Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: ariel87    30/01/2006    7 recensioni
Lo scontro con Naraku è imminente e l' avventura dei nostri amici sembra giunta alla fine! Oppure è solo l'inizio? E chi è quella figura che li osserva e sembra conoscerli così bene?
Genere: Romantico, Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTA LEGALE:i personaggi di questa fic non sono miei (tranne qualcuno...e si vede -_-') ma della mitica Rumiko Takahashi, io sono solo una fan a volte vittima di attacchi di follia!!!

CAPITOLO 19: Acqua e sabbia

"Inuyasha...io TI ODIO!!!"

Questa frase non faceva che rimbombare nella sua mente, creando un'eco capace di attraversarle l'anima e di aggiungere altre lacrime a quelle che già bagnavano il suo volto.
Non era vero, però lei lo aveva detto, anzi peggio, lo aveva urlato! Nonostante in realtà non lo avesse mai pensato, in quel momento le era stato impossibile ragionare lucidamente.
Tutta quella tensione, quella freddezza ed i suoi occhi, quegli occhi troppo crudeli per appartenere davvero a lui l'avevano disorientata, spingendola a manifestare tutta la sua angoscia e la sua delusione in un'unica, maledetta frase. Non voleva dirlo, ma era come se qualcosa o qualcuno l'avesse spinta a dire quelle parole, l'avesse spinta a desiderare di scorgere sofferenza, un' immensa sofferenza in quello sguardo in cui era riuscita sempre a scorgere decisione, preoccupazione, persino gelosia; nello sguardo della persona che lei amava più della sua stessa vita.
Che aveva fatto?
Era indubbiamente vero, lui l'aveva ferita. Senza una qualche motivazione, aveva preso ad indirizzarle stupide accuse e commenti fuori luogo.
Tutto per cosa? Perchè era geloso? E di chi? Di Koga? Di Ryu?
Eppure non era la prima volta che Koga le faceva proposte di quel tipo ed il massimo che Inuyasha aveva fatto era stato cercare di uccidere il demone lupo; per Ryu forse il discorso era diverso. Però anche se li avesse visti, quella non era certo una reazione da Inuyasha!
No, c'era qualcosa di strano. L'Inuyasha che conosceva, il mezzodemone di cui era innamorata, non avrebbe mai reagito in quel modo assurdo. Quando le aveva parlato così duramente, era stata certa di trovarsi di fronte un perfetto sconosciuto, qualcuno che aveva preso le sue sembianze e si divertiva a torturarla.
Un'ennesima lacrima sfuggì dai suoi occhi nocciola arrossati per il troppo pianto.
Basta, doveva smetterla! Lei non era una piagnona e poi, in fondo, era inutile continuare a disperarsi.
Prontamente si strofinò gli occhi, asciugandosi le lacrime come meglio poteva e si rialzò cercando di capire dove fosse finita. Dopo aver corso per un po', infatti, si era lasciata cadere sulle ginocchia, troppo stanca per poter proseguire oltre. Forse fuggire in quel modo non era stata la cosa più saggia da fare, ma ormai era fatta.
Tutto intorno a lei si scorgevano decine e decine di alberi dal possente fusto che con le loro folte chiome formavano una sorta di cupola sul suo capo ed impedivano ai raggi del sole di risplendere in tutta la loro magnificenza. Nei pressi delle radici di molti degli alberi poi era possibile notare dei piccoli agglomerati di funghi dal letale colore rossastro, mentre su alcune cortecce, sfornite di diversi strati, erano sistemati dei mucchietti di muschio o le foglie ed i rametti di un qualche tipo di strana pianticella parassita. Un innaturale silenzio avvolgeva ogni cosa, interrotto soltanto dallo scricchiolare delle foglie secche che le capitava di calpestare durante la sua avanzata.
Camminò ancora per qualche metro fino a che non scorse in lontananza una debole luce dorata, segno che la fine di quell'intricato labirinto vegetale era prossima. Quasi senza accorgersene, iniziò ad aumentare la velocità dei suoi passi, ansiosa di trovarsi finalmente in un luogo un po' meno tetro. Dopo un po' giunse a destinazione, ma ciò che vide la lasciò alquanto sorpresa, specialmente per la sua evidente diversità con l'atmosfera che aveva respirato fino a pochissimo tempo addietro.
Un enorme campo, abitato da fiori di specie e colori diversi tra loro si prestava alla sua vista. Un immenso tappeto colorato che le sembrò di aver già visto. Delle rocce poco più lontano ed un ruscello dall'acqua cristallina che non le erano sconosciuti. Ci vollero alcuni secondi prima che potesse decifrare con esattezza la provenienza di quel senso di familiarità che le aveva suscitato quel luogo.
Già, come aveva potuto non ricordarlo prima? Quel posto magico, che sembrava essere frutto di un misterioso incantesimo, era lo stesso apparsole nel suo strano sogno. Che stesse sognando di nuovo?
