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Autore: Logic Error    12/04/2011    1 recensioni
Ebbene, dopo le "Avventure di Sebastiano di Michele" (che non sono terminate, non vi preoccupate! Sono solo un pò...in pausa) ecco le "Avventure di Juuza Amakusa", un finto gangsta che non batte chiodo alle prese con streghe e omicidi seriali (ma anche no.)~
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le Avventure di Juuza Amakusa

 

Capelli bianchi, fisico ad armadio e faccia da gangsta: Amakusa Juuza è il suo nome.
Beh, in realtà il suo nome o è Juuza o è Amakusa, ma non l'ho mai capito.
Amakusa è un ragazzo come tanti, con una storia come tante, che come tante persone si è ritrovato coinvolto tra streghe, ragazzine pazzoidi depresse e famiglie giapponesi mafiose, anche se a lui non fregava una sega di tutto questo.
Ma andiamo con ordine, e ritorniamo al principio.

 

  1. L'infanzia.

Amakusa è nato in un quartiere malfamato di New York, tra i muri imbrattati da graffiti e le sirene della polizia in sottofondo, esattamente come si vede nei telefilm.
Il suo vero nome, però, non è di certo Amakusa Juuza; piuttosto, il suo nome di battesimo era Giuseppe Alberobello, essendo i suoi genitori due emigrati italiani scappati in America per cercare lavoro (dato che, in Umineko, se non hai almeno un parente italiano, non vali un cazzo).
Amakusa o Giuseppe, per gli amici Giògiò, è sempre stato un ragazzino irrequieto: fin da piccolo girovagava da solo tra i vicoli bui della grande mela, scontrandosi ora con una gang ora con l'altra. E ritornando a casa sempre grondante di sangue.
Ma nonostante tutto, anche se le prendeva di santa ragione ogni giorno, anche se all'età di 10 anni s'era già rotto nove volte il femore, anche se grazie ai suoi soldi il primario dell'ospedale ci aveva cresimato la figlia...Giògiò sentiva una sorta di vocazione, di predestinazione per quel lavoro.
Fu infatti, all'età di 11 anni che, quando i suoi genitori gli chiesero: “Giògiò, bello di mamma, cosa vuoi fare da grande?” lui rispose fieramente: “Il gangsta”.

E così, tra un piccolo furto e un cazzotto di abitudine, Giògiò riuscì a farsi accettare da una gang di New York.
La loro gang era composta da 5 elementi: uno grande e grosso, ma decisamente stupido; un altro sicuramente intelligente, ma troppo fragile per menare le mani; gli altri due che tiravano sempre su col naso e saltuariamente si facevano sotto; e lui.
Si chiamavano: “I 5 dorati” (colore che perseguitò a lungo Giògiò), e non facevano paura a nessuno.
Ma Giògiò si sentiva un gran figo e continuò ad andare in giro con questa banda di sfigati fino ai tredici anni.
Inutile dire che godeva di un profondo rispetto nel gruppo...perchè si vestiva come un vero duro, aveva un orecchino e soprattutto i capelli bianchi.
Pantaloni larghi strappati, cappello indossato al contrario, codino...Giògiò era pronto per fare il salto di qualità e non aspettava altro.
E quando qualcuno del gruppo gli chiedeva “Giògiò, ma dove hai preso quei pantaloni?” oppure “Voglio farmi anche io l'orecchino!” lui, invece di dire la verità, e cioè che i suoi erano banali pantaloni del mercatino strappati sulle ginocchia e che l'orecchino lo aveva per coprire un buco che gli aveva lasciato una delle tante scazzottate, rispondeva “Yo, perchè sono un gangsta madafacca.”
Sapeva già mentire da uomo di mondo a quella giovane età, era proprio nato per quel mestiere.

Giògiò era quasi un adolescente ormai e s'era anche comprato una pistola giocattolo per l'occasione.
I supermercati e i fruttivendoli tremavano al suo passaggio, la polizia era pronta a scattare ad ogni suo minimo passo, i cani randagi abbaiavano rabbiosi e....no, ma anche no.
Questa era tutta una sua sega mentale; il risultato? Camminava come un gran figo col petto in fuori per le strade di New York anche se nessuno se lo cagava.
Fu poi, molto per caso, che capì cosa mancava nella sua vita.
Lo capì all'incrocio tra l'ospedale e le poste, lo capì guardando sul marciapiedi opposto e poi voltandosi verso i suoi amici gangsta.
Uno, due, tre, quattro, cinque maschi.
Si rese conto che nella sua vita, mancava una donna.
Ed un gangsta che si rispetti ha SEMPRE una donna al suo fianco.
Comprese la gravità della situazione quando, scorta quella graziosa ragazzina che stava per attraversare la strada, guardò in basso, verso i suoi pantaloni.
Era ora di dare una svolta alla sua vita e alzare i suoi orizzonti.*











*[n.d.s.:....sì, avete capito bene.]

   
 
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