Anime & Manga > Prince of Tennis
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Autore: Sanako_Shiotani    06/04/2011    1 recensioni
Prince of Tennis, un manga/anime che tratta di ragazzi che giocano a tennis (oviamente), ma questi ragazzi non si dedicheranno solo al tennis...che succede se due perfette sconosciute (non che fan di loro) piombassero all'improviso nel loro mondo, sconvolgendo le vite dei ragazzi? Questa FanFiction nasce proprio con l'intento di far capire che per questi ragazzi c'è altro oltre al tennis!
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Ma dove siamo finite? In una prigione a cinque stelle?


Stefi's POV


Gli esami erano finiti, e finalmente avrei potuto godermi le vacanze estive.

Ero d’accordo con la mia amica Michela, che sarebbe rimasta a dormire da me per qualche giorno.

I genitori infatti sarebbero andati in montagna e lei aveva preferito non seguirli.

Arrivò a casa poco prima di cena

I miei genitori quella sera erano fuori cosi avremo cenato da sole.

Dopo cena, Michela si sedette davanti al computer e io mi stesi sul letto.

All'improvviso la sentii ridere e incuriosita le chiesi cosa stesse guardando

-dei video...- rispose ridacchiando. Continuò a guardare video per tutta la sera,

fino a quando tutte e due stanche ci andammo a coricare per la notte.

-Buonanotte- dissi spegnendo la luce.

Calò il silenzio, ma all'improvviso Michela riprese a ridere.

-si può sapere che hai da ridere?-

domandai non capendo il motivo di tanta ilarità

-stavo ripensando ai video...- rispose Michela.

-che video?-

-quelli su Fuji...-

-Il monte?- domandai perplessa

-ma no! quelli sul mio principino!- rispose ridendo.

-ah quel Fuji...io è da un po’ che non li sto più seguendo- risposi fissando il soffitto.

-a volte mi capita di pensare come sarebbe essere li con loro...- disse sbadigliando.

Restammo a parlare ancora un po’ fino a quando entrambe ci addormentammo.

La mattina dopo mi svegliai con una strana sensazione.

La prima cosa che notai era che il letto sembrava molto più largo di come lo ricordassi.

Facendo attenzione a non svegliare Michela, scesi dal letto e andai verso la finestra.

Il letto non sembrava l'unica cosa diversa, l'intera stanza sembrava cambiata!.

Un po’ titubante aprii la finestra e mi affacciai, rimasi sbalordita nel vedere un immenso giardino, sopratutto perché io abitavo al quinto piano!. Mi avvicinai al letto e inizia a scuotere Michela per svegliarla.

-mmm...ancora cinque minuti...- mormorò nascondendo la testa sotto al cuscino

-ma quali cinque minuti alzati! è successo qualcosa di strano non siamo più a casa mia!- dissi scuotendola più forte.

Alla fine sembrò arrendersi perché aprì gli occhi e si tirò su sbadigliando

-che significa...non siamo più a casa tua?-

-guardati attorno- dissi allargando le braccia.

Spostò lo sguardo a destra e a sinistra e poi lo riportò su di me.

-è vero questa non sembra la tua stanza...- disse stranamente calma mi aspettavo una reazione diversa.

-questo lo vedo...-

-aaaaaaaaaaaah! ci hanno rapiteeeeeeeeee! aiutoooooooo!- urlò correndo per tutta la stanza.

Ecco è esattamente il tipo di reazione che mi aspettavo da lei.

-Michela calmati e non giungere a conclusioni affrettate!-

esclamai fermandola per un braccio, mi stava facendo venire il mal di testa con tutto quel correre avanti e indietro.

Aspettai che si fosse calmata e cercai l'interruttore della luce.

-wow!- esclamammo entrambe quando, grazie alla luce, riuscimmo a vedere l'intera stanza.

Non c'era dubbio che non si trattasse della mia, era molto più grande, e solo in quel momento notai che il letto era matrimoniale.

-Ma dove siamo finite...- disse Michela confusa quanto me.

-Non lo so, ma sarà meglio andarcene-

-ma siamo in pigiama!- esclamò contrariata Michela.

-allora cerchiamo altri vestiti, ma usciamo da qui- dissi afferrandola e trascinandola fuori.

Controllammo che il corridoio fosse libero e ci incamminammo lungo di esso. Entrammo in diverse stanze, quella casa era più grande del previsto, alla fine trovammo una cabina armadio e ci infilammo li dentro.

-è enorme!....ma che sfortuna ci sono solo abiti da uomo!- esclamò Michela.

-vorrà dire che ci accontenteremo- risposi cercando qualcosa che poteva andarci bene.

Alla fine trovammo dei Jeans e una camicia, oltre che dei mocassini neri per me e marroni per Michela.

-Mi cambio prima io, tu controlla che non arrivi nessuno- dissi iniziando a spogliarmi.

Quando ebbi finiti richiamai Michela dentro.

-ora tocca a te, cerca di fare veloce- dissi dandole i vestiti e mettendomi fuori a controllare.

All'improvviso sentii Michela urlare.

-si può sapere che ti urli? vuoi farci scoprire?-

sibilai voltandomi.

-no...ma guarda...ho il seno!- esclamò con le lacrime di gioia.

Io mi avvicinai e notai che effettivamente il suo seno era aumentato parecchio, le stranezze si susseguivano una dietro l'altra.

Quando anche Michela si fu cambiata uscimmo e iniziammo a cercare l'uscita di quella villa.

L'impresa si rivelò più difficile del previsto, quella casa era un labirinto!.

Alla fine dopo innumerevoli corridoi e scale trovammo quella che doveva essere la porta d'ingresso.

Eravamo state fortunate, non avevamo incontrato nessuno.

-Libertè!- esclamò Michela correndo fuori, la seguii desiderosa anche io di uscire da li.

Prima che ce ne potessimo rendere conto però ci ritrovammo rincorse da tre grossi e cattivi cani!

-e questi mo che vogliono?!- esclamò Michela correndo più veloce

-credo stiano facendo la guardia! piuttosto pensa a scappare!-

Era proprio vero che quando si aveva paura l'adrenalina aumentava.
Senza voltarci corremmo più veloce che potevamo, ma la nostra corsa terminò davanti al cancello della villa, che ovviamente era chiuso. Indietreggiammo fino a ritrovarci con le spalle contro di esso.

-siamo finite! questi ora ci sbranano!- esclamò Michela. Per la prima volta dovevo ammettere che non aveva tutti i torti.

La fortuna però quel giorno sembrava dalla nostra parte, perché il cancello si aprì quel tanto che bastava per farci uscire, senza perdere tempo a chiedermi come fosse possibile afferrai Michela che sembrava paralizzata e la spinsi fuori, ignara che qualcuno dalla villa ci stava osservando. Continuammo a correre anche dopo esserci allontanate dalla villa, almeno fino a quando le gambe ce lo consentirono.


  
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