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Autore: ross_ana    03/04/2011    11 recensioni
Il tremore di Bellatrix divenne quasi incontrollabile mentre si accorse di essere rinchiusa in un angolo di una stanza senza finestre, resa inaccessibile da grosse sbarre di ferro che impedivano a chiunque – tranne ai Dissennatori – di entrare.
Voldemort rise ancora e, prima che lei riuscisse solo a pensare di poter camuffare il proprio terrore, le prese i polsi e la costrinse a poggiare i palmi aperti sul suo petto.
-Farai tutto quello che ti dirò senza opporre la ben che minima resistenza.
Non che ci fosse bisogno di dirlo: lei non ne aveva la minima intenzione, e anche se l’avesse avuta, non si sarebbe mai permessa di opporsi.
-Certo, mio Signore.
E lui non perse tempo. Iniziò quel gioco sadico che l’avrebbe portata alla follia.
Seconda classificata al Kisses Contest, indetto da Itachi.
Prima classificata al One Hundred Kisses Contest, indetto da HarryPotterianaDoc, Madduz e _mafra_
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Dedicata a Julia Weasley, perché senza il suo prezioso aiuto, non avrei mai trovato l’immagine e non avrei mai inviato la storia a Itachi ^^ Grazie ancora, mia cara :***




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NICK AUTORE: ross_ana@ sul Forum, ross_ana su EFP
TITOLO: Crucio
RATING: Arancione
PERSONAGGI: Bellatrix Lestrange, Voldemort
PAIRING: Bellatrix/Voldemort
GENERE: dark, sentimentale
AVVERTIMENTI: Oneshot
INTRODUZIONE: La storia è ambientata dopo la fuga di Harry e dei suoi amici da Malfoy Manor grazie all’aiuto di Dobby.
NdA: Ho scritto questa storia in terza persona perché credo che entrare nei panni di Voldemort o di Bellatrix fosse una scelta troppo ardua. Non sono capace di pensare come uno di loro.




