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Autore: Brijit    10/04/2011    0 recensioni
Noi che viviamo nel mondo sotterraneo siamo ingiudicabili; percorriamo il mondo in una caccia selvaggia, rapendo i mortali e spaventando i bambini.
Abbiamo duchi, pricipi, signori feudali, regine sanguinarie e ardenti rivoluzionari; in una psicotica burocrazia ultraterrena.

In un oltretomba non così diverso dai vivi, le vicende di due anime in missione speciale si intrecceranno con quelle di una strana sensitiva.
Genere: Avventura, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima lapide

 

In the Land of the Dead
Heck boy, ain't it grand?
I'm the Overlord of the Underworld
Cause I hold Horror's Hand
In the Land of the Dead
I'm darkside royalty
I'm far renownd in the underground
And you can't take that from me

VOLTAIRE - Land of the dead

 

Le iridescenti spire di Aida-Wedo, il serpente dell'arcobaleno e l'eterna sposa di Damballah, attraversano da parte a parte i confini del cielo. Ognuna di esse trasporta un antico eroe, un venerabile antenato; che osserva i suoi discendenti con occhi pietosi e lontani, attendendo il loro arrivo oltre i cancelli della Guinee, all'eterno crocevia.

Il Giorno di Ognissanti cade il primo del mese di novembre. La celebrazione si sovrappone alla festa di Samonio, il culmine dell'estate e il principio dell'inverno.

La notte in cui i defunti tornanto a visitare i loro cari. La notte in cui si spalancano le porte della casa di Cernunnos, il dio cornuto e il Padre Divino; Ade, Dioniso e Baron Samedi. Colui che è chiamato il Ricco.

La sintesi di due inconciliabili principi dialettici: quando la vita muore e la morte vive.

Io sono solo un'altra anima che danza sulla propria lapide, mangiando teschi canditi e bevendo rum al peperoncino; immemore ormai della propria identità terrena. Una creatura anfibia.

Qui, dove il baccanale non termina mai, nella penombra; sono il goblin malvagio che scivola nelle vostre finestre, un pallido riflesso di luna.

Noi che viviamo nel mondo sotterraneo siamo ingiudicabili; percorriamo il mondo in una caccia selvaggia, rapendo i mortali e spaventando i bambini.

Abbiamo duchi, pricipi, signori feudali, regine sanguinarie e ardenti rivoluzionari; in una psicotica burocrazia ultraterrena.

Poi ci sono i Cani, i nostri padroni. Antichi dei, entità aliene o semplici guardiani generati della magnanimità del Ricco, il Papa dei Folli del nostro eterno carnevale.

Le guide dell'anima, gli arbitri, i maestri: coloro che non sono mai nati.

Non è assolutamente merviglioso?

 

AnchorLe sanguigne radici del grande albero Irminsul penetrano nella terra come le mani di un gigante che tenta di ancorarsi al ventre della madre. Porcini malefici dal fusto tozzo e delicati fiori di asfondelo circondano il Pilastro; il centro del crocevia che unisce il nostro mondo a quello dei vivi. Il fusto impenetrabile di Irminsul, come un re arrogante, si staglia in una nebbia fitta e innaturale, che impedisce di vedere il cielo oltre all'unica apertura, simile ad una ferita slabbrata, che segna il confine del nostro regno buio.

Irminsul è il lugubre baricentro di Mictlan, la dorata e decadente capitale del regno dei morti; con i suoi nove livelli, simili a sentiri ascendenti. Cupole bizantine, grattacelli di acciaio e torri gotiche coesistono come nei sogni più folli di un architetto squilibrato.

AnchorI rovinati stivali a punta, reliquia di qualche scorribanda trai i vivi, colpiscono ritmicamente il pavimento di ametista violacea del Magazzino, una struttura cubica retta da pesanti contrafforti, che contiene la memoria e tutti i ricordi del mondo; inacessibile senza autorizzazione diretta del Ricco. Xolotl, il guardiano del Mictlan, lo scheletro canino dai piedi riversi, coperto da sangue brillante, guida il mio corteo, composto da centinaia di anime festanti. Il Cane, come se stesse deridendo i viventi, indossa un paio di occhiali a specchio e guanti borchiati da motociclista. L'aspetto complessivo è abbastanza impressionante.

