Un passo.
Riesco a vedere la luce, lontana e vicina.
Riesco anche a sentirla, come se mi stesse chiamando con voce celestiale.
Ho paura.
Tuttavia non posso e non voglio fermarmi.
Due passi.
Cosa c’è oltre quel bianco abbacinante?
Sorrisi? Lacrime? Felicità? Dolore?
La risposta è laggiù.
Devo solo arrivarci.
Tre passi.
Senza preavviso, comincio a tremare.
Se oltre la luce mi attendesse la Morte?
Con la “M” maiuscola, certo!
Sono infantilmente convinto che sia una vecchia e scheletrica signora, armata con un’alta ed appuntita falce!
Mi fermo per un istante, ma subito dopo riprendo a camminare.
Quattro passi.
Non può esserci la Morte oltre quella luce!
Non sono in un tunnel buio.
Sono in un normalissimo corridoio: strizzando gli occhi nella penombra posso addirittura scorgere quadri alle pareti, fotografie, mobili…
Alla fine di un corridoio c’è sempre qualcuno o qualcosa di gradito.
Accelero il passo.
Comincio a correre.
Cinque, sei, sette, otto, nove…
Smetto di contare i passi.
Sguardo fisso verso la luce, cuore che batte ritmicamente, piedi che non vogliono fermarsi.
Non rallento neanche quando la luce comincia ad avvolgermi.
E’ calda, la luce.
E’ buona, la luce.
Oltre di lei…
Nulla.
Mi sveglio di soprassalto.
La luce c’è ancora.
E’ quella tiepida e fragrante del sole di aprile.
Non sono deluso.
Sono contento.
Contento ed ispirato.
Credo che oggi uscirò, tanto per seguire la luce.
Chissà che non mi sveli qualche segreto.