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Autore: fri rapace    12/04/2011    11 recensioni
“Alastor!” esclamò Remus d’istinto, additando un punto dietro di lei.
“Malocchio? E che ci fa qui?”
Tonks lo individuò a fatica tra le teste di chi affollava Hogsmeade in quel sabato mattina e, per evitare di perderlo di vista, optò per la soluzione più semplice: la staccionata mezza marcia della Stamberga Strillante le avrebbe offerto sì una visuale più ampia, ma non avrebbe retto il suo peso per più di due secondi. La schiena di Remus era un’alternativa così stabile e invitante da spingerla subito all’arrampicata, senza concedersi neppure il tempo per chiedergli il permesso.
“Ohi! Sta entrando a Mielandia! Malocchio! A Mielandia!” strillò, stringendo con insistenza le gambe attorno alla vita di Remus.
“Cosa pensi di fare?” le chiese lui con una strana voce soffocata. Il suo collo era bollente e un po’ sudato.
“Stringo le gambe, vai avanti, no?”

Questa storia ha partecipato allo Storytelling di Fabi
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alastor Moody, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sibilla Cooman | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ora indaghiamo! La storia è ambientata nella prima parte del quinto libro.


"Quindi eri tu?"

Tonks si alzò in punta di piedi, appoggiando i gomiti alla traballante staccionata che girava attorno alla Stamberga Strillante, chiudendola in un cerchio. "Cioè, la casa più infestata dagli spiriti dell'intera Gran Bretagna è opera tua?" si girò verso Remus, gli occhi spalancati in un'espressione di assoluta ammirazione.

Il loro turno di guardia per l'Ordine era finito mezz'ora prima e di comune accordo avevano deciso, come sempre più spesso accadeva, di trascorrere il resto della mattinata assieme. Anche se non ne avevano mai parlato in quei termini e non c'erano state dichiarazioni né nulla di ufficiale, era ormai chiaro che erano una coppia.

Era stato tutto molto spontaneo: si erano piaciuti subito, fin dal loro primo pattugliamento assieme. Il loro affiatamento, anche sul lavoro, era così palese da essere notato persino da Malocchio, che ormai organizzava i turni in modo che Remus stesse sempre con lei.

"No, beh, come spirito non ero male: urlavo, ululavo... tutto il repertorio," mormorò lui, accogliendo il complimento con lieve impaccio e un po' d'ironia.

"Non eri male?! Remus, tu sei leggendario!"

Remus accennò appena a un sorriso, una mano sul petto come un attore pronto ad inchinarsi dopo uno spettacolo particolarmente riuscito.

"Sì, mi si potrebbe definire anche così, immagino. ‘Leggendario' è molto... non mi viene la parola..."

"Aiutami tu," la stava pregando con un'aria da furbo che non riusciva a nascondere completamente. Non a lei, comunque.

"Fico. Leggendario è molto fico."

"Sì, ecco," annuì soddisfatto, la mano che abbandonava il petto e si avvicinava alla sua guancia, promettendole una carezza che non arrivò mai.

Remus l'aveva fermata a metà strada e ignorando il suo sguardo rapito l'aveva chiusa a pugno, un indice che spuntava come la testa di una chiocciola dal guscio.

"Alastor!" esclamò d'istinto, additando un punto dietro di lei.

"Malocchio? E che ci fa qui?"

Lo individuò a fatica tra le teste di chi affollava Hogsmeade in quel sabato mattina e, per evitare di perderlo di vista, optò per la soluzione più semplice: la staccionata mezza marcia della Stamberga Strillante le avrebbe offerto sì una visuale più ampia, ma non avrebbe retto il suo peso per più di due secondi. La schiena di Remus era un'alternativa così stabile e invitante da spingerla subito all'arrampicata, senza concedersi neppure il tempo per chiedergli il permesso.

"Ohi! Sta entrando a Mielandia! Malocchio! A Mielandia!" strillò, stringendo con insistenza le gambe attorno alla vita di Remus.

"Cosa pensi di fare?" le chiese lui con una strana voce soffocata. Il suo collo era bollente e un po' sudato.

"Stringo le gambe, vai avanti, no?" gli spiegò con impazienza. A volte era davvero uno zuccone. "Dai! Voglio beccarlo in flagrante."

