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Autore: VaniaMajor    07/04/2011    0 recensioni
Seguito de Lo Scettro dei Tre: Raistlin Majere convoca la sorella ritrovata per mettere in atto il suo piano contro il Conclave. Non ha fatto però i conti con Takhisis, che sta addestrando una setta di maghi per uccidere i Majere e conquistare il mondo. Una nuova battaglia inizia e anche stavolta saranno necessari dei sacrifici...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno dei Gemelli'
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CAPITOLO 25

LACRIME

Tasslehoff e Kyaralhana si precipitarono giù per le scale in una confusione di borse sbatacchianti, fuggendo dal grido allarmato di Caramon e dai suoi passi pesanti per le scale.
«Ci sta seguendo?!» ansimò Kyara.
«No, sembra che si sia fermato.- disse Tas, voltandosi per un attimo a guardare- A quanto pare avevi ragione, non lascerà soli…»
«Attento, Tas!»
Il richiamo di Kyaralhana arrivò troppo tardi. Tasslehoff poggiò malamente il piede su uno scalino sbrecciato e sentì il mondo capovolgersi. Con un grido, Tas caracollò giù per le scale trascinandosi dietro Kyaralhana. Il kender atterrò dopo qualche ruzzolone sul pavimento in fondo alle scale e Kyara, tanto per gradire, gli finì sulla schiena.
«Ahia…» gemette lei.
«Questo dovrei dirlo io!- sbuffò Tas, con la testa che girava ancora come una trottola e la caviglia che gli pulsava come un dente guasto- Se puoi spostarti mi fai un piacere, ho la schiena che…»
«E voi…?!»
La voce, affaticata ma terribile nel suo evidente scontento, congelò i kender dove stavano. Entrambi alzarono lo sguardo per guardare il proprietario di quella voce. Raistlin li stava fissando con i suoi inquietanti occhi dorati, seduto con la schiena contro lo stipite di una porta oltre la quale vibrava una luce strana…quasi nera, per quanto questa fosse una contraddizione in termini. L’arcimago sembrava stanco al di là di ogni limite, accasciato contro quella porta con il sangue che gli macchiava le labbra e spiccava sul fazzoletto che stringeva in una mano, ma la bruciante autorità che traspariva dal suo sguardo faceva capire che non era del tutto esaurito.
«Ah…Raistlin…ciao!- balbettò Tasslehoff, mentre Kyaralhana finalmente si alzava e gli concedeva di tirarsi in piedi- Scusa l’entrata in scena un po’…come dire…chiassosa. E’ che sono inciampato nel gradino e…»
«Che diavolo ci fate qui?! Vi avevo detto chiaramente di non farvi vedere quaggiù!» sibilò Raistlin, e Tas notò con un certo allarme che la mano non occupata dal fazzoletto stava stringendo minacciosamente il Bastone di Magius.
«Beh, insomma, non sentivamo più niente quaggiù e cominciavamo a preoccuparci, così io e Kyara abbiamo pensato di fare un salto per vedere come procedevano le cose. Ah, se può interessarti Dalamar non è ancora morto e sembra che al piano di sopra non sia rimasto nessuno, voglio dire nessun nemico.» disse Tasslehoff senza mai prender fiato, sperando di distrarre l’arcimago con le chiacchiere per evitare di dover subire la sua ira.
«Raistlin, dov’è Katlin?» chiese Kyaralhana, guardandosi attorno con la preoccupazione negli occhi. Tas rabbrividì quando vide Raistlin abbassare le palpebre sugli occhi maledetti e sospirare a mezza bocca, per poi voltarsi a guardare l’interno della stanza. Vi fu silenzio per qualche istante.
«E’…è là dentro?» balbettò Tas. Guardare quella sorta di luce nera gli seccava la bocca.
«Katlin non avrebbe voluto che la vedeste in questa situazione, spero che ve ne rendiate conto.- fu lo sprezzante commento di Raistlin- Ora, se proprio volete guardarla mentre muore, chiudete perlomeno quelle vostre dannate boccacce da kender.»
Kyaralhana si avvicinò a Tasslehoff e gli prese la mano, stringendola forte mentre i suoi occhi cercavano di scrutare cosa si nascondeva oltre quella barriera di luce nera che annichiliva la mente. Si avvicinarono alla soglia, due bambini dispersi nel buio, i visetti pallidi e tirati nel vedere realizzarsi i loro timori.
