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Autore: Sandra Voirol    10/04/2011    4 recensioni
Questa volta faccio un passo di Eclipse in cui non si sa cosa fa Edward...quindi sono andata a sbirciare nella sua testa per sapere cosa stava facendo e provando...poi c'è anche una parte in cui se la vede con Jacob.
Aspetto i vostri commenti...
Buona Lettura
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse
- Questa storia fa parte della serie 'L' Anima di Edward...ma non solo'
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Buongiorno !!!!!

Quante di noi si sono immaginate cosa ha provato Edward mentre Bella era con Jacob...quella fatidica volta che lei si è rotta la mano????

Quindi ho pensato di scrivere la mia versione...

Ovviamente è
POV. EDWARD !!!!!

BUONA LETTURA !!!!!!!!!!!!!!
















SCONVOLTO
 

 

Ero sconvolto.
Forse, l’avevo baciata per l’ultima volta, fuori della scuola, quando ero andato a prenderla dopo gli esami scritti.
Forse, mi aveva guardato con gli occhi pieni d’amore, per l’ultima volta.
Forse, l’avrei persa nelle prossime ore, senza poter fare niente.
I pensieri di Jacob erano chiari. Questa volta era deciso a parlarle. A dirle che l’amava. Che doveva scegliere lui invece che me.
Ed io ero impotente, il confine dei Quileute, era invalicabile. Anche se avessi deciso di non rispettare le condizioni che mi ero posto, e di intervenire nel rapporto fra Bella e Jake - non potevo. Avrei scatenato una guerra entrando nelle loro terre.
Ero sconvolto.
Ero riuscito a mantenere il controllo, leggendo nella sua mente. Dovevo fiducia a Bella. Ma era difficilissimo. La gelosia mi divorava. Ero salito in macchina ed ero partito a razzo, con una sgommata.
Ero sconvolto.
Per strada - andando a casa, dove mi aspettavano gli altri - ero stato sul punto di fare marcia indietro e andare a riprendermi Bella, con le buone o con le cattive - diverse volte. Immaginavo il cane parlare con Bella. Provare a convincerla. Dirle che l’amava, e che anche lei lo amava. Lui ne era convinto, i suoi pensieri erano saldi, sicuri, che lei provasse qualche cosa d’importante per lui.
Ringhiavo sommessamente, disperatamente.
Ero sconvolto.
Volevo ucciderlo. Farlo a pezzi. Una rabbia e un terrore incontrollabile mi sconvolgevano e mi allontanavano dall’umano che cercavo di essere. Ero vampiro. La mia ira bruciava tutto il resto. Se avrei perso Bella per colpa sua, avrei voluto ucciderlo senza pietà. Con dolore possibilmente. Quel bastardo stava provando in tutti i modi a portami via l’amore della mia vita, non sarei rimasto inerme, senza reagire. Lo odiavo, mi stava avvelenando la vita.
Poi mi ricordai del passo di Cime Tempestose…assurdo. Il bello è che mi ci ritrovavo in pieno. E con un respiro profondo, desolato, mi resi conto che effettivamente non l’avrei privato della compagnia di Bella, finché lei lo avrebbe voluto. Ma come Heathcliff, non appena Bella non l’avesse voluto più, gli avrei strappato il cuore, per il sangue, bè, mi faceva troppo schifo per berlo. Tornai indietro con il pensiero, a quando Bella, una notte mi aveva chiesto cosa stavo leggendo. Si, Heathcliff ed io avevamo decisamente molto in comune. Sorrisi acido a me stesso.
Ero sconvolto. 