Lord Voldemort era veramente arrabbiato.
I suoi seguaci, le persone che lui si era scelto affinché eseguissero i suoi ordini, erano degli emeriti incapaci e per l’ennesima volta avevano fallito.
Si erano lasciati sfuggire il ragazzo nonostante gli fosse stato servito su un piatto d’argento in casa sua. Perché quella era la dimora che si era scelto come Quartier Generale. I suoi fedeli Mangiamorte si erano fatti sconfiggere da tre ragazzini e un elfo domestico.
Vergogna.
Voldemort si vergognava di avere affianco dei tali idioti.
Ma non gliel’avrebbe fatta passare liscia, no. Li avrebbe puniti fino a quasi ucciderli. Li avrebbe puniti fintantoché non si sarebbe sentito soddisfatto. Li avrebbe puniti finché non si sarebbero pentiti di essere nati.
-Crucio!
Una luce malvagia gli illuminò lo sguardo mentre torturava tutti coloro che erano colpevoli di quella fuga.
Lucius Malfoy, sua moglie Narcissa e suo figlio Draco si contorcevano a terra per il dolore.
Sembravano animali braccati che non potevano niente contro la brutalità del loro padrone. Non potevano nemmeno reagire, perché nessuno dei tre era munito di bacchetta – quella di Lucius era stata distrutta durante l’agguato contro Potter, quella di Draco era stata portata via insieme a quella di Bellatrix, e quella di Narcissa era mollemente abbandonata vicino al corpo tremante di sua sorella che guardava con occhi terrorizzati e al contempo adoranti il suo Signore – ed anche se l’avessero avuta non avrebbero osato alzarla contro di Lui.
E mentre il dolore infinito di quella Maledizione continuava a colpire senza sosta i tre Malfoy, il Lord Oscuro scaricava parte della sua rabbia in quel compito tanto gradito: punire gli incapaci. Ma torturare a sangue il suo ex braccio destro insieme alla sua famiglia non gli dava nemmeno un briciolo della soddisfazione che pretendeva, così, dopo averli lasciati esangui sul pavimento si girò verso la sua luogotenente più potente.
Bella aveva sbagliato, si era lasciata trarre in inganno da Potter e dai suoi amichetti, ma Bella era ormai l’unica che lo seguiva non soltanto per timore ma anche per amore.
Quell’amore malato e malsano che solo una donna come lei poteva provare.
Quell’amore malato e malsano che una donna come lei poteva provare solo nei confronti di Lord Voldemort, il mago più temuto di tutti i tempi.
Nessun uomo, neppure quello che aveva sposato – che i suoi genitori le avevano costretto a sposare e grazie al quale si era costruita una nuova identità, potendosi allontanare dai quei suoi familiari filobabbani, amici dei licantropi e dei Mezzosangue – poteva lontanamente competere con il suo amato folle e letale.
Voldemort guardò la sua amante con amarezza, disprezzato dal suo fallimento ma troppo eccitato per distruggerla. Perché si, fare del male lo eccitava, e dopo un tale coinvolgimento emotivo – la rabbia che lo pervadeva era percepibile anche a metri di distanza –, aveva la necessità fisica di riversare su qualcun altro il suo tormento.
-Imperio.
Sentiva l’energia ribollirgli lungo il braccio mentre puntava la bacchetta contro Bellatrix e le ordinava di andarsi a chiudere nella cella sotterranea che fino a poche ore prima era stata dimora dei suoi ospiti.
Quella sarebbe stata la sua punizione.
Bellatrix, con la faccia priva di qualsiasi espressione, eseguì all’istante gli ordini del suo Padrone e senza rivolgere nemmeno il più piccolo sguardo a sua sorella, che continuava a gemere di dolore al fianco delle due uniche persone di cui le importava qualcosa – suo figlio e suo marito –, attraversò la stanza e si diresse verso le scale che l’avrebbero portata nella sua prigione.
Voldemort si prese tutto il tempo necessario per riflettere su ciò che era successo.
Harry Potter era riuscito a fuggire per l’ennesima volta, il fato e la fortuna lo avevano aiutato ancora, ma sarebbe arrivato presto il momento della resa dei conti. Sarebbe arrivato presto il momento della sua morte.
Harry Potter e tutte le persone che ancora speravano di poter sconfiggere il Signore Oscuro, il mago più potente di tutti i tempi, avrebbero scoperto presto cosa significava mettersi contro di lui.
Avrebbero sofferto come animali, come quegli sciocchi babbani che nemmeno erano a conoscenza del Mondo Magico, parallelo al loro, e poi sarebbero morti. Tutti.
-Silencio!
Puntò la bacchetta contro le sue più recenti vittime, che ancora a terra cercavano di leccarsi le ferite più gravi, perché non sopportava di sentire i loro lamenti.
In quel momento non voleva sentire altro che i propri pensieri, perché solo nella sua mente – e nei suoi piani – poteva trovare la calma di cui aveva bisogno per fare quello che doveva, che voleva, con Bella.
Quando il suo respiro si calmò abbastanza da risultare impercettibile – come se neanche respirasse –, senza nemmeno il bisogno di spendere energie per camminare – cose da comuni babbani – si smaterializzò davanti alla porta socchiusa della cella.
