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Autore: sirioblack    11/04/2011    2 recensioni
«La pozione è pronta.» annunciò, tronfio e fiero delle proprie capacità.
«Devo berla?» gli domandò lei, stupidamente.
Piton le porse un bicchiere pieno di un liquido bianco latteo, un po’ meno denso.
«Tutta d’un sorso.» le rispose, storcendo il naso.
Hermione fece come le era stato detto, ma vomitò tutto due secondi dopo sul pavimento.
L’uomo scoppiò a ridere.
«Fa lo stesso effetto anche a me, ogni volta..» commentò, pensieroso.
Hermione gli sorrise debolmente, per niente divertita.
«E quindi?» domandò seccamente, senza preoccuparsi di mascherare la propria preoccupazione.
«E quindi io adesso ti faccio un incantesimo, tu non dici niente a nessuno e facciamo finta che sei riuscita a ingurgitare questa porcheria.» la rassicurò l’uomo, indicando con la mano il bicchiere vuoto posato sul tavolino nei pressi della Grifondoro.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Il trio protagonista, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Che tu sia per me il coltello-

I sotterranei della scuola sembravano vuoti: Harry, Ron ed Hermione erano in netto anticipo per la lezione di pozioni.

«Siamo ad Ottobre e già si gela. Continuando di questo passo Silente a natale risparmierà sulle sculture di ghiaccio: ho intenzione di offrirmi volontario.» sbuffò Ron, seccato, lamentandosi ad alta voce per non pensare al tema disastroso che giaceva spiegazzato tra le pagine del suo libro di pozioni: “Pozione Polisucco: leggi, divieti, effetti e preparazione.”.

«Oh andiamo Ron, non esagerare. Potresti semplicemente deciderti ad indossare uno di quei pullover che ti manda sempre Molly per natale. Sono talmente caldi..» lo rimbeccò Hermione ravvivandosi i capelli con un gesto brusco e tentando, nel contempo, di fulminare il rosso con lo sguardo.

Harry soffocò una risata: i battibecchi tra quei due cominciavano ad infastidirlo sempre meno. Al contrario, lo divertivano parecchio.

Inspirò profondamente, tentando di non ridere, per poi rivolgersi all’amica con tono estremamente serio:

«La consegna dei temi per Piton è domani, vero Herm?» le chiese, visibilmente preoccupato.

«Oh» fece lei, stupita, spalancando gli occhi.

«Harry mi..mi dispiace ma la consegna dei temi è tra meno di venti minuti.» aggiunse poi guardando il moro con compassione, scuotendo il capo.

Ron s’intromise bruscamente tra i due, rischiando di far cadere entrambi a terra: «Io non l’ho fatto. Non ci sono riuscito. Insomma chissene frega della pozione polisucco!» esplose.

«Ronald Wealsey sei incorreggibile. LEGGI, DIVIETI, EFFETTI E PREPARAZIONE. Almeno alle ultime due consegne avresti dovuto saper rispondere. Insomma sei tu quello che ha bevuto essenza di Tiger qualche anno fa!» sbottò la riccia, alzando gli occhi al cielo e aumentando il passo: quei due l’avrebbero mandata al manicomio.

A quel punto Harry si girò verso Ron posandogli una mano sulla spalla e costringendolo a fermarsi:

«Sei un imbecille.» gli disse, sorridente.

«Lo so.» gli rispose l’altro, ammiccando e riprendendo a camminare col capo chino, neanche stesse andando al patibolo.

Harry rimase fermo sul posto qualche altro minuto, guardando davanti a se con sguardo vacuo, perso nei suoi pensieri.

«Piton ci fa fuori stavolta..» commentò poi tra i denti, raggiungendo il rosso e scoccandogli un occhiata furtiva.

«E’ stato davvero bello conoscerti, amico.» gli rispose Ron, annuendo, continuando però a camminare con lo sguardo fisso sul pavimento:stavolta, per salvarli, un miracolo non sarebbe bastato.

Dopo neanche dieci minuti si trovavano in aula con le mani giunte e gli occhi chiusi: pregavano un dio qualsiasi di aiutarli o quantomeno di avere compassione.

«Fa che Piton sia malato..» bisbigliò Ron fra i denti.

«Fa che muoia entro dieci minuti di crepacuore..» aggiunse Harry, sussurrando.

Hermione, dopo tutto quel bel sentire, si alzò in piedi, scandalizzata, portandosi le mani sui fianchi a mò di mamma Weasley.