No, lo escludeva categoricamente. Il tocco dell'erba sotto i suoi piedi, il profumo dei fiori, il calore dei raggi del sole sulla pelle erano sensazioni fin troppo reali per poter essere soltanto immaginate. Però se davvero non stava sognando, come poteva essere possibile? Come aveva fatto un sogno a diventare realtà? O meglio, come aveva potuto sognare un posto reale senza averlo nemmeno mai visto?
Decise di avventurarsi nella radura, procedendo con passo incerto ed osservando ogni angolo visibile, mentre i fiori si chinavano al suo passaggio. L'immagine della ragazza dai capelli neri e dello strano cavaliere dagli occhi di ghiaccio si materializzò per un attimo davanti a lei, per poi scomparire così velocemente come era arrivata. Se prima aveva creduto si trattasse soltanto di uno scherzo della sua mente, causato magari dallo stress cui era andata incontro in quel periodo, adesso invece non poteva più farlo. C'erano troppe coincidenze.
Ma chi diamine erano quelle persone? Cosa potevano volere da lei?
Non riusciva a spiegarselo. La situazione non faceva che complicarsi e gli interrogativi crescere di numero. Avrebbe tanto voluto lasciarsi tutto alle spalle, dimenticare ogni cosa e pensare solo ai suoi problemi, che ultimamente non erano affatto pochi, ma non ci riusciva. Gli occhi tristi di quella ragazza che implorava il suo aiuto le risultavano impossibili da ignorare.
Improvvisamente avvertì qualcosa di insolito.
Una voce lieve, un richiamo quasi impercettibile simile allo scrosciare dell'acqua di una cascata, ma al quale le era difficile resistere, la spingeva ad avvicinarsi sempre più allo spesso ed impervio muro di rocce di fronte a lei. Giunta in prossimità dell'ammasso di pietre, prese ad osservare ogni crepa, ogni sporgenza, insomma qualsiasi particolare avesse dinanzi nella speranza di trovare qualcosa di differente dal normale, ma senza risultati.
Ormai prossima alla resa, si ritrovò ad appoggiare distrattamente le mani su alcuni massi e con sua grande sorpresa potè constatare che erano leggermente bagnati. Aguzzando la vista dopo poco scorse la presenza di un piccolissimo corso d'acqua che, nato da chissà dove, attraversava con irruenza l'intera parete di roccia per poi terminare la sua corsa nel ruscello poco distante. Ma non ebbe neanche il tempo di darsi una spiegazione in proposito che il misterioso flusso d'acqua aveva iniziato a diventare sempre più abbondante, costringendo alcuni sassi a staccarsi dai loro compagni ed a finire con l'essere inghiottiti dal volubile liquido trasparente. Nel giro di qualche secondo l'intero ambiente fu sommerso dall'acqua e Kagome insieme ad esso.
Cercò di trattenere il respiro quanto più a lungo le fosse possibile, mentre nuotava alla ricerca della superficie per poter riprendere quella preziosa aria che progressivamente cominciava a scarseggiare nei suoi polmoni. Muoveva sincronicamente gambe e braccia facendo sfoggio di tutta l'abilità di cui disponeva e che aveva avuto modo di apprendere durante quelle lezioni di nuoto impartitele a scuola. Solo adesso si rendeva conto di quanto non fossero così inutili come credeva.
Purtroppo, per quanto nuotasse, la meta appariva sempre troppo lontana. Si sentiva come un atleta costretto a correre su di un tapis roulant rivolto nella direzione opposta, perchè ogni suo sforzo, ogni bracciata sembrava non produrre alcuno spostamento. Ormai esausta e completamente svuotata di qualsiasi speranza di sopravvivere, aveva smesso di muoversi, lasciando che le onde la cullassero dolcemente verso l'oblio.
Era davvero assurdo! Dopo tutte le battaglie, le minacce ed i potenti demoni che si era trovata a fronteggiare durante l'intero corso della sua permanenza nell'epoca Sengoku, non si sarebbe mai aspettata di morire in questo modo. Eppure, nonostante tutto non sentiva di avere rimpianti. Se avesse avuto la possibilità di tornare indietro nel tempo e di scegliere di non cadere nel pozzo Mangiaossa, non avrebbe mai accettato!Tutte le avventure passate, tutti gli amici incontrati e tutti i sentimenti che aveva condiviso con loro erano diventati una parte importante del suo passato, troppo importante perchè potesse cancellarla e se questo doveva essere il prezzo da pagare, lei non poteva che essere felice.
Però, forse, un rimpianto c'era. Prima di morire, le sarebbe piaciuto tanto poter vedere per l'ultima volta i volti delle persone a cui teneva: sua madre, suo nonno, suo fratello Sota e poi Shippo, Miroku, Sango e...Inuyasha. Già, nonostante si fosse comportato così male nei suoi confronti, adesso il suo unico desiderio era quello di poterlo rivedere, di potersi specchiare nuovamente nei suoi magnifici occhi d'ambra e leggervi quella tenerezza e quella preoccupazione che lui si ostinava a mascherare con finta arroganza. A questo punto, però, era troppo tardi.
Infine, rassegnata e al limite della sopportazione, chiuse gli occhi smettendo di trattenere il respiro.

