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Autore: Diana924    06/04/2011    3 recensioni
storia romanzata di louis de Bourbon, duca di Vermandois, figlio legittimato di Luigi XIV e del suo amore....
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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storia classificatasi terza al contest " L'amore ad ogni età " di _isabella_cullen_

1675

Louis ha otto anni, quando lo vede per la prima volta. Sua madre si è appena chiusa in convento, determinata a espiare gli anni passati come amante del re. Il re suo padre, Louis non ha mai visto suo padre, solo qualche volta di sfuggita, ma sa che suo padre è il re di Francia. Lui e sorella sono soli ormai. Così crede, finché la moglie del fratello del loro padre, Madame, Elisabeth Charlotte, che li vuole con sé. Cresce già le figlie della precedente Madame, e ora loro. Maria Luisa è la più grande, e Anna Maria la più piccola. Ma è quando vede suo zio che vorrebbe ridere. Philippe è bello sì, ma si veste in modo strano, troppo appariscente, e si comporta come la più civetta delle donne. Louis vorrebbe ridere, ma sa che deve restare in silenzio. Sua zia non lo sopporta, e le sue cugine gli vogliono bene, ma c’è qualcosa in lui che lo lascia interdetto.

Ma la notte non riesce a dormire, e si mette a girovagare per le stanze di Saint Cloud, sebbene sia sua sorella che sua zia gliel’abbiano espressamente vietato. Non sa perché, ma si dirige verso gli appartamenti dello zio, vuole parlare con lui, con suo padre non ha mai parlato.

Suo padre parla solo con suo fratello, ma lui è figlio di sua moglie, e invece lui è il figlio di un’amante.

Sente quei rumori, e corre verso di essi, vengono dalla stanza di suo zio. Apre piano la porta e quello che vede lo ricorderà sempre. Suo zio è sul letto, e sopra di lui c’è il gentiluomo che li ha scortati lì. Si chiama Antoin du Coiffier de Ruzé, il marchese d’Effiat.

Suo zio geme e implora il marchese di dargli di più, mentre l’altro seppellisce il viso tra i capelli neri di suo zio, e Louis sente i gemiti.

Non sa perché, ma sente una sensazione strana, ambigua quasi, ma piacevole; li osserva ancora, specie quando suo zio bacia il marchese sulla bocca.

Ritorna a letto, chiedendosi se quello che ha fatto è sbagliato oppure no, se quello che suo zio e il marchese fanno è sbagliato, se le sensazioni che ha provato sono da condannare o da accettare.

1677

Louis ora ha dieci anni, quando lo rivede per la seconda volta. Suo zio ha appena vinto una battaglia, e loro gli fanno la festa. Sia il cavaliere di Lorena che il marchese d’Effiat.

Non ha parlato di quello che ha visto con nessuno, nemmeno con sua sorella, ma si è fatto attento e  ora vede, anche se non sa bene cosa vede.

Non è stupido, dicono tutti che è molto intelligente, e vede ogni cosa. Vede gli sguardi furtivi e speciali che suo zio getta prima verso il marchese, poi verso l’altro.

Vede le mani che si cercano, e i sorrisi furtivi.

Suo zio preferisce il cavaliere, se ne accorge perché gli sguardi durano di più, perché le mani restano, unite un secondo di più, il sorriso è leggermente più grande e luminoso.

Quindi il marchese è libero, pensa, senza capire bene cosa voglia dire quel suo pensiero. Libero. Libero di fare cosa? Non lo sa bene, ma per la prima volta si sente considerato, qualcuno lo osserva.

Effiat lo indica al cavaliere, e gli sussurra alcune parole, stringendolo a sé.

Il cavaliere gli sorride di rimando, ma poi, dopo che Effiat ha proseguito, scuote la testa. Poi gli dà un bacio sulla bocca, un bacio lento e teatrale, davanti ai suoi occhi.

<< Conosci già il mio amato cavaliere di Lorena? >> gli chiede suo zio, che si è avvicinato ai due, imbellettato e vestito con la solita ricercatezza. Louis scuote la testa e Philippe ridacchia, prima di dirgli di andare con gli altri. Lo vede con i due uomini, a ridere, mentre il cavaliere gli circonda con un braccio la vita e il marchese sorride quando Philippe gli prende la mano e se la porta alla bocca.

