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Autore: Sashy    10/04/2011    2 recensioni
Dave non sentì niente.
Nessuno era venuto a dargli il buongiorno, quella mattina.
La cosa continuò per due giorni. Iniziò ad andare nel panico.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dave Karofsky
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dunque:
– Kurt organizzatore matrimoniale e gli anni di fidanzamento li ho presi da Start again from a kiss of ten years ago di Kurtofsky. Spero non mi uccida xD
–Non ha un enorme senso logico, ma è abbastanza triste.
–C'è un po' di Davetana.
Buona lettura!




Il suo primo decente gesto giornaliero fu rompere la sveglia.

Era da secoli che faceva sempre lo stesso suono. Il suo tintinnio era irritante e sbatteva contro le sue orecchie tanto da rompergliele ogni giorno.

 

Il suo secondo decente gesto giornaliero fu guardare la sua ormai decennale fidanzata.

Anche se metà Lima lo avrebbe ammazzato per averla, era brutta. Aveva i capelli arruffati, neri, la pelle abbronzata, gli occhi color corvino, le labbra rosee. E russava. Era grassa. Cintuantacinque chili erano troppo per i suoi gusti. Ma gli voleva bene. E anche lui ne voleva a lei. Era la donna che lo conosceva di più.

 

Il suo terzo decente gesto giornaliero fu vestirsi.

Si vestiva completamente a caso. Non ricordava l’aspetto dei suoi vestiti. Se gli avessero chiesto come fosse il suo armadio, non avrebbe saputo dire niente. Non s’interessava neanche di sapere se stava indossando delle scarpe o gli stivaloni invernali.  Ma lo doveva fare. L’unica cosa che ricordava era l’orologio, quello che segnava non solo i minuti, i secondi e le ore, ma anche i giorni, la posizione del sole, l’equatore e cazzate varie. Ne aveva a centinaia di orologi.

 

Il suo ultimo decente gesto giornaliero fu chiudere gli occhi.

Sentì la porta aprirsi e dei passi. Era vicino e riusciva a sentire il suo profumo, respiro, cuore. Sentì un bacio caldo colpirgli la guancia.

“Buongiorno”, disse Kurt.

Dave sorrise ancora. Non voleva più riaprire gli occhi. Non voleva vedere un’altra volta che non c’era niente.

 

 

“No, ma ci credi?!” Dave ridacchiò al telefono.

La sua fidanzata era seduta di fianco a lui, e lo guardava fare gli stessi gesti che ormai faceva da dieci anni circa.

“È una cosa incredibile, ti dico! Da matti, amico, proprio da matti! Anche oggi è successo!”

La donna si alzò, andò in cucina e alzò la cornetta dell’altro telefono.

Dave, dall’altra parte, se ne accorse. “Santana, non origliare!” disse con un sorriso stampato in faccia.

La donna ridacchiò tristemente e chiuse.

Sperava che almeno una volta il telefono fosse davvero occupato.

 

“Io non ci posso ancora credere. Anche oggi. Che giornataccia amico.” Rise.

L’uomo nell’altra cornetta rideva. La risata gli rimbombò in testa.

“Ti rendi conto che lo sento quel bacio tutte le sante mattine?” l’uomo continuava a ridere con lui.

“Sei pazzo” diceva l’amico.

“No, io devo andare a farmi curare.” Risero. Poi rimasero zitti.

Dave prese un altro sorso di birra. Rimase in silenzio per poco, prima di dire sempre la stessa cosa da dieci anni.

“Credo che sia l’unica cosa che mi spinge a sopravvivere nella giornata.”

L’altro uomo rise più forte. “Mi fai schifo” disse poi seriamente.

Dave riattaccò.

 

 

“Se ti serve un’illusione per stare bene 24 ore, figurati qualcosa di vero.”

Santana lo fissò a gambe e braccia incrociate. Era seduto sul divano di fronte al suo, che la guardava con shock.

“Non ci penso minimamente.”

“Ne hai la possibilità.”

“Ti prego. Io sono pazzo. È meglio di no.”

“Non sei pazzo, ma impazzito. È un organizzatore matrimoniale. Farebbe questo e altro per me. Chiedimi di sposarmi e guarirai.”

“No.”

“Perché ti complichi la vita?”

“Morirei. Morirei solo al pensiero di poter sentire di nuovo la sua presenza per pochi mesi.”

“Fallo.”

“No. Voglio uccidermi.”

 

 

Dave si era messo il pigiama pigramente, cercando di far capire a Santana i suoi progetti per quella notte.

“No.” Disse ferma lei.

“È perché non ti ho voluto sposare?”

“È perché mi scoccio di trasformarmi in un ragazzino pallido e con problemi d’anoressia.”

Dave si arrese e si mise a letto. Spense le luci e cominciò a piangere.

 

 

Dave non sentì niente.

Nessuno era venuto a dargli il buongiorno, quella mattina.

La cosa continuò per due giorni. Iniziò ad andare nel panico.

 

Corse. Corse con la macchina e a piedi. Abbattè la porta di un liceo McKinley ormai abbandonato.

Corse ancora senza fiato verso il suo armadietto. Era lì. Era ancora lì. Doveva.

Con il taglierino riuscì a scassinare il lucchetto. Lo aprì.

Gli sposi erano ancora lì, nessuno li aveva rubati.

Dave si chiedeva perché aveva smesso di sentirlo se loro erano ancora lì.

Lo odorò. Ah, ecco. Il suo profumo se n’era andato.

No, non ce l’avrebbe fatta.

Gli venne un’idea.

Prese lo scotch da dentro l’armadietto.

Sorrise. Poi pianse.

Poi unì il taglierino con gli sposini.

 

 

“Mi dispiace tantissimo” disse Kurt, vicino ad una Santana in lacrime.

La chiesa era piena più di amici di lei che di lui.

“Grazie.” Sorrise lei.

“Mi rendo conto che lo amavi. Sono sicura che ti amava tantissimo anche lui.”

Kurt non sapeva veramente come Dave era morto. Santana si era assicurata che non lo sapesse nessuno.

“Sì” rispose, asciugandosi le lacrime “Sì, lo amavo davvero.”

  
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