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Autore: Cri cri    11/04/2011    9 recensioni
Ho pensato di dar voce al dolore e ai pensieri di una Bunny in travaglio.
Sono le 9.00 di mattina e sono appena entrata in sala Travaglio ...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Usagi/Bunny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Sono le 9.00 di mattina e sono appena entrata in sala travaglio...
Sono agitatissima, un turbine di emozioni sconquassa il mio esile corpo. Non so cosa mi aspetta, siccome è la mia prima esperienza. Certo, mia madre Ilenia, o le mie zie, mi hanno raccontato a grandi linee cosa voglia dire PARTORIRE; ma sono convinta che solo dopo averlo provato si possa parlare. Da nove mesi aspetto questo momento. Provo paura? Sì, molta...
Sarei una bugiarda se dicessi il contrario. Sono serena, però...
Il pensiero che tra poco abbraccerò la mia piccola Chibiusa sortisce su di me un effetto calmante. Sono tutti qui. Marzio, la mia famiglia, le mie amiche...
Sono venuti a darmi coraggio. L'ostetrica mi invita ad a stendermi sul lettino per un clistere; obbedisco, e dopo meno di tre minuti corro in bagno. Non capivo il motivo, ma poi il mio cervello ha ricollegato tutto...
Bisogna essere pulite per la fase della spinta. Dopo essere tornata sul lettino, mi inseriscono l'ago cannula per un eventuale flebo salina o, nel peggiore dei casi, per indurre le contrazioni. Arriva la ginecologa, mi guarda con uno sguardo dolcissimo e mi dice di star tranquilla, e che ora utilizzerà il gel per stimolare le contrazioni. Dopo due ore i risultati sono vani; niente contrazioni. Mi chiedo se sia fortunata e possa fare un parto senza dolore... Naaaaa, che idea assurda! Altro flacone di gel... Comincio ad avvertire i primi dolori che per me sono dolorosi. Penso che, forse, tra poco finirà tutto, invece arriva la scioccante notizia che ci vorrà stasera per finire. Il parto è aperto solo di un centimetro. Appena sento quelle parole mi crolla in mondo addosso; non riesco a credere alle mie orecchie. Perché a me? Aiuto...
I dolori cominciano ad essere più frequenti e anche i tracciati. Quanto li odio; sono fastidiosi. Mi invitano a camminare, in modo da stimolare il parto ed io, moscia moscia mi incammino verso i miei familiari. Ogni tanto mi fermo per respirare ed espirare, in modo da alleviare il dolore delle contrazioni; le mie amiche mi fanno compagnia durante la maratona, e mi rassicurano dicendo che andrà tutto bene e che presto finirà...
Mio marito è seduto su una sedia e mi guarda. Chissà cosa starà pensando in questo momento? Arrivano le 13.00 e mi servono da mangiare; non ho fame, ma devo...
Dovranno somministrarmi un antibiotico e lo stomaco mi servirà pieno. Uffa, non ce la faccio più... Non si muove una foglia. Il parto è aperto di 2 cm; praticamente nulla. Alle 14.00, l'ostetrica mi invita a stare calma e tranquilla perché mi inietteranno, tramite cannula, il liquido per far venire le contrazioni, e che nel giro di tre/quattro ore sarebbe finito tutto. Dopo 10 minuti comincio a sentire dei dolori fortissimi a pancia e ai reni; non riesco a star comoda in nessun modo, né di lato, né in piedi e né seduta. Comincia a farsi sentire il panico; non riesco a sopportare questi dolori; non parlo, non mi lamento, ma soffro da morire. Delle coltellate sarebbero meno dolorose. Nessuno mi aveva detto che questi dolori così forti sarebbero arrivati subito. Ogni tanto passa qualche medico, o ostetrica, a controllare la situazione facendomi la visita. Che dolore questa visita; sono materiali, non c’è che dire. Oltre al dolore delle contrazioni, anche loro ci si mettono. I dolori si fanno sempre più frequenti, ad intervalli sempre più brevi e la mia forza comincia a scemare. Chiedo aiuto a mia madre, a Marzio, all'ostetrica e alla ginecologa. Imploro, sconquassata dal dolore lancinante che mi toglie il respiro, di farmi un cesareo; non voglio più soffrire, non ce la faccio, non ne ho più la forza. Sono le 18.00 e il parto si preannuncia lungo... 4 cm... Incredibile! Tanta sofferenza per soli 4 cm... Arrivano le contrazioni ogni trenta secondi; il mio corpo non regge più, comincio a dormire tra una contrazione e l’altra; la ginecologa che mi litiga dicendo di non mollare...
Parla bene lei, sono io che soffro su questo letto. Sangue dappertutto; visite, dolori. Ecco cosa devo sopportare. Arrivo alle 21.00 ormai sfinita, senza un briciolo di forza. Sette cm di dilatazione. Non è possibile! Mi chiedono di alzarmi e andare a piedi in sala parto, per stimolare la nascita. Cammino con la paura di farmela addosso, visto che ho sempre lo stimolo di andare di corpo. Il dottore mi spiega che non devo andare in bagno, ma bensì è la bambina che vuole uscire. Mi poggio sul letto contorta dal dolore, e le uniche parole che sento sono "SPINGI" " ANCORA! METTICI PIU FORZA" "CI SEI QUASI, SI VEDE LA TESTA!". Comincio a disperarmi, ancora non è finita ed io sono sfinita. Non ho più la forza di spingere. Durante una contrazione mi tagliano, non sento dolore, solo un pizzicore, e le spinte della piccola si fanno sempre più insistenti. Alle 21.28 un calore immenso esce dal mio corpo; mi sento leggera, svuotata, rilassata, e per la prima volta, dopo tredici lunghe e dolorose ore mi sento bene e senza dolori. Un pianto di neonato mi risveglia dalla catalessi e vedo, avvolta in una coperta verde, per la prima volta, la mia bambina. Me la poggiano sul petto...
Piango...
Lacrime di felicità, liberazione e gioia. Finalmente la piccola Chibiusa è tra noi. Gli esami dicono che sta bene e mi si toglie un gran pensiero dal cuore. L'unica cosa che conta è che sia sana. 3600 kg di paffuta tenerezza...
Incredibile! Ci sono riuscita. Ho tutti i capelli sudati, la fronte madida e le braccia intorpidite dallo sforzo. Una cosa è certa...
Appena ho visto io mio angelo ho dimenticato tutto il dolore che mi ha dilaniato il corpo, e sono pronta a dire che, soffrire per mettere alla luce un figlio, è la sofferenza più bella che ad una donna possa capitare; e spero di poterla riprovare ancora. Ti amo CHUBIUSA!
 
 
Ebbene sì, amiche mie. Tutti scrivono dei sentimenti di Marzio come padre, durante il travaglio di Bunny, mentre io faccio uno strappo alla regola, scrivendo qui sopra i dolori e pensieri di una Bunny in travaglio. Non vi spaventate ragazze; come ho scritto alla fine, è una sofferenza che auguro a tutte voi. Credetemi, alla vista di vostro figlio o figlia, dimenticherete tutto... Un bacione
 
   
 
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