Girandosi per un ultimo sguardo vede gli occhi del marchese d’Effiat su di lui, e si sente avvampare, di un rossore che non conosceva.

Non sa perché, ma quello sguardo gli dice tante cose, e al contempo niente.

Forse Maria Anna potrebbe spiegargli quelle sensazioni, ma crede anche che debbano restare un segreto, anche se lei è sua sorella.

E’ una donna, e non capirebbe quel che lui sta provando.

1680

Quando in uno degli angoli del Palasi Royal, residenza a Parigi di suo zio, Effiat lo  agguanta per un braccio e poggia le sue labbra sulle sue Louis resta interdetto.

Lui stava girovagando in santa pace, quando l’altro l’ha preso per una spalla e l’ha trascinato in un angolo buio. Lui ha aperto la bocca per protestare, è pur sempre il figlio del re, ma l’altro non gli lascia il tempo nemmeno di articolare una sillaba.

Non è mai stato baciato da nessuno, è il suo primo bacio quello. Non sa come comportasi, nessuno gli ha mai parlato di questo. Resta interdetto, Effiat è paziente. Lentamente gli fa aprire la bocca, per coinvolgerlo in un bacio molto meno casto.

Louis si sente appagato, vorrebbe che durasse per sempre, e quando sente le mani dell’altro che scendono su di lui geme lentamente. Effiat aumenta l’intensità del bacio, e Louis sente una delle mani fermarsi sulle sue natiche, e stringerle. Poi si stacca da lui, lasciandolo boccheggiante.

<< Vi amo piccolo giglio, ti amo >> gli sussurra, prima di correre via.

Lo ama, ma cosa significa esattamente che lo ama, si chiede, mentre si tocca le labbra, ancora gonfie per quel bacio.

***

Louis capisce quello che Effiat voleva dire un mese dopo, quando accade.

Lui non è più un bambino, non più.

Certo, non è suo fratello il Delfino che si è già sposato, ma non è nemmeno come il piccolo conte di Tolosa che vestono ancora da donna.

Effiat invece si occupa di lui, solo di lui. Lo sente, mentre il marchese gli ruba la sua verginità. E’ delicato, eppure Louis vorrebbe che quei momenti durassero in eterno. Sente il marchese dentro di sé, e vorrebbe che le spinte gli dessero più piacere, ancora di più sempre di più.

Ora capisce perché a suo zio piace, specialmente quando il marchese si aggrappa alla sua schiena e Louis sente qualcosa riversarsi in lui, prima che una strana pace lo colga, lasciandolo intontito, piacevolmente intontito dal troppo piacere.

1683

In tre anni Louis ha sperimentato sia le gioie dell’amore che quelle della lussuria, che dell’amore è il naturale proseguimento.

Le prime le gode con Effiat, quando l’uomo decide di averlo, e col tempo quei momenti si sono diradati, rendendoli ancora più preziosi.

Le seconde le gode invece nei bordelli, dove si reca insieme agli altri appartenenti delle loro Confraternita. Si divertono, e vi passano intere nottate. Effiat è sempre il primo a entrare e l’ultimo a uscire.

<< L’amore non deve essere esclusivo, non occuparti di un solo amante >> gli ha sussurrato, prima che davanti ai suoi occhi prendesse un bel ragazzo. Louis è rimasto a bocca aperta, ma dopo l’ha imitato, conoscendo il piacere tra braccia e corpi sempre nuovi.

Suo zio e il cavaliere di Lorena invece non partecipano mai a quei festini. Effiat si sente escluso da loro, e così è in cerca sempre di nuovi piaceri.

E’ tutto così bello, anzi, sembra che suo zio lo incoraggi, passando sempre più notti con il cavaliere, che ormai pensa sempre di meno a Effiat.

E’ in quell’anno che scoppia lo scandalo.

Il primo di cui si parla è Lully, il compositore di corte, che si rende ridicolo di fronte a tutta Parigi pur di riavere il suo amato Brunet.

