Scrittore: Pallina
Titolo: La Somma
delle Parti
Squadra: Team Jack
Personaggi: Andromeda
Black, Narcissa Black
Rating: Verde
Genere: Malinconico,
Sentimentale
Avvertimenti: Missing
Moments, OneShot
Note
ed eventuali: Narcissa, da
giovane, me la sono sempre immaginata come una bambina viziata, che non
accetta
che gli altri abbiano idee differenti dalla sua; in fondo è
sempre la minore di
tre sorelle.
La
citazione che ho inserito e da cui ho preso il titolo penso sia la mia
preferita,
è bellissima e semplice e vera; non lo so ogni volta che
leggo mi si stringe il
cuore. Comunque sta a significare che nella realtà, per gli
esseri umani, il
tutto non sarà mai uguale alla somma delle parti,
perché esse non si
ignoreranno mai a vicenda; il tutto sarà o minore o
maggiore. Narcissa non può
ignorare sua nipote che muore, come non può ignorare sua
sorella che scappa di
casa; e Andromeda non può ignorare le cose che le ha detto
Narcissa. Il tutto
non sarà mai la somma delle parti.
La Somma delle
Parti
“Il
tutto è uguale alla somma delle parti solo quando esse si
ignorano a vicenda”
Alzi il volto,
la battaglia che infuria davanti a
te, a fianco a te.
E lei
è là, a pochi passi di distanza, che cade
sotto al peso di una maledizione.
Tua nipote, che
non hai mai conosciuto. E che se ne
va da questo mondo, per sempre, sotto il tuo sguardo freddo.
Ti torna in
mente, con doloroso rimpianto, l’ultima
volta che hai visto sua madre. Le ultime parole che le hai rivolto;
parole che
hanno diviso per sempre le vostre strade.
In quel periodo
in cui per te c’erano solo il giusto
e lo sbagliato; il bianco e il nero.
Quando non
esistevano le sfumature.
***
Narcissa
entrò nella stanza della sorella,
chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo.
« Congratulazioni, ora hai fatto
un
passo verso il fondo.»
affermò, mentre la osservava sistemare i propri vestiti
all’interno di un
baule, con gesti frenetici, pieni di rabbia.
Andromeda non le
rispose, continuando il suo operato
come se nulla fosse e lei, vedendosi palesemente ignorata, si
sentì ancora più
arrabbiata; furiosa per la scelta che stava facendo.
«Così
te ne vai? Ci abbandoni senza manco un saluto?
Quanto poco devi volerci bene per andartene così?»
domandò, mettendo nella sua
frase tutto il veleno che aveva. «Lo sai che la mamma
è disperata? Sei felice
di farle così tanto male, eh Andromeda?»
Ascoltando
quelle parole avvelenate, la ragazza
bruna si voltò, le mani strette a pugno lungo i fianchi.
«E il
dolore che state facendo voi a me? Quello non
lo metti in conto?» replicò, il tono incrinato
dalla rabbia.
Narcissa
aggrottò le sopracciglia, incapace di
comprendere le sue motivazioni, incapace di andare oltre i pregiudizi
che le
avevano insegnato fin dalla nascita.
«Ma
che cosa stai dicendo? Sei te che stai
scegliendo quel Mezzosangue al posto nostro, che preferisci la feccia a
noi!
Come fai? Noi siamo la tua famiglia!» continuò,
alzando il tono di voce.
Andromeda
strinse le sue iridi in un’espressione di
furia, mentre le sue parole le entravano dentro, infliggendo stilettate
al suo
cuore sanguinante.
«Voi
non siete la mia famiglia!» rispose, cercando
di sovrastare la voce della sorella. «Non lo siete
più! Se non riuscite a
mettere da parte i vostri pregiudizi per me, vuol dire che non mi amate
abbastanza.»
«Non
siamo noi che ce ne stiamo andando!»
