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Autore: WhoKilledBambi    09/04/2011    6 recensioni
«Non sono io che sto andandomi a sposare, cristo santo! Io ti amo, Bill!» sentì la prima lacrima scivolargli lungo la guancia, scendere sul collo, poi una seconda, una terza, e improvvisamente capì di non aver mai pianto tanto. Anche attraverso il velo di lacrime vide il rosso avvicinarglisi e stringerlo fra le braccia. Aveva quell'odore buono, dolce, di sigaretta, Jack Daniel's e sano sesso che lo faceva impazzire. Affondò il viso sul suo petto caldo e iniziò a battergli i pugni contro lo stomaco «Perché mi fai questo, Bill? Perché?»
Genere: Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva ancora gli occhi chiusi quando Axl si alzò; poteva quasi sentire il suo calore spostarsi insieme a lui. 

 

«Allora ci vai?»

«Ovvio. Jeff... la amo» li socchiuse e lo vide, anche se per metà nascosto da una nuvola di fumo che usciva dalla sigaretta che aveva tra le labbra «Già. La ami. Ma è con me che hai scopato questa notte, non con lei»

«Jeff, era una specie di... addio al celibato?»

«Sei già stato sposato una volta, oltre a quelle che mi hai tenuto nascosto, a chi cazzo pensi di darla a bere? Non sono Saul, io non penso solo con l'uccello»

«Ma Erin era più qualcosa di simile ad un diversivo che ad una vera moglie. E non ti ho mai tenuto nascosto niente. E sull'ultima affermazione... beh, non sembrava, decisamente no» il rosso si chinò per dargli un bacio, ma Jeff si scostò. 

«Jeff, sono le quattro del mattino, io tecnicamente domani mi sposo e...»

«Ma dimmelo, almeno!» si alzò in piedi sul letto, sentiva le lacrime che salivano in gola direttamente dallo stomaco. Sì, non riusciva ad accettarlo; ma soprattutto non riusciva ad accettare di non riuscire ad accettarlo. Insomma, se l'era già presa quando era successo con Erin, ma pensava di poterlo sopportare. Era solo un fottuto matrimonio, un modo per dare alle stampe qualcosa di cui parlare per tenerli lontani dalla loro storia. Almeno, così pensava Isbell fino ad un secondo prima. Ma adesso? Adesso lui l'aveva detto chiaramente; preferiva lei a lui «Bill, ti prego, almeno sii sincero con te stesso. Dimmelo. Tu non mi ami più, vero? È stata solo una fase, come la pubertà o quelle puttanate lì. È stato solo un cazzo di sbaglio»

«Come fai a pensarlo?» 

«Non sono io che sto andandomi a sposare, cristo santo! Io ti amo, Bill!» sentì la prima lacrima scivolargli lungo la guancia, scendere sul collo, poi una seconda, una terza, e improvvisamente capì di non aver mai pianto tanto. Anche attraverso il velo di lacrime vide il rosso avvicinarglisi e stringerlo fra le braccia. Aveva quell'odore buono, dolce, di sigaretta, Jack Daniel's e sano sesso che lo faceva impazzire. Affondò il viso sul suo petto caldo e iniziò a battergli i pugni contro lo stomaco «Perché mi fai questo, Bill? Perché?» 

Bailey non aveva risposta. Restava lì, immobile, abbracciato all'uomo che aveva pensato di amare per tutti quei ventisette anni. E stava per andare tra le braccia di un'altra donna, che conosceva solo da pochi mesi. Forse erano stati i suoi occhi azzurro cielo venati di pervinca a fargli dire di sì quando gliel'aveva chiesto, forse la voglia di provare qualcosa di diverso. Ma con Erin non gli era bastato? Non si era ritrovato abbastanza nella merda quando quella puttana lamentosa aveva iniziato a rompere davvero troppo? No! Quella sua vena masochista non era ancora appagata."Fatti di nuovo del male, Axl" sembrava dire "Fai del male a te e a chi ti sta intorno"