Effiat gli dice di non preoccuparsi, che a loro non accadrà nulla di male, che lui è il figlio del re e che quindi non può essere punito.

Ma poco dopo il duca di La Ferté, il marchese di Biran e il cavalier Colbert sono cacciati da corte, e la vergogna pubblica si abbatte su di loro.

I tre potrebbero parlare, e infatti lo fanno.

Rivelano a tutti quello che accade. Parlano delle Confraternite di adepti del vizio italiano, delle orge nei bordelli, di quelli che si dedicavano sia alle donne che ai bambini, rivelano tutto.

Anche che lui fa parte di una delle confraternite, e che è stato iniziato da Effiat e che si è distinto per la sua lussuria. 

Suo padre per una volta si ricorda di lui, e lo fa chiamare. Louis piange e si dispera, implorando un genitore che lo ha trascurato e che non si è mai battuto per sua madre, preferendole un’altra. Com’era prevedibile suo padre lo caccia, non vuole più vederlo, nemmeno per caso, è bandito ormai dalla corte, per sempre, nonostante l’intercessione di sua zia Elisabeth Charlotte.

Effiat invece sa cavarsela, ha sempre saputo farlo. Torna immediatamente da Lorena e da suo zio, il duca d’Orleans, che è ben lieto di riavere l’antico amante. La protezione del fratello del re lo salva, ma Philippe non vuole avere più in casa il nipote, perché obbedisce sempre al fratello e perché ha capito che quel ragazzo potrebbe essere un avversario temibile.

Ma lui ormai è perduto, e l’ultima volta che parla con Effiat non riescono a dirsi niente, perché di nuovo lui lo bacia, e Louis di nuovo gli cede sé stesso, sapendo che è l’ultima volta che fanno all’amore, l’ultima volta che sentirà Effiat dentro di sé, l’ultima volta che accoglierà il corpo dell’amante.

Effiat gli dice che deve essere forte, che si rivedranno, ma lui non ci crede, non crede più a niente ormai, nemmeno all’amore.

<< Antoin, non mi abbandonare, parla al re, parla a mio zio >> gli sussurra, dopo che hanno finito. << Posso provare piccolo giglio, ma a che pro? Il re ormai ha deciso e io non posso cambiare il suo volere, né intendo perdere il favore di Monsieur >> << Antoin, ma tu mi ami, o mi hai amato? >> chiede, terrorizzato dalla risposta, sia essa positiva o negativa.

<< Piccolo giglio, io ti amato, e ti amo ancora. Proprio perché ti amo ti ho scelto, Lorena aveva messo gli occhi su di te, ma gli dissi che me ne volevo occupare io >> gli risponde, prima di dargli un bacio, un bacio lieve e gentile. Louis rimane senza parole. Non sapeva che il cavaliere di Lorena fosse così perverso. Lo ha visto per anni comandare a bacchetta suo zio, coinvolto in uno scandalo mai chiarito, e ora anche questo.

<< Cosa farai ora? >> << Non lo so, ma tu devi uscire dalla mia vita >> << Non voglio Antoin, tu sei stato il primo a notarmi, tutti notano i miei fratelli, solo tu ti occupi di me >> è passato alle suppliche ormai, tutto pur di tenerlo legato a sé.

Sa che sono inutili, ma non vuole rinunciare a Effiat così, non vuole.

<< Devo andare, è meglio che questa sera non ti trovi qui, altrimenti dovrò informare Monsieur >>, e con queste parole, dette dopo essersi rivestito, che Effiat lo lascia, uscendo dalla porta e dalla sua vita.

1685

E’ all’assedio di Lille.

Sua zia Elisabetta Carlotta ha intercesso per lui, e suo padre ha deciso di dargli un’altra opportunità e così è andato in guerra nelle Fiandre, lui, un Ammiraglio di Francia.

Però non sta bene, è malato, e si sente sempre più debole.

Non può morire, non così giovane, non prima di aver rivisto Antoin.

Eppure sente che la morte si avvicina, come si è presa i suoi fratelli, ora sta venendo per lui, ha la certezza che gli rimane poco da vivere.

