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Autore: Many8    04/04/2011    9 recensioni
Bella afflitta da un trauma che ha segnato il suo presente e il suo passato,cercherà di dimenticare quest'ultimo, ma si sa dimenticare è difficile se quasi impossibile; un Edward umano, conoscerà la nostra protagonista e... Riuscirà il nostro invincibile supereroe a cambiare almeno il futuro della nostra piccola e dolce Bella? AH- OOC- raiting ARANCIONE.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Prima di iniziare a leggere, vorrei dirvi delle parole. Vorrei ringraziarvi per il supporto che mi avete dato in questi cinque, brevi mesi. Per tutte le parole che mi avete donato, per le emozioni che mi avete fatto provare, nel momento in cui leggevo le vostre recensioni.
Ringrazio coloro che sono rimasti nelle retrovie, limitandosi a leggere. Ringrazio tutte le persone che hanno messo questa storia nelle preferite, ricordate, seguite.
Ringrazio coloro che mi hanno inviato messaggi privati, chi ha letto e starà per leggere quest'ultimo capitolo.
Solo leggendo mi avete fatto un grandissimo regalo. Grazie.
Un'altra cosa: il “capitolo” è di 1500 parole, un piccolo testo per farvi capire cosa è successo nelle loro vite. Alla fine un'altra nota per voi.
E, adesso, buona lettura.
28- Epilogo- Il molo.
Quattro mesi dopo. Gennaio.
Lo stridio dei pochi gabbiani che volteggiavano nell'aria rendeva tutto più rilassante. Volavano a bassa quota, sopra di noi, sopra le nostre teste.
Eravamo a Forks, io e Edward. Alla mia città natale.
L'odore di salsedine, che inondava le narici e quasi le corrodeva, il rumore del mare, delle onde che si infrangevano sulla battigia, rendevano tutto magico ed unico.
Ma ciò che rendeva tutto speciale era il molo, su cui eravamo io e Edward, le sedie, ed il tavolino a dividerci.
Eravamo seduti su due poltrone di pelle bianca, le nostre mani intrecciate sul piccolo tavolino, guardavamo entrambi l'orizzonte; le nuvole creavano una barriera e ostacolavano il passaggio dei raggi solari, malgrado ciò non pioveva.
Eravamo arrivati a Forks il giorno prima, e avevo fatto conoscere ai miei genitori Edward, non come mio medico, ma bensì, come il mio fidanzato. Erano passati vari mesi da quando vivevo a casa Cullen, avevo detto a mia madre che ormai la mia relazione con Edward era fissa, già da tempo, e che mi ero trasferita a casa del mio fidanzato da quando ero tornata da Chicago, quella grande villa bianca, con un grande giardino a farle da contorno, che avevo ideato (per metà) anche io, la sentivo, in quel momento, anche un po' mia.
Ci vivevo come se fosse stata la mia casa di sempre, il mio rapporto con Esme e Carlisle era migliorato molto, parlavo molto con entrambi, molto di più con la madre di Edward che con il padre, ma con ambedue ero molto aperta.
Pochi giorni prima di arrivare a Forks, avevo raccontato tutto ai genitori di Edward. Avevo raccontato di ciò che mi era accaduto, di ciò che avevo passato prima con Jacob e poi con quegli emeriti sconosciuti che avevano usato il mio corpo come un oggetto, per poi abbandonarlo via, nel momento in cui fossero stati sazi.
Avevo pianto, avevo mostrato una parte di me che non avevo mai fatto vedere a nessuno, una parte così fragile da potersi spezzare in qualsiasi momento ed in qualunque situazione.
Con loro era stato “facile” più facile, di quello che sarebbe stato nel momento in cui avrei dovuto confessarmi con i miei genitori. Lo avevo deciso con Edward. Mi aveva aiutato e sostenuta lui, in ogni istante.
Inoltre, grazie ad Esme, e con l'aiuto di Carlisle avevo deciso di denunciare il tutto. Dovevo decidere quando, ma soprattutto ne dovevo essere, ulteriormente, convinta.
Esme, ormai era diventata una seconda mamma, quando le avevo raccontato il mio passato mi era stata vicina, era stata la prima donna a cui raccontavo la mia storia, e chi, più di una donna, poteva capire cosa si poteva sentire?