 

Non sapeva quanto tempo fosse passato quando Isbell decise di farsene una ragione e lo lasciò vestire, fissandolo con il viso ancora tirato e le occhiaie più marcate del solito. Finì di indossare lo smoking rosso sangue, non si sarebbe accontentato di una cosa qualunque. Alla fine era sempre Axl Rose. «Come sto?» la voglia del moro di accarezzare quei capelli rossi in perfetta armonia con il colore del bavero della giacca, di abbracciare ancora una volta quel corpicino magro e di sentirlo suo si fece viva all'altezza dello sterno «Sei bellissimo. Come al solito» 

Rose si girò e gli sorrise «Bill?»

«Mmh»

«Tornerai da me, qualche volta?»

«Certamente. Ogni volta che vorrai» ma Isbell sentì dal tono che quelle erano solo parole fottutamente vuote, non c'era verità in quello che stava dicendo. Sarebbe tornato, sì, avrebbero scritto ancora canzoni insieme e avrebbero suonato fino alle cinque del mattino. Ma in mezzo ci sarebbe stata lei. L'avrebbe baciato lei, avrebbe accarezzato lei quei capelli fini come seta, si sarebbe specchiata lei in quegli occhi verde smeraldo. Lei. Non più lui, non sarebbe mai più stato il "suo Bill". Sospirò e indossò la prima camicia che gli venne a tiro, una nera e corta che gli si infilò nei jeans color senape.

«Sai, Jeff, quei pantaloni continuano a farti un bellissimo culo» Jeff guardò dritto negli occhi di Bailey. 

La mano che fece scivolare la zip e si insinuò dentro i boxer era la stessa che Jeff conosceva così bene. Era la compagna di quella che ora era premuta contro la sua schiena. Ed entrambe appartenevano all'uomo che ora stava premendo le labbra contro le sue. Si staccò per un solo secondo, come se dovesse prendere fiato «Ma sai, forse ho ancora un paio di minuti prima di andare a legarmi per il resto della vita»

«Dicevi la stessa cosa di Erin, e non voglio ricordarti come è andata a finire»

«Ma perché continui a tirare in ballo Erin? Non riesco proprio a ricordarmi come è andata a finire, sai? Perché non me lo fai ricordare tu?»

«Sei un bastardo, William Bailey» mormorò l'altro ridacchiando e fece scivolare a terra la camicia bianca immerlettata di lui 

«Non è la prima volta che sento questa frase»

«E ti posso assicurare che non sarà l'ultima»

 

«Joanne, ma quanto ti sta bene questo vestito?»

«Joanne, ma sai che sei più bella del solito?»

«Joanne, ma che bel bouquet! È dello stesso colore dei tuoi occhi»

«Joanne, ma sei dimagrita di colpo?» 

"Fottuti leccaculo" la ragazza continuò a rigirarsi il mazzo di fiori fra le mani in bilico su quei tacchi troppo alti anche per le sue gambe da modella. "Se volete Axl andatevelo a prendere, no? Perché rompere l'anima a me? Ma soprattutto, dove cazzo è finito quel benedetto ragazzo?" 

Quando vide la limousine nera arrivare tirò un sospiro di sollievo. Guardò l'orologio in alto al campanile. In ritardo di solo un'ora e mezza; per Axl Rose doveva essere la cosa più simile ad un traguardo aspettabile. 

Le si avvicinò con il sorriso più grosso che gli avesse mai visto. Rimase incantata un attimo a guardarlo: quello smoking rosso gli cadeva davvero benissimo, quasi non faceva notare la bandana fucsia e gli occhiali da sole rotondi alla Janis Joplin e i pantaloni di pelle che aveva messo sotto. Si alzò sulle punte per raggiungerle le labbra e le diede un bacio «Ti sei proprio impegnata per diventare così alta, eh? Ti diverti a farmi sfigurare» lei fece un risolino e ricambiò il bacio. Non notò il ragazzo magro con la camicia ancora fuori dai pantaloni che uscì dalla limousine e andò di corsa a raggiungere un Duff accaldato nel suo giubbotto di pelle vicino a Slash con le fedi in mano. 

