva colta impreparata mentre abbracciava Clair in lacrime. Si era quello il suo posto, aveva fatto la scelta giusta. Prese un'altra boccata d'aria e aprì la custodia svelandone il contenuto.
Paiette verdi, azzurre e grigie creavano dei giochi tra di loro, come se fosse spuma di mare o fumo, gli ricordava il cielo della “Notte stellata” di Van Gogh. Sorrise per molti motivi che non riusciva a spiegarsi neppure lei. Le sembrava di essere dentro a quella tela ora, un cielo tormentato e una città ignara, il suo amore e l'inconsapevolezza degli altri di tutto ciò.
«Ok io vado!» Jeffrey si avviò all'uscio
«No! No no no! Me l'hai promesso!» protestò allibita l'amica
«Si ma con me qui non concluderete nulla...» abbracciò la ragazza «...è per il vostro bene, dovete parlare e motlo!» le baciò i capelli ed uscì.
Clair iniziò nervosamente a percorrere la stanza finché la porta del bagno si aprì.
Era come se l'era immaginata, forse meglio, senz'altro. Si guardarono imbarazzate senza sapere bene cosa dirsi ora che avevano l'opportunità di parlare di tutto.
«Non...la zip fa fatica» iniziò Kristen indicando l'apertura del vestito che lasciava scoperto tutto il fianco sinistro.
«Sono le paiette» si avvicinò Clair per aiutarla nell'operazione cercando di non toccare la pelle bianca che tanto la tentava. Ma solo la vicinanza era inebriante e distraente.
«E' bellissimo» sussurrò l'attrice a pochi centimetri dal volto della ragazza che percepì il suo fiato caldo sulla guancia.
«Ecco fatto» si allontanò con notevole sforzo. Doveva mantenere la mente fredda se voleva ottenere qualche risultato, come il suo perdono per esempio.
«Clair io ho pensato molto...quello che è successo...» Kristen prese coraggio. Era ora di affrontare tutto ciò che era stato sotterrato e represso in quei sette mesi.
«Kristen» la interruppe immediatamente Clair «poche cose in questo periodo mi sono sembrate certe, una di queste è che te non hai colpa. Sono stata io a farti pressioni, sono stata io a farti del male abbandonandoti. Perché ho reagito così non lo so. Ero arrabbiata, e per l'ennesima volta non sono riuscita a mettere da parte il mio ego.» si avvicinò nuovamente sfiorando la pelle tanto ambita, un brivido percorse la schiena dell'attrice
«Non posso...» sussurrò
«Lo so, è difficile, ma un'altra cosa di cui sono certa è che ti amo.» i loro occhi si incatenarono. Verde nel verde. «Ti amo da sempre, sei il motivo per cui ogni mattina mi sveglio e vado in ufficio per creare qualcosa di buono.» percorse le spalle nude con un tocco leggero fino ad arrivare alle mani, afferrandole tra le sue «Ti ricordi quella volta? Nevicava e ti avevo detto che uno dei miei più grandi sogni era creare un abito per te. Se non fosse stato per te non ce l'avrei fatta, non sarei qui»
«Vorrei solo» sospirò con gli occhi lucidi Kristen «vorrei solo che fosse tutto più semplice anche per me» abbassò la testa, non voleva farsi vedere debole, non voleva che Clair pensasse che era per colpa sua che soffriva. Altre persone decidevano per lei e questo, mai come allora, le pesava tanto da farla pentire di aver scelto Clair come sua stilista. Perché appena aveva pronunciato “Pucci” nella sua menta aveva detto Clair.
«Ma può essere semplice basterebbe solo...» fece per sollevarle il volto
«No!» le lacrime iniziarono a sgorgare prepotenti senza chiedere il permesso dagli occhi di Kristen «Non capisci?! Io...loro...loro vedrebbero tutto, capirebbero! Perché quando sono con te io mi azzero e rinasco diversa ogni volta, capirebbero da come ti guardo che...ti amo. Dio se ti amo, e questo fa male, mi fa male perché non posso amarti come desidero, come meriti!»
Clair afferrò il volto di Kristen tra le mani imprimendo le labbra sulle sue. Si aggrapparono l'una all'altra come delle naufraghe ad un salvagente, ognuna era la salvezza dell'altra, Kristen motivava ogni giorno Clair, mentre Clair ogni giorno ricordava a Kristen la sua umanità, fin troppe persone la trattavano come oggetto e pretendevano sempre il mille per mille da lei. No Clair non poteva chiedere altro. Si staccarono con il fiato corto e il volto umido di lacrime
«Torniamo a tre anni fa, ti prometto che manterrò la promessa, aspetterò lo giuro, ma non posso stare un giorno in più senza di te»
«Io...» ma Kristen non riuscì a dire quello che voleva, un bussare alla porta la interruppe.
Le due ragazze si distanziarono e riassettarono «Avanti!» urlarono in stereo con la voce ancora un po' tremante.
«Signorina Stewart, se tutto è pronto noi procederemo con il trucco e acconciatura» Yanming sorrideva alla porta
«Si...» si voltò verso Clair «..sarò Landmark Sunshine Theater, ti aspetterò li» detto ciò si divisero con la certezza, questa volta, di rivedersi a serata conclusa.