@@@@@@@

"Dannazione! Sono arrivato troppo tardi!!!" concluse amaramente Ryu, stringendosi i pugni con rabbia.

Sembrava proprio che stesse diventando un'abitudine. Quello che un tempo era stato il tempio della terra era stato spazzato via con un semplice colpo di spada. Nient'altro che cocci e cumuli di sabbia restavano di quelle meravigliose statue e di quei raffinati ornamenti che avevano caratterizzato quel luogo fin dall'inizio dei tempi. La terra che ricopriva interamente il pavimento sembrava svuotata di ogni residuo vitale, poichè aveva smesso di muoversi ed agitarsi come aveva fatto per secoli, lasciando che una calma innaturale ed un silenzio angosciante prendessero il sopravvento.
Osservò i solchi lasciati sul terreno, testimoni inconfutabili di una tecnica che lui conosceva fin troppo bene ed una fastidiosa sensazione di impotenza cominciò a pervaderlo, sostituendosi gradualmente alla rabbia.
Purtroppo anche stavolta non era riuscito a raggiungerlo in tempo; non era riuscito ad evitare che quello stupido di Shuyin si sporcasse ancora le mani per conto di quel bastardo.
Ma come accidenti poteva credere che Zaratros fosse davvero disposto ad aiutarlo?
Come faceva a non rendersi conto che quel dannato dio-demone si stava solo servendo di lui e che lo avrebbe abbandonato o addirittura eliminato non appena non avesse più avuto bisogno del suo aiuto?
Conosceva la determinazione di Shuyin ed il suo desiderio di voler eguagliare suo padre ed in un certo senso riusciva a comprenderlo, perchè anche lui non ne era estraneo, però nonostante tutto, non si sarebbe mai aspettato un simile comportamento da parte sua.
Forse l'idea di vedere avverarsi il suo desiderio gli impediva di agire con lucidità e lentamente era finito con il diventare la sua unica ragione di vita. In fondo non poteva biasimarlo. Loro due non erano poi così diversi. Lui aveva la vendetta, Shuyin la sua ambizione. Aveva promesso di trascorrere la sua esistenza ricercando i metodi per incrementare i suoi poteri e, fra questi, quello più rapido ed efficace era diventare un demone completo.
Già, diventare un demone completo...suo padre gliene aveva parlato qualche volta, ma ciò che aveva sentito, non aveva ottenuto altro risultato se non quello di convincerlo della negatività di tale cambiamento. In cambio del potere demoniaco, bisognava cedere l'umanità di cui si disponeva, finendo con il dimenticare tutto il proprio passato e persino i volti dei propri cari, riducendosi a vivere come una misera macchina assassina priva di coscienza. E stranamente, sebbene quella specie di compromesso potesse risultare assolutamente inammissibile per chiunque fosse dotato di un minimo di buon senso, non pochi erano coloro i quali decidevano di accettarne le condizioni, Shuyin compreso.