Non ci fu nemmeno bisogno di alzare la bacchetta che la porta si spalancò con la sola forza del suo pensiero.
Bellatrix era in piedi, poggiata alla parete di fronte, con le spalle al muro.
Il suo sguardo vitreo si illuminò di comprensione quando Voldemort la liberò dal potere della Maledizione. I suoi occhi sembrarono riempirsi di lacrime per l’emozione di trovarsi da sola con il suo padrone in una cella, ma era soltanto un’impressione, perché Bellatrix non avrebbe mai pianto davanti a Voldemort. Non finché avrebbe voluto essere considerata la sua migliore scagnozza.
-Mio Signore!
Il suo tono supplice sfiorava l’adorazione, ma Voldemort non si lasciò ammorbidire affatto.
Se lei non aveva subito la stessa sorte dei suoi parenti, ancora, era soltanto perché doveva fare qualcos’altro per lui, prima.
-Bellatrix Black in Lestrange. Mi hai deluso.
La sua espressione si irrigidì per la paura di essere incappata in qualcosa dal quale non sarebbe potuta uscirne viva, ma il suo sguardo continuò a brillare di attesa, perché bastava la sua presenza per eccitarla.
-Mi dispiace, mio Signore.
Bella sapeva che chiedere scusa non le sarebbe servito a niente, ma senza pensare che il suo gesto sarebbe stato inutile, si buttò in ginocchio e si spinse in avanti per baciare l’orlo della veste del Signore Oscuro.
Voldemort rise, perché vedere strisciare la gente ai suoi piedi gli faceva scorrere più velocemente il sangue – suo e di Potter – nelle vene. Gli accelerava il respiro, rendendolo udibile alle orecchie umane.
Vedere strisciare, poi, Bellatrix Lestrange, ai suoi piedi, gli mandava il sangue in una parte ben precisa del corpo che era l’unica che agiva di sua spontanea volontà senza il controllo della sua ingegnosa, complicata, e folle mente.
-Alzati.
Non passò nemmeno un secondo tra il momento in cui lui ordinò e lei eseguì.
Semplicemente un momento prima era adorante ai suoi piedi, un momento dopo era davanti a lui con lo sguardo imprigionato nel suo. Perché non aveva nulla da nascondergli. Perché a lui aveva donato la sua anima già da tanto tempo, non c’era nulla, nei suoi pensieri, che lui già non sapesse.
-Mio Signore.
-Smettila di implorare come una vittima il suo carceriere, Bellatrix, perché nonostante tu sia la mia vittima ed io il tuo carceriere, non c’è nessuna preghiera che possa aiutarti.
Bellatrix non sentii la minaccia implicita di quelle parole.
Il suo cuore di pietra e la sua anima nera – come il suo cognome – avevano ascoltato solo ciò che volevano sentire.
Tu sei la mia vittima.
Io sono il tuo carceriere.
Il resto non aveva importanza. Il resto non aveva nessun valore.
-So che siete arrabbiato, mio Signore.
-Arrabbiato?! Arrabbiato, Bellatrix?!
Rise. Voldemort rise nonostante non ci fosse niente da ridere, e quella risata fece accapponare la pelle di Bellatrix che lottò con il proprio istinto di conservazione per rimanere ferma e non arretrare davanti a tanta malvagità.
E a Voldemort non sfuggì quella lotta interiore che la sua luogotenente aveva combattuto.
A Voldemort non sfuggiva mai niente.
-La mia non è rabbia, Bellatrix. Se fosse semplicemente rabbia tu saresti di sopra con la tua famiglia a leccarti il sangue delle tue ferite. No, Bellatrix, la mia è pura follia.
L’ultima parola risuonò in quella cella come una profonda eco, che invece di disperdersi nelle scale oltre la porta ancora aperta, cominciò a rimbalzare tra quelle quattro mura, diffondendo una sorta di vibrazione che le martellava la testa e le mozzava il fiato.
Voldemort sorrise soddisfatto mentre vedeva l’unica donna che fosse mai stata abbastanza pura da meritare la sua attenzione, tremare come una fiamma di candela sotto la forza della sua voce, poi senza nemmeno camminare, con il potere di volare che solo lui possedeva, avanzò verso di lei costringendola a piegare il collo indietro per non interrompere il contatto visivo che faceva da connettore tra le sensazioni brucianti di lui e le emozioni spaventate ed eccitate di lei.
Il Signore Oscuro, che non si accontentava mai, con un fiacco movimento della bacchetta e un incantesimo non verbale, trasformò quella semplice stanzetta sotterranea nel luogo che Bellatrix odiava di più al mondo.
Una vera cella, di quelle che si poteva trovare solo ad Azkaban, la vera prigione in cui lei era stata costretta per molti, molti anni.
Tredici, per la precisione.
Il tremore di Bellatrix divenne quasi incontrollabile mentre si accorse di essere rinchiusa in un angolo di una stanza senza finestre, resa inaccessibile da grosse sbarre di ferro che impedivano a chiunque – tranne ai Dissennatori – di entrare.
Voldemort rise ancora e, prima che lei riuscisse solo a pensare di poter camuffare il proprio terrore, le prese i polsi e la costrinse a poggiare i palmi aperti sul suo petto.
-Farai tutto quello che ti dirò senza opporre la ben che minima resistenza.