Anchor“Non abbiamo più notizie da Tlalocan. Non sappiamo cosa sia successo.” la sua voce acuta e fastidiosa mi riporta alla realtà.

“Cosa significa che non sappiamo cosa sia successo? Sono anni che lì non succede nulla. A parte piovere.”

In genere Xolotl non mi fa chiamare così all'improvviso.

“Perchè credi che ti abbia convocato al Magazzino?” il Cane è visibilmente spazientito “Perchè sei bravo a trovare le cose. E voglio che tu trovi Tlalocan per me.”

“ Si sposta continuamente..”gli faccio notare annoiato.

“Credi che non lo sappia? Smettila con queste scuse inutili: raggiungerai Tlalocan e mi riferirai perchè le comunicazioni si sono interrotte. Sono giorni che consulto le viscere degli insepolti, scruto gli uccelli che intravedo tra la nebbia di quel maledetto buco e tiro le ossa.. non ci ho ricavato nulla. Solo un silenzio maledetto.”

Scruto la mia immagine riflessa su i suoi occhiali.

“Hai detto due volte maledetto.”

“Lo so.” ringhia.

Il fuoco inestinguibile di candele illumina polverosi dischi 33 giri, libri, bottiglie, audiocassette e fragili sfere di vetro simili a bocce per i pesci che occupano quasi interamente gli alti scaffali. Nonostante Mictlan non sia mai illuminata dalla dolce luce del sole; ovunque mi volti vedo particelle di qualche strano pulviscolo sospese nell'aria. Il Magazzino, a quanto pare, assomiglia a quelle scatole di latta in cui i bambini sepelliscono i loro oggetti più cari, per poi dissoterrarli commossi decenni dopo.

Non amo Xolotl. E lui di conseguenza non ama me. Tlalocan è solo un' inutile fogna perennemente sconvolta da crisi di potere e con la spiacevole abitudine di sparire e riapparire da un posto all'altro del mondo sotterraneo. Credo sia solo una scusa per impedirmi di partecipare alla festa di Samonio. Quanto manca? Due mesi?

Xolotl si è tolto nervosamente gli occhiali e tenta di guardarmi in cagnesco; cosa che gli risulta abbastanza complicata, essendo sprovvisto di nervi ottici.

“Perchè non porti anche qualcuno dei Einherjar, si?” mi dice sorridendo tutto d'un tratto.

“Non ti fidi, forse? Credi che faccia il giro di Mictlan e poi torni qui e ti racconti qualche balla?”

Adesso vuole anche affiancarmi qualche eslatato con la bava alla bocca delle forze di sicurezza; come se dovessi sconfiggere chissà quale potente nemico.

Ora Xolotl sta tamburellando le falangi sull'omero. Odio quando fa così.

“ Hai indovinato. E ora sparisci, non ho tempo da perdere. Ti manderò qualcuno dall'Ufficio Sicurezza Interna.”

Non c'è niente da fare.

Sbatto la porta sbuffando e me ne vado. Mentre uno dei bibliotecari e due Einherjar, coloro che sono morti in guerra, i poliziotti dell'oltretomba, mi accompagnano fuori dalla porta blindata del Magazzino, inizio a fare mente locale e a vagliare tutte le possibilità che mi rimangono.

Ignorare l'ordine diretto di Xolotl è impensabile. È il guardiano del mio corteo, del mio cerchio; riuscirebbe a farmi avere delle grane con i funzionari per il resto dell'eternità.

Ha ragione: sono bravo a trovare le cose. Sono in grado di scrutare il mondo sotterraneo come un astronomo farebbe con il cielo durante un eclissi lunare. Ogni pietra, ogni fiore sembra richiamarmi verso di sé. A volte ho come l'impressione di non essere mai stato vivo.

Forse è il caso di scegliere il male minore.

  
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