«Adesso basta! La prossima volta studiate, tutti e due, così tutte queste inutili preghiere non dovranno macchiarvi la coscienza!» li rimbrottò, delusa dal loro comportamento.

«Dai Herm, siediti e lasciaci in pace.» la apostrofò Ron tristemente, indicandole la sedia e storcendo il naso.

Hermione aprì la bocca, nuovamente decisa a ribattere, ma stavolta fu zittita da Harry che, senza neanche guardarla, le consigliò vivamente di sedersi.

«Se Piton arriva e ti trova in piedi il Grifondoro quest’anno arriverà ultimo alla coppa delle case.» commentò il prescelto, scrollando le spalle rassegnato al destino della leggendaria casata di Godric.

La riccia alzò una mano, pronta a difendersi dall’ennesima accusa, quando improvvisamente la porta dell’aula si spalancò e nei sotterranei calò il silenzio totale.

Hermione non ebbe il coraggio di girarsi: sapeva benissimo chi aveva aperto la porta e perché l’aveva sbattuta con tanta violenza.

«Ancora in piedi, signorina Granger? Suppongo che questo sia un altro dei suoi trucchetti per mettersi in mostra. Non le basta essere un insopportabile so tutto io?» fece una voce melliflua alle sue spalle.

Hermione non si mosse.

«Siediti. Dieci punti in meno a Grifondoro.»

La riccia si sedette, rossa in volto e nervosa come non mai.

«Posso iniziare la lezione, adesso?» le chiese con falsa gentilezza Severus Piton, che era finalmente arrivato alla cattedra, non senza essere accompagnato dal proverbiale fruscio del suo mantello da lavoro.

«Certo professore.» ribattè a quel punto la giovane strega, guardando storto l’adulto con aria di sfida.

«Altri dieci punti in meno a Grifondoro per la tua insolenza Granger. Vogliamo continuare così?» le rispose il mago, viscido, guardandola dall’alto in basso con sguardo sprezzante.

Hermione ebbe il buon senso di non rispondere stavolta.

«A quanto pare la signorina ha deciso di deliziarci con il suo silenzio, grazie a chissà quale dono del cielo..» commentò Piton, acido, sorridendo di malavoglia alla classe.

Draco Malfoy ghignò tirando una gomitata a Zabini che gli era seduto affianco.

Quest’ultimo rise un po’ troppo rumorosamente.

Piton fece finta di non accorgersene spostando tuttavia lo sguardo al tavolo del quartetto Serpeverde.

«Malfoy, in piedi. Raccogli i temi, per favore.» ordinò, rivolgendosi al biondo seduto in prima fila.

Questi scattò in piedi con un movimento quasi robotico passando tra in banchi con aria di superiorità.

Quando arrivò al cospetto di Harry e Ron il biondo sorrise debolmente.

«Sfregiato, Lenticchia. I vostri temi?» chiese, tendendo loro la mano aperta.

Harry imprecò mentalmente per poi rivolgere un occhiata truce al suo acerrimo nemico.

«Non li abbiamo.» sibilò, sprezzante.

Draco gongolò di soddisfazione, rivolgendosi ad Hermione e a Ernie .

«Mezzosangue, Macmillan, spero che voi sappiate essere un tantino più accomodanti»

Hermione sfilò qualcosa dalla sua borsa per poi infilare le mani in quella di Ernie.

«Ecco qua, furetto.»  lo apostrofò, porgendogli i lavori.

«Grazie mille, dentoni.» la ringraziò Malfoy con finta gratitudine per poi avvicinarsi furtivamente alla cattedra di Piton.

«Professore, lo sfreg..Potter e Weasley non mi hanno consegnato i temi.» cantilenò, petulante, a voce così alta che avrebbe potuto sentirlo anche la Cooman, dodici piani più su.

Piton ghignò, doppiamente soddisfatto.

«A cosa devo questo regalo, ragazzi?» domandò senza alzarsi, con lo sguardo rivolto al tavolo dei giovani Grifondoro.

Harry e Ron lo guardarono senza capire, desiderando la sua morte con tutte le loro forze.

«Beh, non dover correggere i vostri pasticci è davvero un sollievo per me. Ma in questo modo sarò costretto a valutare questo esercizio con una ‘T’. Mi dispiace tanto..» commentò il professore, con un sorriso a trentadue denti che esprimeva dieci emozioni diverse. Tutte, meno che il presunto dispiacere.

