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Autore: I live to die    29/01/2006    4 recensioni
Una storia strana con un particolare finale la cui interpretazione spetta al lettore, a voi. Spero commentiate, così so come la avete interpretato e nel contempo mi aiutate a crescere attraverso le vostre critiche!
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornavo a casa,dopo scuola, il giorno di San Valentino. Non capivo perché tutti l’aspettavano così impazientemente, sembrava non aspettassero altro che il 14 Febbraio per dichiarare il proprio amore a qualcuno o regalare uno di quei gingilli che le ragazze portano con tanta soddisfazione.
Varcai la soglia di casa, salì rapidamente le scale che portavano alla mia stanza, e con un pò di musica, sdraiato nel letto inizia a pensare a tutte quelle cose che come colonne immobili di un esistenza, regnano sempre nel dubbio.
L’esistenza di un dio, la morte. Chi decide cosa è bene e cosa è male? Cosa sarebbe successo dopo?
Nessuno poteva darmi una risposta, ne io potevo trovarla da solo.
Sembrava come se tutto fosse stato costruito sopra i sogni della gente, perché tutto ciò che la gente ha sempre desideravo non ha?
Quante volte ho sperato di poter uscire con quella ragazza ed invece sono ancora qui a consolarmi con una mano ormai stanca.
Eppure prima c’era qualcosa tra noi, tutto filava liscio finchè quella notte di capodanno cambiò le cose.
Non so cosa, non so perché ma fatto sta che da quel giorno non si fece più sentire.
La vedevo a scuola con il suo solito sguardo penetrante che ghiacciava ogni mio sentimento provato, eppure non avevo il coraggio di andare li e parlare.
Temevo lo sguardo dei compagni, temevo che una sua qualsiasi parola avrebbe potuto scalfire il mio animo. Mi sentivo come se fossi naufragato in un mare troppo grande per sperare che qualcuno mi trovasse e portasse in salvo.
Nulla ha più senso.
Ormai è più di un mese che non le parlo, e dieci giorni che a scuola non si fa più vedere.
Sono preoccupato, la chiamo e non risponde, la cerco e non la trovo.

Era sera ormai e questa stupida giornata (forse perché non avevo mai amato) stava per finire.
Stavo per coricarmi quando sentì il campanello suonare. Li per lì rimasi stupito, non pensavo che qualcuno avrebbe potuto infastidirmi il giorno di San Valentino alle undici di sera.
Straniato andai ad aprire la porta ma non trovai nessuno. Pensai a uno stupido scherzo di qualche burlo che riusciva a trovare divertimento in un effimero atto di pura maleducazione, finchè tutto ad un tratto iniziò a piovere. Il vento scolpiva sulla mia faccia un espressione di stupore. Un paesaggio idilliaco si mostrava al mio guardare nonostante sapessi perfettamente che quello era sempre il solito vialetto.
Le nuvole oscuravano il cielo, solo la luce soffusa della luna illuminava lo spazio circostante.
Non avevo mai immaginato di poter assister ad uno scenario così inquietante.
Impaurito rientrai subito in casa, stavo per chiudere la porta quando sentì il mio nome chiamare da una voce debole, quasi sofferente e malinconica.
Mi affacciai di nuovo e vidi, da lontano, una ragazza venirmi incontro.
Ripeteva il mio nome con una voce sempre più debole. Sembrava non reggersi in piedi.
Aveva i capelli corti, il volto sfigurato non capivo chi fosse, era spaventata chiedeva aiuto ma non capivo perché ripetesse proprio il mio nome. Era tutto troppo strano per poter esser reale, mi conosceva? La conoscevo?
Eppure credevo di non averla mai vista finchè non notai il braccialetto che aveva nel polso destro.
Lo riconobbi subito era di Claudia. Ma non poteva essere la stessa persona!Che le era successo?
Corsi subito verso di lei.
Mi cadde addosso piangendo, sussurrava frasi senza senso, “un esistenza ormai finita” ripeteva.
Diceva di non appartenere più a questo mondo, era successo qualcosa, di questo ne ero sicuro.
Mi confessò di appartenere ormai ad una esistenza in cui ogni anima perdeva il proprio corpo.
Mi disse di non essere più in vita.
Rimasi sconvolto, stavo parlando con un cadavere.
Spaventato caddi in terra.
Mi ripresi solo la mattina dopo.
Lei non c’era.
Ero nel mio letto eppure ricordo benissimo ogni istante di quella strana giornata.
I dubbi mi assalivano come pietre scagliate con violenza. Era stato un sogno?
Non riuscivo a trovare risposta nonostante alzandomi vidi il mio corpo ancora li, sul letto, sdraiato. . .

  
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