Era
solo una lezione di matematica...
"Basta,
io non ci capisco nulla!" dissi, al limite dell'esasperazione,
lanciando via la matita e la gomma e facendole rotolare sul pavimento.
Un lungo
sospiro esasperato venne dal mio fianco. L'ultimo dei tanti.
Il mio
migliore amico.
"E'
ovvio che se continui a infervorarti come un gorilla in calore non ti
verranno mai..." rispose con la pazienza che precede un brusco attacco
di nervi che potrebbe lasciare il segno.
"E'
inutile, non riesco! E' da due ore che ci proviamo!" protestai con
vigore. Se fosse stato in un altro contesto, questa frase avrebbe di
sicuro avuto un doppio senso incredibile. Ma ero troppo arrabbiata per
pensare a certe cose, in quel momento.
"Venti
minuti..." precisò Stefano.
Sbuffai.
Odiavo quando era così pignolo. Era tremendamente odioso e
irritante. Quasi quanto Justin Bieber.
"Un due
c'è sempre di mezzo!".
La mia
solita battuta idiota. Ci stava sempre, anche quando era fuori luogo.
Tanto non riesco a stare zitta, le cose stupide trovano sempre fiato
dalla mia bocca.
Stefano
rise. Non capii se fosse per il nervosismo o per la mia innata
stupidità, ma rise.
Almeno
riuscivo a farlo divertire dopo averlo fatto impazzire con quei dannati
algoritmi dai nomi impronunciabili.
A dire
il vero non si possono nemmeno vedere. La loro inutilità
è incredibilmente palese: quando mai mi servirà
sapere che l'incognita x corrisponde a tre volte l'incognita y
moltiplicata per z? Quando vado a fare la spesa a comprare i pomodori,
a cosa mi serve?!
Fino a
dieci so contare, e poi c'è la bilancia che pesa la merce!
(Basta che si limiti a quello, perché spero di non salirci
mai più su una di quelle).
Decisi
di esporre la mia idea a Ste, il quale rispose semplicemente: "Inutile
sarai tu. Almeno loro a qualcosa servono.".
Va bene
che sei un ragazzo e quindi odioso, passi che adori la matematica,
passiamo anche sopra al fatto che lo faccio impazzire tutte le volte
che mi è possibile, che non capisca nulla in matematica e
che sia una totale frana, ma questa volta ha superato il suo limite di
odiosità!
E'
insopportabile quando queste sue uscite spuntano come funghi in un
boschetto umido.
"Questa
me la paghi..." dissi, un po' urtata da quello che aveva appena detto,
non riuscendo a nasconderlo. Ma anche se avessi voluto, con lui non ci
sarei riuscita. E' l'unico che riesce a capirmi come se avesse la vista
a raggi x, un po' come Superman.
"Oh,
smettila, che ti passa subito!"
Mi girai
di scatto. "Questa volta no, mi hai stancata con tutte queste
stupidaggini! Tutte le volte trovi il modo per insultarmi, mentre io
devo sempre stare zitta!" sbottai, lasciandolo di sale.
Ogni
tanto avevo questi scatti d'ira provocati dall'accumulo di troppe cose
insieme. E, puntualmente, lui era la mia valvola di sfogo. L'unico che
riuscisse a sopportarmi, facendomi irritare come non mai allo stesso
tempo.
Ridacchiò
di nuovo, stavolta sotto i baffi.
Roteai
gli occhi, girandomi dall'altra parte per non vedere la sua faccia
dispiegarsi in uno dei suoi soliti sorrisi maligni.
Poco
dopo sentii chiaramente la sua risata espandersi per tutta la camera, e
questo mi fece ancora più arrabbiare. Proprio come un
gorilla in calore.
Passarono
alcuni secondi, dopo di che non ce la feci più.
"La vuoi
finire?!?" sbottai, girandomi verso di lui.
Lui si
fermò, alzò lo sguardo e mi fissò.
Strano,
per una volta mi aveva dato retta.
Mi
fissava negli occhi, finché ad un certo punto non
ricominciò a ridere.
Io
divenni paonazza dalla rabbia, incrociai le braccia e misi il broncio,
girandomi nuovamente dalla parte opposta a lui, che intanto si faceva
una grassa, grassissima risata.
"Io...te
lo giuro...non riesco...a smettere...mi fai
troppo....ridere....non...ce...la...faccio...." e rise ancora
più forte e ancora più di gusto.
"Ah-ha
ma che ridere!" risposi offesa, non girandomi e non degnandolo
minimamente di uno sguardo.
Finché
non si fece di nuovo silenzioso e tranquillo, come era sempre.