Harry e Ron strinsero i pugni: avrebbero fatturizzato quell’uomo seduta stante.

Hermione, dal canto suo, si dispiacque molto per gli amici dando mentalmente del verme viscido a Piton per poi pentirsene immediatamente: offendere un professore non faceva parte della sua indole.

Nella classe a quel punto calò un silenzio solenne, quasi fastidioso, che fu interrotto qualche minuto dopo dal professore che mandò Malfoy a posto, non senza  averlo prima elogiato per la sua bravura nell’impilare temi.

«Aprite a pagina trecentoventinove.» bisbigliò poi seccamente, rivolto all’intera classe.

Dopodichè, con un colpo di bacchetta, fece comparire alla lavagna le istruzioni per la preparazione della pozione invecchiante.

Dopo quel gesto, meccanicamente, l’intera classe si alzò per prendere gli ingredienti necessari dall’armadietto delle scorte.

Neville, con malagrazia, diede una culata ad un tavolo facendosi cadere il calderone di Pansy Parkinson su in piede ed imprecando con molta poca finezza.

Severus Piton alzò gli occhi al cielo, facendo finta di niente, ma giurando a se stesso che se l’anno venturo non avesse ottenuto il ruolo di insegnante di difesa si sarebbe ritirato.

 

                                              ***

«Brutto..sporco..viscido..idiota..schifoso..fallito..lurido..VERME!» strillò Ron nervosamente appena il trio si trovò di fronte al ritratto della signora grassa.

«Temo che la parola d’ordine non sia ancora cambiata questo mese, signor Weasley.» lo canzonò quest’ultima con petulanza, riferendosi agli insulti del rosso rivolti al “povero” professor Piton.

«Puzzalinfa.» intervenne saggiamente Hermione per impedire all’amico di distruggere il quadro che da anni faceva la guardia dei loro dormitori.

«Precisamente, cara.» le rispose la signora grassa, facendosi da parte per lasciarli finalmente passare.

Appena ebbero messo piede in sala comune i tre si diressero verso le poltrone nei pressi del fuoco.

«E’ pazzesco! Me ne sono totalmente dimenticato!» esordì Harry, sedendosi sui morbidi cuscini e riferendosi ancora all’accaduto riguardante il loro temi.

«Oh Harry, ma andiamo! Da quando la pozione polisucco fa parte del programma del quinto anno?!» gli fece notare Ron, infilandosi la testa fra le mani.

«Da quando un mangiamorte ha finto di essere un professore.» intervenne Hermione, inopportuna come al solito, rispondendo alla domanda del rosso.

«Umpf» fece quest’ultimo senza neanche guardarla negli occhi.

«Sentite Piton sarà pure stronzo ma voi quando vi ci mettete, lo fate proprio apposta!» trillò la riccia, osservando entrambi gli amici con un sopracciglio alzato, pericolosamente somigliante a quello della Sprite.

«Hai detto stronzo?» ghignò Ron, sorpreso, riemergendo dal suo torpore.

Harry scoppiò a ridere, sbuffando sonoramente nel tentativo di trattenersi.

Hermione scosse il capo.

«Non volete proprio capire, vero?» domandò a quel punto pur conoscendo già benissimo la risposta.

«Certo che no. Ci limitiamo a insultarlo.» fecero i due, in coro, dando conferma alle supposizioni dell’amica.

«Contenti voi..» commentò quest’ultima con una scrollata di spalle.

«Se non vi dispiace io adesso scendo per la cena. Ci vediamo lì..» aggiunse poi, alzandosi e dirigendosi nuovamente verso il buco del ritratto.

«Sta diventando matta.» sentenziò Ron, appena lei si fu allontanata.

Harry guardò l’amico senza capire.

«Insomma, ha difeso P I T O N! Cose da pazzi..» rincarò la dose il rosso, gesticolando furiosamente per tentare di far comprendere allo ‘sfregiato’ la gravità della situazione.

Harry, dal canto suo, scosse il capo pigramente.

«Hermione è sempre stata a favore dei professori.» commentò pigramente  leva sulle braccia e alzandosi per seguire a ruota l’amica verso la sala grande: anche il suo stomaco infatti brontolava, di tanto in tanto.

 

                                              ***

 «Io l’ho sempre detto che Ron è un imbecille.»

Hermione alzò gli occhi molto lentamente, appena in tempo per vedere Ginny Weasley entrare in infermeria borbottando come una locomotiva a vapore.

