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Autore: themissingpiece    04/04/2011    3 recensioni
Cinque anni senza mai vedersi. Cinque anni da quando Joe, Kevin e Nick sono diventati i Jonas Brothers. Cinque anni da quando la loro famiglia ha lasciato New York e anche una ragazza, Alex. Cosa succederebbe se dopo tutti questi anni i quattro ragazzi si incontrassero di nuovo? Cosa succederebbe se nascessero nuovi amori e nuove avventure?
«Sono cinque anni che ti aspetto Alex» il mio cuore batteva all’impazzata, avrei avuto un attacco cardiaco di lì a poco. Il momento perfetto, lui su di me era perfetto, il suo sorriso era perfetto, ogni suo bacio era perfetto e mi venivano le lacrime agli occhi.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Eccomi qui con un'altra fanfiction e se devo essere sincera sono un po' agitata.
Non so da dove mi sia venuta l'ispirazione, ma beh qui c'è il primo capitolo e spero che riceva abbastanza
recensioni, anche soloo per capire se continuarla o lasciar perdere.
Grazie a tutti quelli che la leggeranno <3

G.



«Ricordatemi perché lo sto facendo.»
Steve mi abbracciò da dietro appoggiando la testa sulla mia spalla «Perché ci vuoi tanto, tanto bene» mi staccai sbuffando e mettendomi i miei occhiali da sole neri che mi aveva regalato mia madre tre anni prima «Dai, pensa a divertirti per un giorno Alex» mi girai e fulminai il ragazzo che aveva parlato con lo sguardo «Jack zitto tu.» mi guardò divertito per poi alzare gli occhi al cielo. Perché mi ero fatta convincere a venire a Los Angeles? Era una pessima, pessima idea. Se li avessi incontrati mi sarei sepolta viva, dopo averli presi a calci nel culo uno per uno. Una cosa che la vita mi aveva insegnato era di avere le palle, di affrontare ogni cosa ed era così che mi avevano soggiogata i miei cari amici per farmi venire qui, dove vivevano loro.«Arrivati!» gridò Josh indicando un grande edificio. Se ve lo state chiedendo, sì, ho tutti amici maschi, o almeno quasi tutti. Quelli che mi avevano accompagnata per tutto il viaggio da New York ad LA erano Steve, Jack (che era come un fratello) e Josh. Loro erano la mia famiglia, loro c’erano sempre per me, mi conoscevano come il palmo della loro mano. «Perché dobbiamo entrare?» chiesi confusa mentre Jack stava già spingendo la grande porta di entrata. Mi ignorarono, brutto segno. Li seguii fino alla ‘hall’ dove c’era un grande bancone con una donna perfettamente laccata e imbustata in un tailleur di Dolce & Gabbana che urlava ‘invidiami’ ma che in realtà io detestavo. Quando iniziò a parlare con la voce squillante avrei voluto andarmene a gambe levate, ma non potevo, non sapevo neanche perché eravamo arrivati fin lì. Non capivo niente di quello che diceva perché diceva metà frase urlando e l’altra a bassissima voce così che la potesse sentire solo Steve che annuiva ad ogni singola cosa. «Vedrai ti piacerà!» Josh mi prese sottobraccio tenendomi ben stretta e ci infilammo in un grosso ascensore «Si può sapere dove stiamo andando? Se è uno dei vostri scherzi ve la farò pagare sappiatelo!» le porte si aprirono al diciottesimo piano e Steve fece strada fino ad una grossa porta marrone, senza bussare o altro entrò senza fare rumore e noi facemmo lo stesso. La prima cosa che vidi fu la massa di gente seduta su sedie piccoline e probabilmente molto scomode mentre prendeva appunti, accendeva telecamere o scattava foto. Una cosa era certa, ero ad una conferenza. Domanda fondamentale: perché? Guardai Josh cercando una risposta, ma lui guardava davanti a sé senza neanche calcolarmi«Cosa vi aspettate dal 2011?» «Nuovi progetti, un nuovo album, magari un altro tour mondiale» improvvisamente i suoni diventarono ovattati, tutto si era come fermato o andava a rallenty proprio come nei film. Non poteva essere. Cercai con la poca forza che avevo di staccarmi dal ragazzo che mi teneva stretto il braccio, ma lui non lasciava la presa «Mollami Josh o ti faccio veramente male» sentii