Mentre percorrevo i cinque chilometri di sentiero nel bosco, prima di arrivare a casa, la disperazione mi soffocava. Mi mancava quasi il respiro. Eppure potevo fare a meno dell’aria. Ma mi sentivo soffocare comunque. L’ansia e la paura mi serravano la gola e il petto. Appena fermai la macchina davanti a casa, arrivò Alice. Aveva visto. Mi abbracciò senza dire niente. Sapeva come stavo, e sapeva anche che non mi poteva dire niente. Perché non vedeva niente. Dannati Lupi. Feci un respiro profondo per riprendere il controllo.
Ero sconvolto.
“Andiamo a caccia Edward…” disse Alice trascinandomi in casa dove tutti mi aspettavano. Per fortuna mi lasciarono tranquillo. Solo Esme si avvicinò e con una carezza sul viso, tentò di consolarmi. Jasper mi guardava da lontano. Era turbato, sentiva la mia disperazione e la subiva. Avvertivo che tentava di rasserenarmi, ma ero troppo sconvolto per godere del suo influsso benefico. Piuttosto lo stavo contagiando io. Si strinse le braccia intorno allo stomaco, come per placare un dolore immenso. Alice si rese conto di ciò che stava accadendo e corse in suo aiuto.
“Edward, cerca di calmarti un po’, la tua sofferenza è talmente forte che stai torturando Jazz”. Alice era spaventata. Per me, per Jasper. Esme mi venne nuovamente vicino e mi abbracciò.
“Bella ti ama troppo, non farà mai a meno di te”. Mi sussurrò all’orecchio. Carlisle mi strinse piano la spalla, era il suo modo di confortarmi. Nella mente di tutti leggevo la preoccupazione per me, ma anche la certezza che Bella non mi avrebbe mai lasciato. Avrei voluto avere la loro sicurezza.
Feci un respiro profondo, e Jasper riuscì a riprendersi. Con uno sguardo d’intesa ci calmammo entrambi. Emmett e Rosalie non avevano fiatato. Ma i loro pensieri erano tutti per me. Emmett voleva la mia felicità, il mio fratellone mi voleva un gran bene. Rosalie, bè, la solita critica della situazione, e con un briciolo di soddisfazione, del tipo “te l’avevo detto che non poteva funzionare”. Ma la ignorai, le avrei dimostrato il contrario. Certo, Bella permettendo. E licantropo permettendo. Mi si attorcigliò lo stomaco e Jasper si lamentò. Accidenti stavo massacrando il mio fratellino.
Ero sconvolto.
Alice intervenne, per fortuna.
“Edward…andiamo a caccia…”. Sì prima andavo, prima tornavo. E forse, mi sarei distratto. Non ci credevo neanche mentre lo pensavo. Carlisle ci fece solo cenno di procedere. Usciti dal retro, cominciammo a correre per il bosco. Saltato il fiume, ci dividemmo in tre gruppi. Io rimasi con Alice e Jasper, avevo bisogno di loro. Alice mi capiva, perché soffriva quasi quanto me al pensiero di perdere Bella. E Jasper, mi tranquillizzava, già così sentivo il terrore assalirmi comunque.
Dopo meno di dieci minuti sentimmo una scia interessante. Avevo fretta. Prima mi saziavo, prima potevo tornare da Bella. Istintivamente misi una mano in tasca per controllare il cellulare, e sobbalzai. Ne avevo due, in tasca. Ero talmente sconvolto dai pensieri di Jake che avevo dimenticato di dare il cellulare a Bella. Ora avevo ancora più fretta. In pochi minuti attaccai un branco di cervi e ne catturai due. Li dissanguai velocemente, e appena mi sentii sazio, salutai Alice e Jasper. Ma Alice tentò di fermarmi.
“Edward, non è meglio se resti con noi. Da solo non sarà peggio? Aspettare che Bella esce dalla riserva senza sentirla, non ti farà impazzire per la preoccupazione? Sai che finché sta con il cane non la vedo. Se rimani con me, appena la vedo puoi correre da lei”.
Ero sconvolto.
“Alice, non ce la faccio, devo andare”.
Mi guardava triste, ma mi lasciò andare. Jasper non aveva proferito parola. Mi aveva solo inondato di calma, ma quanto poteva durare lontano da lui. Già la sentivo nonostante tutto - la paura.