 «Secondo me è stato adottato..» commentò una voce familiare che proveniva dalla schiena della rossa.

«Devo ricordarmi di chiederlo a mamma..» rispose qualcuno con lo stesso identico tono.

Dopo meno di mezzo secondo furono i gemelli Weasley a varcare la soglia della stanza, seguendo a ruota la sorella che continuava a lamentarsi:

«Un idiota. E’ un cretino, uno stupido, un irriverente, ingrato..»

Harry, che era seduto di fronte alla riccia al capezzale del rosso, si alzò per andare ad abbracciare la più giovane della cucciolata dei Weasley che aveva gli occhi lucidi e la voce spezzata a causa del pianto.

Hermione lo benedisse silenziosamente ringraziando il signore e la provvidenza per quel gesto tanto inaspettato.

«Ginny, shhh. Va tutto bene, Ron si rimetterà presto. Non è niente di grave, calmati.» le sussurrò Harry all’orecchio, stringendola con forza.

«Lo so..è solo che non è giusto. Insomma, un bolide in piena pancia! Ha vomitato l’anima..Ma come gli è venuto in mente di allenarsi senza battitori, da solo? Ha cercato di incantare bolidi e pluffa vero?..» arrivata a quel punto Ginny non riuscì più ad andare avanti: scoppiò nuovamente in lacrime e si aggrappò alle spalle del prescelto infradiciandogli il maglione.

Fred e George, che fino a quel momento avevano seguito la scena in religioso silenzio, si mossero simultaneamente verso Hermione, poggiandole una mano a testa sulle spalle.

«Come va?» chiese Fred, premuroso.

«Io sto bene. E’ di lui che mi preoccupo.» gli rispose lei, indicando il giovane steso sul letto dell’infermeria: stava dormendo e sorrideva beatamente.

« Se l’è sempre cavata. Se la caverà anche stavolta..» bisbigliò George guardando il fratello con aria triste e provando un moto di rabbia verso i bolidi che tanto aveva amato.

«Hermione, ascolta. Di solito Ron usa il Quidditch come sfogo e..insomma, è successo qualcosa stamattina? Qualcosa che possa averlo innervosito..»  aggiunse poi, deciso a darle di santa ragione a chiunque fosse stata la causa di tutto quel macello.

«Oh, è da ieri che Ron è un po’ nervoso. Ma nulla di importante. Solo Piton..» commentò la ragazza, sorridendo debolmente al ricordo delle imprecazioni di Ron nei confronti del professore.

«Io lo ammazzo..» sibilò Fred, fra i denti. 

In quel momento li interruppe una voce femminile, solenne, e minacciosamente familiare.

«Weasley, ammazzare un professore ti costerebbe l’immediata espulsione dalla scuola. Non mi sembra saggio, lei non crede?» gli fece notare la professoressa McGranitt, alzando gli occhi al cielo, per poi dirigersi dal l’altro lato della corsia in cerca di madama Chips. Dietro di lei, neanche fosse la sua ombra, c’era Severus Piton in persona.

Fred diventò paonazzo e abbassò lo sguardo, intimidito dall’aria sprezzante del professore.

Fortunatamente l’uomo ebbe il buongusto di evitare di commentare l’accaduto, date le circostanze e le condizioni del ragazzo privo di sensi a pochi passi da loro: si allontanò velocemente seguendo fedelmente l’ombra della McGranitt.

«Dicevi, fratellino?» ironizzò George, sorridente, appena Piton si fu allontanato.

Fred lo fulminò con lo sguardo per poi tornare a rivolgere tutte le sue attenzioni a Ron.

«Speriamo si rimetta presto..» commentò, rendendosi conto solo in quel momento dell’importanza del fratello nella sua vita.

«Ragazzi, se la caverà.» ripetè a quel punto Hermione, seria come non mai, parlando ad alta voce per convincere maggiormente se stessa, più che gli altri.

Dopo quasi un ora arrivarono Molly ed Arthur, accompagnati da Bill, Charlie e Hagrid.

Madama Chips fu costretta a ritirarsi nel suo ufficio, in quanto Silente l’aveva pregata di non interferire: i visitatori erano autorizzati a rimanere in sala anche in gran numero, almeno per quella volta.

Appena i signori Weasley posarono lo sguardo su Ron, Harry ed Hermione si scambiarono un occhiata che nessuno avrebbe potuto fraintendere.