"Oh. Scusa se non ho capito subito, ma l'ultima volta che ho controllato non ero ancora diventato un cavallo. Ero rimasto a quel ‘leggendario' a cui ero già piuttosto affezionato."

Le parve fosse vagamente contrariato, così lo consolò con un bacetto sulla guancia, ma senza perdere di vista Malocchio.

Era da un bel po', ormai, che il suo mentore si comportava in maniera strana. Insomma, più strana del solito.

Ad esempio, con la scusa che Barty Crouch Jr gli aveva rovinato l'occhio magico, non faceva altro che lucidarlo e poi ammirarlo, sia all'asciutto che messo in ammollo in qualche bicchiere. Una volta l'aveva persino sorpreso a parlare con quell'affare, riferendosi ad esso come una persona piuttosto gentile potrebbe fare con una donna.

Tonks si incollò alla schiena di Remus, incrociando le caviglie sulla sua pancia, facendogli così scivolare le mani con cui la stava sostenendo dalle cosce al sedere.

"Ehi!" protestò scherzosamente. "Che fai, tocchi? Io avevo un'idea precisa per la nostra prima volta e..."

"E cosa?" boccheggiò Remus, che pareva stare per perdere la voce.

L'ipotesi che una ventenne avvinghiata al suo corpo lo potesse mettere in difficoltà non sfiorò Tonks neppure per un secondo, dato che non c'era alcuna malizia nei suoi gesti.

"Te lo dico dopo, e ora..." allungò un braccio al di sopra della sua spalla, puntando Malocchio. "Alla carica!"

Remus iniziò, con sua grande sorpresa, a correre di buona lena.

"Ehi... mi hai dato retta sul serio!"

"O questo, o una doccia fredda," commentò lui, la voce molto più salda di prima malgrado l'affanno per la corsa.

"Che c'entra la doccia?" s'informò perplessa. Doveva essersi persa qualche passaggio e non riusciva proprio a venirne a capo. Anche perché le riusciva difficile concentrarsi: si stava divertendo come una bambina sulle giostre.

Quando raggiunsero Mielandia, Malocchio stava già zoppicando in direzione di Hogwarts con una busta a penzoloni lungo il fianco.

"E ora?" le chiese Remus, posandola a terra.

"Ora indaghiamo!"

"Tonks, il dubbio che forse non sono fatti nostri ti ha mai sfiorata?"

"Ovviamente sì: è questa la parte più divertente dell'impicciarsi."

Lo prese per una manica e se lo tirò dietro oltre l'ingresso del negozio, che si aprì tintinnando.

"Ehilà!" salutò allegramente la signora Flume, che da dietro il bancone fece loro un gran sorriso, un dito posato sulla bocca. Le bastò studiare i loro volti per qualche secondo per indovinare esattamente in quali annate avevano frequentato Hogwarts. Sbagliando clamorosamente, esattamente come all'epoca, i loro nomi.

"Fido Mordicus e Violetta Burlaso!" disse allegramente, battendo le mani. "Oh, cari! Avevo sentito che vi eravate sposati! Fantastico, fantastico! Peccato che mio marito non sia qui, gli avrebbe fatto piacere rivedervi, era da tanto che non passavate."

Remus fece per correggerla, ma la signora Flume lo zittì involontariamente, ficcandogli sotto al naso una borsina piena di dolciumi.

"Un regalo per i vostri bimbi, cari. Quanti ne avete, adesso?"

Temendo che Remus sabotasse quella gentile e molto gradita offerta spifferando la verità, Tonks fece per rispondere.

"Cinque," l'anticipò lui tranquillamente, mentre lei, stupita, ridacchiava.

"Abbiamo mancato di un soffio Malocchio," disse quando riuscì a tornare seria. L'idea di lei e Remus con tutti quei marmocchi era davvero esilarante. "Mi può dire cosa ha acquistato? Sa, stiamo mettendo assieme il montepremi per una pesca di beneficienza in favore dei Gufi Portalettere incidentati sul lavoro e non vorrei che ci trovassimo con dei doppioni..."

La signora Flume non mise in discussione la sua spiegazione neppure per un istante: Remus non era certo l'unico a saper mentire con disinvoltura.