Presi a correre, ma era il terrore che mi guidava, quindi fui alla macchina a tempo di record, persino per me.
Dopo che mi fui seduto in macchina però, mi resi conto che non sapevo dove andare. Alla riserva ovviamente, No. Ma non potevo aspettarla dove l’avevo lasciata. E se non voleva vedermi? Se aveva scelto Jacob?
Il solo pensiero mi frantumò l’anima che pensavo di non avere. Ma dovevo riflettere. Ormai avevo deciso di lasciarle spazio, libertà di scelta. E anche se tutto questo mi distruggeva, dovevo rispettare la mia scelta e la sua. Dovevo aspettare un suo segno, una sua parola. Anche se ero disperato, non mi sarei imposto. Avrei rispettato la sua scelta. Me l’ero promesso. Ma le idee sono una cosa, i fatti un’altra. Ora che ero al dunque, era una tortura rispettare la mia decisione. La gelosia mi divorava.
Ero sconvolto.
Accesi il motore e andai verso il centro di Forks. Giravo e rigiravo per le strade, tenendomi a poca distanza dal percorso che avrebbe fatto Bella. Facevo avanti e indietro tra il confine dei Quileute e casa di Bella, usando stradine secondarie per non farmi vedere. Tenevo il cellulare sul cruscotto, e lo guardavo continuamente, come se potesse squillare prima sentendosi osservato.
Perché mi avrebbe chiamato vero? Non potevo esserne certo.
Stavo sempre peggio. Più passava il tempo e più il terrore mi serrava la gola. Forse il mio destino era già stato segnato, e io non lo sapevo. Forse Bella e Jake… Il pensiero si troncò, non potevo pensarci, sarei impazzito, lo sapevo. Se Bella mi avrebbe lasciato io sarei diventato pazzo di dolore. Cosa avrei fatto? Non riuscivo neanche ad immaginarlo.
Ero sconvolto.
Lo squillo del cellulare mi fece sobbalzare. Lo afferrai a volo. Sul display il numero di casa di Bella. Risposi al primo squillo.
“Pronto”.
Solo sapere che mi aveva chiamato, mi aveva sollevato dal dolore infinto che provavo. Voleva che andassi a prenderla. Aveva bisogno di Carlisle. Si era rotta una mano dando un pugno a Jake.
Il mio amore si era difesa dall’assalto del cane evidentemente. Non potevo che esserne felicissimo, nonostante si fosse fatta male. Quel gesto mi diceva tutto quello che volevo sapere. Aveva scelto me.
Aveva scelto me.
Il mio cuore morto esplose. Lei era mia. Mia.
La felicità lasciò il posto alla rabbia. Quel bastardo si era permesso qualche libertà, visto la reazione di Bella. Un’immagine si fece largo nella mia testa. Jacob che tenta di baciare Bella. La rabbia si stava impadronendo del mio cervello. L’idea di fare a pezzi il cane mi allettava in modo indecente. E Bella non sembrava dispiaciuta all’idea che io li mettessi le mani addosso. Questa non era la mia Bella. Mi aspettavo una ramanzina per telefono. Per lo meno un “Edward” a mo di rimprovero. La cosa doveva essere più seria di quanto pensavo e mi preoccupò non poco. Infatti, dopo averle chiesto spiegazioni, mi disse che l’aveva baciata.
L’AVEVA BACIATA???
Ma io ti ammazzo. Ti spezzo in due. Ti polverizzo. La furia si era impadronita di me. Non osavo pensare alle labbra del cane su quelle di Bella. L’immagine nella mia testa esplodeva a contatto con la furia cieca.
A quanto pare stava ancora da lei. Bene. Questa volta non mi sarei trattenuto. Voleva la guerra? E guerra sia. Risi sommessamente al pensiero del licantropo sotto le mie grinfie. Una risata piena di veleno, d’odio.