In effetti questo probabilmente non doveva stupirlo più di tanto, poichè sembrava che in passato anche suo padre nutrisse un simile desiderio e che, proprio per questo motivo, si fosse messo in viaggio alla ricerca della famosa Shikon no Tama, una sfera capace di accrescere i poteri di chiunque ne fosse entrato in possesso. Purtroppo, o forse per fortuna, non riuscì mai a portare a termine questo suo progetto, nonostante fosse arrivato molto vicino alla meta prescelta. Alla fine gli aveva raccontato che sua madre era riuscito a fargli cambiare idea, convincendolo ad accettarsi per ciò che era ed a convivere con la sua condizione di mezzodemone.
Adesso che ci pensava meglio, poteva capire più a fondo le ragioni che avevano spinto il suo amico a prendere una decisione così impegnativa. Non doveva essere stato facile essere una metà in un mondo di interi. Lui stesso, sebbene non fosse un mezzodemone, aveva avuto difficoltà nei primi anni d'infanzia ad entrare nel grupetto dei bambini del villaggio, perchè non di rado veniva allontanato ed evitato a causa di quelle capacità un po' particolari di cui era dotato e che ancora non riusciva a controllare.
Ricordava il dolore e la sofferenza suscitate dai commenti offensivi e dagli sguardi timorosi dei suoi coetanei, come pure ricordava quella insopportabile sensazione di inadeguatezza e di anormalità che era solito associare alla sua persona. Allora avrebbe desiderato con tutto se stesso di essere un bambino normale, ma per quanto si sforzasse continuava a rimanere dannatamente diverso. Poi con il passare del tempo aveva imparato ad apprezzare le sue doti, che molto spesso si erano rivelate più che utili e di cui adesso non avrebbe potuto più fare a meno.
Però di sicuro ciò che aveva dovuto affrontare non poteva essere paragonato in alcun modo a tutte le ingiustizie e a quegli stupidi pregiudizi di cui doveva essere stato oggetto Shuyin e di cui talvolta lui stesso era stato spettatore. Inoltre trovarsi completamente soli a combattere questa battaglia così difficile, non poteva far altro che peggiorare le cose. A differenza di Shuyin almeno lui aveva potuto contare sul sostegno dei suoi genitori ed anche suo padre, alla fine, aveva potuto contare sulla presenza dei suoi amici.
Sorrise, malgrado le sue precedenti riflessioni fossero tutt'altro che allegre.
Un ricordo venuto fuori da chissà quale recondito angolo della sua memoria era riemerso, portandogli alla mente le volte in cui aveva chiesto a suo padre di parlargli dell'espediente grazie a cui sua madre era riuscita a dissuaderlo dal diventare un demone a tutti gli effetti. Da sempre, infatti, continuava a chiedersi come diamine fosse riuscita sua madre, un essere in apparenza tanto dolce, a convincere un tipo ostinato come lui a desistere dai suoi propositi. Ma ricordò di non essere riuscito mai ad ottenere da suo padre la risposta che cercava, perchè ogni volta vedeva il suo viso diventare 'inspiegabilmente' rosso e si finiva sistematicamente con il cambiare argomento.

"Te lo dirò quando sarai più grande!" era solito ripetergli in quelle occasioni, malcelando una nota di imbarazzo che solo in rarissime circostanze era possibile scorgere nelle sue parole, circostanze che, casualmente, avevano sempre a che vedere con sua madre.