"Siete davvero dei bravi ragazzi," trillò estasiata, per poi sgranare gli occhi quando realizzò il suo errore. "Oh, cielo, che vergogna! Quindi quello che è appena uscito era il professor Moody? Come ho potuto scambiarlo per ..." la donna arrossì, imbarazzatissima. "Spero di rimediare in qualche modo al mio sbaglio, aiutandovi: il professore ha acquistato una confezione di Sfere Pasticciere."

Tonks si fece pensierosa, era una strana scelta. Si sarebbe aspettata qualcosa di più funzionale, come Lecca Lecca al Sangue da usare come esche per i vampiri.

"Mia madre me ne regala a tonnellate, di quelle..." osservò ad alta voce.

"E servono?" s'informò Remus, con sincero interesse.

Tonks scosse mestamente il capo.

Le sfere di cioccolato erano incantate in modo da prevedere i pasticci che la persona che le mangiava avrebbe combinato a breve termine. Purtroppo le scritte con la previsione si incidevano nel dolce solo una volta messo in bocca e leggerle passandoci sopra la lingua non era particolarmente agevole, senza contare che si squagliavano troppo in fretta.

"Non molto... però sono golosissime."

"Due pacchetti, per favore," chiese gentilmente Remus, allungando alla signora Flume una moneta. "Non mi perdonerei mai se il nostro sesto bebè dovesse nascere con una voglia di Sfera Pasticciera impressa da qualche parte."

Uscirono dal negozio con il loro bottino e i sentiti auguri della signora Flume per il piccolino virtuale che Tonks portava in grembo.

Appena si furono allontanati di qualche passo, diede voce alla domanda che le girava in testa fin dalla prima spudorata bugia di Remus:

"Di preciso, cosa deve farsi perdonare da te, Sirius?"

"Perché?"

"Perché deve averti fatto un torto terribile per sentirsi obbligato a dire a tutti che sei un bravo ragazzo, quando è evidente il contrario. E ora..." aggiunse, fissando minacciosamente la sua schiena senza dargli il tempo di ribattere. "A Hogwarts!"

 

***

"Siedi, caro, siedi pure," lo invitò solennemente la donna che aveva dato lo sfratto alle stragi, la morte e gli arti mozzati che prima di conoscerla abitavano i suoi sogni.

"Incastrato da una donna, per Merlino! Una donna! Si poteva cadere più in basso di così?" pensò Malocchio. Non poteva fare a meno di brontolare per ogni cosa, ma sapeva bene che con il cambio di soggetto i suoi sogni avevano decisamente guadagnato in qualità e finalmente, dopo tanti anni, poteva concedersi notti di sonno prive di paure.

"Dannazione!" imprecò, mentre si sedeva goffamente nella grossa poltrona di Sibilla, grattando il pavimento con il piede di legno. "Non so neppure che ci faccio, qui."

Sibilla lo guardò fisso con quei suoi occhi enormi che parevano finti e che lui trovava maledettamente belli.

"Non è necessario che tu prosegua oltre," la donna levò un palmo in aria, portandosi il dorso contro la fronte, la coda dell'occhio che le scappava oltre la finestra della Torre Nord. "Io so già tutto. Due figure oscure e sanguinarie ti stavano pedinando."

"Avevo due bastardi alle calcagna?" abbaiò inferocito Malocchio, l'occhio magico che roteava all'impazzata, setacciando la stanza sopra, sotto e tutt'attorno. "Due Mangiamorte pronti a tutto per ammazzarmi, questo è sicuro."

Sibilla veleggiò fino a lui, leggera come un fantasma, e i suoi ninnoli tintinnarono come una campana a morto mentre alzava le mani lunghe e magrissime a prendergli il viso in una dolce morsa.

Malocchio avvampò violentemente: il sesso non lo metteva certo in imbarazzo, ma quelle cose lì, quelle tenerezze... non le capiva, lo facevano uscire di testa come uno stupido adolescente.

"Il coraggio con cui affronti la tua imminente dipartita è tanto grande da togliermi il respiro," ansimò lei, con la bocca a meno di tre dita dalla sua.

Malocchio si strinse goffamente nelle spalle.

"Togliere per togliere..." borbottò pratico, felice di poter dare un taglio alle smancerie.

Con un gesto rude le gettò lo scialle a terra, iniziando ad armeggiare con i bottoni che le chiudevano la veste sulla schiena.

Non era la prima volta che facevano sesso, ed era sempre più dell'idea che certe sciccherie femminili, come quegli stupidi bottoncini, non facessero per lui.