Ok, mi dovevo calmare. La mia priorità era Bella adesso. Si era fatta male, dovevo badare a lei. Feci un respiro profondo, un altro ancora. Per cercare di riprendere il controllo delle mie emozioni. Tempo per sistemare il bastardo, l’avrei trovato dopo, non mi sarebbe sfuggito. Un ghigno malefico si dipinse sulle mie labbra. Il mio cervello da vampiro registrava centinaia di modi diversi per pareggiare il conto. Un conto molto salato, per Jacob Black.
Arrivato nel vialetto della casa di Bella, inchiodai con la volvo. Scesi dalla macchina e sbattendo la portiera mi avviai a velocità umana verso la porta d’ingresso. Anche se avrei voluto correre come sapevo, afferrare il licantropo per la gola, e trascinarlo nel bosco.
Bella mi aprì la porta. Ovviamente mi s’infiammò la gola. Ma ormai non era più un problema. Era una sensazione che faceva parte di noi. Normale. Senza conseguenze. Vederla mi procurò una scarica elettrica lungo tutta la colonna vertebrale. L’emozione di rivederla ancora mia.
Edward, ricomponiti, priorità.
Esaminai la sua mano con molta delicatezza. Come fosse cristallo. Sotto i polpastrelli avvertì una frattura nella nocca. Il mio stomaco si ribellò all’idea che Bella si fosse fatta tanto male. Ero orgoglioso di lei però. L’avrei abbracciata e fatta volare in tondo, tanto ero felice per la reazione che aveva avuto. Il suo rimpianto, per non aver fatto del male a Jake, era pura gioia per me. Le baciai la mano con delicatezza, come il volo di una farfalla.
Due chiacchiere con Jake le dovevo fare, comunque. Tenevo le emozioni imbrigliate. Dominavo la furia cieca con la forza di volontà. La volontà di un vampiro. Un umano non sarebbe stato capace di controllarsi. Tenevo a bada anche il tono della mia voce.
Intervenne Charlie. Charlie. La sua mente era stata sempre semi-nascosta per me. Avvertivo il sentore dei pensieri, delle emozioni. In questo momento era preoccupato. Avvertiva l’elettricità negativa aleggiare nell’aria, sotto una falsa facciata di educazione. Non voleva azzuffate. Mi guardò dritto negli occhi. Il messaggio era chiaro. Nonostante tutto, il cattivo ero io.
La mia attenzione si spostò finalmente sul cane. La sua testa era un misto d'ansia, impazienza e sfida. Gongolava per l’impresa. La sua mente elargiva ancora fotogrammi del bacio. Bacio forzato. Anche se la sua visione dell’accaduto non era affatto una forzatura. Cercai di chiudere il contatto con la sua testa per non perdere il controllo. Se vedevo altro, gli sarei saltato alla gola, e al diavolo Charlie.
Era meglio che la portavo in fretta via da lì. Oltre all’irritazione di Charlie, la cosa che mi preoccupava, era la mia capacità di autocontrollo. Non ero certo di quanto avrebbe tenuto. Sentivo delle crepe formarsi attorno alla mia forza di volontà. L’abbracciai per portarla via. E sentendo che si aggrappava ai miei fianchi, una scarica elettrica mi trapassò come sempre. Come ogni volta che ci sfioravamo. Ma provavo anche altro. Esultanza. Non era affatto scontato che l’avrei risentita stretta a me.
Mentre accompagnavo Bella alla macchina, sentivo Jake seguirci fuori. Ma mi concentrai su Bella, poi avrei affrontato il lupo. La feci salire, e chiusi la portiera della volvo. Mi girai. Charlie era rimasto dentro, ma sbirciava dalla tenda del soggiorno. Troppi spettatori, la calma era d’obbligo. Anche se avrei fatto ben altro in quel momento. La mia mente srotolava decine di modi diversi di farla pagare a quel bastardo. Mi consolai col pensiero che avrei avuto tempo per realizzare le mie fantasie.