Lentamente, un pezzo per volta, riuscirono a discernere i contorni di ciò che occupava la stanza. Sembrava di guardare attraverso strati di velo nero e non era facile. Si accorsero dei cadaveri dei Grigi sul pavimento, dei segni di bruciature e di sangue che testimoniavano la lotta avvenuta poco prima. Poi, con grande sforzo, riuscirono a vedere Katlin. La maga era inginocchiata a terra, le mani serrate su un oggetto irregolare grosso come una palla da bambini non tanto come se lo reggesse ma come se non potesse staccare le dita da esso. Il volto non si vedeva, era nascosto dai capelli. Tasslehoff ebbe l’orrenda sensazione che quella pietra stesse risucchiando Katlin e che la giovane donna stesse iniziando a somigliare ai cadaveri sul pavimento.
Tas e Kyara si voltarono di nuovo verso Raistlin, sconvolti.
«Raistlin…quella cosa la sta uccidendo?» chiese Kyaralhana, con un gemito. Raistlin annuì, il volto marmoreo mentre guardava a sua volta la forma nascosta oltre quella sorta di barriera.
«Vuoi dire che…Katlin morirà? Davvero, morirà?» disse Tasslehoff, con voce quasi troppo bassa per essere udita.
«Quella pietra può essere distrutta solo da un sacrificio di magia e vita. E le vite che Takhisis desidera sappiamo bene quali sono.- mormorò l’arcimago con una smorfia- Katlin sapeva di non avere scelta. La tenebra l’ha accolta e come vedete sta cercando di chiudersi su di lei.»
«Ma…dobbiamo fermarla! Non è giusto!» esclamò Kyara. Dai suoi occhi iniziarono a scendere le lacrime. Sotto quella luce arcana sembravano gocce d’inchiostro.
«Non possiamo fermarla. Il suo sacrificio garantirà un futuro a Krynn.» la freddò Raistlin, prima di interrompersi per tossire con violenza.
«Cosa vuoi dire? Raistlin…» gemette Tasslehoff. Non si era accorto di piangere a sua volta. Era evidente che l’arcimago non aveva nessuna voglia di perdere tempo con loro, ma rispose. Dopotutto, non aveva altro da fare.
«Gli Dei hanno richiamato Katlin su Krynn per scongiurare un orrendo futuro di cui ancora non ci sono stati rivelati i particolari.- disse, con voce aspra- I casi erano due: o Katlin si sacrificava, o quel futuro si sarebbe avverato. Katlin sta morendo per cercare di salvare questo dannato mondo, per quanto non lo meriti, e voi insieme ad esso. E ora, andatevene. Tornatevene di sopra e aspettate che tutto sia finito.»
«No!- esclamò Tasslehoff, scuotendo la testa con forza e inginocchiandosi accanto a Raistlin- Io non voglio che Kat muoia per salvarci! Raistlin…tu sei forte e potente, e hai già sconfitto Takhisis! Devi poter fare qualcosa…»
Raistlin lo scostò da sé con un gesto brusco.
«Mi spiace, Tasslehoff, ma io non sono il tipo che si sacrifica per il prossimo.» disse, duro.
«Ma no…non era quello che intendevo…» balbettò Tasslehoff, singhiozzando.
«E allora cosa? Non c’è niente al di là di questo, si trattava di scegliere la vittima sacrificale e Katlin è andata al posto di Dalamar…o mio.» disse Raistlin, ogni parola densa di un disprezzo quasi tangibile. Sembrò che la conversazione lo avesse stancato, perché si appoggiò meglio contro il muro e chiuse per un attimo gli occhi.
«Non c’è…altro modo?» mormorò Kyaralhana, fissando la forma indistinta oltre la luce nera. Raistlin riaprì gli occhi, guardando a sua volta il centro della stanza.
«La sua magia è stata sbranata pezzo per pezzo. L’ho avvertito chiaramente.» sussurrò. Corrugò la fronte. Sì, l’aveva avvertito nell’anima come se Takhisis l’avesse fatto a lui stesso…non gli era mai stato così chiaro il suo legame di sangue con Katlin come adesso, nel momento in cui stava morendo. «Ora, tocca alla sua vita. Sono i suoi ultimi istanti.»
«No…» mormorò Tas. Raistlin gli lanciò un’occhiata sprezzante.
«Vorresti forse offrire la tua vita per salvare la sua? Proprio ora, quando non ha più la magia, che era la sua ragione di vita?» lo provocò, irritato dall’innocenza e dal dolore di quelle due creature. Le sue labbra si piegarono in un sorriso amaro. «No, mio povero Tasslehoff…Katlin morirà, perché non può resistere a Takhisis. Niente può oltrepassare la barriera magica, se non una magia altrettanto forte, e ciò vi esclude dal conto. Qualsiasi gesto eroico vi sia passato per la testa, farete meglio a dimenticarvelo.»