Fece alcuni passi quando un'improvvisa fitta al petto lo costrinse ad accasciarsi a terra, mozzandogli il respiro. Il dolore non durò a lungo, ma fu abbastanza intenso da metterlo in allerta. Doveva essere successo qualcosa a Kagome o agli altri. Sperava soltanto che non fosse tanto grave come i suoi sintomi lasciavano ipotizzare.
Si asciugò la fronte con un gesto veloce della mano, liberandola da alcune gocce di sudore comparse in seguito a quell'improvviso sforzo ed anche per la temperatura elevata dell'ambiente in cui si trovava.
In effetti un deserto non poteva certo definirsi un luogo eccessivamente fresco!
Rialzandosi, scoccò un'ulteriore occhiata nei dintorni, trovandosi dinanzi lo stesso scenario desolato. Per alcuni aspetti, si poteva intravedere un qualcosa di comico in tutta quella faccenda. Nonostante tutta la sua fatica, il risultato rimaneva lo stesso: un tempio distrutto ed un guardiano morto...o forse no?
Sembrava incredibile, ma seppure debole e piuttosto lontana, riusciva ancora a percepire la presenza del guardiano della terra. Doveva trattarsi senz'altro della stanchezza che non gli permetteva di essere obiettivo perchè se queste sue sensazioni fossero state reali, ciò avrebbe dimostrato che Geo era ancora in vita.
Eppure non si sentiva in dovere di provare nè felicità nè tantomeno sollievo da questa sua scoperta.
L'ipotesi che Shuyin avesse potuto fallire la missione non lo sfiorava minimamente e l'aura maligna che avvertiva e che sembrava circondare il guardiano non prometteva nulla di positivo. C'era sicuramente qualcosa sotto e lui voleva, anzi, doveva vederci chiaro!

"Cosa hai intenzione di fare stavolta Shuyin?" chiese, rabbuiandosi per un momento, come se il destinatario di quella domanda si fosse trovato davvero davanti a lui.

Infine, dopo aver annusato l'aria ed ascoltato il sommesso fruscio del vento alla ricerca di qualche traccia, si decise ad abbandonare quel luogo sabbioso, dirigendosi verso la fonte primaria delle sue preoccupazioni.

@@@@@@@

Rika camminava speditamente lungo uno degli innumerevoli corridoi del palazzo.
Quella mattina, come sempre, stava dirigendosi verso la stanza della signorina per servirle la colazione. Reggeva con maestria il vassoio con le pietanze ornato dai bellissimi petali rosati dei fiori di ciliegio colti nel giardino, mentre con la sua andatura cadenzata faceva oscillare i lunghi capelli castani dai riflessi ramati dietro le sue spalle.
Indossava un semplice kimono verde legato in vita da una fascia di colore rosso, abbigliamento tipico della parte di servitù femminile di quel castello, che essendo volutamente più stretto del necessario, contribuiva a risaltare le forme del suo corpo prosperoso. Si muoveva con naturalezza all'interno di quell'intricato labirinto di corridoi, svoltando con decisione a destra oppure a sinistra quando necessario, ormai avvezza a percorrere quel tragitto che separava le cucine dalle stanze della sua signora. Era da molto, infatti, che prestava servizio presso quella casa, più o meno sette anni se non ricordava male.
A quel tempo giravano strane voci intorno a quel castello, inspiegabilmente sorto dal nulla ed abitato da un essere sicuramente non affine agli umani e sebbene non pochi per questo le avessero sconsigliato di accettare quel lavoro, lei era stata irremovibile. Nonostante provasse un certo timore, la possibilità di trovarsi di fronte ogni giorno un pasto caldo e un tetto sopra la testa le sembrò di gran lunga più auspicabile che continuare a vivere nella fame e nella miseria. E poi cercò di consolarsi pensando che non sarebbe stata l'unica ragazza umana a vivere in quel luogo, poichè altri suoi simili si erano proposti di rinfoltire la servitù. Così all'età di tredici anni aveva varcato per la prima volta il portone di quell'enorme villa per poter diventare la dama di compagnia e la cameriera personale della signorina Mira, che a quel tempo invece poteva contare si e no otto anni.
In tutta sincerità anche adesso, a distanza di molti anni, provava sempre una certa dose di apprensione quando, malauguratamente, doveva avere a che fare con il suo padrone, ma in fin dei conti ormai si era abituata a questo aspetto della sua nuova vita.
Anche se, in realtà, non poteva dirsi insensibile a quell'alone di mistero e di stranezza che permeava l'atmosfera circostante. Lo stesso castello aveva del soprannaturale. In effetti, riflettendoci meglio, l'uniforme dei domestici poteva definirsi l'unico elemento orientale presente in quella tenuta, che all'esterno così come nell'arredamento appariva ben diversa dal resto delle costruzioni stanziate in quel territorio.
Soffermò lo sguardo sui vari suppellettili e sui preziosi tendaggi posti ai lati delle immense vetrate che costeggiavano le pareti bianche dell'androne che si accingeva a percorrere in quel mentre, quasi con l'intenzione di voler rafforzare le sue precedenti considerazioni per poi soffiarsi via dagli occhi, di un particolare colore verde, una ciocca di capelli ribelle sfuggita al suo controllo.
Finalmente giunta in prossimità della sua meta, si avvicinò con delicatezza alla porta della stanza, bussando lievemente per comunicare il suo arrivo.