«Ehm, noi quindi andiamo..a..» balbettò il moro, imbarazzato e tremante, rischiando quasi di farsi cadere gli occhiali dal naso.

«Andiamo a studiare. Già..Abbiamo un sacco di..di compiti.» intervenne Hermione che, come al solito, aveva la risposta pronta a tutto.

«Che idioti.» commentò Fred sottovoce, con lo sguardo vacuo fisso nel vuoto.

«Se pensano davvero che mamma li lascerà andare via..insomma, fanno quasi parte della famiglia.» concordò Ginny, scuotendo il capo con aria contrariata.

Molly infatti trillò sorpresa appena la figlia chiuse la bocca:

«Voi due potete rimanere fin quando vi pare. Fin quando Ron non..Insomma, non fate gli sciocchi. E questa discussione preferirei chiuderla qui, una volta per tutte.» ordinò, ritrovando nel bel mezzo del dolore il suo adorabile cipiglio materno.

Ginny, che  aveva quasi trovato pace, scoppiò nuovamente in lacrime per poi tuffarsi a capofitto tra le braccia di Harry che la strinse dolcemente tentando di donarle un po’ di conforto.

Fred e George trasfigurarono silenziosamente i comodini in due poltrone, per poi sedersi e continuare a fissare il pavimento.

Molly e Arthur a quel punto lasciarono la stanza per andare a far visita a Silente, seguiti a ruota da Billy e Charlie.

Hermione si sentiva terribilmente sola, e fuori luogo.

Al contrario dei gemelli Weasley lei tentava disperatamente di non guardare in basso, poiché sapeva che a quel punto le lacrime avrebbero preso il sopravvento.

La situazione, comunque, era diventata insostenibile e la riccia decise di andare a fare una passeggiata per prendere un po’ d’aria e schiarirsi le idee.

«Vado..in bagno.» annunciò a tutti, sentendosi un idiota.

A chi importava?

Aprì bruscamente la porta dell’infermeria e mosse i primi passi in corridoio quando commise il madornale errore di pensare nuovamente a Ron, infermo e pieno di sangue: così come l’avevano trasfigurato magicamente dal campo di Quidditch al lettino d’infermeria: lei c’era.

Il dolore al fianco divenne insostenibile ed Hermione perse i sensi, stramazzando al suolo.

Si risvegliò qualche minuto dopo. Non sentiva niente, non ricordava nulla. C’era qualcuno che urlava.

«Granger! GRANGER!» lei non rispose.

Dopo pochi minuti una voce che conosceva più che bene, una voce di donna, si rivolse a qualcuno per chiedere aiuto.

«Severus, è svenuta. Hai una pozione rimpolpante da qualche parte?»

Questo qualcuno sbuffò sonoramente senza preoccuparsi neanche di mascherare il proprio disappunto.

«Non credi sia meglio lasciarla semplicemente riposare, Minerva?» rispose Severus Piton, geloso come sempre delle sue pozioncine adorate.

«Tu comincia ad alzarla da terra e a portarla nel tuo ufficio. Falle bere la pozione, assicurati che riesca a respirare profondamente e poi, se sarà necessario, la esonereremo dalle lezioni pomeridiane.» ordinò minacciosamente la donna, con un tono che non ammetteva repliche.

«Perfetto..» sibilò Piton, chinandosi per prendere l’adolescente tra le braccia.

Hermione voleva aprire gli occhi e rassicurare i professori.

«Non preoccupatevi, sto bene..» articolò, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.

Le mani calde dell’uomo le cinsero le spalle, e poi la vita fino a che la ragazza non sentì più il pavimento sotto ai piedi: tra le braccia di quell’energumeno che tanto aveva odiato si sentì stranamente protetta..

Perse nuovamente i sensi.

Dopo solo Dio sa quanto, Hermione rinvenne.

Era stesa su un letto, un letto matrimoniale adornato da un copriletto verde pistacchio di una tristezza immensa.

Aprì gli occhi e provò a respirare: le faceva male il fianco e non riusciva ad inspirare tutta l’aria che avrebbe voluto.

Si guardò intorno, curiosa di capire dove fosse, e dopo pochi secondi ebbe la risposta: si trovava negli alloggi privati di Severus Piton e lui era di spalle davanti a lei con la testa china su un calderone che ribolliva lentamente.

«Professore..» lo chiamò Hermione, timidamente.