«Tu…potresti oltrepassare quella barriera?» chiese il kender.
«Sì, potrei.»
«Ma non lo farai.»
«Mi pare di averti già detto che non ho intenzione di morire e quella pietra esige una vittima.»
Tasslehoff fissò Raistlin, troppo sconvolto dalle sue parole per accorgersi che invece Kyaralhana aveva stretto le labbra in una linea sottile, il corpicino teso e fremente di indignazione. Sobbalzò quando si mise a gridare contro l’arcimago.
«Se non lo fai tu, lo farò io! Non ho paura!» strillò la kender, poi affondò la mano nella tasca del panciotto di Tas e ne estrasse la gemma che Katlin aveva donato loro e che li aveva protetti dall’incantesimo dei Grigi quando questi li avevano attaccati. Kyaralhana sapeva quello che faceva: quella gemma era stata in grado perfino di farli passare attraverso gli incantesimi di Raistlin. «Non lascerò che Katlin muoia!» Ciò detto, si voltò per correre nella stanza.
«Kyara!» esclamò Tasslehoff, allungando una mano per fermarla senza riuscirci. I vestiti di Kyaralhana gli sgusciarono tra le dita e lei entrò, scomparendo oltre la barriera di luce nera. «Kyaralhana!» gridò ancora Tasslehoff, alzandosi per seguirla. Raistlin lo afferrò, rigettandolo indietro e tenendolo fermo con le poche energie che gli rimanevano. «Lasciami! Lasciami andare, Raistlin!» strillò Tasslehoff, singhiozzando, ma l’arcimago non lo ascoltò. Rimase a guardare con viso teso e attento a quale risultato avrebbe portato il gesto avventato di Kyaralhana.

***

«Sei finita.»
«No, non ancora.»
«La tua magia è stata un boccone gradito, mia cara. Ora tocca alla tua vita.»
«Lotterò con le unghie e con i denti per non permetterti di averla!»
«Come se non avessi fatto lo stesso per impedirmi di strapparti la magia! Ma il risultato, mia cara? Il risultato?»
Katlin, nel limbo in cui navigava, strinse i denti e la Dea rise, e rise, e rise ancora. La maga – quale maga, se non aveva più la magia?- sapeva che aveva ragione e ciò rendeva più umiliante la sua sconfitta. Non aveva avuto la forza di resistere a Takhisis…non possedeva la stessa determinazione, la stessa potenza di suo fratello Raistlin. Il suo destino era soccombere. La mano bianca di Takhisis era protesa verso di lei attraverso l’oscurità, pronta a ghermire la sua anima, promettendole eterna sofferenza.
«Stavolta non fuggirai, non ci sarà corpo ad ospitarti o ad offrirti rifugio.- le stava sussurrando Takhisis- La tua anima sarà mia e io la strazierò per i secoli a venire.»
«Di’ pure quello che vuoi. Intanto, questo mio sacrificio non ti permetterà di attuare i tuoi nefandi piani.»
Takhisis rise, il suono di gessi nuovi su una lavagna, unghie su un vetro, due lame strofinate l’una sull’altra.
«Pensi che questi contrattempi possano fermarmi? Sciocca! Saprò ricreare gli embrioni del mio futuro esercito, poiché il Male non muore mai, al contrario di certi maghi da strapazzo di mia conoscenza, che per quanto facciano e dicano non possono esimersi dalla loro natura mortale!»
«Ma nel frattempo…»
«Nel frattempo?! Mia povera ingenua, il tempo non ha significato per gli Dei e io uscirò vittoriosa da questo scontro come da tutti gli altri. Siete stati solo un contrattempo e ho sacrificato volentieri i miei maghi pur di avere il piacere di ucciderti. Il tuo elfo muore, sopra la tua testa, e tuo fratello ti guarda morire senza battere ciglio. Che vita inutile hai vissuto, sciocca ragazza!»
Katlin avrebbe voluto negare quelle parole, pur sapendole vere. L’ira la invase mentre le forze la abbandonavano come sangue da una ferita.
«Tu hai sempre perso, mia Regina, e uccidermi non cambierà le cose!» esclamò, in un ultimo impeto d’orgoglio. Ebbe almeno la soddisfazione di rendersi conto di aver colpito nel segno. La rabbia di Takhisis la investì come un vento rovente, poi la mano scese su di lei per strapparle la vita.