Ha scritto ad Antoin una lettera in cui lo implora di andare da lui. Non gli importa cosa dirà suo zio, o suo padre, lui vuole avere Antoin vicino.

Sa però che è impossibile, ma non per questo ha smesso di sperare.

Ha saputo che a corte si sta cambiando, che suo padre si è risposato, che suo zio beve in compagnia del cavaliere di Lorena, che gli allunga le bottiglie, che sua zia disprezza quel mondo, che sua sorella si è sposata ma che disprezza il marito e si mormora che abbia una relazione con il cognato.

Sua madre è in convento, sempre lì, ma almeno l’altra non è più la favorita, ha perso il suo ascendente, come accadde per sua madre, mentre non si cura dei fratellastri e delle sorellastre.

Non gli importa più di niente ormai, sa di aver sbagliato e che non sarà mai perdonato, ma vuole morire avendo accanto a sé il suo primo e forse unico amore, Antoin du Coiffier de Rezé.

Sta male, sente la tosse sconquassargli il petto, nemmeno l’alcool riesce ormai a placarlo e ormai è costretto a restare a letto.

Ha ormai quasi diciotto anni, ma sente che non vi arriverà mai, non con quel male che lo corrode e lo rovina, e che lo sta portando alla tomba.

Avrebbe voluto avere notizia di Antoin, ma sua zia non gli ha detto nulla su di lui e lui si deve affidare alle poche voci sulla corte che gli arrivano.

Non vuole dimenticarlo né vuole essere dimenticato, ma sa che la seconda è una mera utopia, lui era semplicemente un parafulmine, né più né meno.

Sa solo una cosa, che Antoin lo ha fatto sentire speciale, unico, che l’ha fatto sentire amato. Il suo peccato, il suo amore, il suo amante.

1719

Antoin du Coiffier de Rezé è ormai vicino alla morte.

Sono morti tutti. Prima Philippe, che è morto nel 1701, di apoplessia dopo una feroce litigata con suo fratello il re. L’anno dopo è morto anche il suo amato cavaliere di Lorena, lasciandolo solo.

Stanno morendo tutti, rimangono solo la seconda moglie del re e Madame, che si ostina a vivere, ma lui sa prima o poi anche lei se ne andrà.

Lui ormai ha fatto il suo tempo, ne è perfettamente cosciente, e la cosa in parte lo amareggia, perché è vissuto più a lungo degli altri, e da un alto lo esalta, ha vissuto di più, ha visto più cose degli altri due.

Ma c’è sempre quella persona, quell’evento, che lo corrode.

Antoin non parla mia di Louis, solo nei sogni.

Solo nei sogni si può rimproverare, può illudersi di avere un’altra opportunità, può sognare un presente diverso.

Può rimproverarsi di non aver provato a lottare per tenere accanto a sé il ragazzo, e per aver obbedito alle leggi della corte e non a ciò che il suo cuore gli diceva.

Può illudersi che Louis sia ancora vivo, e che siano rimasti insieme, che lui l’abbia protetto da Philippe e da Lorena invece di vederlo prima in esilio, poi in guerra ed infine cadavere.

Può sognare un presente in cui sono ancora insieme.

Louis ora avrebbe 52 anni, un po’ anziano per i suoi gusti, deve ammetterlo. Se lo immagina a volte, bello come lo fu sua madre, e pieno di vita com’è sua sorella.

Si immagina un volto allegro, con delle rughe, ma che gli sorride con amore, non con la lussuria che gli riservavano Philippe e Lorena.

Sotto alcuni aspetti Louis è stato il suo amore più puro, il più innocente e il più effimero, e quello che ha avuto le conseguenze più grandi.

Si chiede quale volto gli apparirà prima di morire, se quello di Philippe, se quello di Lorena, sono stati amanti loro, o se quello del suo piccolo Louis de Bourbon, duca di Vermandois, il suo piccolo giglio, il sole maledetto, il suo sole e la sua luna.

Suo, Louis è stato suo, e lo sarà sempre, il piccolo giglio che non ha saputo proteggere, ma che ha amato con tutta l’anima.

   
 
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