«Sono in ritardo?» il biondo lo guardò con un sorriso dolce «No, quasi quanto Axl. E questo non mi stupisce affatto. Non fargli cambiare idea, Jeff» Isbell gli fece l'occhiolino «Non mi è mai neanche passato per l'anticamera del cervello» i due iniziarono a ridacchiare quando arrivò il riccio con un sorriso a metà tra l'animalesco e il buffo. 

«Allora, Isbell, come ci si sente quando si vede l'amore di una vita andare a sposarsi con un'altra?» 

"Una merda" avrebbe voluto rispondergli Izzy "Una merda che così grande neanche te lo immagini, Saul. Come se ti stesse calpestando una stuola di groupie arrapate in tacco dodici seguite da una mandria di centauri con gli anfibi di Duff" ma quello che uscì dalla sua bocca fu più qualcosa di simile ad un «Ma piantala, bestiaccia» seguita da una risata così sforzata che anche un bambino si sarebbe accorto della messinscena. Ma il cervello di Slash era già concentrato sul push up nero che lasciava decisamente poco spazio all'immaginazione della testimone di Joanne. «Cazzo! Quella prima di domani è mia» 

«Slash, devo ricordarti che c'è una strana tizia chiamata Renée che ti aspetta a casa?» gli chiese Duff con gli occhi alzati al cielo e il tono più paziente che riuscì a tirare fuori.

«Nah, non me lo ricordare. Non voglio che le fischino le orecchie quando...»

«Grazie, Slash! Stiamo bene anche senza conoscere le tue, ehm, prodezze»

Duff rise e passò le braccia sulle spalle di entrambi. «Su, andiamo, i testimoni non possono arrivare anche più in ritardo dello sposo.»  Si accodarono allo strascico lunghissimo di Joanne, mentre i flash dei paparazzi inondavano il corteo. Izzy chiuse gli occhi. La luce era troppo forte; tutte le luci lo erano. Quelle delle macchine fotografiche. Quelle delle vetrate della chiesa. Quella negli occhi di Axl.

Gli faceva quasi male vederlo andare avanti, mano nella mano con quella. Piegò la testa su un lato e continuò ad avanzare, sperando che Duff lo sorreggesse se fosse caduto svenuto a terra come un povero pirla. Duff sembrava volesse chiedergli se era proprio sicuro che fosse tutto a posto, ma Izzy preferì non rispondergli; quanto può far male sentirsi dire da un amico che no, cazzo, non c'è niente a posto, anzi, gli sembra quasi di star per morire? 

Il sacerdote era comparso misteriosamente da dietro l'altare ed era la cosa più simile ad un pinguino (a parte i pinguini, ovviamente) che Isbell avesse mai visto. Doveva aver iniziato a parlare da un po' quando si girò verso Duff, perché il biondo si stava appisolando con la testa reclinata sul petto. Gli diede di gomito e quello si tirò su di scatto. Slash, naturalmente, stava ridendo come un coglione. 

«E vuoi tu, Joanne Mayer, prendere come tuo legittimo sposo il qui presente William Axl Rose, e giuri tu di amarlo e onorarlo in povertà e in ricchezza, in salute e in malattia finché morte non vi separi?» Izzy notò con schifo che quella ragazza aveva il sorriso più stupido che avesse mai visto, e la voce da oca di cortile. La regina delle oche del cortile, per dirla tutta. 

«Lo voglio» 

«E vuoi tu, William Axl Rose, prendere come tua legittima sposa la qui presente Joanne Mayer, e giuri tu di amarla e onorarla in povertà e in ricchezza, in salute e in malattia finché morte non vi separi?» 