"Tu conosci Ninfadora Tonks? Classe 1973," buttò lì, mentre strappava il bottone e l'asola all'altezza del suo esile collo.

"Sì," scandì lei con la solita voce velata, appena un po' più ruvida. "Naturalmente," riprese dopo qualche colpetto di tosse. "È stata una mia allieva. Non delle più dotate, proprio no. Il suo Occhio Interiore, mi duole dirlo, era goffo quanto il suo corpo sgraziato." Si esibì in un saltello elegante, un piccolo passo di danza. "Inoltre, anche lei ci lascerà prest..."

"Sì, sì, molto probabile," taglio corto Malocchio, sbrigativo. Che le era preso? Un semplice ‘sì' sarebbe stato più che sufficiente, non era certo lì per discutere della sua ex-recluta. "Potrei informarmi sul negozio dove acquista i suoi vestiti: sono robusti e facili da togliere."

"E tu come lo sai?" sibilò la donna con evidente ira. "Tu e lei non vi intratterrete certo..."

Malocchio all'improvviso capì: doveva ammettere che non era molto arguto nell'intuire le stravaganze che passavano per la testa alle donne. Amava Sibilla anche perché di solito non si occupava minimamente di quelle inutili faccende terrene e la sua visione tragica della vita lo faceva sentire meno solo e incompreso.

"Che idiozia!" latrò. "Tonks è una bambina, per Merlino! Ma che te lo dico a fare? Sei una veggente, quindi lo sai che le mani le metto addosso solo a te. Pensavo solo che potrei regalarti qualche vestito come i suoi, o tra poco non avrai più un guardaroba."

Le mostrò il bottone che aveva appena fatto saltare, lasciando ad intendere che gli altri non avrebbero avuto sorte migliore. Come al solito.

Sibilla mandò un lungo sospiro, rinfrancata dalla sua spiegazione.

"Non ti preoccupare, caro," lo tranquillizzò, incoraggiandolo a continuare con quello scempio. "Trovo la tua rudezza molto... stimolante."

Malocchio non se lo fece ripetere due volte, permettendo persino all'occhio magico, che non aveva mai smesso di perlustrare oltre le mura della torre, di posarsi per un attimo su di lei.

"Oh, tesoro, non ti preoccupare," gli sussurrò dolcemente, disegnando con un dito il perimetro del suo occhio, quell'occhio che lei tanto amava: anch'esso vedeva oltre, come la sua Sfera di Cristallo. "È inutile crucciarsi per un destino già scritto," sorrise, baciandogli la bocca sfigurata. "Ora, Alastor, ora, nel mio palmo."

Prese una delle Sfere Pasticciere che le aveva portato in dono e lo imboccò, come se lo ritenesse uno scambio equo.

Con i Mangiamorte alle calcagna, Malocchio non era molto dell'idea di separarsene, ma d'altro canto, lui aveva sempre i Mangiamorte alle calcagna.

Ricordava la prima volta che gli era caduto l'occhio su di lei. Letteralmente. Era stato così che si erano innamorati. Ammansito dal dolce ricordo, stava per cedere, quando una scritta si formò sul pezzo di cioccolato che si stava sciogliendo nella sua bocca.

"Arrivano, e tu cadrai..."

Il seguito si perse, sciolto contro la sua lingua, mentre un Alohomora faceva spalancare la botola d'ingresso alla torre.

 

***

Remus allontanò bruscamente le mani dal suo corpo, come se si fosse appena scottato.

"Come siamo arrivati a questo punto?" mormorò colpevole.

"Facile," gli spiegò Tonks, spiccia. "Ci siamo arrivati quando il pedinamento di Malocchio e la mia idea sulla nostra prima volta sono coincise."

Lui aggrottò la fronte, guardandosi attorno perplesso.

"Farlo sui dodicimila scalini della Torre Nord? Era questa la tua idea?"

"Sì, amo il rischio."

"Beh, io no. Non credo che dovremmo andare avanti con questa condotta..."

Tonks lo fissò, serissima.

"Hai ragione, quella di prima era molto meglio. Quindi, basta chiacchiere!"

E in un attimo le sue mani furono nuovamente addosso a lui.

