Anime & Manga > Sailor Moon
Ricorda la storia  |      
Autore: Arwen297    04/04/2011    4 recensioni
Aveva dovuto imparare a sue spese che non sempre le amicizie sono ricambiate, e che molte di esse sono a senso unico, non c’è nessun cartello ad avvisarti, ne qualcuno che ti consiglia. Tu imbocchi la strada dalla parte sbagliata e come prevedibile prima o poi giunta alla fine, vai a sbattere.
Piccola One-Shot arrivata durante un mio delirio durante la pausa pranzo all'Università oggi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Michiru/Milena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note ai lettori: Essendo fidanzata preferirei non aver recensioni dai lettori di sesso maschile. La seguente One-Shot non è collegata a nessuna delle mie long fic che ho pubblicato, anche se come vedrete può andare d'accordo con qualsiasi altro mio scritto. Buona lettura a tutte. 

Arwen

La Prigione Dorata

Molte ragazze sue coetanee l’avevano sempre invidiata perché faceva parte di una facoltosa famiglia. Per questo aveva sempre avuto pochi amici, e mai interessati al solo rapporto di amicizia. Ciò di cui non si rendevano conto e che essere l’ultima primogenita della famiglia Kaioh non era tutto rosa e fiori come sembrava. Le sue coetanee sognavano una vita circondata da frivolezze, feste e uscite con persone di grande rilievo. Loro sognavano di vivere con tutti i vizi e le virtù del caso. Lei no. Se avesse potuto sarebbe scappata da quella prigione dorata in cui era cresciuta e avrebbe volentieri fatto cambio con la vita di una ragazza qualunque. Avrebbe voluto proprio essere come una di quelle ragazze che la guardavano cariche di invidia e che nella maggioranza dei casi la ritenevano troppo snob e distaccata.

Tutti quelli che vedevano Michiru Kaioh  erano abituati a fermarsi alle apparenze, la catalogavano come quella che stava sul piedistallo, e che sembrava dire “sono la migliore”. Forse però non arrivavano nemmeno ad immaginare che sotto quella coltre di apparente freddezza, c’era una ragazza fin troppo sensibile e introversa che aveva dovuto vedersela da sola fin da quando era piccola. I suoi genitori per quanto fossero bravi nei rispettivi lavori, la madre era una musicista e il padre un bravo artista; come genitori aveva fallito miseramente. Sempre occupati a godersi la loro fama di successo senza fermarsi un minuto a pensare che, forse, una persona in particolare aveva a cuore la loro vicinanza e la loro presenza. Ben presto aveva capito che essere figlia di genitori famosi voleva dire che doveva imparare a difendersi a parole, perché quando i tuoi genitori hanno successo; non hanno tempo per piccoli litigi infantili, così come non hanno il tempo di dedicarti le attenzioni di cui necessita una bambina. Aveva dovuto imparare a sue spese che non sempre le amicizie sono ricambiate,  e che molte di esse sono a senso unico, non c’è nessun cartello ad avvisarti, ne qualcuno che ti consiglia. Tu imbocchi la strada dalla parte sbagliata e come prevedibile prima o poi giunta alla fine, vai a sbattere.

Per i suoi genitori le uniche cose che contavano erano la musica e la pittura, arti che le avevano imposto fin da quando era troppo piccola per decidere cosa fare della sua vita, e che aveva dovuto imparare ad amare, anche se magari lei avrebbe scelto altri hobby, altri svaghi o addirittura uno sport. Le uniche domande che riceveva a cena erano riguardanti i suoi studi e sulle sue scelte per la scuola superiore da seguire, tutto ciò che era al di fuori dell’istruzione e della cultura per loro non era importante.

Per questo appena raggiunti i tredici anni, iniziò a costruirsi come un guscio intorno, cercando di isolarsi da quelle persone che si fermavano solo alle apparenze, ai vestiti e a tutto ciò che c’è di inutile nella vita, senza dare uno sguardo più profondo fermandosi sull’essenza delle cose, se solo l’avessero fatto avrebbero capito il suo carattere, e forse non l’avrebbero scartata a priori.

L’unica figura simile a quella materna che in fondo non aveva avuto, era la sua tata che l’aveva cresciuta quasi come una figlia assieme alla suo bambino che era due anni più grande di lei, non aveva mai fatto distinzioni, e nel suo abbraccio trovava il calore che forse da sua mamma non aveva mai sentito. Ultimamente poi si era accorta che quel senso di famiglia riusciva a trovarlo anche stando seduta sulla sabbia a due passi dal mare, forse l’unico che riusciva in qualche modo a capirla senza fermarsi alle apparenze legate alla sua famiglia; l’unico che sapeva in qualche modo tranquillizzarla quando aveva una discussione con i suoi, in quel periodo sempre più frequenti, oppure darle forza quando si sentiva sperduta e sola. Altro amico di mille giornate passate insieme era il suo violino, vissuto da piccola come un opposizione, e considerato una amico solamente pochi anni più tardi, con lui poteva esprimersi mettendo a nudo i lati più fragili della sua anima senza aver paura di essere pugnalata. Mare e Musica. Un binomio che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita ne era certa.