«Granger, finalmente. Ci hai fatto prendere un bello spavento.» L’apostrofò lui, girandosi per controllare che fosse tutto apposto.

«Mi dispiace.» si scusò lei, scrollando le spalle e mettendosi a sedere.

«Granger, non fare l’idiota e stenditi.» sbottò sgarbatamente il professore, seccato da tutto quel trambusto.

«Mi scusi.» ripetè lei, sdraiandosi su un fianco.

Piton alzò gli occhi al cielo e continuò a dedicarsi all’intruglio che stava mescolando prima di essere interrotto.

Dopo parecchi minuti di silenzio Hermione parlò timidamente:

«Posso darle una mano?» sussurrò con voce fioca.

«Granger..» Piton avrebbe voluto ucciderla: era nella SUA camera, sul SUO letto e riusciva a star zitta per più di un minuto: però sembrava talmente fragile che decise di rinunciare.

«Ce la fai ad alzarti e aprire il cassetto?» chiese a quel punto, indicando un mobile che si intravedeva al di fuori della porta.

«Ooh, si!» trillò Hermione, stupita, balzando immediatamente in piedi.

Mosse timidamente i primi passi per paura di stramazzare al suolo ma quando si accorse di riuscire ad avanzare senza problemi si mise a saltellare allegramente: una volta arrivata davanti al misterioso cassetto si chiese cosa avrebbe dovuto estrarne.

Lo aprì e faticò a contenere un gridolino di sorpresa.

Era pieno di pullover di vari colori e varie stoffe.

«Signore, scusi, credo di aver sbagliato cassetto..» esordì, incerta, tornando indietro e affacciandosi alla porta della camera da letto.

«Nient’affatto Granger, stai tremando: scegline uno e cerca di non lamentarti troppo.» la rimbeccò lui, stavolta sorridendo.

Hermione spalancò gli occhi, stupita, e provò a darsi un pizzico sul braccio.

«E’ un sogno, solo uno stupidissimo sogno..» ripetè sottovoce, guardando con aria truce i maglioni variopinti.

Alla fine ne prese uno verde smeraldo, indossandolo frettolosamente sempre più attonita.

«Solo uno stupidissimo sogno..» bisbigliò ancora, per esserne sicura.

Insomma, il suo professore di pozioni era un uomo affettuoso, premuroso, e indossava pullover colorati!

Cose da pazzi.

Hermione tentò di osservarsi specchiandosi nella porta, che era nera e lucida, ma Piton le ordinò di entrare in camera e dopo un po’ si voltò per guardarla negli occhi.

«La pozione è pronta.» annunciò, tronfio e fiero delle proprie capacità.

«Devo berla?» gli domandò lei, stupidamente.

Piton le porse un bicchiere pieno di un liquido bianco latteo, un po’ meno denso.

«Tutta d’un sorso.» le rispose, storcendo il naso.

Hermione fece come le era stato detto, ma vomitò tutto due secondi dopo sul pavimento.

L’uomo scoppiò a ridere.

«Fa lo stesso effetto anche a me, ogni volta..» commentò, pensieroso.

Hermione gli sorrise debolmente, per niente divertita.

«E quindi?» domandò seccamente, senza preoccuparsi di mascherare la propria preoccupazione.

«E quindi io adesso ti faccio un incantesimo, tu non dici niente a nessuno e facciamo finta che sei riuscita a ingurgitare questa porcheria.» la rassicurò l’uomo, indicando con la mano il bicchiere vuoto posato sul tavolino nei pressi della Grifondoro.

Hermione si costrinse a sorridere e a rimanere calma: Piton estrasse la bacchetta dalla tasca e mormorò qualcosa silenziosamente.

Immediatamente la ragazza si sentì sollevata e perfettamente in grado di far qualsiasi cosa.

«Grazie, grazie mille.» disse, grata.

«Di niente Granger. Puoi andare adesso, è ora di cena.» la congedò, freddo come sempre.

Hermione fece un cenno d’assenso col capo e si diresse verso la porta.

Stava per andarsene quando si rese conto d’indossare ancora il maglione del prof.

«Professore, il maglione..» domandò ad alta voce, senza neanche preoccuparsi di tornare indietro.

«Tienilo.» fece lui, brusco.

Dopo neanche mezzo secondo la ragazza sentì un tonfo abbastanza rumoroso: Severus Piton aveva chiuso la porta dei propri alloggi e vi si era rintanato dentro per godersi finalmente un po’ di meritata pace.

                                            ***

  
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