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Autore: martyki    10/04/2011    5 recensioni
Capivo come si sentiva. Sapevo cosa voleva dire perdere i propri genitori. Forse di tutti quelli che conosceva ero l’unica a poterlo capire davvero. Però nonostante sapessi che mi considerasse poco più di un animale domestico, quelle parole mi ferirono. Possibile che non vedesse che non era solo? C’ero io con lui! Possibile che fossi così… invisibile?
Lentamente allentai la stretta della sua mano non riuscendo a rimanergli accanto. Era egoista da parte mia quel tipo di atteggiamento proprio in quel momento, ma non riuscivo a stargli vicino. Feci per alzarmi di nuovo e avviarmi verso il bagno ma lui mi afferrò nuovamente affondando il volto nel mio petto coperto solo dalla morbida spugna dell’asciugamano. "Non lasciarmi solo anche tu, Misa!" gridò con la voce tremante, "ti prego. Almeno tu non ... lasciarmi solo…"

Piccola "follia" momentanea che mi è venuta in mente durante questi giorni. Spero vi piaccia! (è vagamente OOC!)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Light/Raito, Misa Amane
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Maybe, I could love you

Maybe... I love you



Spensi il televisore e chiusi il quaderno. Mi stiracchiai con un sonoro sbadiglio e andai in bagno a farmi una bella doccia calda. Ne avevo davvero bisogno. Giustiziare criminali e far finta di essere Kira al posto di Light era più faticoso di quanto mi aspettassi. Specialmente per i miei nervi. Non ero abituata a stare chiusa tutto il giorno in casa. A causa del mio lavoro andavo sempre in giro e non rimanevo mai nello stesso posto per più di due giorni di fila. Ma per Light avrei fatto qualsiasi cosa. Qualsiasi.
Ero consapevole del fatto che lui non mi amava davvero. Spesso gli chiedevo << Mi ami? >> e la sua risposta era sempre << Sì, ti amo >> ma in realtà era solo una bugia e per farmi contenta. A dir la verità mi feriva la consapevolezza che non fosse vero ma nonostante sapessi che Light mi usasse solo perché possedevo “gli Occhi” andava bene. L’avevo sempre saputo e più passava il tempo più avevo la certezza che i suoi sentimenti nei miei confronti non sarebbero andanti oltre al mio essere semplicemente, e solamente, il suo cagnolino. Mi bastava stargli accanto. Non mi era rimasto altri che lui...
Che stupida, eh?
Lasciai che il getto d’acqua bollente scivolasse gentile sul mio corpo. Rilassante.
Pochi minuti dopo chiusi il rubinetto della doccia e allungai una mano verso il mio asciugamano di spugna per avvolgermici, dopo di che tornai in camera.
“Mi stendo solo cinque minuti e poi finisco di asciugarmi”.
Poggiai la testa sul cuscino e chiusi gli occhi. Improvvisamente sentii il petto stringersi in una morsa dolorosa.
Nella mia mente cominciarono a vorticare immagini di un mondo desolato e grigio dove a farla da padroni erano polveri di scheletri, risate macabre e pianti disperati. Urla di neonati, occhi rossi color sangue e il battito di un cuore che si arrestava di colpo riempirono completamente la mia testa.
Cosa stava succedendo? Cos'era quell'angoscia che si faceva sempre più acuta e forte?
Spalancai gli occhi.
Avevo il respiro affannato. Il cuore mi batteva a mille. La morsa si fece ancora più dolorante.
Mi voltai lentamente cercando di regolarizzare il respiro.
Possibile che ci fosse Light seduto sul letto?
