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Autore: Little Fanny    05/04/2011    4 recensioni
Cosa succederebbe se il Dottore si rigenerasse in… una donna?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - Altro, River Song
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Miss Doctor
Fandom: Doctor Who
Personaggi: Future!Doctor, River Song
Rating: G
Genere: comico
Conteggio parole: 1259
Riassunto: Cosa succederebbe se il Dottore si rigenerasse in… una donna?
Avvertimenti: one-shot, what if?
Note: partecipa alla missione della settima settimana del Cow-T @maridichallenge, con il prompt Switchgender per il Vampire!Team
Disclaimer: La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.




Miss Doctor



Il Dottore aprì gli occhi di scatto trovandosi inspiegabilmente a fissare il soffitto del TARDIS.
“Uh, c'è della polvere là sopra.”
Si sentiva la testa scoppiare e ancora non si spiegava come avesse fatto a finire lì disteso sul freddo pavimento a fianco della console.
“Là potrei appendere un bello specchio a tutta parete,” mormorò ancora tra sé e sé.
Si massaggiò la fronte con forza. Sentiva l'emicrania farsi strada tra le sue sinapsi.
Odiava avere mal di testa!
Si mise lentamente a sedere cercando di riepilogare gli ultimi avvenimenti.
Era rientrato nel TARDIS, di corsa come al suo solito, e aveva fatto i gradini due a due. Era quasi arrivato in cima, se non fosse stato per l'ultimo gradino.
Il Dottore si voltò a fissarlo con aria crucciata. Era sbeccato.
Maledetto gradino!
Si batté una mano sulla fronte, reprimendo una smorfia di dolore per la botta.
Ora ricordava!
Era scivolato e aveva battuto la testa. Come aveva fatto a dimenticarsene?
Inclinò la testa prima a sinistra e poi a destra, cercando di lenire il dolore che sentiva alla base della nuca; poi la ruotò da una parte e dall’altra. Si sentiva davvero i muscoli indolenziti. Doveva essere stata proprio una bella caduta!
Si passò una mano tra i capelli e lì sentì qualcosa che lo sconvolse.
Con mano tremante ripassò le dita tra le ciocche. Erano inspiegabilmente lisce e morbide. Nonché lunghe. Prese i capelli con la mano e li tirò leggermente.
“Ahi!” sibilò con un gridolino. I suoi occhi ricaddero sui fili di capelli che stringeva tra le dita: biondi.
“Mi sono rigenerato?” domandò a se stesso con un filo di voce.
Si mise una mano alla bocca, sentendo la sua voce più stridula del solito. Completamente preso dal panico si portò una mano sul cavallo dei pantaloni, dove doveva esserci qualcosa.
Fece un balzo all’indietro quando non sentì nulla.
Nulla.
Zero.
Vuoto assoluto.
Invaso da una paura a dir poco comprensibile si alzò in piedi, iniziando a camminare su e giù attorno alla console.
“Ok, Dottore. Respira. Respira profondamente.” Balbettò, passandosi nervosamente la mano tra i capelli biondi.
Maledizione!
Se proprio aveva dovuto rigenerarsi in un eunuco, almeno che avesse avuto la decenza di avere dei capelli rossi!
Maledetta rigenerazione!
Odiava cambiare volto, cioè… in realtà anche in parte gli piaceva. Ogni volta doveva imparare a conoscere di nuovo il suo corpo, scoprire cosa gli piaceva, cosa no. Ricordò con disgusto la strana accoppiata di bastoncini di pesce e crema pasticcera e quasi gli salì un conato di vomito. No, questa rigenerazione non sembrava incline a queste assurde combinazioni.
“Andrà tutto bene. Non è successo nulla di grave.”
Posò le mani sui fianchi, incredibilmente snelli.
Tutto ciò aveva un che di inquietante.
Non osò far scendere la mano ulteriormente, preferendo farla risalire lungo il ventre piatto e verso il petto, dove un bel seno prosperoso faceva la sua bella figura. Abbassò lo sguardo sulla scollatura della camicia, mentre con le mani sudate liberava i bottoni dalle loro asole.
Un seno, interessante.
Lo toccò con curiosità: era indubbiamente vero.
Ci giocò per un momento, prima che lo sguardo gli ricadesse sulla figura riflessa nello specchio a tutta parete.
“Grazie!” cinguettò all’indirizzo del TARDIS, avvicinandosi alla superficie riflettente.
“Sono una donna!” esclamò veramente sorpreso. Si specchiò ancora incredulo, mentre questa scoperta si faceva strada nei suoi pensieri. Si spogliò curioso, guardando attentamente il suo nuovo corpo.
Era più basso – o bassa? Era in crisi adesso. Non sapeva se era meglio riferirsi a se stesso al femminile o al maschile. Arricciò il naso indecisa. Forse al femminile sarebbe andato meglio, anche in vista di avventure future.
