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Autore: thecrownjewel    08/04/2011    4 recensioni
Una ragazza che crede di avere già quello che ha sempre voluto, anzi, quello che suo padre le ha imposto di volere fin da bambina. Ora capisce che forse c'è un altro modo di vivere e di essere felice. Ma ormai è troppo tardi. Ogni spiraglio di luce viene soffocato da un'autorità ferrea che non può riscontrare opposizione. Questa è la storia di Gertrude...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gertrude
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era giunta l’ora di andare, finalmente. Le mie dame di compagnia finirono di sistemarmi i capelli, intrecciati e risvoltati in un’elegante crocchia. Indossavo un lungo abito blu ricamato con dei fili bianchi a piccoli rombi che combaciavano l’un l’altro con piccoli brillanti che splendevano ad ogni mio movimento; le maniche erano strette e terminavano con un’ampia apertura che partiva dal gomito; la scollatura era ornata da un colletto di pizzo; ai piedi, invece, calzavo un paio di scarpe  tempestato di pietre blu.
Mentre mio marito mi teneva la mano, per aiutarmi, salii sulla carrozza e mi accomodai. Il viaggio non era molto lungo, ma la mia impazienza fece sembrare che il tragitto durasse un’eternità.
Quando arrivammo, rimasi stupita dalla grandezza del palazzo dove si sarebbe tenuta la festa. La facciata esterna, fatta di mattoni in tonalità color ocra, dava su un cortile interno. Nel centro del cortile si trovava una grande fontana, dove l’acqua scendeva da due anfore rette dalle statue di due giovani fanciulle che indossavano una tunica leggera. Il cortile era di forma quadrata ed era delimitato da un continuo porticato fatto di archi. Attraversati il cortile ed il porticato, entrammo nella sala principale: questa era ornata da ricami architettonici e da dipinti che rappresentavano paesaggi e ritratti. L’orchestra era situata in un angolo della sala, su un palchetto leggermente rialzato rispetto al pavimento, e suonava un’allegra musica che molti cavalieri ballavano insieme alle proprie dame. Ad intervalli regolari, sul pavimento di parquet che riportava, nella parte centrale, un disegno a forma di rombo in legno più chiaro che, a sua volta, conteneva il disegno di un fiore nero, si sentiva il rumore dei tacchetti delle scarpe provocato dal piccolo salto previsto dalla coreografia che le donne compievano, sorrette dai loro accompagnatori. Nell’angolo della sala adiacente a quello dell’orchestra sedevano su due divanetti, ricoperti di velluto verde e dalle gambe dorate, altre coppie, probabilmente stanche di ballare, che ridevano tra di loro sorseggiando del tè.
Venimmo accolti dai padroni di casa che, gentilmente, ci auguravano di passare una buona serata.
Non vedevo l’ora di iniziare a ballare anche io: conoscevo diverse coreografie ed ero molto aggraziata. Con un inchino, mio marito mi porse la sua mano e, con un altro inchino, io appoggiai la mia sulla sua e...
«Gertrude?» qualcuno mi chiamò.
«Si?» risposi.
«Devi sottoscrivere la supplica... è già tutto pronto! Tra un anno potrai diventare monaca.».          

  
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