Il moro fece il sospiro più grosso della sua vita e sentì di nuovo le lacrime pungergli gli occhi. Abbassò lo sguardo. No, cazzo, non poteva mettersi a piangere, non lì; c'era Saul a guardarlo. C'era la stampa di cinque continenti a guardarlo. C'era tutto il pubblico dei Guns N' Roses lì fuori, probabilmente. C'era una mandria di ragazzine allupate che probabilmente si era messa a lutto perché aveva perso Axl, il gran figo in kilt, una volta, e non poteva certo permettersi di perderlo due volte nello stesso giorno. C'erano troppe cose tutte insieme. Così tante che pensava di avere la testa sul punto di scoppiare. Eppure… Eppure si sentiva come se non gliene fregasse nulla. Duff gli appoggiò la testa sulla spalla e lui sentì i suoi capelli cotonati sfiorargli morbidi il collo. Fu tentato di ringraziarlo in ottanta lingue, perché sentiva che solo il peso della sua testa tratteneva la sua maschera di non-me-ne-fotte-un-cazzo dal non infrangersi in mille pezzi. 

Ma Axl non aveva ancora detto sì. 

Anzi, si girò verso di lui, come quella mattina, con lo stesso sorriso malizioso sulle labbra; gli sembrava quasi di essere tornato nella sua camera da letto, Bill si era appena infilato lo smoking che pochi minuti dopo sarebbe finito di nuovo sul pavimento e lo guardava. E Duff guardava lui. Si era fatto improvvisamente rigido e teneva una mano sulla bocca, sembrava essere sul punto di urlare "Rose, se lo fai questa è la sacrosanta volta che ti spezzo il collo e ti appendo a testa in giù sul campanile più alto di questa terra con l'addome aperto e l'intestino che esce penzolante fino a terra in modo che i corvi possano divertirsi a beccare e abbiano il cibo per l'inverno portandosi al nido i tuoi calcoli renali". Beh, probabilmente il suo pensiero non era così dettagliato. 

Nella chiesa c'era un silenzio pesante e carico di aspettativa: Il parroco guardava Joanne, Joanne guardava Axl, Axl guardava Duff, Duff guardava Izzy, Izzy guardava verso un punto imprecisato nella vetrata di fronte che, Dio solo sa come, sembrava ricambiare lo sguardo. Ed era come se tutte quelle occhiate fossero fatte di laser incandescente. William rizzò le spalle e tornò a girarsi verso il sacerdote. 

«Diciamo che ho bisogno di pensarci un attimo» si esibì nel sorriso più candido che potesse immaginare. Joanne restò con la bocca aperta, spalancata come una galleria. «Axl, che cazzo…» lui le fece un occhiolino «È solo per la stampa, Honey. Un attimo e torno» sussurrò all'orecchio di lei, in modo che nessun altro potesse sentirlo. Iniziò a correre lungo la navata e si andò ad imboscare in un corridoio buio nascosto sul fondo della chiesa. Duff guardò Izzy con un sorriso che, se non fosse stato di un biondo alto un metro e novanta vestito come uno che potenzialmente avrebbe potuto avere un coltello a serramanico nascosto nell'anfibio ad un matrimonio, si sarebbe detto paterno «Credo che tu debba andare con lui, sai?»

Isbell ricambiò il sorriso e, quando tutti gli invitati furono abbastanza agitati da non far notare la sua assenza, si dileguò ringraziandolo a fior di labbra. 

 

 

«Lo sapevo che avresti capito»  

«Bill, ti conosco da una vita, e scopiamo più o meno dallo stesso tempo. Come avrei fatto a non capire?» William rise. Erano in un giardino nascosto agli occhi del mondo e così incolto che probabilmente anche il prete stesso si era dimenticato della sua esistenza. 