la mano di Jack sulla mia spalla e mi girai verso il ragazzo che mi guardava serio «Parlaci, ti chiedo solo questo» avevano lasciato parlare lui perché Jack era il mio punto debole, non riuscivo a fare di testa mia quando lui mi chiedeva le cose. Deglutii e guardai avanti a me senza dire  niente. Erano lì, più belli di quanto ricordassi, tutti tirati a lucido, sorridenti, perfetti. Sì, perfetti era la parola giusta. Mi avrebbero riconosciuta? Erano passati tanti anni. Cinque ormai. La conferenza finì dopo pochissimo «Vieni, Denise ti vuole vedere» avevo le mani sudate, le gambe tremanti ed a ogni passo il mio cuore accelerava il battito. Andammo in un’altra stanza mentre io stritolavo le mani di Josh che supplicava pietà mentre gli altri due ridevano, quando saremmo stati da soli li avrei uccisi a sprangate tutti quanti. «Alexandra?» la voce di Denise era dolce e accogliente come al solito anche se non ero abituata ad essere chiamata con tutto il mio nome. Non riuscii a dire niente, mi feci semplicemente abbracciare e invadere dal suo sguardo sorpreso. Notai avvicinarsi anche Paul che mi accolse tra le sue braccia con gli occhi lucidi. La porta si aprì dietro di me «Alex!» vidi avvicinarsi a me un bambino, anzi un ragazzino ormai troppo grande per prenderlo in braccio come facevo di solito «Frankie! Come sei cresciuto!» le parole schizzarono fuori senza che io me ne rendessi conto e avvolsi l’ometto tra le mie braccia mentre continuava a ripetere il mio nome. Quando mi staccai vidi tre paia di occhi puntati su di me che mi squadravano, sembravano penetrarmi sotto la pelle. In effetti forse ero un po’ troppo scoperta quel giorno. Indossavo un paio di shorts davvero, davvero corti un po’ strappati, un paio di all star e una maglietta bianca che mi lasciava nuda la schiena. «Alex?!» le voci erano incredule e gli occhi mi scrutavano ancora. Il primo ad avvinarsi era Kevin, come mi aspettavo. «Non posso credere che tu sia qui» anche lui mi accolse in un abbraccio dolce e poi si mise in disparte. Né me, né Joe, né Nick proferivamo parola. «Nicholas sei un frocio. Non viene ad abbracciarmi?» scherzai per sdrammatizzare la situazione, lui non se lo fece ripetere un’altra volta e mi venne incontro facendo come avevo detto. Mi era mancato Nick, come l’aria, come tutto il resto della famiglia. Poi gli altri si sparpagliarono iniziando altre conversazioni lasciando me e Joe ancora uno di fronte all’altro. Era la parte più difficile di tutte. Si avvicinò ancora in silenzio e mi accarezzò una guancia. I brividi mi percorsero per un momento tutta la schiena e poi sentii le sue braccia forti avvolgermi. Quel contatto. Quelle emozioni. Lui. Mi erano mancati, più di tutti, più di tutto. Come facevo ad essere arrabbiata con loro?«Sei cresciuta» disse guardandomi più il corpo che negli occhi «Lo devo prendere come un complimento Joseph?» ghignò guardandomi un’altra volta dall’alto in basso «Sai quante ragazzine vorrebbero essere al posto tuo? Insomma io sono Joe Jonas» fece una posa da super star e io alzai un sopracciglio «No, tu sei idiota. Ecco cosa sei» ci sedemmo su due sedie libere«Mi dispiace» sussurrò flebilmente «Di cosa? Di avermi lasciato in una vita di merda dopo un ‘Ti amo’ scarso? Joe sei scomparso, anzi no. Tu e i tuoi fratelli siete scomparsi per ben cinque anni. Le uniche cose che sapevo di voi erano quelle che leggevo sui giornali. Nessuna chiamata, nessun messaggio, nessuna lettera. Hai idea di cosa ho passato io in questi anni? No, non credo. Quindi evita le scuse, perché sono inutili» sbottai ad alta voce attirando l’attenzione di tutti. Denise, Paul, Nick, Kevin e i ragazzi si avvicinarono a noi e si misero a guardarmi. Erano un po’ nervosi. Nicholas giocherellava con la dog-tag che gli regalai io, Kevin evitava il mio sguardo, Denise e Paul si tenevano la mano come per darsi un po’ di forza l’un l’altro e Jack, Steve e Josh mi guardavano con lo sguardo complice «Perché mi guardate