Pioveva a dirotto. Il cielo era oscurato dalle nuvole nere che “piangevano”.
Nel giardino della tenuta dei Rainsworth,Gilbert era seduto vicino a un albero di pesco. I suoi vestiti erano bagnati,ma lui sembrava non rendersene conto.
Il suo sguardo era vitreo. Fisso nel vuoto. Era come se qualcosa gli avesse strappato via la sua anima;e,infatti,qualcosa gli è stato portato via.
Il suo padrone. Il suo migliore amico.
Oz Vessalius.
 
Era nella sua stanza preparata apposta per lui dalla signorina Sharon,quando lo trovarono. Morto.
A trovare il suo corpo,fu lo stesso Gilbert. Dalla diagnosi di Blake,Oz aveva preso troppo sonnifero che lo aveva spinto verso la morte.
“Perché?” sussurrò Gilbert ancora scioccato.
Blake gli rispose con aria seria: “Non ha retto il colpo ce suo padre lo aveva mandato nell’Abisso e che faceva parte dei Baskerville.”
Gilbert non riusciva a crederci: “ Come ho fatto a non capirlo? Perché non mi sono accorto che qualcosa non andava?” erano i pensieri che tormentavano in continuazione la sua mente. Intanto gli altri erano arrivati e avevano una faccia terribilmente sconcertata;Gilbert sapeva come si sentivano. Guardò verso il letto; il corpo del suo migliore amico,supino,come se fosse addormentato. Solo che non si sarebbe più svegliato..
Gilbert non riusciva a vedere quella scena. Era troppo per lui. Scappò verso il giardino per riordinare le idee.
In quel momento incominciò a piovere.
 
Mille pensieri. Mille rimpianti. Gilbert cercava di rimanere lucido ma gli fu impossibile;abbracciò le gambe,appoggiò la testa su di esse e scoppiò in un pianto disperato.
“Gilbert.” Una voce in lontananza lo chiamava disperata. Ma lui non l’ascoltò;voleva rimanere solo con il suo dolore.
“GILBERT!” questa volta Gilbert alzò la testa e vide lei. Ada.
La ragazza arrivò correndo verso di lui con un ombrello in mano; quando arrivò da lui era senza fiato. Gilbert notò che anche lei era molto bagnata e gli occhi erano un po’ rossi.
“Deve aver pianto anche lei.” Pensò lui. I suoi occhi invece erano totalmente rossi,credeva di aver smesso di piangere. Ma sentiva che non era cosi. Ada,senza dire niente,lo abbracciò forte;Gilbert era arrossito un po’ di fronte a quel gesto inaspettato.
Automaticamente la abbracciò con tenerezza. In quel momento si rese conto che la ragazza stava piangendo silenziosamente: “ Ada.” sussurrò. Ada alzò la testa e si fissarono per un secondo. Lui sentiva un groppo in gola e non riusciva a parlare; non c’era bisogno di parlare perché in quel momento i loro sguardi si erano scontrati e sapevano tutto.
Per tutto il tempo che la pioggia scendeva,restarono abbracciati l’un l’altro a piangere.
Perché il loro dolore era lo stesso.