Kristen era tesa, nervosa, felice, leggera. Tutte queste emozioni le provava contemporaneamente per colpa della premier e dei fotografi, ma grazie a Clair. Indubbiamente sapeva che si sarebbe recata all'after party, dove avrebbero ripreso il discorso. Ma poi cosa c'era da dirsi ancora? Ormai il passo più difficile l'aveva fatto, ovvero dire ai suoi genitori che era lesbica, e non era cambiato nulla. Anzi a pensarci bene qualcosa era cambiato, ora si sentiva più libera e poteva parlare tranquillamente con sua madre senza la paura di dover soppesare ogni volta le parole. Era stata fortunata, almeno lei si riteneva tale poiché a Clair non capitò la stessa fortuna. Si ricordava ancora di quando le raccontò del suo coming out, i suoi genitori non la presero affatto bene, la cacciarono di casa dandole del mostro, della diversa della pervertita, interruppero ogni rapporto tanto da non avvisarla neppure della morte del nonno a cui era legata come se fosse suo padre poiché la crebbe lui.
Concluso il red carpet entrò in sala e rivide per l'ennesima volta “The Runaway” provando la stessa soddisfazione di sempre, forse una punta in più. Terminò anche la proiezione ed arrivò il momento, la prova del nove. Aveva deciso. La sua famiglia era la cosa più importante senza ombra di dubbio, poi c'erano Clair e gli amici, Dakota e Robert erano al corrente di ogni cosa e tanto bastava quindi non doveva rendere conto più a nessuno. Chi erano per lei “quelli” della Summit, i fotografi, giornalisti, televisione, giornali e tutti gli altri media che odiava? A loro non doveva proprio nessuna spiegazione, non potevano impedirle ancora di essere ciò che voleva per paura dell'opinione di chi? Se i suoi fans l'amavano davvero per le sue doti da attrice avrebbero accettato, anzi non si sarebbero posti neppure il problema. Si aveva deciso.
Clair entrò con le mani sudate per l'agitazione e la bocca secca per lo stesso motivo. Jeffrey l'aveva scortata personalmente per evitare fughe improvvise, ma non ce ne sarebbero state, dopo mesi di lontananza per nulla al mondo avrebbe trascorso un secondo lontano da Kristen se era possibile stare con lei.
«Sei qui» Kristen l'accolse stringendola forte tra le sue braccia piccole e magre
«E dove dovrei essere?» sorrise scostandosi per godere della visione del suo volto
Entrambe sapevano che non c'era più nulla da dire, ma percepivano la cosa in modo diverso.
Clair non avrebbe più colpevolizzato Kristen e le avrebbe lasciato i suoi tempi, erano trascorsi tre anni e tutto era andato a puttane per colpa sua, non per colpa della compagna, quindi bastava tornare a quel giorno e accettare quel bacio finto, da copione, dare la buona notizia dell'imminente trasferimento a New York, per la stilista doveva andare così, era già così.
Invece Kristen, non sapendo come esprimersi in parole per paura di usare quelle sbagliate, o semplicemente perché non esistevano termini adatti, tese la mano a Clair guardandola dritta negli occhi.
Verde nel verde.
Era una promessa racchiusa in un gesto che Clair colse subito in quel silenzio denso e pieno di mille suoni. I battiti dei loro cuori accelerati, il fruscio delle ali delle farfalle dentro gli stomaci, la musica lontana che rimbombava nella testa leggera.
Si presero per mano, intrecciando le dita e in quel momento anche le loro anime si legarono in quel preciso istante, nuovamente dopo quel lungo tempo di lontananza. Forse le persone non avrebbero capito subito e quando avrebbero aperto gli occhi forse neanche allora avrebbero capito, ma Kristen e Clair non pretendevano ciò e uscirono così, con le mani intrecciate, sorridenti. Uscirono ad affrontare quel mondo, perché nel loro mondo non serviva nient'altro, bastava il loro amore.


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La fine è sempre dolorosa e traumatica. Non si sa mai quale sia la frase giusta per concludere, spero di non avervi deluso insomma, so che ci sono dei puntini di sospensione, ma penso che chiarirò ciò rispondendo alle vostre recensioni.
Ringrazio tutti per aver seguito, anche silenziosamente, questa storia.
Grazie a Simona che mi ha “betato” inconsciamente e che non leggerà mai questa storia su EFP, ma la perdono comunque!
Grazie a Cris87_lover_Rob che, con quel messaggio privato all'inizio e con le sue recensioni, mi ha dato una bella spinta a proseguire! Grazie a crazyfred per avermi sostenuta anche tramite twitter!
Grazie a tutte le ragazze del forum che sono corse a leggere e recensire facendomi capire così che questa storia vale, ha un senso e non è squallida!
Grazie a tutti con tutto il mio cuore! Senza di voi questa storia non sarebbe nata, cresciuta e giunta al termine. Non sono una ragazza che porta al termine molte cose, ed è per questo che sono orgogliosa di questa mia creazione!
Grazie!
Con amore Iris


P.S. Se tornate al primo capitolo troverete la copertina :)
P.S.2 Sto lavorando a un capitolo extra RR lemon 
   
 
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