L'incantatrice.
La luna è gialla, come una faccia malata di ittero, ed è stranamente gonfia, come il ventre di un morto di fame o di un morto affogato. La notte spira di malato e puzza di cadavere. Sì, quel tanfo di muffa che dà quasi la nausea, ecco, l'odore è proprio quello, putrescente.
Muoviti, o Luna, nel
tuo cammino infinito, tu che porti ai morti i vivi e ai vivi i morti.
La ragazza sta camminando per strada, le orbite aperte, un morto con gli occhi aperti. Ha i capelli raccolti alla "Livia"*, nel tentativo di darsi un tono e pettinarsi come le aristocratiche, porta una cesta coperta, da cui si sente un pigolio. Il passo, il modo di fare, è da vecchia mummia; lo sguardo è spento. Cammina verso il cimitero, scavalca il muro con un gesto da ragazzina e inizia a vagare, in cerca di qualcosa. E' povera e non vuole dover usare quei pochi scampoli di bellezza che ha come prostituta.
Muoviti , o luna,
ventre gonfio di cadavere, nel cielo e mostrami la strada.
La ragazza piega la bocca con fare snob. Cammina.
Ecco, l'ha vista. Sbilenca, un po' piegata a destra, ma da poco coperta.
Raspa leggermente sulla tomba. Accende una piccola fascina e brucia dell'incenso, evocando la Dea.
Inizia a biascicare qualcosa, torce il collo a un uccellino innocente, e recita l'incanto.
Annoda un nastro, per 3 volte, ripete una formula incomprensibile. Per sicurezza, scava una buchetta, inserisce un lamina di piombo arrotolata incisa.
Muoviti, o luna,
faccia di ittero, nella terra e fa muovere LUI verso di me.
Si alza e se ne va. Spera proprio di ottenere quello che vuole, un compagno, anche se non l'ama, pur di avere il posto che compete a una donna onesta. Accanto al focolare, filare la lana, partorire dei figli, pallakè o moglie legittima. Tutto pur di non essere una prostituta.
* Pettinatura diffusa durante il regno di Augusto e documentata tra le donne di tutte le età. Piuttosto semplice, si tratta di un nodo e da alcune ciocche di capelli fermate intorno al viso.