«Stavo facendo una stronzata»

«È circa quello che ti ho detto ventiquattr'ore fa. Ma lavati quella bocca di merda, siamo in un luogo di culto cazzo*»

«Kill Bill? Che citazioni dotte, dottor Stradlin» Axl lo prese più vicino a sé e se lo strinse addosso «Come avrei fatto senza questo?» gli passò un dito sulle labbra e poi fece incontrare le loro. Aveva sempre quel sapore buonissimo, e le sue labbra morbide sembravano farlo risaltare ancora più della mattina. «Bill, di là hai probabilmente creato il casino più grande della tua vita, non credo sia una grande idea stare qui a farcela come se non fosse…»

«Sshh!» chiuse il portone di legno che divideva il giardinetto dal resto della cappella, e le voci che chiamavano il nome del rosso (nei modi più svariati e con gli epiteti più irripetibili) vennero improvvisamente smorzate. «Adesso non c'è pericolo che ci trovino» 

«No di certo» anche Isbell si sciolse e tornarono ad abbracciarsi nel mezzo di un cespuglio di edera. «Mi saresti mancato troppo, non avrei mai potuto vivere così»

«La mia teoria è che sarebbe durata anche meno di quanto non sia durata con Erin»

«Ma cri…ops, siamo in chiesa. Ma cazzo, ancora la tiri in ballo? Ci sono cose che con Erin non ho mai fatto…» 

«Ad esempio?» chiese Stradlin guardandolo in pieno viso, e il lampo nei loro occhi era lo stesso di malizia e desiderio. 

«Non ho mai scritto una canzone con lei. Non ho mai cantato guardandola negli occhi. Non ho mai pensato a lei mentre ero sul palco.»

Izzy gli strinse i fianchi fra le braccia. «E a me invece sì?»

«Che domande del cazzo fai? Mi pare ovvio, Isbell.» il moro iniziò a cullarlo con dolcezza. E se lui non fosse stato una meravigliosa testa di cazzo e non avesse detto di no a quella sgualdrina? Come avrebbe fatto a vivere se lui fosse stato da un'altra parte? 

«Questo mi fa particolarmente piacere» Axl infilò quella mano maledetta di nuovo nei suoi jeans e iniziò ad accarezzargli l'amichetto nascosto.

«E questo no?» 

Jeff iniziò ad ansimare senza mai smettere di sorridere «Molto più di quanto tu non riesca ad immaginare» sussurrò piegandosi sul suo orecchio. Fece combaciare di nuovo le loro labbra e cercò di rubare ogni goccia del suo sapore 

«Così mi soffochi…»

«Sei destinato a morire, allora» gli sfilò lo smoking che cadde a terra insieme alla camicia bianca, lasciandolo lì a petto nudo, pallido contro il verde del giardino «Mi sembra di averla già vissuta questa scena…»

«Anche a me. Speriamo che vada a finire allo stesso modo…» 

Qualcuno, sul fondo del giardino, fece un paio di colpetti di tosse imbarazzati. «Duff, posso sapere cosa cazzo ci fai qui, e soprattutto, perché non te ne vai a farti un giretto e non mi lasci finire quello che ho cominciato?» disse Axl a voce appena più alta del necessario, senza neanche aprire gli occhi 

«Perché là fuori c'è un casino che forse si è visto solo con l'Apocalisse della Bibbia, tanto per non uscire dall'ambiente, e credo che ti convenga tornare subito»

«Bel biondo, non lo vedi che sono impegnato?» Izzy ridacchiò e tornò a baciarlo accarezzandogli il petto pallido «E, tanto per rettificare, probabilmente noi siamo la cosa più "fuori luogo" che tu possa immaginare, qui dentro» 

«Nulla da obbiettare, ma credo che dobbiate proprio fare qualcosa. E non intendo scopare» rettificò subito il biondo quando vide le mani di Axl farsi strada verso la cerniera dei jeans di Stradlin con un certo successo.

Il rosso sbuffò; poi sembrò che un pensiero lo folgorasse. Si raddrizzò di botto ed aprì gli occhi, mentre un sorriso malefico gli si disegnava sulle labbra. Quando lo vide, Izzy fu diviso fra il desiderio di baciarlo e esclamare "oh merda"; quella faccia di Axl poteva significare una sola cosa: guai, un fottuto mare di guai.