Lì
per lì non ci feci caso, troppo impegnata a macchinare la
mia vendetta. Il rumore delle mie rotelle arrugginite copriva qualsiasi
suono: per una volta si erano messe in moto per funzionare. Se si
osservava bene si poteva anche vedere il fumo che usciva dalla mia
povera testa.
Passarono
alcuni secondi prima che mi rendessi conto del silenzio che era calato.
Mi girai per vedere cosa diavolo stesse facendo quel pirla di Ste.
Mistero
risolto.
Nemmeno
il tempo di girare completamente la testa che me lo ritrovai a due
centimetri dal naso.
Incrociai
gli occhi per metterlo a fuoco, e lo guardai con aria assassina.
Perché
diavolo era lì?!?
"Che
stai facendo?" dissi impettita, cercando di fargli capire che
lì non ci doveva stare.
Lui non
rispose.
Per
qualche strano motivo non riuscivo a muovere la testa: era come
bloccata da qualcosa di invisibile.
Sospirai.
"Allora?"
ripetei.
Nessuna
risposta. Si limitava a guardarmi dritto negli occhi, come se stesse
cercando qualcosa di nascosto.
Sbuffai.
"Si
può sapere che cosa hai intenzione di far...".
Non
finii la frase perché le mie parole vennero stroncate dalle
sue labbra.
Mi stava
baciando...
COSA
DIAVOLO STAVA FACENDO?!?
Stefano,
il mio migliore amico da sempre, aveva le sue labbra appiccate alle mie.
Labbra
morbide tra l'altro...assolutamente morbide...e irresistibili. Non me
n'ero mai resa conto prima d'ora.
Forse
avevo dato per scontate troppe cose.
No un
secondo.
Io mi
stavo facendo baciare dal mio migliore amico. Dal mio migliore amico!!
Quell'unica
persona su cui potevo sempre contare, quel ragazzo che sapeva capirmi
da uno sguardo e che riusciva sempre a captare i miei pensieri, anche
quelli più profondi.
Lo
Stefano che senza parlare mi diceva tante cose.
Lo
Stefano che pretendeva le cose e quasi mai le ridava indietro con lo
stesso affetto.
Lo
Stefano che però quando poteva ti dava l'anima.
Lo
Stefano che aveva i suoi momenti di affetto e i suoi momenti di
irrefrenabile crisi.
Lo
Stefano che tutti consideravano strano e contorto. Non lo conoscono
come lo conosco io.
E' una
persona meravigliosa, capace di cose stupende, che darebbe l'anima per
un qualcosa in cui crede veramente.
Una
persona che quando la osservi mentre sta pensando, ti suscita una pena
incredibile, perché il suo sguardo è perso,
triste, come se avesse subito qualcosa di veramente orribile.
Lo
Stefano a cui voglio un bene indescrivibile con le parole, per cui mi
batterei fino alla fine con le unghie e con i denti per
difenderlo.
Lo
Stefano che difenderei davanti agli altri anche se avesse torto, ma che
poi riempirei la testa di principi, forse inutili.
Perché
le ramanzine a volte se le becca pure lui, anche se è molto
migliore di me.
Lo
Stefano che pensavo fosse innamorato di Chiara, e che invece aveva
scelto me.
Me, fra
tante persone.
Perché?
Perché stava facendo questo?
E se
fosse tremendamente sbagliato? Se nulla tornasse più come
prima?
Ma
forse, alla fine, è questo che ho sempre desiderato...
No, un
momento.
Non me
frega assolutamente nulla, io non lo voglio baciare!
Non lo
voglio baciare perché...perché...caspita,
è il mio migliore amico!
Per Dio!
E allora
perché non riesco a staccarmi?
Mi sento
un'idiota: qui a guardare le sue palpebre chiuse, con gli occhi
sbarrati e le braccia a penzoloni, mentre lui sembra così
tranquillo, così bello...
Per l'amor del cielo Caterina,
smettila! Levati di lì!
Mi
staccai, e fu come se una bolla d'aria si fosse messa tra me e lui. Fu
una cosa stranissima.
Lo
guardai esterrefatta, mentre lui aveva un'espressione tranquilla, come
se nulla fosse successo.
Ma come
diavolo faceva?!?
Aprii la
bocca per parlare, ma le parole non mi uscivano dalla bocca. Sembravo
un'ebete in quella posizione, più di quanto non lo sembrassi
di solito.
Infatti
Stefano rise.
"Adesso
spiegami che diavolo hai da ride..." e di nuovo non riuscii a finire la
frase che lui mi chiuse la bocca nel modo più dolce del
mondo. Con un altro bacio.