Non che ci fosse bisogno di dirlo: lei non ne aveva la minima intenzione, e anche se l’avesse avuta, non si sarebbe mai permessa di opporsi.
-Certo, mio Signore.
E lui non perse tempo. Iniziò quel gioco sadico che l’avrebbe portata alla follia.
L’odore dell’eccitazione di Bellatrix era talmente forte da essere quasi inebriante. Ma quella era la sua punizione, e lei avrebbe pagato in quel modo i suoi errori.
-Toccami.
Le mani, tutt’altro che innocenti, della moglie di Rodolfus Lestrange cominciarono ad avanzare incerte e sicure allo stesso tempo sul corpo rigido e freddo del suo padrone.
A differenza dei corpi dei tanti uomini con cui era stata – suo marito, suo cognato, e una fila infinita di maghi Purosangue – il corpo del Signore Oscuro non era caldo, non era confortante, non era umano.
Lui era un mostro, creato con le ossa di suo padre e il sangue del suo nemico, privato dell’integrità dell’anima, e proprio per questo non avrebbe mai potuto portare dentro di sé il calore che solo l’umanità poteva donare.
E Bellatrix, seppure non aveva creato nessuno Horcrux, e seppure non sapesse che il suo Padrone ne avesse creato sette, sentiva affine quel corpo che combaciava, in maniera insana, con il suo.
Quel freddo glaciale che lo avvolgeva anche durante i momenti di passione più bollente riscaldava lei di un sentimento folle e impossibile che esisteva solo tra le crepe rovinate del suo cuore di pietra.
E mentre Voldemort godeva appieno del calore bruciante che Bellatrix gli trasmetteva con la forza della sua voglia, lei avanzava impavida verso la cintura dei suoi pantaloni, solitamente coperti dal suo mantello nero.
Voldemort non si lasciò sfuggire il men che minimo sospiro, ma quando l’audacia di Bellatrix sembrò fermarsi di fronte all’incertezza di continuare, si fece prendere dalla smania del desiderio e con voce autoritaria, seppure resa leggermente più roca dall’eccitazione che lo stava infiammando, le parlò all’orecchio.
-Toccami nel profondo, puro e vero. Cediti a me per sempre perché ti sto baciando.(1)
E prima che la consapevolezza delle sue parole raggiungesse la comprensione di Bellatrix, la mano del Signore Oscuro si posò sul collo della sua luogotenente, e mentre rischiava quasi di strangolarla, le sue labbra si posarono con prepotenza sulle sue.
Non aveva il tempo di giocare a fare l’amante. Lui andava sempre diritto al sodo.
E prima che lei potesse gioire di quella concessione che il suo Padrone le aveva fatto, i denti aguzzi del suo carceriere speciale morsero con forza il suo labbro, facendolo quasi sanguinare.
Ma se il sangue era il prezzo da pagare per un suo bacio, allora lei avrebbe accolto con gioia tutta quella cattiveria.
Bellatrix sapeva che il Signore Oscuro non abbandonava la bacchetta nemmeno per un secondo, perciò non si stupì nemmeno un po’ quando si ritrovò nuda davanti a lui che, invece, era completamente vestito, solo con i pantaloni slacciati.
E mentre Lord Voldemort continuava a mordere le sue labbra gonfie e pronte solo per lui, lei eseguiva l’ordine che le era stato impartito, e lo toccava nel profondo, puro e vero.
Sentiva il potere di Voldemort scorrergli tra le dita, sulla pelle, e aspettava con ansia il momento di potersi perdere nel piacere che solo lui poteva regalarle.
Ma aveva dimenticato che quella era una punizione.
E infatti, quando Voldemort si sentì soddisfatto, l’allontanò da sé con uno scatto rabbioso della mano che andava a imprimere a fuoco, sulle labbra di Bellatrix, il gusto e il sapore della malvagità più pura e vera.
In un batter d’occhio la prigione in cui era rinchiusa tornò ad essere la semplice cella di Malfoy Manor e prima che potesse anche solo pensare a quello che sarebbe successo, il suo amato fece un passo indietro e la guardò ridendo.
Osservò il suo corpo fremente che ancora era in attesa delle attenzioni che credeva di poter ricevere, e poi fissò le sua labbra ferite, che nonostante il dolore desideravano ancora essere baciate, e che nonostante la rabbia che provava rappresentavano una tentazione troppo forte.
E irritato perché niente poteva essere un punto debole, si lanciò a baciarla con ancora più cattiveria di prima, provocando un gemito – sicuramente involontario – di protesta.
Sentire quella manifestazione di dolore fu per lui un toccasana.
Con la freddezza che solo lui poteva dimostrare, si allontanò come disgustato dallo spettacolo che lei stava offrendo, e poi rise compiaciuto di se stesso.
-Adesso che sei servita al tuo scopo, Bellatrix, puoi avere ciò che meriti.
E mentre lei fraintendeva quelle parole, troppo presa da ciò che provava, il ghigno del Signore Oscuro si allargò a dismisura e rimase impresso su quel viso demoniaco mentre sfogava gli ultimi brandelli di rabbia sull’unica persona che, in fondo, riusciva ad accendere una scintilla dentro di lui.
-Crucio!
E lei soffrì in silenzio mentre il suo Padrone faceva di lei la sua schiava.