«Sì» disse infatti. «Credo che farò qualcosa… non scopare… purtroppo» aggiunse non appena vide lo sguardo preoccupato di Duff.

Si staccò dal moro e prese lo smoking. «Mettitelo, Jeff. Non sei abbastanza elegante, anche se quei pantaloni ti fanno davvero un culo… da stupro.»

Izzy prese la giacca con una faccia dubbiosa. «Elegante per cosa?»

«Che domande? Per il tuo matrimonio, ovvio.»

 

Quello che successe dopo è storia. Axl Rose rientrò nella navata in fermento mano nella mano con Izzy Stradlin, visibilmente imbarazzato ma con l'espressione più felice di questo mondo, che portava metà dei suoi vestiti. Dietro di loro incedeva, con un sorrisetto soddisfatto da Cupido, Duff McKagan con i pollici nelle tasche dei jeans.

Lo strano terzetto arrivò all'altare e lì si fermò, sotto gli occhi stralunati dell'intera chiesa. «Voglio sposarmi»  annunciò Axl. Joanne, dalla terza panca della navata, tirò un evidente sospiro di sollievo «Finalmente! Sai, mi hai quasi fatto prendere un colpo! Per un attimo ho pensato che…»

«Ma non con te, Joanne» avvicinò Stradlin per la vita e rifece quel sorriso candido al sacerdote «Ci sposi!»

Quello diventò dello stesso colore dei pomodori maturi e iniziò a balbettare qualcosa di sconnesso. Joanne, in compenso, era rimasta completamente allibita, ma non immobile. Tirò il bouquet in testa ad Axl (con una mira invidiabile) e se ne andò dalla chiesa urlando qualcosa che avrebbe fatto rabbrividire il più scapestrato degli scaricatori di porto di Marsiglia. «E tu, TU! Tu sei un grandissimo bastardo, William Bailey!» 

Axl prese a ridere e si girò verso Jeffrey che lo guardava con uno sguardo sorridente da "te l'avevo detto". «Esatto, te l'avevo detto che non sarebbe stata l'ultima» 

Quando la donna se ne fu uscita dalla chiesa, e con lei i tre quarti degli invitati, a parte Slash che li stava guardando con un paio di occhi sgranati e una sigaretta accesa fumata nervosamente, una donna svenuta per terra e il marito che cercava di rianimarla, Bailey tornò a guardare il prete con insistenza «Allora, ha intenzione di sposarci?»

«Ma… ma… ma non siete…. cioè, siete… no, beh, intendo…»

«Siamo G-A-Y?» chiese il rosso, scandendo bene ogni lettera, il che fece scoppiare Slash nella risata più fragorosa che si potesse immaginare «E allora? Che le frega, siamo a Los Angeles, Baby!» dopo aver detto questo si chinò sul prete e gli diede un bacio sulle labbra premendo il più forte che riuscì. L'ormai sparuto gruppo di invitati scoppiò a ridere, a parte la donna che si era appena tirata in piedi che tornò lunga distesa per terra e fece roteare gli occhi del marito. 

Il prete, ormai completamente porpora, lo guardò come se gli fossero appena spuntate due nuove braccia, una seconda testa e un occhio blu fosforescente in mezzo alla fronte. Il che, ai suoi occhi di bigotto, probabilmente sarebbe stato decisamente meno grave. 

«Quindi, ehm… vuoi tu William Axl Rose prendere come tuo legittimo sposo il qui presente…»

«Tagli, Pinguino mio! Sì, lo voglio» 

«Beh, a questo punto… e a te sta bene?» Jeffrey annuì con forza. Poi il prete li guardò con due occhi enormi e imploranti «Vi prego, questo non fatemelo dire…» 

«Lo dica! Dobbiamo attenerci al rito!» urlò il rosso provocando uno scoppio d'ilarità da parte di Izzy e Duff. Slash, invece, era esattamente a metà tra l'alzare il premio Nobel per l'arguzia e avere un attacco di cuore. 