Si esaminò attentamente. Era piccolina, ma ben proporzionata. Aveva indubbiamente un bel seno e un paraurti mica da scherzo. Mani piccole, rispetto a quelle a cui si era abituata e gambe sottili.
Due grandi occhi verdi brillavano sul suo volto e una piccola bocca rosea completava il tutto.
“Sono davvero bella!” commentò giuliva, facendo una piroetta su se stessa. Si rivestì con calma con gli abiti della sua precedente versione.
“Sono davvero degli stracci,” convenne con tono schifato, dando finalmente ragione alla sua vecchia compagna che lo definiva il Dottore straccione.
La sua critica osservazione fu interrotta da una voce che la chiamava a pieni polmoni.
“Dottore!” urlò ancora quella che senza alcun dubbio doveva essere una donna.
“Arrivo!” rispose il Dottore in un gridolino isterico e seccato, mentre ancheggiando raggiungeva la porta del TARDIS. Si diede una rapida sistemata ai capelli con il suo fedele cacciavite sonico – avrebbe dovuto aggiungerci uno specchio e un pettine, magari anche un phon e un rossetto; un rossetto sonico poteva sempre essere utile – prima di aprire la porta.
“Dottore. È sempre un piacere vederti.” La salutò River entrando con disinvoltura nel TARDIS.
Il Dottore rimase perplesso sulla porta, con la bocca spalancata in una perfetta imitazione di un pesce fuor d’acqua.
“River, qual buon vento ti porta qui?” le chiese dopo un po’, chiudendo bruscamente la porta e raggiungendo la professoressa – o era già diventata dottoressa? – con pochi piccoli passi.
“Profumo di guai, carina.” Le rispose facendole l’occhiolino, mentre con mano esperta faceva partire il TARDIS nel silenzio più assoluto.
Il Dottore – no, non si sarebbe chiamata Dottoressa, il suo nome era il Dottore e tale sarebbe rimasto! – sbuffò contrariata. La odiava quando pilotava lei la sua astronave, toglieva tutto il divertimento del viaggio e soprattutto dell’atterraggio!
Il Dottore si lasciò cadere a sedere su una poltroncina da viaggio, mettendo su un broncio a dir poco…
“Adorabile.” Concluse River scoccandole un’occhiata divertita, al che il Dottore si imbronciò ancora di più, incrociando le braccia al petto.
“Perché sei qui?” chiese dopo un po’, in un borbottio a mezza voce.
River le si avvicinò e con dolcezza le mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Osservò gli occhi del Dottore riempirsi di lacrime, mentre la reale consistenza dei fatti le si presentava chiara davanti agli occhi.
“Sono una donna!” urlò isterica, scoppiando in lacrime in un pianto disperato.
River la abbracciò con forza, dandole piccole pacche sulla schiena per cercare di calmarla.
“Su, su. Tranquillo. Andrà tutto bene. È solo un piccolo shock. Poi passerà tutto.” Le sussurrò incoraggiante all’orecchio. La lasciò sfogare, mormorando frasi senza senso tra i suoi fini capelli biondi.
Dopo un po’ il Dottore riuscì a tranquillizzarsi. River in fondo aveva ragione: avrebbe provato una nuova esperienza e avrebbe avuto la possibilità di condurre tanti nuovi esperimenti.
“Ma tu lo sapevi?” le chiese, soffiandosi rumorosamente il naso, mentre con una mano si asciugava gli occhi umidi di lacrime.
River annuì appena, offrendole anche il proprio fazzoletto.
“E perché non mi hai avvisato?”
“Spoiler!” rispose quella con il suo solito tono di chi sa tanto e si diverte un mondo.
“Odio questa storia.” Borbottò il Dottore guardandola fissa negli occhi. “Perché non ci possiamo mai incontrare seguendo un ordine cronologico ben preciso?”
“Perché non sarebbe altrettanto divertente!” ribatté River con un sorriso, rimettendo il Dottore in piedi.
“Dai, andiamo.” Le disse iniziando a trascinarla verso la porta del TARDIS. “Dobbiamo andare a fare shopping!”
“Sei qui per questo?” le domandò il Dottore a bruciapelo, cercando di chiudersi la camicetta fino al collo, senza riuscirci per colpa di quel petto troppo prosperoso.
“Anche.” Rispose la donna aprendo la porta del TARDIS e lanciando letteralmente il Dottore all’esterno. “Ma anche per rincuorarti del fatto che questa condizione durerà un solo mesetto.” Disse richiudendo la porta di legno dietro le loro spalle e afferrandole una mano con presa sicura.
Lo shopping le stava aspettando!


Fine?


   
 
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