«KAT!»
Una piccola luce sorse tra Katlin e la mano protesa di Takhisis, facendo indietreggiare momentaneamente le bianche dita adunche e sorprendendo Katlin. Da una vasta distanza, Katlin avvertì che sulle sue mani serrate sulla pietra nera si erano posate altre due mani, piccole e calde.
“Kyaralhana?” pensò Katlin, nel suo lontano limbo. Il suo cuore perse un battito quando riconobbe la voce della kender. Cosa ci faceva lì? Come si era avvicinata alla pietra nera?! «Kyara?! Kyara, scappa subito via!»
«Non lascerò che tu prenda, Kat! Noi siamo amiche!» gridò la kender, e la sua figura apparve nella tenebra, le piccole braccia protese per salvarla da Takhisis mentre la mano stava scendendo di nuovo, appendice visibile di un’ira al di là dell’umano…
«KYARA, NO!» gridò Katlin, sia nel mondo oscuro che nella realtà. La sua voce echeggiò nella sala, pregna di orrore e disperazione. Questa raggiunse il culmine quando la mano si chiuse su Kyaralhana come avrebbe fatto su una mosca. «NO!!» gridò Katlin, così forte da provare dolore perfino nella forma non fisica che aveva in quel mondo fatto di pensiero. Tentò di lanciarsi in avanti, di agire. Richiamò a sé una magia che non aveva più, forze che le mancavano…ma ormai era fatta. Kyaralhana si era messa tra lei e la Dea: si era sacrificata al posto suo.
Katlin sentì l’esclamazione di disappunto di Takhisis, uno scontento che avrebbe dovuto sollevarle lo spirito ma che riuscì solo ad accentuare il suo dolore, poi avvertì una sensazione di rottura e una luce accecante la avvolse, dissipando l’oscurità. Kyaralhana era di fronte a lei, come se Takhisis non l’avesse mai stritolata nella sua stretta mortale, ma sembrava strana…incompleta. Si guardava le mani, sorpresa.
«Sono morta?- chiese- E’ questo, morire? Beh, devo dire che mi aspettavo qualcosa di peggio. Non ho sentito nemmeno un po’ male. C’erano solo quelle dita e faceva freddo…e poi si è accesa la luce.»
«Kyara…Kyara, cos’hai fatto?» balbettò Katlin. Un senso di lutto immenso l’aveva invasa.
«Oh, Kat…io non potevo permettere che quella ti facesse del male! Visto che Raistlin non faceva nulla…è proprio cattivo, non ti offendere se te lo dico…allora sono venuta io. Avevo la tua gemma, ma ti devo avvisare che dopo aver passato la barriera si è rotta, spero non ti dispiaccia.» rispose lei, ignara.
«Kyara…- mormorò Katlin, aprendo le braccia per accoglierla- Takhisis doveva uccidere me, non te. Avevo fatto tutto questo perché voi poteste essere salvi!»
Kyaralhana la abbracciò, poi la guardò, pensierosa.
«Adesso dove andrò?- chiese- Forse…beh, mi rendo conto solo ora che dove andrò voi non ci sarete, vero?» Gli occhi le si inumidirono e tirò su con il naso. «Questo è quello che ottengo quando faccio le cose prima di pensare ai pro e ai contro. Però è anche vero che non c’era tempo…pensi che Tasslehoff sarà molto arrabbiato con me?»
«Oh, Kyara!» ansimò Katlin, stringendola in un forte abbraccio e scoppiando in lacrime.
«Beh, insomma…sarebbe il caso di lasciarla andare, non credi? Altrimenti come farà questa ragazza coraggiosa a venire via con me?»
La voce piuttosto burbera fece voltare le due, entrambe in lacrime. Un vecchio mago impaludato di grigio era fermo dietro di loro, appoggiato al bastone nodoso.
«Fizban…» mormorò Katlin, ancora troppo sconvolta per connettere.
«Mi ricordo di te! Sei quell'amico di Tas!- esclamò Kyaralhana- Com’era il nome? Firball? Fuzbas?»
«Fizban!- sbottò il mago, poi ristette- Ehi, me lo sono ricordato!»
«Fizban…- mormorò Katlin- Kyaralhana è…»
Il mago la guardò con dolcezza e malinconia.