così? Cosa c’è?» il primo a prendere parola fu Paul «Rimarrai a vivere con noi Alex» sbarrai gli occhi sperando stesse scherzando, ma Denise continuò a parlare «Sappiamo in che situazione sei, non ti lasceremo tornare a New York. Rimarrai da noi» scossi la testa cercando qualcosa da ribattere ma ne uscì solo un «No!» Jack mi si mise di fianco, li odiavo. Giuro che li odiavo. «E’ meglio per te, credimi» sentivo che stavo per mettermi a piangere, perché anche lui non capiva? «Jack non posso lo sai anche tu! Mi serve quel lavoro e devo andare a scuola, non posso lasciare casa. Non posso stare qui» si inumidì le labbra sospirando subito dopo «A scuola andrai qui, alla casa ci penso io. Non ti servirà più il lavoro» stavo per collassare, ma mi abbracciò senza lasciarmi dire niente. «Adesso andiamo a casa ok?» disse Denise che mi guardava con  compassione, chiusi gli occhi per un istante come per concentrarmi «Come faccio con le mie cose?» mi stavo arrendendo, ma non c’erano altre soluzioni «Nei prossimi giorni tornerai a New York per riprendere la tua roba» spiegò Paul, annuii e mi alzai dalla sedia. «Noi andiamo direttamente in aeroporto, Jack sta qui con te. Fai la brava e non cacciarti nei guai ok?»disse Steve abbracciandomi «Mi mancherete» abbracciai anche Josh e poi con gli altri andammo fino alle macchine. Era troppo da affrontare tutto in una sola giornata, mi stavano sconvolgendo l'esistenza...



Dopo una mezz’ora arrivammo davanti ad una grande casa. Il giardino era pieno di fiori e in un punto si poteva scorgere una parte della piscina. Entrammo nella casa, era davvero enorme. Mi sentivo minuscola a starci dentro, vivendoci mi sarei dovuta abituare. «Ti faccio vedere la vostra camera» seguimmo Nick fino al piano di sopra e dopo aver superato non so quante porte arrivammo ad una camera da letto molto grande con il letto a baldacchino, una lunga scrivania e due porte, probabilmente una del bagno e l’altra della cabina armadio che sarebbe rimasta metà vuota visto i pochi vestiti che avevo. «Che ne dite di un tuffo in piscina?» propose Kev spuntando da dietro, fortunatamente su quello ero attrezzata dato che il costume  lo avevo sotto i vestiti. Uscimmo in giardino «Jack, io non credo che sia però una buona idea» dissi titubante, lui capendo al volo mi si mise più vicino e mi prese il volto tra le mani«Stai tranquilla, tanto prima o poi dovrai dirlo» annuii poco convinta e poi mi sfilai shorts e maglietta. Joe, che stava uscendo dalla casa, rimase in fissa a guardarmi e così anche Nicholas. Sapevo che era una cattiva idea. «Che è successo?» abbassai lo sguardo mentre i tre fratelli con i genitori mi si avvicinavano guardando meglio il mio corpo abbastanza pieno di lividi. Non avevo voglia di spiegazioni, non in quel momento. «Niente di grave» «Alex non dire cazzate» mi ammonì Nick. Mi sedetti sullo sdraio che dava sulla piscina e chiusi per un attimo gli occhi. Era ora della verità e non sapevo quanto poteva essere brutto. «In questi anni è stato un po’ un casino da quando ve ne siete andati» mi guardavano come per incitarmi a farmi continuare e così feci«Mia mamma tre anni fa conobbe un uomo, era molto più giovane di lei, ma ci stava bene insieme. Lui però ad un certo momento ha iniziato a fare lo stronzo, ha iniziato a bere, troppo. Mia mamma per il lavoro non era mai a casa di sera e io dovevo restare sempre con lui, ma le cose iniziavano a fare schifo soprattutto perché lui si spingeva troppo ‘oltre’. Quando mia madre si è ammalata lui è sparito e non si è fatto più vedere lasciando me a dover pagare l’affitto e le cure» non riuscii a trattenere una lacrima che però asciugai prontamente «Quando mia madre morì io ero sola e lui tornò. Aveva le chiavi di casa ed entrava quando voleva, era un gran casino e basta. Fine della storia» mi guardavano allibiti senza parole «Quello?» Joe indicò un taglio poco più sotto del seno«L’altro ieri sera. Non voleva che io venissi a Los Angeles» fu come sentire ancora il piccolo coltellino premere sulla mia pelle guardando ancora una volta il lenzuolo bianco sporcarsi di sangue. «Perché non l’hai denunciato?»  