«Tu
non sai quello che mi hanno detto mamma e papà,
quindi non puoi parlare!» urlò, in risposta.
Dopo aver
sputato quelle parole, la giovane bruna
chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo, probabilmente cercando
di
infondersi una calma che non provava.
E Narcissa
rimase immobile ad osservarla, sempre più
furiosa. Perché lei se ne stava andando per quel Mezzosangue
che non meritava
nemmeno un suo sorriso. Perché la stava abbandonando, quando
le aveva promesso
che le sarebbe rimasta sempre accanto, quando avrebbe dovuto farle da
sorella
maggiore.
«Sei
troppo piccola, forse un giorno capirai la mia
scelta.» mormorò alla fine Andromeda, con tono
pacato, quasi dolce.
La ragazza
bionda la guardò, allargando gli occhi,
sorpresa dalla superiorità che aveva colto nella sua frase.
«Hai
solo due anni in più di me, Andromeda. Capisco
benissimo già ora e per questo non ti voglio mai
più vedere!» le strillò
irritata, prima di uscire dalla stanza.
Non si
voltò indietro e quindi non si accorse delle
due lacrime che bagnarono le guancie di sua sorella, non si accorse del
dolore
che le provocò in quel momento.
Ma fu solo un
attimo di debolezza quello che si
concesse Andromeda, infatti, pochi secondi dopo, con un gesto rapido
della mano
si asciugò gli occhi, riprendendo a fare la sua valigia.
Determinata
nella sua scelta di vita.
***
Vedi tua nipote
morire, e provi dolore, anche se non
l’hai mai conosciuta.
Perché
lei è il frutto di quell’amore che non hai
mai voluto capire, di quell’amore per cui tua sorella ti ha
abbandonato.
Un amore che
adesso, forse, riesci a comprendere.
Ti muovi rapida,
per raggiungere il corpo, sperando
di poter fare qualcosa; ma, quando arrivi al suo fianco, è
troppo tardi.
La guardi in
volto, riconoscendone i lineamenti. Le
abbassi le palpebre, spalancate nella sorpresa di morire, in un gesto
di
rispetto che ti senti in dovere di donarle.
Perché
è tua nipote, perché sua madre è tua
sorella.
E, nonostante tutto, non puoi smettere di amarla.
Pallina
Giudizio
3°
Posto:
“La
somma delle parti”
(Pallina88)
Grammatica: 18/20
Stile: 8/10
Caratterizzazione: 16/20
Originalità: 13/15
Antitesi
(cioè quanto sarete in grado di
rappresentare il contrasto): 12/15
Utilizzo e
coerenza della citazione scelta: 5/5
Giudizio Personale: 12/15
Bonus Fight Club: No
Totale: 84
Ho trovato un paio di
errorini, ma più che
propriamente grammaticali erano errori espressivi. Per esempio,
“fare dolore”
invece di “dare dolore”, ma sono davvero minimi
quindi come vedi hanno
intaccato pochissimo la sezione della grammatica. Mi piace il tuo
stile,
conciso e diretto, perchè non mi ha fatto sentire la
necessità di tante
prolisse descrizioni. Un unico piccolo difetto che ho trovato (ma
è il
cosiddetto ago nel pagliaio) è che in alcune parti
è troppo frammentario, ma
dato che penso fosse voluto anche lì ti ho tolto davvero un
minimo, forse anche
per gusto personale. Ti ho tolto qualcosa in più per la
caratterizzazione
dell’ultima scena; mentre per tutto il restante è
una Narcissa assolutamente
IC, in quell’ultima scena c’è forse
troppa pietà rispetto a quello che io mi
aspetterei dal personaggio, però anche qui entriamo nel
campo del personale, e
la mia Narcissa può sicuramente essere diversa dalla tua.
Per lo stesso motivo,
l’antitesi ne ha sofferto un po’ perché
non è andata fino in fondo,
trasformandosi in qualcosa di completamente opposto. La citazione
è usata in
modo perfetto!