Tonks, in principio, non aveva avuto alcuna intenzione di andare fino in fondo, ma a un certo punto aveva iniziato a sentirsi piuttosto ispirata. Tanto da dimenticare il motivo della loro scarpinata fino a Hogwarts. Non aveva tutta quest'esperienza in quel campo: aveva fatto l'amore, prima di allora, solo con il suo unico ‘ex' serio, ed era sempre stata così imbranata da rendere già sufficientemente pericoloso farlo in un letto.

Quello che non aveva calcolato era che Remus non era precisamente un ragazzino che poteva sentirsi appagato da due bacetti, era un uomo e malgrado cercasse disperatamente di controllarsi, l'aveva provocato tanto che il suo corpo stentava a dargli retta.

Con sua grande sorpresa, la stessa cosa era capitata anche a lei e quella passione intensa, adulta, mai provata prima, la faceva sentire così donna, così audace!

Non poteva fingere di non sentire quanto lui fosse eccitato: con una mano infilata nei suoi pantaloni sarebbe stata poco credibile.

E più la situazione lì sotto si ingigantiva, più i suoi baci diventavano famelici. Era passata dall'assaggiargli appena le labbra a mangiarsele con foga, la mano libera attaccata alla sua nuca per tenerlo incollato a sé.

Remus le infilò una mano sotto al mantello e un'espressione molto vicina al dolore gli si dipinse sul volto quando trovò la pelle nuda della sua coscia e, smettendo di respirare, salì più su, fino al sedere.

"Fermati, Tonks..." la pregò, ma senza levare la mano.

"Perché?" boccheggiò lei, tirandogli giù i pantaloni lo stretto necessario a liberare il destinatario delle sue appassionate carezze.

"Dobbiamo trovare un... posto," disse poco convinto, sollevandole ancora un po' la veste.

Tonks, la testa per aria, non riusciva a capire cosa non andasse in quella ripida tromba di scale.

"Un posto nascosto," si spiegò faticosamente lui, vedendola in difficoltà. "Per..." le parole seguenti si persero e impallidì, visibilmente spaventato.

"Perché tu vuoi, vero?"

"Tu che ne dici?" sbottò impaziente. Certo che voleva, voleva eccome! E subito! Aveva male da quanto lo desiderava e sapeva che la cosa era reciproca.

"L'aula di Divinazione!" decise, e con un enorme sforzo abbandonarono il corpo dell'altro per raggiungere l'ingresso alla stanza: una botola rotonda sul soffitto che, senza la Cooman all'interno, ovviamente non aveva alcuna intenzione di aprirsi.

"Ma porca..." Tonks si fece quasi sfuggire di mano due volte la bacchetta, mentre formulava l'incantesimo. "Alohomora!" urlò infine furiosa. La possibilità che qualcuno potesse sentirla e beccarli tutti arruffati dal sesso non le passò minimamente per la testa.

In effetti qualcosa rimbalzò su per le scale di pietra della torre mentre lei saliva quelle argentate calate dall'aula, apparentemente richiamato proprio dal suo urlo. Ma lo spettacolo su cui si era aperta la botola fu sufficiente a farle dimenticare tutto il resto.

 

***

"Tonks... come ti senti?"

Remus era così carino e premuroso, tanto da ingoiare il proprio turbamento per consolare lei, che non riusciva a mandare giù con la sua stessa disinvoltura quello che avevano appena visto.

La sua reazione aveva rivelato tutto l'imbarazzo provato in quei pochi istanti: dopo essere precipitata dalla scaletta d'argento, se l'era data a gambe.

"Mi è caduto addosso!" gemette. "All'inizio credevo che fosse inciampato sulla mia testa, ma non è così... aveva i pantaloni sbottonati e gli sono scesi giù quando si è alzato..." affogò la faccia tra le mani, arrossendo violentemente: per lei era stato come pescare suo padre in atteggiamenti intimi. Una cosa spaventosa. "E la professoressa Cooman..."

Remus le passò un braccio attorno alle spalle.

"È che sono preoccupata per Malocchio," tirò fuori qualche gradino più giù. Avrebbe superato lo shock per quello che aveva visto, un giorno; quello che davvero importava era la felicità del suo amato mentore.

"Oh, se la caverà, vedrai."

Tonks scosse mestamente il capo.

"La sua fissa per la morte non migliorerà di certo a stare con una che predice a getto continuo il decesso di chiunque gli capiti a tiro."