feci un sorriso amaro«Crederesti di più ad un uomo che fa l’avvocato oppure ad una diciannovenne che il sabato sera va in discoteca a ubriacarsi?» in più non avevo abbastanza soldi a confronto di Mark (così si chiamava). Denise e Paul rientrarono in casa ancora sorpresi e forse un po’ disgustati dalla faccenda mentre gli altri si misero sdraiati sui lettini affianco al mio, dove io ero sdraiata con la testa appoggiata al petto di Jack «E’ la prima volta che lascia dei segni?» «No, ma non importa, alla fine tutto sparisce» Jack strinse le mani a pugno, sapevo quanto odiasse l’argomento, ma l’ultima volta che si era messo in mezzo gli aveva procurato una cicatrice sulla gamba. Non proprio una bella scena. Rimanemmo a parlare finché non si fece quasi buio. A cena mangiammo i piatti italiani di Denise che erano una delle cose che mi erano mancate di più. Il menù prevedeva: spaghetti al sugo con polpette, cotoletta con patate e infine un buonissimo tiramisù. Proprio cose leggere. Sembra stupido da dire e mi sentivo anche altezzosa a pensarlo, ma il jet-leg stanca tantissimo così decisi di andare a dormire molto presto. «Vieni, ti presto una delle mie magliette» entrai nella stanza di Nick che era piena di fogli di spartiti e una chitarra sul letto «Ti sentivi ispirato?» chiesi mentre frugava nei cassetti«Un po’, ma non trovavo le parole da scrivere, penso che adesso ce le ho» non mi accorsi che si stava riferendo a me fino a quando non mi girai accorgendomi che mi fissava «Non sono una buona ispirazione sai?» mi sedetti su un piccolo divanetto che era lì e lo guardai mentre continuava a cercare «Invece sì, mi sei mancata. Ogni volta che dovevamo scrivere una canzone pensavamo a te» mi si aprì il cuore a sentire quelle parole. Quindi non mi avevano dimenticata? Alzò lo sguardo e mi passò una sua maglietta bianca a V. Mi spogliai rimanendo i biancheria e lui mi bloccò le mani per non farmi mettere la maglia «Cinque anni di astinenza devono essere tanti» ridacchiai notando un rigonfiamento dei suoi pantaloni. Si avvicinò a me appoggiando le sue mani sui miei fianchi «Sei decisamente cambiata, non ti ricordavo così. Mi chiedo se sei brava a letto ugualmente» mi morsi il labbro mentre lui si avvicinava sempre di più a me «Nicholas adesso devi mantenere una promessa, hai l’anello. Le cose sono cambiate» si concentrò sui miei occhi senza lasciarli un secondo «Non ho fatto nessuna promessa, è solo un trucco. Dobbiamo dare un immagine di noi, ma non sono cambiato Alex, sono il Nicholas di cinque anni fa» cinque anni fa era tutto diverso, avevamo entrambi quattordici anni e Joe era più grande di me. Kevin non stava quasi mai in nostra compagnia così stavamo sempre a casa loro che era puntualmente vuota. Ero attratta da Joe come fossimo due calamite e una sera ci ritrovammo da soli in casa io e lui, sul suo letto. Era la prima volta per entrambi e nessuno se ne pentì mai. Fu magico, importante ma non volevamo stare insieme, ci vedevamo ancora come amici e così continuammo ad andare a letto insieme come fosse un passatempo. Non importava se avevo solo quattordici anni, l’età non importava quando ero con lui. Lui iniziò a portarsene a letto altre e io facevo lo stesso fino a quando toccò anche a Nicholas. Nessuno era geloso di nessuno, nessuno chiedeva niente a nessuno. Era come fossimo tre amici che però conoscevano le prestazioni sessuali dell’altro. A tutti andava bene finché la sera prima che sparissero Joe mi lasciò con un ‘Ti amo’ per poi scomparire nella macchina di Kevin che partì velocemente lasciandomi in mezzo alla strada.



Eccomi anche qui sotto :)
Come primo capitolo spero vi sia piaciuto e vi abbia un po' incuriosito!
Beh, spero di ricevere commenti e tante visualizzazioni. <3
  
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