Poi un giorno in seguito all’ennesimo litigio avvenne una delle tante rotture che l’avevano allontana dalla sua famiglia: sua mamma infatti l’aveva informata che per un anno si sarebbero dovuti trasferire all’estero, in Francia perché lei e suo padre avevano ricevuto offerte molto convenienti sul lavoro. Sempre il lavoro. Lei non contava mai, e ora che forse aveva trovato due o tre amiche di cui forse poteva fidarsi perché non erano amiche di comodo,  la sua famiglia voleva strapparla alla vita e al guscio che aveva rotto con così tanta difficoltà. No non l’avrebbe mai permesso.

“Milena tra tre giorni partiamo per Parigi, ho già detto alla domestica di preparare i tuoi vestiti” le aveva detto suo padre a cena, sempre in modo freddo, distaccato e tremendamente egoista.  Lo detestava, detestava tutto di quella casa, era la sua prigione e voleva finalmente vivere, essere libera senza dover essere sempre inquadrata nello studio per non deludere i suoi, per sentirsi in qualche modo sotto le loro attenzioni quando tutte le sere a cena le chiedevano “Come sono andati gli studi oggi?”. Fino a quel momento si era accorta che aveva sacrificato se stessa per non deludere loro, quando i genitori pensavano solamente al successo loro e da qualche tempo anche suo. Voleva iniziare a gestirsi la vita.

“Non possiamo partire, non voglio ora che finalmente avevo fatto amicizia con delle ragazze simpatiche” disse decisa.

“Forse non hai capito, noi partiamo e stop. Sei abbastanza grande da capire senza fare storie, e poi tua mamma ha puntato sulla tua partecipazione ai concerti a Parigi dove duetterete. Quindi il discorso è chiuso senza neanche essersi aperto”

“Io non voglio venire. Voi andate se volete, tanto non sarebbe una novità per voi le uniche cose che contano sono il successo e la carriera, non ve ne è mai importato nulla della sottoscritta. Figuratevi se adesso ve ne possa importare qualcosa” aveva appena finito di parlare quando sentì un bruciore fortissimo sul viso, che improvvisamente era stato girato da qualcosa nel lato opposto. Sua mamma l’aveva appena dato uno schiaffo.

“Sei solo un ingrata, abbiamo fatto tutto questo per te, e questo è il modo con cui ci ringrazi? Invece di essere contenta per tutto questo, ci rinfacci pure il fatto che non ti abbiamo accudito a dovere?” le disse la madre, che era praticamente una sua fotocopia solo con i capelli lisci, il mosso era stato ereditato da suo padre.

“ Forse avreste dovuto fermarvi a pensare se veramente era quello che io volevo da voi. “ scoppiò in un pianto a dirotto prima di scappare in camera sua senza aver toccato nulla, davanti alla domestica che la guardava con il cuore in una morsa di dolore: era tremendamente affezionata a quella ragazzina.

“ Signor Kaioh, magari posso portare qualcosa alla signorina prima che venga troppo tardi dopo che voi e vostra moglie avete finito di mangiare”

“No Tiziana, la signorina per stasera rimarrà senza cena, così impara a essere così disubbidiente” sentenziò il padre, risposta alla quale la domestica si limitò ad annuire.

Milena intanto in camera sua aveva maturato una decisione: sarebbe scappata, sentiva dentro di se una rabbia furiosa, sentiva il mare in burrasca, il rumore le giungeva all’orecchio dalla finestra semi aperta della sua camera. Anche lui era arrabbiato, e alla ragazzina piacque pensare che era arrabbiato per i suoi genitori  e per come l’avevano trattata. Avrebbe voluto trasformarsi in gabbiano per solcare i cieli libera, o ancor meglio un bellissimo delfino per nuotare libero nelle profondità marine. Cullata da l’unico che potesse capirla: il Mare. Con se prese solamente i suoi risparmi che ammontavano ad una grossa cifra e con loro stretti in tasca, uscì di casa dalla finestra calandosi giù.

Aveva deciso di rompere quella prigione dorata in cui era cresciuta, e sentiva una nuova Milena nascere in lei, la sua metà era Tokyo aveva già deciso e non voleva assolutamente tornare indietro, perché ne era sicura: ovunque ci fosse stato il mare, lei sarebbe stata a casa.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Arwen297