(1) Frase tradotta della canzone Kissing You, di Desree


SECONDA CLASSIFICATA – Kisses Contest, indetto da Itachi

Crucio - ross_ana@
Originalità 9.5/10
Non ho nulla da ridire su questa voce, perché la storia spicca davvero per originalità. Per me, non c'è nulla da correggere.
Attinenza all'immagine 4/5
Quel punticino in meno solamente perché nell'immagine sembra che Voldemort non la stia tanto "punendo", ma Bellatrix ha esattamente la stessa espressione che hai descritto nella tua storia. Non ti piacerà l'immagine, ma l'hai resa bene, sul serio!
Correttezza grammaticale 14/15
Una cosa, secondo la mia modestissima (e anche ignorante, a volte) opinione: in certi punti le frasi risultano un po' troppo lunghe e ingarbugliate, e fanno perdere un po' il filo diretto del discorso. Che poi io debba leggere venti volte le stesse cose è normale. xD Ho trovato giusto due o tre errori di battitura, ma assolutamente nulla di grave. Il lessico è forbito e la grammatica ben strutturata.
Stile 5/5
Parto col presupposto dicendoti che amo il tuo stile. E' particolare, fluido e chiaro, che colpisce nel segno, con le giuste parole messe al posto giusto e nel momento giusto. Ti coinvolge nella storia fino a renderti protagonista. E quest'aspetto mi è piaciuto moltissimo, credimi.
Giudizio personale 5/5
Riparto con un altro presupposto: io odio in modo viscerale Bellatrix. La detesto con tutta la mia persona, e non so nemmeno il perché. Non mi piace e basta. Mi sa anche di estremamente sporco, tra l'altro. Insomma, non rientra nella mia categoria di personaggi da ammirare. Però questa tua storia è riuscita a colpirmi nel segno. Il modo in cui Bellatrix soffre per un amore malato e morto già in partenza, me l'ha fatta cambiare sotto agli occhi. Perché so che cosa vuol dire (Stefano...*coff coff*) provare quello che prova lei, maledizioni a parte, ovvio. xD Quindi, grazie a questo, sono riuscita a calarmi nel personaggio e apprezzarlo davvero. Ti faccio davvero i miei più sentiti complimenti, perché non è facile farmi cambiare idea su qualcosa o qualcuno quando mi impunto. La tua storia mi è piaciuta davvero un sacco, e l'ho apprezzata moltissimo. Ancora complimenti! Anche per il titolo assolutamente azzeccato!
TOTALE 37.5/40


PRIMA CLASSIFICATA: Crucio _ Ross_ana@
Madduz:
Stile e grammatica:24/25
Caratterizzazione personaggi e IC:20/20
Originalità:9.5/10
Gradimento personale:9.5/10
Citazione:2/2
Prompt:6/6
Totale:71/73

È terribile. Mi ha fatto venire i brividi questa storia. Ti confesso che non sono un’amante di questo genere … Crudo, diciamo. Ma se il tuo intento era emozionare, arrivare fino al cuore del lettore, sconvolgerlo con la crudeltà sconfinata di Lord Voldemort, farlo tremare per la fragilità di Bellatrix, lasciarlo senza parole … beh, mia cara ci sei riuscita in pieno.
L’unico punto dove non ho potuto darti il punteggio pieno è la grammatica perché ci sono un paio di errori di distrazione e un paio di congiuntivi mancati. Il resto è perfetto e non mi sento di aggiungere molto altro. Voldemort è lui, Bellatrix è lei. Il tuo stile è così efficace da far venire i brividi.
Beh … Bravissima!! Sono senza parole. I miei complimenti più sinceri e grazie davvero per aver partecipato a questo contest.

HarryPotterianaDOC: Originalità: 9/10
Gradimento personale: 9/10
Caratterizzazione dei personaggi e IC: 20/20
Stile e grammatica: 25/25
+ 1 punto extra per l’utilizzo della citazione
+ 5 punti extra per l’uso dei prompt
Totale 69 punti.
La storia di per sé, come idea, è un po’ poco originale, ma tu la hai trattata in modo davvero fantastico. Il gradimento ha ricevuto un voto alto e pienamente meritato.
Per il resto, che dire? Ho solo da rimproverarti l’ utilizzo un po’ superficiale della citazione. Complimenti vivissimi, cara.

_Mafra_ Originalità: 7/10
Gradimento personale: 9.5/10
Caratterizzazione dei personaggi e IC: 19.5/20
Stile e grammatica: 25/25
+2 punti extra per l’utilizzo della citazione
+ 6 punti extra per l’uso dei prompt
Totale 69 punti
La storia, nonostante sia molto ben fatta, manca un po’ di originalità: Voldemort che rende Bella la sua schiava l’ho trovata in varie altre storie. Però, per il resto, non ho niente da rimproverare, non avendo trovato nessun errore, né di grammatica, né stilistico. È scorrevole, e la caratterizzazione è eccellente, sia per quel riguarda Bella, che per Voldemort. Bravissima.
TOTALE PUNTEGGI (Madduz, HarryPotterianaDOC e Mafra): 209punti




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