"Signorina Mira, è ora della colazione!" annunciò con la sua voce solare, come era solita fare ogni volta.

Stranamente, però, non avvertì alcuna risposta provenire dall'altra parte.
Decise di non allarmarsi più di tanto; con molta probabilità, la sua signora stava ancora dormendo e così non l'aveva sentita. Stando attenta a non lasciar cadere il vassoio, aprì cautamente la porta, ma non fu affatto felice di ciò che ebbe l'opportunità di vedere.
La stanza era del tutto avvolta dall'accecante luce del sole mattutino, mentre il vento, penetrato da una porta-finestra insolitamente spalancata, scuoteva debolmente le tende di raso e le lenzuola di seta del letto disfatto poco distante. Le ante ed i cassetti dell'armadio erano tutti aperti, ma non le sembrò fosse stata opera di qualche ladro, poichè ogni cosa si trovava al suo posto, sebbene in una maniera alquanto disordinata. Numerosi vestiti erano sparsi sul pavimento arrotolati alla meno peggio, mentre alcuni completi e la stessa veste da camera della ragazza erano abbandonati malamente su una delle poltrone. Di lei, però, nessuna traccia.

"Oh Kami-sama! Signorina Mira!!" cominciò a chiamarla Rika in preda al panico, frugando ogni angolo con la segreta speranza che le stesse facendo soltanto uno scherzo.

Nonostante da un paio di giorni si comportasse in maniera strana e nonostante quel malore dell'altra sera che l'aveva preoccupata non poco, sapeva bene che Mira era una ragazza giudiziosa e sembrava felice di vivere lì, quindi non poteva avere alcun motivo valido per commettere una qualche azione sconsiderata. O almeno così sperava.
Dopo aver passato in rassegna l'intera camera senza alcun risultato positivo, decise di uscire sul balcone. Analizzò con una minuziosità quasi scientifica tutta la balconata finchè non fu capace di vedere qualcosa che le rivelò con esattezza come si erano svolti i fatti.

"E adesso il padrone mi ucciderà!" risolse sconsolata, osservando un'improvvisata corda fatta di lenzuola pendere per l'intera lunghezza dell'edificio.

Continua...

Bene, bene, finalmente ho finito un altro capitolo! Spero tanto di non essere stata ne scontata, ne banale e soprattutto di non avervi deluso. Vi assicuro che ce la sto mettendo tutta per velocizzare gli aggiornamenti, ma per adesso non riesco ad essere più veloce di così. Ho proprio il morale a terra, figuratevi che mercoledì ho l'esame di guida (me ha una fifa blu@__@, incrociamo le dita!)
Va bè adesso non vi annoio più, ringrazio tantissimo:
elychan (già Carramba mi sta proprio bene, speriamo solo di non dover chiamare Chi l'ha visto)
raska81 (sono contenta che abbia deciso di lasciare un commy e per quanto riguarda Ryu, credo che questo capitolo abbia contribuito a fugare gli ultimi dubbi circa la sua identità, ma se così non fosse, non preoccuparti, c'è ancora tempo per scoprirlo^_-)
Hitalyca (CIAOOO!!! innanzitutto, lo sai che sono sempre più che onorata di ricevere le tue opinioni su ciò che scrivo e devo dirti che anch'io sono felice di aver ripreso la fanfic. Comunque per quel che riguarda Inu e Kag mi auguro che la scoperta non sia stata troppo spiacevole, ma ti assicuro che ci saranno parecchi colpi di scena, quindi non dare niente per scontato!)
Allora alla prossima un bacio ariel^___^

  
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