Questa
volta mi scostai, con uno sforzo immane e tremendo. Non so da dove mi
fosse uscita tutta quella forza di volontà.
"Che
c'è?" chiese Stefano, staccandosi da me ma rimanendo con la
testa piegata, in attesa che io avessi finito di parlare. "Non voglio
sentire altre cose stupide per le prossime ventiquattr'ore.". Aveva una
voce suadente, che non avevo mai sentito prima. Era incredibilmente
sensuale ed attraente, come una calamita. Stavo per rispondere di
sì come un automa, incantata dalla sua voce, ma una parte
del mio cervello era rimasta ancora lucida, per quanto io potessi
esserlo.
"N...no...Ste
no..." farfugliai, chiudendo gli occhi quando lui mi spostò
una ciocca di capelli dietro le orecchie.
"Perché
no?" chiese, come se fosse una domanda qualsiasi su un qualsiasi
argomento.
In quel
momento avrei preferito che mi chiedesse qualcosa su quei maledetti
algoritmi.
Mi
scostai, tenendo ancora per un secondo gli occhi chiusi.
"Non
voglio rovinare tutto..." risposi, dicendo spudoratamente la
verità. Non volevo che la nostra amicizia si rovinasse.
Lui
ridacchiò, guardandomi negli occhi.
"Non
cambierà nulla, te l'assicuro. E se cambierà,
cambierà in meglio." fece una pausa. "Fidati di me, come hai
sempre fatto.".
Colpita nel segno. E affondata. Due volte.
Colpita nel segno. E affondata. Due volte.
Diamine
se mi fidavo. L'avevo sempre fatto, non vedo perché non
dovrei farlo adesso.
Caterina, non fare idiozie!
Potresti non tornare più indietro! Levati da questa
situazione testa di legno!
Ma stai zitto
cervello pensante! Non hai mai funzionato, perché devi
rompere le scatole proprio adesso? Voglio farlo e lo farò!
[Caterina
1 - Cervello 0]
Non so
cosa mi spinse a farlo, non so perché lo feci, ma sapevo che
in quel momento era la cosa giusta da fare.
Che poi
dopo non lo sarebbe stata, non me ne importava.
Dicono
di vivere il presente no? E mannaggia, io lo voglio fare! Avevo deciso
di dargli retta.
Mi
avvicinai a Stefano, sfiorandogli le labbra con le mie e chiudendo gli
occhi, restando ad ascoltare il suo respiro.
Era
lento ma inquieto. Era estremamente diverso da quello che ero abituata
a sentire. Mi piaceva...era davvero bellissimo. Come lui.
"Sappi
che era da tanto che lo volevo fare..." disse Stefano a bassa voce, e
mi baciò di nuovo.
Ma
questa volta non tenni né gli occhi sbarrati, né
le braccia a penzoloni.
E
né tanto meno non ricambiai il bacio.
Questa
volta seguii il mio istinto, quasi da gorilla in calore, come diceva
lui.
Gli
circondai il collo con le braccia, stringendomi a lui e facendo aderire
il più possibile la mia parte superiore del corpo con la sua.
Dal
canto suo lui mise una mano tra i miei capelli, e sentii le sue lunghe
dita che mi accarezzavano dolcemente la testa.
Improvvisamente
si alzò dalla sedia, trascinandomi con lui e facendomi stare
in piedi davanti alla scrivania.
In un
attimo anche il resto del corpo aderì al suo, facendomi
venire la pelle d'oca. L'altra sua mano mi cinse la vita, quasi come se
non volesse farmi andare via. Ma forse non aveva capito che non era
minimamente nelle mie intenzioni.
Essere
così, in quella posizione, semi abbracciata a lui, mi
sentivo bene, felice. Felice come non ero mai stata nella mia vita.
Era
incredibile che una cosa così semplice ti potesse far stare
così bene.
Ma se
è la persona giusta, tutto può essere perfetto.
E con
lui era tutto perfetto.
Anche
quando chiese qualcosa di più dal nostro bacio, mettendoci
più impeto e chiedendo timidamente di farlo entrare.
Acconsentii, ovviamente. E fu una sensazione assolutamente stranissima,
quasi afrodisiaca.
Per la
carità, avevo già baciato altri ragazzi,
però non mi era mai successa una cosa del genere. Solo lui
riusciva a farmi sentire così...così strana.
Ci
scostammo l'uno dall'altra per un attimo, giusto il tempo di riprendere
fiato.
"Io..."
provai a dire a mia discolpa.
"Shhh...ti
conosco troppo bene. Non c'è bisogno di parlare".
Sorrisi.
Era vero. Diamine se lo era.
