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Autore: Will P    04/04/2011    11 recensioni
Lestrade e Mycroft si sposano! O forse no. O forse sì. O forse hanno già fatto!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade , Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi sono di sir Conan Doyle e liberamente utilizzati da mr Moffat e mr Gatiss.
Note: matrimonio @ COWT di maridichallenge, settima settimana. Io... non ne ho idea, ultimamente scrivo solo crack aizzata dalla tlist. *shrugs* Ammirate soprattutto l'originalità e l'attinenza del titolo.


In salute e in malattia

«HOLMES!»

C’è del brusio di fuori, di scarpe che strisciano frettolose sul pavimento e sedie spostate, e Mycroft fa giusto in tempo ad alzare il capo e poggiare la penna prima che la porta esploda - sbatte contro il muro, rimbalza nei cardini, trema e tutto - e l’ispettore Lestrade varchi la soglia del suo ufficio con poche falcate, spalle tese e occhi sbarrati. Dietro di lui si riversano nella stanza una mezza dozzina di guardie, alcune in divisa, altre in incognito da donne delle pulizie o lavavetri, bloccandosi di scatto come se non avessero il coraggio di fare un passo in più senza autorizzazione diretta. È un problema che Lestrade, marciando verso di lui, non si fa. Ad ogni suo passo le guardie sembrano sempre più costipate.

«Signore,» dice il capo della sua sicurezza personale, stringendo una ramazza in mano mentre l’altra è nascosta dentro la giacca attorno alla pistola, il tono e l’espressione di chi sta dibattendo questioni cruciali come è lecito disturbare il Capo quando lavora?, o è lecito sparare al ragazzo del Capo? «…uhm.»

«Buongiorno, Greg.»

Lestrade si piazza davanti alla sua scrivania, ergendosi in tutta la sua altezza, e sbatte le mani sul ripiano con tanta forza da far cadere qualche penna. «Cosa significa?»

Mycroft sbatte le palpebre.

«Cosa significa che oggi mi hanno dato una settimana di ferie per la luna di miele

Fingere di non capire è una cosa completamente ridicola, per lui, ma questo non gli impedisce di farlo ugualmente.

Lestrade ringhia, basso e frustrato, si sporge in avanti e gli strattona la cravatta, provocando un tramestio impanicato sulla porta e ogni genere di pensieri sconvenienti nella testa di Mycroft. «Mycroft, spiegami,» scandisce «per quale motivo il comune di Londra crede che io sia sposato con te?»

Mycroft fa un respiro lungo e profondo, chiude gli occhi e si toglie lentamente gli occhiali da lettura, piegandoli ed appoggiandoli con attenzione in un angolo riparato della scrivania. Riapre gli occhi e li punta dritti in quelli di Lestrade, incrociando le mani sopra il lavoro abbandonato. «Avevi detto di voler rendere la nostra relazione “più ufficiale”.»

Il capannello all’entrata non trattiene il respiro solo perché è stato duramente addestrato a non perdere la calma in nessuna situazione. L’addestramento sopportato da Lestrade - dai suoi nervi, in particolare - non è certo da meno, ma è stata una lunga giornata e il suo capo gli ha appena fatto una ramanzina per non aver ricevuto l’invito alla gioiosa cerimonia e a quanto pare non sapeva di essere sposato con il fottuto governo britannico quindi, davvero, qualche scatto inconsulto è prevedibile da parte sua. Legittimo, anzi.

«“Più ufficiale” nel senso di- di farlo sapere in giro! Parlandone! Ad- ad amici e parenti e persone, Mycroft!»

«Sherlock lo sapeva già,» mormora, e capisce subito di aver detto la cosa sbagliata dal modo in cui Lestrade digrigna i denti.

«Era una cosa secretata, lo capisci? Secretata! Sarebbe bastato uscire insieme in pubblico per renderla “più ufficiale”.»

«Credevo che volessi “non dover più nascondere quanto ti amo, dannazione, non ce la faccio più”, Gregory,» e Lestrade lo odia quando fa così, quando lo guarda con la sua espressione vuota, parlando con quel suo tono piatto, e quando si ricorda certi dettagli a memoria senza capirne minimamente il senso, lo odia davvero, davvero tanto. Vorrebbe urlargli addosso che dall’alto della sua intelligenza è il più grande idiota di tutto il regno, che non può ritorcergli contro un segreto confessato sotto le coperte, tra baci nascosti e carezze silenziose, che non ha il diritto di trattare la loro storia come uno dei paesi che si diverte a manovrare come un burattinaio…

…ma a quanto pare la giornata è stata veramente lunga, perché l’unica cosa che riesce a balbettare indignato è: «Non- non si fa così!»

Mycroft inarca educatamente un sopracciglio. «Siamo entrambe persone molto occupate, e sai che amo ricevere l’attenzione del pubblico anche meno di te. Una cerimonia sarebbe stata controproducente.»

