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Autore: heykate93    05/04/2011    1 recensioni
Questa fanfiction è dedicata a Hermione Granger, una delle migliori streghe di tutti i tempi, e a mio dire, anche di tutti i personaggi femminili mai visti. Spero di renderle onore, cercherò di presentarla sotto un punto di vista personale e di inserire nuovi retroscena... non anticipo molto, anche perchè scriverò dove mi porta il cuore! Spero solo che possa piacervi, e se così non è stato fatemelo sapere spietatamente :)
heykate93
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più contesti
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-Mamma! Vieni qui subitoooo!-
La giovane donna corse su per le scale dalla cucina, allarmata dal grido della figlia. Aprì di scatto la porta di camera sua, e invece trovò la bambina, perfettamente tranquilla, seduta compostamente sul bordo del letto che la fissava, con quel musetto da cerbiatto e gli occhioni pieni di curiosità.
-Hermione- sospirò, -Non urlare così, mi spaventi! Come mai mi hai chiamata?- fece un passo in avanti e urtò una pila di libri accuratamente posta in modo tale che chiunque entrasse nella stanza vi sarebbe inciampato. Altro sospiro. La bambina guardò altrove.
-Mi racconti come sono nata?- disse piantandole nuovamente gli occhi nei suoi. La madre raggelò per un istante, temendo che fosse giunto quel fatidico momento in cui un genitore deve spiegare alcune cose sulla vita ai propri figli. Ma Hermione aveva solo quattro anni!
-Nonna Bess dice spesso che quel giorno, eravate venuti tutti all’ospedale di corsa perché non sapevate che avrei dovuto nascere così presto…-
La madre questa volta sospirò di sollievo.
-Ma certo, tesoro mio. Ha ragione. Era il 19 settembre e, ecco, nessuno si aspettava nulla del genere. Tuo padre mi aveva appena accompagnata ad una semplice visita di controllo, eppure i medici scoprirono che avrebbero dovuto affrettare un po’ le cose… -
-Cioè? Stavo nascendo e tu non sapevi niente?- come al solito, Hermione era avida di spiegazioni.
-Beh, non è proprio così… ad ogni modo questa è una storia che solo i medici potrebbero capire! Ci hai fatto una bella sorpresa, sai?- le sorrise dolcemente, ma in cuor suo ricordò quel giorno in cui aveva fatto appello a tutte le sue forze e alla sua fiducia. Il medico era stato sincero, le possibilità di sopravvivenza del feto erano del 30%. Aveva assunto, non si sa bene come, una posizione mai vista prima nella storia della medicina, si era rannicchiata ancor più strettamente su se stessa, tanto che non voleva saperne di muoversi. Si era chiusa completamente a riccio. Restando in quella posizione, avrebbe seriamente compromesso il suo sviluppo: non c’erano alternative, avrebbero dovuto farla nascere immediatamente, ma nessuno, nel reparto, sperava nel miracolo. Lei era stata forte, si era impedita di piangere o anche solo di pensare che Hermione non ce l’avrebbe fatta. Quella era la sua bambina, e nessun incidente o forza soprannaturale avrebbe potuto portargliela via.
Un intervento lunghissimo, eppure lei ora era lì di fronte, con tanto di boccoli morbidi e denti da latte. Ce l’aveva fatta e basta, le cose non sarebbero andate in nessun altro modo.
-E così hanno usato il parto cesareo… perché è quello che si usa nei casi speciali, no?-
La madre, questa volta, ebbe un vero e proprio sobbalzo. Alla faccia della perspicacia, quella bambina era diabolica! Alle volte quasi la inquietava, ma ormai aveva imparato a non sorprendersi più di nulla.
-Ti hanno tagliato la pancia e sono uscita io!!! Wow!-
-Qualcosa mi dice che qualcuno ti ha già raccontato questa storia, signorinella!- esclamò la donna con aria inquisitoria, ma sorridendo al tempo stesso.
La bambina non si scompose particolarmente.
-Si, ne avevo già parlato con papà. Ieri sera. Solo che era stanco e si è addormentato sul divano! Non mi ha raccontato com’era andata a finire la storia!- protestò infine.
Sua madre si annotò di fargli un discorsetto, più tardi.
-E tesoro mio, non c’è altro da raccontare! Poi sei nata normalmente, tutti i nostri parenti e amici sono venuti a farti visita ed erano entusiasti che tu fossi una bambina così bella!-
Hermione era evidentemente delusa. –Tutto qui?-
Non era affatto tutto lì. Ma questo lei non avrebbe mai dovuto saperlo. Gli esami davano ritmi vitali più che buoni, eppure vi erano dei punti che non tornavano, anzi, erano così insoliti da aver messo tutti in allarme. I medici non erano ancora per niente convinti e l’avevano tenuta diversi giorni sotto osservazione. Una settimana in incubatrice, e non sapendo che altro fare, si erano arresi e l’avevano lasciata alla famiglia.
-Tutto qui! Ora corro giù, devo preparare la cena- baciò la bambina sulla fronte, e uscì dalla stanza.
-E non lasciare in giro quei libri!-
Una volta rimasta sola, Hermione piantò lo sguardo fisso sul suo coniglietto di peluche, Mr. Brady, che si trovava sul tavolino dei giochi dall’altra parte della stanza, e iniziò a riflettere come se stesse dialogando telepaticamente con lui. Nulla si mosse per almeno cinque minuti. Tutt’a un tratto, il pupazzo si sollevò a mezz’aria e lentamente avanzò verso di lei, che tendendo le braccia, lo prese e lo strinse forte.
Lo guardò intensamente, il piccolo volto concentrato: -Questo però gli altri bambini non lo sanno fare.-
 