Pix - che rimbalzava dietro di loro dopo essere stato scacciato in maniera molto convincente, oltre che piuttosto violenta, da Malocchio - decise che era ora di intervenire. Se la situazione poteva essere peggiorata, riteneva suo dovere combattere affinché ciò avvenisse.

 

"Lupin e Tonks si danno tanti baci

e dopo nove mesi

bebè e pannolini

ai Malfoy presentano

i nuovi nipotini!"

 

"Uhm, che prospettiva allettante..." rifletté Tonks con un sorriso divertito, che si trasformò in una risata quando s'immaginò il poltergeist cantare il ritornello alla Umbridge.

Pix, piccato, improvvisò in tutta fretta un'altra strofa, nella speranza che quella risultasse sufficientemente offensiva.

 

"Lupetti colorati

saran da tutti schifati..."

 

Con sua grande gioia, colpì nel segno: Remus si irrigidì, dopo un sussulto ferito.

Tonks colse subito la sfida, sapeva come rimetterlo in riga.

Finse un enorme sbadiglio, gli occhi calati a mezz'asta in un'espressione di assoluta noia.

"Adoro gli scandali che riguardano gli altri, ma quelli che riguardano me non m'interessano, non hanno il fascino della novità," lo liquidò con glaciale disinteresse.

Pix la guardò in cagnesco - il menefreghismo era il dispetto peggiore che Tonks potesse infliggergli - poi gli occhietti gli si illuminarono e attaccò:

 

"Moody e la Cooman..."

 







Ho scritto questa storia per lo Storytelling di Fabi, la frase finale di Tonks (Adoro gli scandali che riguardano gli altri, ma quelli che riguardano me non m'interessano. Non hanno il fascino della novità) è di
Oscar Wilde, e la coppia Malocchio/Sibilla è un'idea sua - cioé di Fabi, non di Oscar Wilde - e devo dire che è stata grandiosa, non sono fantastici assieme?
Dovevamo scegliere dei pacchetti, e quando ho visto questa coppia in uno dei due che potevamo visionare, ho pensato: "deve essere mia" ^^
Le Sfere Pasticciere invece sono opera mia ^^
Beh, spero che la ff vi abbia divertito almeno un pochino.
ciao
Fri





Copio il giudizio di Fabi:
Grammatica e sintassi: 5/5
Lessico e stile: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Originalità: 5/5
Utilizzo del prompt: 5/5
Gradimento personale: 5/5
Sviluppo della trama: 5/5

45/45

Sono molto felice che qualcuno abbia scelto di sviluppare insieme queste due coppie. L’avevo scritto nel pacchetto e quindi già lo sai: ho una fissazione per questa coppia crack: Sibilla/Alastor, secondo me loro sono fatti per stare insieme. Stessa cosa per Tonks e Lupin.
Sei stata molto brava a inserire i prompt, perché in pratica li hai usati quasi tutti. Le coppie sono perfette: Sibilla è forse il personaggio che hai approfondito di meno, ma sei riuscita comunque a mostrarla naif, a metterla sul suo personale piano umano. Moody è innamorato, per questo è strano, ma è credibile.
Tonks e Remus sono caratterizzati molto bene. Non mi stanco mai di ripetere che spesso loro non mi piacciono proprio perché tendono ad essere resi un po’ meno ‘forti’ di come sono in realtà. Questo Remus che mente e che gioca, questa Tonks senza malizia eppure così sicura di ciò che vuole, sono molto ben inseriti e amalgamati. Sono personaggi umani, Tonks cade ma non in continuazione e lui non ha comprato la cioccolata a Mielandia, per dire che non hai esasperato le linee della caratterizzazione sfruttando i cliché, ma dando loro una personalità credibile.
Non ho trovato errori grammaticali e anche la sintassi è sempre corretta.
Lo stile è pulito e diretto, il lessico è consono all’ambiente e alla trama.
La tua è la storia più lunga che ho ricevuto, la trama è sviluppata in modo non del tutto lineare, ma non per questo si fatica a seguirla. La scena lime è ben inserita e ben descritta, sei stata diretta e l’hai raccontata in modo adulto e diretto.
L’intera storia mi è piaciuta moltissimo. Tutte le tue scelte hanno avuto il giusto ruolo nella storia, dalle Sfere Pasticciere alle previsioni non richieste della Cooman, Dall’incantesimo all’arrivo di Pix. Complimenti.
   
 
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