«Avrei voluto essere presente, almeno!»

«Ho cercato di… facilitare le cose,» e si schiarisce brevemente la gola, che è il più vicino che possa arrivare ad un’ammissione di colpa o a chiedere scusa per aver, ad esempio, fatto infiltrare l’anagrafe del comune e modificare il suo profilo in qualsiasi banca dati del regno e probabilmente anche falsificare la sua firma un paio di volte.

Lestrade sente l’aneurisma avvicinarsi, e non è una sensazione di cui sentiva la mancanza. «Mycroft, non mi hai avvertito. Non mi hai detto niente. Non mi hai nemmeno chiesto di sposarti, per l’amor di Dio!»

L’espressione di Mycroft in questo momento è quella che nella sua testa Lestrade ha affettuosamente soprannominato “elaborazione in corso”. Di solito è orgoglioso di esserne la causa, di essere stato lui a confondere tanto un Holmes da doverlo costringere a riflettere sulle cose per più di un battito di ciglia come i comuni mortali, adesso invece vorrebbe solo prenderla a pugni.

Poi vede la comprensione sbocciare negli occhi di Mycroft, prima che si alzi in piedi, fissandolo seriamente. «Gregory,» dice, e lui sente la conclusione arrivare come una cascata di ghiaccio, la sente aleggiare nell’aria, fisicamente, e si trattiene dall’infilarsi le mani tra i capelli e strapparseli tutti solo perché è completamente paralizzato e… «vuoi sposarmi?»

Averlo saputo non rende l’impatto più facile.

«Cosa… N- S- Non- Sei impazzito?»

«La mia agenda è molto fitta, ma sono certo che potremmo trovare una mezza giornata adatta-»

«Mycroft, cosa-?» È una follia. Qualcuno dev’essere impazzito, e a questo punto non è sicuro se sia Mycroft o lui stesso. Si guarda intorno in cerca di un segno che tutta questa situazione sia solo uno scherzo, grande e grosso e okay, haha, ora basta, ma c’è solo il loro piccolo coro personale sulla porta che sta facendo di tutto per sembrare professionale e fondersi con il muro, anche se è sicuro di aver visto con la coda dell’occhio una ragazza stritolare il braccio del suo vicino a bocca aperta, per un istante. «Mycroft, no!»

Gli Holmes sanno simulare e dissimulare qualsiasi emozione con una facilità ridicola, è una cosa genetica, ma il lampo di confusione e delusione che attraversa il viso di Mycroft è così impulsivo e umano che Lestrade sente lo stomaco rivoltarsi in un nodo spiacevole. «Non vuoi sposarmi?» dice, e la sua voce è appena più sottile e incerta di prima.

Visto che il mondo è un posto crudele e sarcastico, Lestrade si sente improvvisamente un’emerita merda. «Certo che voglio- ma non- non è questo il punto, Mycroft!» urla, agitando le mani in giro non tanto per enfatizzare il punto quanto per evitare di strapparsi davvero i capelli uno ad uno, perché starà pure con un Holmes - sposato, signore santo - ma non ha ancora preso il loro gusto per il drammatico. «Il punto è che, nelle coppie normali, si procede per passi, e prima se ne parla. Insieme! Non con la tua segretaria per falsificare documenti su un’unione civile!»

Dalla porta c’è un discreto giro di colpi di tosse, perché nessuno sa di cosa l’ispettore sta parlando, nossignore, non abbiamo sentito nulla. Lestrade li ignora.

«Ma vuoi sposarmi, no?»

«Mycroft, sinceramente, non ci ho mai pensato e non mi pare questo il momento per cominciare a-»

«Non ti devi preoccupare, l’organizzazione non è un problema,» dice, e sorride, quel sorriso che gli spiegazza gli angoli degli occhi in tante piccole rughette che Lestrade ama spianare con le dita e con le labbra, poi continua, mentre l’ispettore resta a fissarlo a bocca aperta. «Abbiamo una cappella privata nella casa di famiglia, e Anthea mi diceva proprio ieri che avrebbe tanto voluto poter fare da damigella. Vero Anthea?» preme un bottone sul telefono accanto al computer e una voce di donna risponde, allegra certo, signore.

Lestrade lo fissa ancora a bocca aperta. E ancora, e ancora.

Quando però Mycroft tira fuori il cellulare e apre una telefonata con «Sherlock, ho bisogno di due testimoni,» è abbastanza da rimetterlo in moto e farlo marciare fuori dal quell’ufficio, attraverso le due ali di guardie che si scostano al suo passaggio, tremante e sconvolto. Non sa cosa gli riserva il futuro, ma ora come ora ha tutta l’intenzione di sfruttare il permesso per la sua prima luna di miele e andare ad ubriacarsi come mai in vita sua.

O forse no, che c’è il rischio che Mycroft lo trascini a sposarsi a Las Vegas.

   
 
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