Mi sollevai sulle braccia stropicciandomi gli occhi.
<< Light…?>> chiesi sedendomi sulle ginocchia, << ... che ore sono? >> guardai la sveglia sul mio comodino.
00:30.
Non era normale che Light fosse già tornato. In genere non rincasava prima delle tre, << Come mai sei già a casa? >>
Non rispose.
Rimase fermo in quella posizione. La schiena curva. Le mani strette a pugno sulle ginocchia.
<< Light... >> mi sporsi per guardarlo in viso.
Rigato di lacrime.
Silenziosamente stava... piangendo?.
Teneva lo sguardo perso nel vuoto.
Non l’avevo mai visto piangere.
Cosa poteva essere successo? Possibile che la fitta che mi stava stringendo il cuore fosse dovuta al dolore di Light, qualsiasi fosse la causa?
Feci per posare la mano sulla sua spalla ma qualcosa mi trattenne. Probabilmente l’avrebbe solamento infastidito. L’avrebbe scacciata malamente richiandomi di farmi gli affari miei.
Mi alzai piano dal letto, allontanandomi di qualche passo e…
… afferrò la mia mano per fermarmi. Mi voltai a guardarlo sorpresa. Senza lasciare la sua mano tornai a sedermi accanto a lui. Era la prima volta che aveva bisogno di me per qualcosa di diverso dagli omicidi.
Non parlai. Non feci niente se non continuare a tenergli la mano.
Rimanemmo così, in silenzio per qualche altro minuto.
<< Mio padre… è… è… >> sussurrò piano senza alzare lo sguardo dal pavimento.
Goccioline d’acqua salata si spensero sulla mia mano.
Non c’era bisogno che continuasse.
Avevo capito.
Strinsi più forte la sua. È vero che non volevo spingermi troppo per paura di essere allontanata, ma questo non voleva dire che non volessi mostrarmi vicina a lui nel modo più dolce possibile.
<< Lui era un uomo buono. Era il mio riferimento di giustizia. Da sempre. Perché è dovuto morire? Perché non ha scritto il nome di quel bastardo di Mello sul Death Note?! Perché? Perché? Perché è stato così idiota da morire? Perché mi ha lasciato solo? Lui era la giustizia! Kira agiva per far sì che persone come mio padre potessero vivere in pace e nella tranquillità! Perché, perché, mi ha lasciato solo? >>
Capivo come si sentiva. Sapevo cosa voleva dire perdere i propri genitori. Forse di tutti quelli che conosceva ero l’unica a poterlo capire davvero. Però nonostante sapessi che mi considerasse poco più di un animale domestico, quelle parole mi ferirono.
Possibile che non vedesse che non era solo? C’ero io! Ero davvero così… invisibile?
Lentamente allentai la stretta della sua mano non riuscendo a rimanergli accanto. Era egoista da parte mia quel tipo di atteggiamento ma non riuscivo a stargli vicino. Feci per alzarmi e avviarmi verso il bagno quando lui mi afferrò nuovamente per il polso e affondando il volto nel mio petto coperto solo dalla morbida spugna dell’asciugamano.
<< Non lasciarmi solo anche tu, Misa! >> gridò con la voce tremante, << ti prego. Almeno tu non ... lasciarmi solo… >>
Non avrei mai sognato di sentir pronunciare da lui parole come quelle. Non sapevo cosa fare. O meglio, lo sapevo, ma avevo paura che mi avrebbe respinta come suo solito.
“Al diavolo, Misa! Al limite ti caccia!”
Lentamente lo abbracciai lasciandolo poggiare sul mio seno cominciando ad accarezzare dolcemente con una mano la sua schiena e con l’altra i capelli morbidi e lisci. Non mi scansò, anzi, si strinse ancora di più piangendo come un bambino.
Non immaginavo che Kira potesse piangere. Per lo meno non davanti a me.