«Oh, buon Signore, perdonali perché non sanno quello che fanno. Lo sposo può baciare lo sposo!» i due si baciarono con un'intensità che nessuno (a parte la donna, che ora era a terra per la terza volta) avrebbe mai pensato possibile. Quando, dopo una buona manciata di secondi di apnea, i due si rialzarono il prete sbatté la Bibbia contro il tavolo «Ho bisogno di una confessione. Immediatamente» Il rosso, tenendo stretta la mano di Izzy, si girò verso il prete con lo sguardo più ammaliante che riusciva senza scoppiare a ridere e mormorò: «Se vuole posso confessarla io…» 

«Il Signore me ne scampi!» scappò più velocemente di quanto Axl ritenesse possibile per un uomo con la gonna, anche se era visibilmente scandalizzato. Beh, non che avesse visto tutti questi uomini con la gonna. A parte se stesso, ovviamente.

Ridendo e tenendosi per mano, i due novelli sposi scesero dall'altare e si fermarono accanto a Slash. «Allora, Saul, ti abbiamo shoccato?» domandò Stradlin, più serio di quanto il tono spiritoso non volesse far sembrare.

Per quanto lasciava vedere la selva che aveva in testa, il riccio roteò gli occhi. «Ma per chi mi avete preso, per una puritana? O pensavate che le mie fossero solo battute?»

Gli sposini sgranarono gli occhi, mentre Duff scoppiava in un'enorme risata. «E allora perché…. perché non hai detto niente?!»

Slash si mise a ridere. «Se permettete, eravate troppo divertenti con tutto quell'affannarvi! "Oh mio Dio, e se lo scopre Saul?!" Ahahah!» 

Axl e Izzy scossero la testa in una sincronia inquietante. «Bene, allora… auguri agli sposi!» il rosso prese il bouquet caduto a terra e lo mise tra le mani di Stradlin. 

«Hey, com'è che la sposa sono io?» 

«Selezione naturale, Stradlin. Selezione naturale…»

 

 

*Sì, Kill Bill è del 2003 e questo non può essere del 2003, però facciamo finta che Tarantino si sia svegliato un attimo prima, eh? *_* Graaaaaaaaaaaazie ** 

 

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAALLORA! Questa è una Fanfiction a due mani e tre quarti. No, non abbiamo tagliato a nessuno delle dita, nonostante quello che state pensando. Non lo stavate pensando? Beh, pensatelo se no ve le taglio! Ma no, che sono una brava bambina *-* Ehm, ehm! Allora, dicevo. L'abbiamo scritta la pazza psicopatica qui presente e l'altra pazza psicopatica mia amica chiamata Selene Silver, sì quella malata di mente che è convinta che i pinguini siano dei metallari pesanti che fanno headbanging con le loro fluenti chiome, ma l'idea è per i tre quarti di emmaTyler, la terza pazza psicopatica del trio. Com'è che i tre quarti delle nostre fanfiction finiscono con il matrimonio di questi due loschi figuri? Ma insomma, un po' di sani sogni proibiti ce li volete lasciare? No? Oh, che peccato *ricordatevi la minaccia delle ditina MUAHAHAHAHAHAHAH!* 

Per il resto, noi siamo PERFETTAMENTE SANE DI MENTE. TUTTE E TRE, sì, che pensavate? Non pensavate niente di nuovo? Cosa? È meglio se ci andiamo a seppellire in un angolino, dite? Oooooh. Ok, apprezziamo il suggerimento. Andiamo subito!

Ma questa è per Emmuccia bella trottolino amoroso dadadì dududa o quella roba lì, comunque, perché non sa che abbiamo scritto 'sta cagata. Come dite? Se l'ha letta vuol dire che ora lo sa? Cazzo, avete mai pensato di candidarvi per il Nobel per l'arguzia? Io non ci sarei mai arrivata. Come? "Vai a suicidarti che ti fai meno male?" Oh. Ok, corro! Alla prossima! *MA ANCHE NO!*

   
 
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