Alzai la
testa e lo guardai negli occhi: erano color nocciola, colore banale. Ma
il suo aveva qualcosa di nascosto, di profondo: un misto di dolore e di
qualcos'altro, che li faceva risplendere.
Mi
avvicinai per baciarlo di nuovo, ma lui si scostò per
appoggiare le labbra su mio collo.
Un
brivido mi salì lungo la schiena.
Uno
schiocco.
Un altro
brivido.
Un altro
schiocco, stavolta più forte.
Un altro
brivido, stavolta più forte.
E poi...
*Toc toc*
E poi
bussarono alla porta.
"Caterina,
tesoro, posso entrare?". Mia madre.
No che
non puoi entrare guasta feste!
Fu un
secondo. Ci guardammo per un istante negli occhi e capimmo subito che
avevamo avuto la stessa idea.
Ci
dividemmo di scatto, arrossendo un poco, ma cercando di evitare di
pensare a quello che era appena successo.
Mi
passai una mano sulla maglia per lisciarla.
"Sì
mamma, entra entra." risposi con il tono più controllato che
potevo avere in quel momento. Almeno mia madre aveva avuto la decenza
di bussare
Ero
indecisa se ringraziarla o strozzarla fino a provocarle un grave
soffocamento. Era più probabile la seconda opzione.
"Oh
scusate, ho interrotto qualcosa?" chiese mia madre con aria
interrogativa.
Ok, la
ammazzo.
"No,
stia tranquilla, le stavo solo urlando dietro perché non
capiva niente." le rispose Stefano al posto mio, precedendomi e
prevedendo un mio scatto d'ira.
"La
solita." mia madre sorrise e mi guardò divertita.
Strozzati!!
Inutile dire che
gli sarei voluta saltare addosso. Nel senso cattivo ovviamente.
"Comunque
volevo dirvi che esco e non torno per cena, quindi tesoro devi
prepararti qualcosa da sola, anche se nel frigo c'è l'avanzo
del polpettone di ieri sera."
Ma chi
se ne frega del polpettone di ieri sera! Io ho un altro polpettone che
mi aspetta, e sinceramente mi piace anche di più l'idea.
"Ok, va
bene. Ciao mamma." dissi in tono catatonico, sperando che levasse le
tende il più presto possibile.
Odiavo
mia madre. Cioè, non è che la odiassi, ma da
quando aveva lasciato papà non era più la stessa.
"Scusami,
tolgo il disturbo." mi schernì. "Ciao Stefano." lo
salutò sorridendo.
"Arrivederci."
le rispose lui, sorridendo a sua volta. Dopo anni non riusciva ancora a
darle del tu.
Mia
madre fece un mezzo sorrisetto divertito, si girò e
uscì dalla porta, chiudendola.
Io tirai
un sospiro di sollievo. Che si trasformò in
felicità quando sentii la porta d'ingresso chiudersi
definitivamente.
Ci fu un
attimo di silenzio, dove non avevo il coraggio di guardare Stefano
nemmeno con la coda dell'occhio.
Un lungo
silenzio imbarazzante.
"Allora,
dove eravamo rimasti?" chiese lui, rompendolo, e abbracciandomi da
dietro.
E meno
male che doveva solo essere una lezione di matematica...
Se sono
tutte così, allora ci sto alla grande!
E forse è la volta buona che mi faccio piacere questa dannata materia!
Oh beh, finalmente ce l'ho fatta a tornare. Questa volta la cosa è un po' più seria e sensata, visto che ci ho messo veramente il cuore in questa storia. E, stranamente, mi piace pure. E' da tanto che ci pensavo, ed ero entusiasta all'idea di condividerla con qualcuno. Pensate che scema. Sono anche abbastanza soddisfatta devo dire.
Non so ancora se fare una long oppure lasciarla così com'è.
Chiedo anche consiglio a voi o amati lettori.
Spero che sia stata di vostro gradimento e che quel gorilla di protagonista vi abbia divertiti.
:D
Au revoir! <3
E forse è la volta buona che mi faccio piacere questa dannata materia!
Oh beh, finalmente ce l'ho fatta a tornare. Questa volta la cosa è un po' più seria e sensata, visto che ci ho messo veramente il cuore in questa storia. E, stranamente, mi piace pure. E' da tanto che ci pensavo, ed ero entusiasta all'idea di condividerla con qualcuno. Pensate che scema. Sono anche abbastanza soddisfatta devo dire.
Non so ancora se fare una long oppure lasciarla così com'è.
Chiedo anche consiglio a voi o amati lettori.
Spero che sia stata di vostro gradimento e che quel gorilla di protagonista vi abbia divertiti.
:D
Au revoir! <3
ICE