Lo lasciai sfogare. Non era certo mia intenzione interromperlo. Non mi sarei mai e poi mai stancata di tenerlo tra le mie braccia e dargli tutto il mio conforto, per quello che poteva valere.
Rimanemmo così per molto tempo.
I miei capelli, ormai completamente asciutti, accarezzavano ribelli il bel viso di Light che sotto le mie carezze piano, piano aveva smesso di piangere.
<< Come mai non dici nulla? >> chiese sempre rimanendo con la testa appoggiata sul mio seno, << Mi aspettavo qualcosa come un “mi dispiace” o roba simile >>
<< Sono solo parole scontate e vuote >> mormorai smettendo di accarezzarlo, << frasi fatte che, se possibile, mandano in bestia. “Condoglianze”, “mi dispiace”… a che servono? Non certo a placare quel dolore che con fatica cerca di rimarginarsi. Un abbraccio, una carezza… sono meglio di tante parole che…>>
<< Soffri ancora per la morte dei tuoi genitori, Misa? >>
Non risposi subito. Non era un argomento che amavo particolarmente. Lo sentivo mio, personale. Non ne avevo mai parlato con nessuno.
<< Ogni giorno. Ogni minuto. Ogni istante. Ma la vita va avanti e io devo essere forte come loro mi avrebbero voluta e mi vogliono. Devo montare la maschera “Misa Misa” ogni giorno per cercare di resistere. Devo essere allegra e scema, sennò penso che tenterei di scrivere il mio nome sul Death Note. Troppo spesso penso che sarei dovuta morire quel giorno in cui mi salvò Jealous. L’avrei preferito davvero, almeno sarei andata subito da loro e… >>
Le labbra di Light premettero dolcemente sulle mie. Erano ancora umide e salate di pianto ma morbidissime. Non fu un bacio né lungo, né appassionato. Non era neanche uno di quei baci che spesso mi dava per farmi stare zitta. Era un semplice bacio.
Mi passò una mano sulla guancia accennando un sorriso.
<< Sai >> cominciò senza smettere di accarezzarmi la guancia, << ho sempre pensato che tu fossi solamente una ragazza superficiale e stupida. Non ti ho mai considerata abbastanza intelligente però forse, se solo ti avessi dato la possibilità di mostrarti per quella che sei relamente, se avessi capito prima quello che porti dentro di te, avrei scoperto prima che non sei affatto come pensavo >> mi strinse forte a sé proprio come il giorno che ci eravamo conosciuti, ma questa volta in maniera più vera. Sembrava quasi un altro Light, forse... quello che era prima d’impossessarsi del Death Note? << Potrei davvero innamorarmi di te o... infondo già lo sono.>>
A quelle parole il mio cuore perse qualche battito.
Light forse poteva…
Mi portò all’altezza dei suoi occhi per qualche istante per poi baciarmi di nuovo. Questa volta però fu diverso. Era intenso.
Vero.
Voleva trasmettermi ciò che stava provando con quel contatto di labbra e sembrava volesse incitare me a fare lo stesso.
E io non chiedevo altro. Da tempo volevo mostrare a Light la vera Misa.
In quel bacio c’era tutto. Tutto davvero.
Mi stese delicatamente sul letto continuando a baciarmi senza sosta, facendo scorrere sotto le sue dita forti il leggero asciugamano di spugna.
Quella notte io e Light ci amammo tante volte. Non facemmo il solito squallidissimo sesso di sfogo da pochi minuti e via. Quella notte facemmo l’amore. Per la prima volta Light mi amò sul serio. Poteva anche essere l'unica volta in cui provò quel sentimento nei miei confronti, a me andava bene così.


