Δικαιοσύνη

L'uomo e l'orco

L’orco era a pochi passi di distanza ormai, ma Fanas poteva ancora farcela. Era dannatamente veloce. Ma lui aveva una reputazione da difendere, e non poteva farsi raggiungere. La meta era così vicina….
“Tana!” gridò il bambino.  Aveva raggiunto l’albero prima di Borgrar, il suo amico orco, e tutti gli altri bambini lo acclamarono come se avesse salvato il mondo. Era molto contento di aver vinto quella partita a nascondino, ma poi vide che lo sconfitto ci era rimasto male. Gli andò incontro e gli tese la mano. Borgrar apparve stupito del gesto, ma poi strinse la mano e, sorridendo, disse: “sarai anche veloce, ma a braccio di ferro vinco io!”                                                                                            “La forza non è tutto nel combattimento. Il maestro lo dice sempre.”                            “Questo lo dici tu!” L’orco raccolse un bastone da terra, ed esortò Fanas a fare lo stesso. Le regole erano semplici: il primo a cadere o a rimanere disarmato perde.
Il duello iniziò, e Borgrar si lanciò con un boato di guerra verso il bambino. Erano colpi innocenti, più che al corpo si mirava al bastone dell’avversario, ma i due contendenti si sentivano due veri cavalieri. Il piccolo orco era stufo e decise di attaccare sul serio. Levò il bastone in alto e lo calò con tutta la forzà che aveva a disposizione. Fanas fece appena in tempo per alzare il suo e le due “armi” si scontrarono violentemente. L’istante dopo, Borgrar stava per terra, ingannato da uno sgambetto, e Il piccolo umano in piedi con quello che rimaneva del suo bastone. Era un pareggio in tutto e per tutto. Come lo era sempre stato. I due bambini erano i campioni indiscussi del loro gruppetto. E si montavano la testa immaginando avventure fantasiose e pericolose da intraprendere una volta cavalieri.
Tornarono a casa, una piccola abitazione nella periferia di Vashir. Vivevano insieme a casa dell’orco, poiché Fanas era stato trovato in fasce per strada da Nox, il padre di Borgrar.  Al loro ritorno, trovarono Nox alla porta insieme ad un Cavaliere ben noto in tutta la città. Era il reclutatore dell’accademia dei guerrieri, Wyldan. Dopo uno sguardo complice, i bambini si avviarono verso casa.
 
La mattina del giorno dopo si ritrovarono  nell’accademia ad ascoltare il discorso di benvenuto ai nuovi allievi che Wyldan teneva ogni anno.                                                   “Ognuno di voi sceglierà la sua arma primaria e quella secondaria. Fatta questa scelta, vi allenerete solo ed unicamente nell’uso di quelle due armi. A fine anno, ci sarà un torneo per dimostrare cosa avete imparato durante l’addestramento. I migliori studenti verranno mandati, al termine dell’addestramento,a Carnak, per la selezione della guardia scelta del re. Gli altri verranno tutti nominati cavalieri.”
Il pomeriggio uscirono dall’accademia eccitati come non mai. In una sola lezione di combattimento avevano deciso quale sarebbe stata la loro arma prediletta e avevano appreso le basi del suo utilizzo. Borgrar aveva scelto l’ascia bipenne, arma tanto grande e pesante quanto potente e distruttiva. Tuttavia, nel modo in cui teneva la sua ascia di legno non c’era nulla di brutale: ci teneva così tanto a quell’arma giocattolo che dopo averla presa in mano la spolverava con un panno. Fanas invece aveva scelto una spada leggera, che poteva essere impugnata sia con una mano che con due. Era il primo giorno di un addestramento che sarebbe durato poco meno di 7 anni.