Era in posizione disinvolta, anche se il viso tradiva tensione. Nella sua testa sentivo la sfida. I giochi non erano fatti. Non si arrendeva. Male.
Feci presente al cucciolo che l’avrei ucciso volentieri. E Bella sembrava scocciata dalla mia ritrosia. Voleva che lo uccidessi? Non potevo crederci. Nonostante tutto. Lei non poteva volerlo. La conoscevo. Sapevo che non era vero. Purtroppo. Il loro legame era indissolubile. Lo sapevo. Mi feriva nel profondo, ma lo sapevo. Come sapevo che era colpa mia. Colpa del mio abbandono. Queste erano le conseguenze. Quindi, zitto e sopporta.
Ma baciarla era un’altra cosa. Inaccettabile. Insopportabile. Avevo visto la scena nella testa di Jacob. E la mano di Bella scontrarsi con il viso del lupo. Ok. Spezzargli la mascella era solo il primo passo. Ma era inutile dilungarsi. Gli avrei fatto un resoconto dei miei progetti, al momento giusto.
Riuscivo a stento a mantenere il controllo della voce. Ad ogni battuta la furia conquistava un pezzettino della mia forza di volontà. Ma lui continuava a stuzzicarmi, a sfidarmi. Era convinto che prima o poi, sarebbe stata Bella a chiedergli di baciarla.
Purtroppo, era un'ipotesi da prendere in considerazione. Lo sapevo. La partita non era finita. Anzi, forse, era appena cominciata. E l’ipotesi che Jake riuscisse con i suoi stratagemmi, a farsi baciare, non era tanto impossibile. Bella subiva molto gli stati d’animo di Jacob. E lui lo sapeva. Ne approfittava.
Sprofondai nello sconforto, non avevo vinto la guerra, ma solo una battaglia. Bè, non mi sarei di certo tirato indietro. Si può giocare in due a questo gioco. Ed io avevo un tantino di esperienza in più. E la posta in gioco era troppo alta. Avrei vinto. Forse. Sicuramente.
Quindi cambiai strategia. Gli dissi che se Bella l’avrebbe voluto, non avrei avuto nulla da obbiettare. Lei non sembrava interessata, comunque. Rispondeva alle battute di Jake, in modo sprezzante.
Quel bastardo pregustava la vittoria. Sentiva già le sue labbra premute su quelle di Bella. Sibilai. Ero al limite. I pensieri di Jake, attentavano spudoratamente al mio equilibrio.
Sapeva come ferirmi il bastardo. Usava i suoi pensieri contro di me. Minava volontariamente le mie certezze, il mio controllo. Bastardo.
Era tempo che capisse un paio di cosette. Gli feci presente che ero pronto a lottare per lei, e che non sarei certo stato leale. Ma lui stava al gioco, mi sfidava apertamente. Il termostato nel mio cervello stava per esplodere, lo sentivo. Riuscivo a mantenere una parvenza di controllo. Ma era solo una facciata. La furia divampava nella mia testa. Il desiderio di ucciderlo era devastante, quasi incontrollabile. Bella era mia. Non avrei certo permesso ad un lupo di potarmela via. Feci il giro intorno alla volvo, mentre Jake salutava Bella. Lei non sembrava apprezzare. Bene.
Salito in macchina misi in moto e presi la strada di casa. Ero preoccupato per lei. Finita la schermaglia con il cane, il mio primo pensiero era lei. L’ira già era scesa al secondo posto delle mie priorità. Non sopportavo il pensiero che Bella sentisse dolore. Anche se il suo gesto mi aveva reso infinitamente felice. Le chiesi come stava. Era irritata. Quanto l’amavo. Rischiavo l’esplosione al solo pensiero.
Risi sommessamente, sollevato dalla rabbia e dal terrore provato fino a poco fa. Lei era mia. Mia.  

   
 
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