Eravamo tornati in Giappone da qualche giorno.
Light era… sempre Light.
Rincasava tardi continuando a indagare su se stesso. Mi chiedevo spesso se fosse sbagliato quello che stavamo facendo. Uccidere le persone… in fondo non eravamo Dio per poter fare una cosa del genere, che diritto avevamo? Ma più ci pensavo, più mi tornava in mente il viso del ladro che aveva ucciso i miei genitori.
Feccia.
Persone come lui dovevano morire, non meritavano altro... no?
Guardai fuori dalla finestra. Il cielo era sereno.
Improvvisamente presi i primi vestiti che trovai, una maglietta con stampata una croce gotica dell’hard rock café di Roma e un paio di jeans stretti neri, fermai i capelli nei soliti codini, dopo di ché salii al piano di sopra e bussai.
<< Misa Misa che ci fai già alzata? dovresti essere a… >>
<< Posso parlare un secondo con Light, Matsui? >>
<< Bé veramente… >>
<< Grazie, faccio in un attimo >> senza aspettare la risposta, di certo negativa, entrai sotto lo sguardo allibito di tutto il quartier generale. << Light, io esco >>
<< Dove vai? >>
Risposta meccanica. La sua attenzione era tutta rivolta al monitor sul quale stava lavorando.
<< Esco. Vado a farmi un giro. Se faccio tardi non preoccuparti per me >>
Senza aspettare la sua risposta, salutai gli uomini presenti con la mano e andai via.
Non volevo prendere la macchina. Era un giorno… speciale. Meglio l’autobus. Pagai il biglietto e mi sedetti.
L’autobus arrivava dritto ad Aoyama, proprio dove dovevo andare io.
Dopo circa un mezz'ora scesi e percorsi un tratto di strada a piedi non molto lungo.
Guardai la grande insegna all'ingresso e per un attimo tremai. Scossi la testa ed entrai. C’era un fioraio. Presi delle rose rosse e dei girasoli, pagai e continuai a passeggiare. Quel viale era sacro. Sì, sacro.
Finalmente arrivai. Non mi ricordavo neanche perché li avevamo portati ad Aoyama. Forse perché i nonni abitavano lì? Può darsi.
Mi fermai.
Non c’erano fiori.
Adagiai quelli che avevo comprato sul prato.
Alzai gli occhi.
I miei genitori erano bellissimi: il sorriso di mamma era smagliante tra le braccia di papà. Papà con lo sguardo protettivo e gentile allo stesso tempo e anche lui con uno quei sorrisi stampato in volto che riservava solo quando c’era lei.
Sporsi leggermente la mano per accarezzare i volti della fotografia.
“Peccato che sia solo la foto della loro…”
Mi piegai in ginocchio sulla tomba dei miei genitori. “Rivederli” dopo tanto tempo faceva male. Vedere quei volti così vivi su quella fredda, grigia, lapide…
Impugnai l’erba tra le mani così forte da strapparla.
“Perché, perché, perché… PERCHE’???”
Cominciai a piangere come una bambina rimanendo ferma in quella posizione.
Avevo solo venticinque anni, li avevo persi troppo presto… e troppo tardi. Ero grande ma non abbastanza. Avevo bisogno di loro. Quel bastardo me li aveva portati via.
Continuai a piangere per molto, molto tempo fin quando un paio di braccia forti mi strinsero in un caldo abbraccio.
Continuai a singhiozzare stringendomi maggiormente a quelle braccia.
Avevo solo bisogno di piangere… tanto…
<< Sei bella come tua madre >> mi sussurrò la voce all’orecchio, << hai il suo sorriso, ma gli occhi sono quelli di tuo padre >>
Mi voltai verso la voce con gli occhi pieni di lacrime per fiondarmi immediatamente tra le sue braccia nascondendo il viso nel suo petto.
<< Mi mancano >> singhiozzai nel suo petto, << mi mancano da morire, Light… >>
Mi strinse a se con maggiore forza dandomi dei piccoli e leggeri baci sulla testa.
<< Lo so >> mormorò piano, << lo so… >>
<< Come hai fatto a capire che ero qui? >> chiesi senza lasciare la presa, << non ti ho detto dove andavo >>
<< Ti ho seguita >> rispose semplicemente lui, << avevi una voce strana. Troppo seria. Ho visto che eri in jeans e qualcosa non quadrava.Non è te >>
<< Hai lasciato perdere il lavoro… per seguirmi? >>
<< Bé, penso che per un giorno posso anche smettere di dare la caccia a me stesso, no? E poi ho lasciato indicazioni al quartier generale>>
Sorrisi appena senza smettere di rimanere stretta a lui.
<< Allora mi ami davvero, Light? >> domandai alzando appena gli occhi per guardarlo.
Non rispose subito. Lanciò uno sguardo alla foto sulla lapide per poi stringermi ancora di più a sé.
<< Forse sì, Misa. >> disse con un dolce sorriso, << Forse sì… >>
Per la prima volta mi guardò con lo stesso sguardo con cui mio padre guardava mia madre.


The End


Ok, non mi chiedete da quale parte del cervello malsano è uscita questa ff perchè non so proprio cosa rispondervi! xD No, dai, scherzi a parte, da romanticona quale sono ho sempre sperato di vendere un atteggiamento dolce e quasi protettivo da parte di Light nei confronti di Misa, un po' perchè ho anche sempre pensato che un minimo (anche solo un granellino) Light sia innamorato di Misa, un po' perchè mi sarebbero piaciuti come coppia così. Sicuramente mi sbaglio, ma la speranza è l'ultima a morire, no?
In questa ff volevo soprattutto mostrare COME si possa sentire la bella biondina: spesso troppe persone dimenticano che questa ragazza ha perso i genitori perchè gli sono stati uccisi; secondo voi come potrebbe sentirisi e cosa farebbe ciascuno di noi al posto suo? Io un po' la capisco perchè mi è successa una cosa simile e forse è per questo che mi sembra di comprenderla in tutti i suoi atteggiamenti, spesso scemi, che in realtà vogliono solamente celare un dolore davvero troppo profondo e inguaribile. Pensateci ;)
Dopo questo mio lungo discorso un grazie a chi leggerà e specialmente a chi commenterà! Grazie a tutti!;)

Marty
   
 
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