«Al posto tuo, mia cara. Un tale sacrificio è una cosa molto potente e scoprirai che ti ha salvata in più di un modo. Takhisis non ha potuto toccarla a causa della sua purezza e spero che questo possa risollevare lo spirito a te e ai tuoi amici, nonostante il dolore.- disse, piano- Ora lei verrà con me.»
Katlin pensò di trattenere Kyara, di protestare, di tempestare quel vecchio con le domande che l’avevano tormentata, ma la kender sgusciò dalle sue braccia e prese la mano che Fizban le offriva, guardandolo con stupore e curiosità.
«E’ interessante, il posto dove mi porterai.» disse, e non era una domanda.
«Certo! Sarà un’avventura!» disse Fizban, soddisfatto.
«E gli altri?»
«Ti raggiungeranno a suo tempo.»
«Allora va bene.»
Katlin aprì la bocca per parlare, ma in un solo battito di ciglia le due figure si erano già allontanate nella luce, lasciandola indietro.
«Fizban! Kyara!» gridò, con voce spezzata. I due si voltarono. Il volto di Fizban era serio e magnifico, molto diverso da quello di un vecchio mago svanito.
«Non è ancora finita, mia cara. Fai il meglio che puoi.» mormorò il Dio.
«Co…cosa?- balbettò Katlin, preda di una ridda di sentimenti troppo violenti e diversi- Fizban, che altro devo fare? E senza magia?! Tu devi rispondermi, maledizione!»
Ma il Dio si era già voltato. Kyaralhana le indirizzò un ultimo cenno di saluto, prima di voltarsi a sua volta e seguire il Dio nella luce. Katlin gridò, un grido di dolore e protesta, e la luce esplose tutt’attorno a lei. Quando riaprì gli occhi, per prima cosa vide il volto del suo gemello, i suoi occhi acuti e le sue labbra macchiate di sangue.
«Così sei viva.» sussurrò l’arcimago. Katlin aprì la bocca ma non ne uscì suono. Sentiva le proprie membra pesanti come piombo. Il pavimento era gelido contro la sua schiena e sembrava tremare come per una scossa sotterranea. Un singhiozzo le giunse alle orecchie. Si voltò e vide Tasslehoff, inginocchiato accanto al corpo inerte di Kyaralhana. La kender giaceva sulla schiena, gli occhi chiusi sul viso pallido che già iniziava ad assumere i tratti rigidi della morte. Sulle sue piccole labbra c’era un sorriso.
Katlin emise un gemito straziato e Tasslehoff la guardò.
«Era mia amica.- mormorò- Non volevo che morisse.»
Katlin allungò a fatica una mano verso di lui e Tas la afferrò, stringendola forte.
«Non c’è tempo per queste smancerie. Dobbiamo uscire di qui, il potere che si è scatenato ha reso instabili le grotte.- li freddò Raistlin, afferrando Katlin per la veste e cercando di tirarla a sedere- Avrete tempo per piangere dopo.»
«E Kyara? Non possiamo lasciarla qui!» ansimò Tasslehoff.
«Avremo già il nostro daffare senza portare pesi morti. Tas, corri di sopra e avvisa gli altri di tenersi pronti a correre fuori da qui.» disse Raistlin, seccato.
Katlin, ancora incapace di parlare, guardò il gemello con occhi smarriti. Lui l’aiutò ad alzarsi in piedi, ma la donna si rese conto che anche lui faticava a stare dritto. Era stremato. Attorno a loro iniziarono a cadere pezzi di roccia, le pareti si stavano crepando. Non c’era tempo per trasportare Kyaralhana via da lì.
«Vai, Tas.» mormorò, con la morte nel cuore. Tasslehoff la fissò con quegli occhi feriti e pieni di lacrime, poi strinse e i denti e si voltò, correndo su per le scale.
«Coraggio, sorella mia, se non vuoi rendere vano il sacrificio della kender.» la esortò Raistlin, con una smorfia. Katlin abbassò un’ultima volta lo sguardo sul piccolo cadavere, sui frammenti di pietra nera sparsi attorno a Kyara. Qualcosa attrasse la sua attenzione, luccicando. Quando vi passarono accanto si chinò e lo raccolse.
«Che cos’è?» chiese Raistlin, corrugando la fronte, ma Katlin scosse la testa. Ci sarebbe stato tempo per spiegare, se fossero usciti da lì. Tempo per capire quanto di lei Kyaralhana aveva salvato con il suo sacrificio.
Barcollando e reggendosi a vicenda, i due Majere imboccarono le scale mentre attorno a loro la grotta rovinava sui resti della setta di maghi di Takhisis.

   
 
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