Il coraggio di sapere

Vedo il tuo viso contratto da un immenso dolore, un immenso dolore che si chiama rabbia.

la pioggia scorre gelida tra i tuoi capelli, così lucidi, soffici, sulle tue guance bianche, su quelle tue mani che mi accarezzavano il volto.

I tuoi bellissimi occhi che tante volte hanno cullato i miei sogni, i miei incubi, mi guardano, sprezzanti, furenti, pieni di rancore.

Sento il sapore delle lacrime che mi bagnano le labbra.

Non avrò un tuo ultimo bacio, un dolce addio, niente è rimasto del nostro amore segreto.

Come puoi farmi questo, come puoi farmelo davvero? Adesso, adesso che io… pensavo davvero… pensavo sarebe stato possibile uscire dalla stupida tana della menzogna.

Guardami, grido, guardami. Non mi puoi lasciare. non così... Non per questo…

Per cosa? Chiedo, piangendo, urlando, tremando.

Per la gloria.

Il potere.

L’immortalità.

E in tutto questo, sarai solo, gli ricordo.

Ride, il suono aspro del suo beffeggiarsi di me risuona nell’oscurità della notte, nel sapore di sangue che mi scorre sulle mani, del salato del mio pianto, l’amaro della disperazione.

Tom, ti prego.

Non chiamarmi mai più in quel modo.

Neppure io… io che ho sempre potuto… io che in fondo ho sempre saputo…

No, nemmeno tu.

Questa è solo la fine di una della tante storie che avrai, dice piano. la sua voce un po' roca per un attimo sembra solo una voce triste.

Scuoto il capo. Non è solo questo.

I suoi occhi di ghiaccio mi guardano con una nota di follia.

Hai ragione, è molto di più.

Se ne va, si allontana piano, lasciandomi a piangere nella sua ombra, che piano piano avrebbe avvolto tutta la luce.