Un paio d’anni dopo, Hermione iniziò la scuola elementare come tutti, e indossando una divisa blu con la gonna a quadretti si ritrovò catapultata di fronte all’ingresso della St. Richards School.
-Tesoro, io penso proprio che ti piacerà da impazzire!- la incoraggiò il padre allegramente. Da tre mesi sembrava che sua figlia non pensasse ad altro, e in fondo i genitori speravano che, una volta approdata alla meta tanto ambita, avrebbe smesso di tempestarli di domande ventiquattro ore al giorno.
-Ora puoi andare! Coraggio, vai e conquista il mondo! Sono sicuro che sarai la migliore. Tu sei una bambina intelligente, Hermione, non avrai nessun problema a cavartela.- Cercava di smorzare un po’ la tensione, perché sua figlia, quella mattina, non aveva aperto bocca. Era scesa a far colazione senza salutare, lo sguardo fisso davanti a sé con un’aria quasi solenne. E ora stava lì, immobile, ritta come un soldatino con un’aria orgogliosa e allo stesso tempo emozionatissima.
-Ciao papà.-
-Sorridi, tesoro.-
Lei non prestò attenzione al suo suggerimento, e varcò la soglia di quell’enorme edificio di mattoni.
Cominciava ufficialmente a diventare grande.
 
Una volta tornata a casa, i genitori capirono che la tensione del mattino era completamente svanita. La figlia non aveva più pudore, subito dopo aver varcato la soglia di casa iniziò a cantare e non smise nel giro di un’ora.
-E faremo matematica e scienze e storia e inglese e teatro e musica e geografia e teatro e matematica e inglese e pranzo e giochi e storia e geografia e arte e progetti e recite e…-
 Gli zii vennero a trovarla per sapere come fosse andato il primo giorno, e trovarono ad accoglierli una bambina con gli occhi fiammeggianti che diceva di avere imparato un sacco di cose, e che non avrebbe voluto mai più finire.
 
Dopo che ebbe esaurito le energie, si calmò. Eppure la sua mente non aveva ancora smesso di marciare.
-Zia Lucy…- esordì col fiatone una volta ferma, seduta sul divano, mentre lei sorseggiava il tè. Gli altri si trovavano in cucina.
-Dimmi, piccola!-
-Quello è un posto incredibile.-
-Cos’è che ti è piaciuto?-
-Ci sono… migliaia di cose da poter fare! Non ci potevo credere quando l’ho visto. Mi insegneranno tutto. Io saprò tutto.-
-No, cara- la corresse la zia, -non si può sapere tutto!-
Hermione assunse quell’aria compiaciuta che l’avrebbe caratterizzata da quel momento in poi quando sapeva qualcosa che gli altri non sapevano. –Mi dispiace, ma qui ti sbagli. So che ho ragione.-
-Piccola impertinente!- rise la donna.
Hermione la osservò. I suoi capelli biondi, l’aria curata e rassicurante e lo sguardo intelligente. Il sorriso comprensivo che le provocava delle sottilissime rughe agli angoli della bocca.
Era un’adulta, ma non poteva aver capito.
-Hermione, cosa vuoi fare da grande?-
La domanda la spiazzò. Gli adulti gliela facevano spesso, non capiva perché interessasse loro, davvero. Ad ogni modo, non aveva mai detto loro molto a riguardo, di solito inventava: la dottoressa degli animali, o anche dei denti, come mamma e papà.
Però quella volta era diverso. Erano solo loro due, forse poteva fidarsi di lei.
Abbassò la voce.
-Io voglio fare la strega-
La zia mutò completamente atteggiamento.
-Cosa hai detto?-
La bambina indietreggiò, spaventata. Forse era un suo segreto, forse non avrebbe mai dovuto rivelarlo.
Così, la sua mente piccola ma svelta, rispose in modo ancora diverso.
-Ahaha… ma si zia!- esclamò con aria innocente -Come in Sabrina Vita da Strega! Io voglio fare gli incantesimi e avere un gatto magico… se vuoi tu puoi essere una delle due zie! Solo che non mi ricordo mai i loro nomi-
-Oh tesoro, non importa! Giocheremo ogni volta che vuoi assieme! Ma dimmi, tu sai già fare le magie?-
-Oh, ma certo! Con il mio coniglietto, Mr Brady…- eppure sotto lo sguardo indagatore della zia, vacillò ancora.
-Io ci parlo spesso- concluse cercando di sembrare più spontanea possibile –ci divertiamo, e lui mi dice quale gusto di tè vuole bere!-
-Davvero? Dopo mi dirai qual è il suo preferito! Ora perdonami cara, ma zia deve un attimo andare in bagno!-
Si assentò un attimo, lasciando la piccola ancora interdetta.
L’aveva notato, la bambina mentiva. Non aveva alcun dubbio.
Probabilmente era già successo, Hermione aveva già… avrebbe dovuto indagare ancora, assolutamente.
Si ritirò a telefonare.
Squillò a lungo. Gli aveva regalato un telefono apposta, diamine, avrebbe mai imparato a usarlo?
Finalmente, una voce melliflua e bassa rispose.
-…‘Pronto’…-
-Severus…- 
  
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