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Autore: White Gundam    10/04/2011    3 recensioni
[6° classificata al "Contest Fabrizio De Andrè" indetto da Ray08]
Dopo lo spettacolo di Sibyl al quale Dorian fa assistere anche Henry e Basil, una volta lasciata la ragazza, Dorian va da Henry per parlargli... E' mai possibile che l'amore che provava fino al giorno prima, abbia completamente smesso di esistere?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fino a ieri lo chiamavo amore

Il palco, la luce soffusa, le musiche, gli attori e lei; per quanto cercasse di farlo, Dorian non era in grado di scordare ogni minimo evento di quella serata.
Era stato lui a organizzarla e questo non poteva dimenticarlo, era stato lui a chiedere a Henry e a Basil di venire, rovinandogli una serata che probabilmente sarebbe stata migliore e il tutto per cosa? Per vederla recitare.
Lui l'aveva vista calarsi nei panni dei personaggi che doveva interpretare dieci, cento, mille volte e non se ne era mai stancato; l'aveva amata in qualunque ruolo avesse recitato, ma mai come in quello di Giulietta, e quel ruolo aveva voluto che loro vedessero.
Le parole così piene di enfasi che sapeva pronunciare, l'esperienza nel teatro, la bellezza che la rendeva divina, sembravano ormai scomparse per sempre.
Ogni attimo, ogni momento del passato amore erano ormai scomparsi nell'oblio, la gioia e l'ebrezza che l'avevano abbracciato in quel sentimento erano ora distanti e irrecuperabili e adesso rimaneva solo lo sconforto, l'amarezza di una sensazione perduta soltanto pochi istanti dopo da quando l'aveva provata per la prima volta.
"Quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e a volerne altri cento..."
Canticchiò a mezzavoce il ragazzo, la voce intervallata dai singhiozzi.
"Tieni, asciugati gli occhi, Dorian."
Gli disse Henry con voce piana, passandogli tra le mani un fazzoletto di pizzo finemente ricamato. Il giovane lo prese dalle mani dell'amico e, ancora singhiozzando, lo avvicinò alle lacrime, che donavano una nota di triste splendore ai lineamenti perfetti del suo viso, e cominciò a premerselo con delicatezza ai bordi degli occhi.
"Suvvia, Dorian!"
Lo esortò Henry concedendosi la terza sigaretta della serata e un sorriso appena accennato sulle labbra.
"La tua bellezza ti permetterà di averne altre di donne, e ancora più sublimi di Sibyl."
Continuò, mentre il sorriso gli si allargava sul volto. Il giovane Gray per tutta risposta scoppiò in pianto; strinse i braccioli della poltrona mentre veniva scosso da tremiti e singulti.
"Non mi interessa!"
Gridò, diventando paonazzo in viso, come in preda ad una crisi di nervi. Henry gli toccò leggermente la mano destra, serrata in un pugno, gliela carezzò con gentilezza e la prese fra le sue mani finchè il ragazzo non si fu calmato.
"Io la amavo, Henry."
Biascicò il giovane, senza riuscire a trovare altro da aggiungere.
"E' un errore che fanno tutti in gioventù."
Rispose l'amico, sardonico.
"Mai innamorarsi, Dorian."
Continuò, con il tono che avrebbe usato un padre per fare la predica ad un figlio indisciplinato.
"Baciale, portatele a letto, divertiti con loro ma non ti innamorare mai ragazzo mio, mai."
Concluse, aspirando un altro tiro dalla sigaretta, poi aprì il portasigarette in metallo e fece il gesto di offrirgliene una. Dorian normalmente l'avrebbe accettata volentieri, ma quella sera il fumo gli stava dando la nausea e si sentiva girare la testa anche solo a causa dell'odore di quella di Henry. L'uomo, notando che il giovane era rimasto immobile invece di allungare la mano, alzò le spalle e si rimise in tasca il portasigarette.
"Non lo so, amico mio, a me quei sentimenti e quelle emozioni..."
Le parole di Dorian furono bloccate da nuove lacrime e rinnovati singhiozzi.
"A me piacevano!"
Terminò, con la voce rotta dal pianto.
"Vorrei dirti ora le stesse cose ma come fan presto, amore, ad appassir le rose così per noi..."
Cantilenò Henry, con una nota di sarcasmo nella voce roca, poi scoppiò a ridere.Dorian balzò in piedi dalla sedia, mentre il suo volto stava tornando a colorarsi di porpora:
"Vado da Basil!"
Gridò con la voce incrinata dalla rabbia e dal pianto:
"Tu non puoi capire!"
Henry si alzò in piedi e con una mano gli sfiorò la spalla.
"Torna a sederti Dorian, scherzavo."
Gli disse, con un mezzo sorriso. Il giovane lo guardò con astio quindi Henry aggiustò il tiro:
"Non lo faccio più ragazzo mio, te lo prometto."
Gli disse con voce pacata e notò, con un sorriso, che Dorian stava tornando a sedersi.
"Comunque la strofa che cantavo prima era interessante, può essere vista anche come il degrado del corpo a causa della maturità prima e della vecchiaia poi..."
Cominciò a filosofare l'uomo, ma Dorian lo interruppe quasi immediattamente con voce secca:
"Non ho voglia di ascoltare questo genere di discorsi adesso!"
Gli rispose; l'altro lo guardò con aria compassionevole e tacque.
"Ho bisogno di essere consigliato, Henry... Ho fatto bene a lasciarla o sono stato crudele?"
L'uomo sorrise, si avvicnò a lui e gli prese il viso tra le mani, premendo delicatamente i propri pollici sul mento di egli, e costringendolo a guardarlo negli occhi.
"Con quel bel viso, con quegli occhi puri e con il tuo bel carattere tu non potrai mai essere crudele, Dorian, mai."
Gli disse mellifluo e il giovane per la prima volta in quella serata sorrise, con quel sorriso limpido e sincero che presto, molto presto, avrebbe abbandonato per sempre il suo giovane volto.
"Beh, Henry..."
Mormorò Dorian a bassa voce, con un lieve imbarazzo che gli arrossava il volto:
"Ti devo delle scuse; Basil non avrebbe saputo ridarmi il sorriso, sei il migliore degli amici."
Terminò, seza più trovare il coraggio di guardarlo in viso.
Henry sorrise mellifluo e si infilò le mani in tasca, conscio e felice che il suo esperimento stava riuscendo e che il ragazzo era ormai in suo completo potere.
"Io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai; amore che vieni, amore che vai."
Recitò l'uomo e poi prese le mani di Dorian fra le sue e gli sussurrò:
"Questa bellissima frase vale solo per l'amore e non per l'amicizia, ragazzo mio, io sarò sempre al tuo fianco."
Concluse, aspettando di poter ammirare col tempo gli effetti di tutto ciò che lui diceva a quel giovane e che egli metteva in pratica al posto suo.

   
 
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