Certo, non aveva (fortunatamente) passato ciò che mi era stato inflitto, ma da donna, poteva capire cosa si poteva provare, o almeno farsi un'idea.
Oltre la cerchia ristretta della famiglia di Edward, non avevo parlato a nessuno di tutto ciò che riguardasse la mia vita prima di Edward.
In ospedale, il mio fidanzato, nonché nuovo primario, aveva iniziato il proprio lavoro nei migliori dei modi, tornava a casa sempre molto stanco, di sera tardi, ma non per questo mi dedicava meno tempo, cercava in qualunque modo di stare con me, mi telefonava durante i suoi momenti liberi dal lavoro, e mentre io studiavo e preparavo gli esami, lui mi aiutava e sosteneva.
Sì, avevo ricominciato il college, che distava da casa pochi chilometri. La mattina andavo lì per poter seguire i corsi, approfondire in biblioteca e cercare di fare il mio meglio; fino a Gennaio, non c'erano stati esami, ma ben presto sarebbe iniziati, ed io, con l'aiuto di Edward, mi stavo preparando per superarli nel migliore dei modi.
Avevo fatto nuove conoscenze al college, avevo riaperto i miei contatti con Angela e la sua bambina, Rachel, che in quel momento aveva più di quindici mesi.
Lei era ancora a Seattle, ma non avevamo avuto occasione di incontrarci, tra studi, e i preparativi del matrimonio di Alice, dove avevamo partecipato, io e Edward, come testimoni di nozze; si erano sposati due mesi prima e guardare loro, e sentirli pronunciare il fatidico “sì”, aveva scatenato in me un senso di romanticismo più alto del normale.
Quasi mi faceva paura.
Amo il mare,” disse, improvvisamente, Edward.
Anche io,” iniziai, distogliendo lo sguardo da un punto indefinito del legno del molo e guardando l'oceano scuro. “Mi piace tantissimo guardarlo, da piccola venivo spesso con mio padre, lui pescava, mentre io rimanevo a fissare l'oceano per ore ed ore. E pensavo.”
A cosa pensavi?” parlò, ma senza girarsi verso di me, continuando a guardare davanti a sé, come facevo io.
A tutto, a niente. A ciò che mi capitava, pensavo al mio futuro, pensavo a ciò che era accaduto già. A ciò che provavo e che speravo di poter provare...” conclusi, la malinconia mi assalì. Ricordai dei miei sogni da piccola, ai desideri di una qualsiasi bambina.
Al suo pensiero fisso di trovare il principe azzurro, di amare e farsi amare, di dedicare tutta se stessa, di poter contare sull'altro.
Di vivere “felici e contenti per il resto dei propri giorni”.
Non era stato proprio così, non avevo conosciuto subito principi azzurri, non avevo amato subito, non ero stata felice come avevo sognato.
Ma in quel momento, sul molo, mano nella mano con Edward non potevo non essere contenta e soddisfatta degli ultimi avvenimenti.
Con lui era stata felice, avevo conosciuto il vero significato della felicità.
Essere felici è un'emozione che dura poco, perlopiù delle volte, riesce ad inebriare i tuoi sensi, a renderli entusiasti, riesce a farti vedere il mondo con colori accesi e sgargianti.
Essere felici, per ogni persona indica un qualcosa, si è felici per varie cose, chi per aver esaudito un suo desiderio, chi per altri piccoli e futili motivi, ma ognuno quando è felice, riuscirebbe a spostare il mondo con un dito.
In quei momenti non senti altro che l'energia positiva su di te, riesci a vedere tutto e tutti con occhi migliori, riesci a vivere meglio.
Essere felici significa stare bene con se stessi, credere in se stessi. In quei momenti così brevi ti senti potente, più di qualunque altro.
Pensi che non c'è nulla di più bello nella vita.
Purtroppo la felicità è un'emozione costretta a durare poco, è un'emozione effimera, che ti sconvolge nel mentre, e poi quando ti scompare ti lascia scombussolata. E ricominci a sentirti vuota, spenta.
Malgrado tutto, la felicità è l'emozione più ricercata tra tutte, è ciò che ambiscono il 99% della popolazione mondiale.
