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Autore: Persychan    13/04/2011    4 recensioni
Isaia vive tra veleni e bisturi, Isaia ama sua sorella e per questo lei non deve sapere: il miele è solo per Enea.
[Personaggi originali - Isaia ed Enea]
[Avventure parallele]
[Racconto della Famiglia Rivolta]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: L'alchimia - Il tre
Personaggi/coppia: Isaia e Enea. Più nominati Celeste e Gabriella. Personaggi della Famiglia Rivolta
Parte: 1/1
Rating: PG
Riassunto:  Isaia vive tra veleni e bisturi, Isaia ama sua sorella e per questo lei non deve sapere: il miele è solo per Enea.
Note:  - L’ambientazione è quella di Katekyo Hitman Reborn e in storie successive potranno comparire, sia nominati che in persona, vari personaggi della serie. Per il momento si tratta di una sorta di storia parallela ambientata nello stesso universo in contemporanea con gli avvenimenti che hanno come protagonisti Tsuna e guardiani. In fondo la famiglia Vongola è una della tante famiglie mafiose italiane.
[Per altre storie della stessa ambientazione andate qui]
- In questo frammento vi presento Isaia, la voce narrante, ed Enea. Parlare di loro non è semplice per il semplice fatto che sono, essenzialmente, due psicopatici con un rapporto piuttosto assurdo. Beh, anche perché Isaia ha solo undici anni nella storia attuale e, giusto per farvelo sapere, il fatto a cui allude dicendo che Enea è un uomo di parola è il fatto che ha giurato alla sorella di Isaia, Celeste, che prima dei diciotto anni non lo sfiorerà neppure con un dito.
- Non betata
 

L'alchimia - Il tre
 
Il tre è il numero di Dio, ma, in se stesso, lui non vede alcuna perfezione.

 
C'erano provette e contenitori standard, piccole fiale dalle forme contorte e instabile che si nascondevano dietro a ordinati recipienti etichettati, gorgoglianti becher dall'aspetto sinistro che si scaldavano sulle fiamme asettiche di fornelli a gas e quiete. Quiete. Quiete.
Non c'erano le voci concitate dei collaboratori e neppure il loro scalpitare tra un tavolo e l'altro - sì, quella fretta animalesca che lo costringeva a chiudere gli occhi e a tapparsi le orecchie per non sentire, per non prendere in mano i suoi bisturi o i suoi veleni e porre fine a tutto - e neanche le urla ovattate, dalle mura spesse, di quelli che una volta erano stati uomini e ora erano solo numeri e valori.
No, no, no, c'era solo la melodia discreta di un vecchio grammofono che girava a vuoto - glielo aveva regalato sua sorella -  e anche se non amava la musica, che era, per le sue orecchie, invadente e soffocante con le sue note aggraziate e caotiche, trovava la sua presenza e il suo ipnotico raschiare confortante. Quello e la sensazione della plastica sotto le dita.
Uno, due, tre gocce scivolavano rincorrendosi una dietro l'altra sul bordo inclinato dell'imbuto, uno, due, tre, altre e altre cadevano dal contenitore nello stretto collo della beuta, uno, due, tre, era dolce vederle scendere simili a miele denso e sapere che ognuna di questa era letale come pugnalata al cuore, erano soltanto più ordinate e non macchiavano nulla se non le labbra con il pallore mortale di chi ha esalato il suo ultimo respiro.
Mescolò il composto, girandolo per tre volte con calma perché non aveva fretta: non c'era nessun motivo per averne. Certo, Enea lo stava fissando, ma Enea passava un sacco di tempo a fissarlo: era Enea e lui poteva. Quando non era in missione, era spesso nel suo laboratorio senza fare niente - se non guardarlo - ma non dava fastidio, era silenzioso e confortante come il vecchio grammofono e poi, quando lui era lì, gli animali - i suoi collaboratori - si zittivano e non facevano più rumore - spaventati, terrorizzati da quel temibile predatore. Per questi motivi lui poteva rimanere su quella sedia, vecchia, un po' sgangherata e decisamente scomoda, tutto il tempo che voleva. Era Enea e lui poteva. Ed era l'unico.
 
Aveva vietato a sua sorella di entrare perchè no, no, no lei non doveva andare nel laboratorio perchè Celeste non doveva vedere il miele scendere e sapere che era veleno, sua sorella doveva vedere il miele scendere e poter continua a credere - a fingere di credere - che fosse miele. Lei era sua sorella e non poteva, anche se sapeva.
 
A Gabriella non aveva potuto proibirlo, era la boss e alla boss non poteva dire cosa fare, ma lei era gentile - terribile, fredda e calcolatrice - e non chiedeva mai di poter entrare perchè sapeva perfettamente cosa accadeva al di là della porta metallica che dava accesso ai suoi laboratori, come conosceva altrettanto bene ciò che avveniva nelle stanze più interne, quelle dalle mura spesse. Lei era la boss e poteva, ma non osava.
 
Solo Enea.
Soltanto lui perché non aveva paura e non cercava di blandirlo né di soffocare la sua mente con una rete d'inutili parvenze e false morali - erano assassini loro, questa era l’unica verità - e rimaneva invece lì, al suo fianco, sfiorandogli appena i capelli - perché Enea era un uomo di parola - mormorandogli all’orecchio: “Bravo Isaia, ottimo lavoro.”
Solo Enea poteva perché non aveva paura - mai - di lui, neppure quando si lasciava dietro scie di cadaveri.
 
 
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Spero che la lettura di questa cosina vi sia piaciuta e ricordate che i commenti fanno sempre molto piacere <3
   
 
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