Quell'1%, invece, non cerca la felicità, ma la costruisce. Non perde tempo a cercarla in tante altre emozioni della vita, che ti conducono all'infelicità, alla delusione, all'amareggiamento. No. Quell'1% delle persone riesce ad essere felice, perché la felicità è una cosa che si riesce ad ottenere con il tempo, che si riesce a provare solo quando ci si sente a proprio agio con il mondo, quando ci si realizza in qualcosa.
Ma, cosa più importante, la felicità non deve essere mai cercata, ti troverà lei, in qualche modo.
Più si cerca più si allontana.
E non c'è un modo, non c'è una scorciatoia per essere felici.
E soprattutto non c'è una ricetta per essere felici.
Non esiste nessuna Ricetta della felicità.
Guardai Edward, la mia gioia.
Io non avevo cercato lui, anzi, nel periodo in cui avevamo fatto conoscenza l'uno dell'altra, io non pensavo alla felicità, non riuscivo a pensare ad un mondo in cui io, potevo essere felice.
E nel momento in cui meno me l'aspettavo avevo conosciuto la persona che mi avrebbe portato alla mia favola.
Guardai i suoi capelli rossicci, mossi leggermente dal vento, riuscì a scorgere i suoi occhi verdi, belli e profondi, prima che si voltasse verso di me e mi facesse perdere nel mare di smeraldi.
Il pollice della mano sinistra iniziò a giocherellare con qualcosa di liscio, e piacevole al tatto, sull'anulare della stessa mano.
Distolsi lo sguardo da Edward portandolo sulla mia mano sinistra.
Non avevo ancora fatto l'abitudine di vederlo al mio dito.
Non potevo ancora crederci che quell'anello, così bello e di valore inestimabile, per ciò che rappresentava, fosse proprio al mio dito: donatomi dalla persone che amavo.
Non potevo credere che quell'anello rappresentasse una promessa. E che quella promessa me l'avesse fatta Edward.
Mi aveva chiesto di diventare sua moglie, prima di partire, nella radura. Circondati da Iris, da meravigliosi fiori.
Posai lo sguardo nuovamente su Edward, che continuava ad osservarmi.
I suoi occhi erano migliori del mare, lì mi ci potevo perdere e non riemergerci più. Potevo trovare il suo amore per me, e forse lui riusciva a capire, dai miei occhi, tutto il mio amore per lui.
Ti amo.” sussurrò. Il mio cuore, come ogni volta che diceva quella parola iniziava a battere furiosamente, pompava sangue al volto, e sentivo le guance colorarsi di rosso. Il calore più bello che avessi mai provato.
Non potei non pensare che lui mi avesse cambiato radicalmente la vita, che lui aveva portato un'aria di rinnovo, di armonia, di tranquillità nella mia vita.
Lui era riuscito a colmare gli spazi abissali che avevano lasciato altri nel passato, era riuscito a donarmi la felicità.
Lui, Edward, era la mia felicità.
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Per chi se lo chiedesse, no, non continuerò questa fanfic. Ma metterò degli extra, saranno due o tre, ancora da decidere, che racconteranno di almeno due tappe fondamentali, che poi se avrete voglia di leggere, saprete (gli extra non so quando arriveranno, forse tra una settimana, forse un mese è tutto ancora da decidere).
Come ho già preannunciato starò lontana da EFP, e dalla scrittura per un po' di tempo, da un minimo di 2 settimane ad un massimo di 4, per la fine di aprile, comunque, dovrei aver postato la mia nuova storia.
Quindi se, magari, il mio modo di scrivere vi è gradito controllate, di tanto in tanto il mio profilo :). (E il blog per i teaser degli extra)
Un'ultima cosa: lasciatemi festeggiare con voi quest'ultima “vittoria”, e felicità, per me: Fiori di Ciliegio è riuscita ad accaparrarsi “Le menzioni d'onore” al concorso a cui ha partecipato, se volete leggerla è qui.
Per chi volesse seguirmi vi lascio il mio contatto di twitter.
Grazie ancora a tutti e vi chiedo, per un'ultima volta di sostenermi, grazie a tutti.
Many :')
   
 
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