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Autore: Gaea    14/04/2011    7 recensioni
L'amore non sempre basta. A volte, certe differenze, certe somiglianza sono tali che la storia, semplicemente, non può finire bene.
« Ho deciso, amico mio – mormorò alla fine, la voce incrinata da un’ombra di tristezza – non posso...
La favola fa parte della serie "Fiabe nere"
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Fiabe nere'
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«Io sono una fiamma libera, tu una falena: come credi possa funzionare?» domandò la candela in un bisbiglio. Le sue parole fatte di fumo azzurrino giunsero fino all’insetto che, armonioso, volava sempre più vicino a quella fonte di luce e calore.

« So che sembra impossibile, so che dovresti rinnegare quanto hai avuto, detto, pensato sin’ora – rispose lui – ma perché non rischiare? Ti amo come mai nessuno potrà. Non riesco a farti uscire dalla mia testa, sei un’ossessione che ogni giorno fa compagnia ai miei sogni d’erba. Se solo tu potessi attenuare anche di poco la furia che tu brucia dentro, io…»

«Impossibile! – esclamò la candela – È la mia natura ardere e splendere. Non posso spegnermi a comando. O meglio, potrei… ma perché? Perché proprio per te? Cos’hai tu di diverso dalle mille altre falene che sempre ballano in cerchio intorno a me?».

«Io ti amo».

«A volte l’amore non basta. Nemmeno mi conosci davvero!».

«So quanto basta. So che il mio cuore ha preso a battere solo quando ti ho visto. Chi avrebbe mai pensato anche solo che tu potessi udire la mia voce?»

 

Rimasero in silenzio a pensare. C’era forse una possibilità? Era bello parlare con la falena. Erano così diversi…ma sempre figli della notte. Una candela accesa di giorno è insensata e muta, una falena in volo di giorno è mutilata del suo splendore. C’era un forte senso di calore in quei discorsi. Ma da dove veniva? E quel calore era pace?

 

No, assolutamente. Non c’era pace, non c’era riposo. Solo estenuanti discorsi sulle possibilità, sui forse, su cose che valevano tanto quanto il fumo che lasciava dietro di sé.

 

« Ho deciso, amico mio – mormorò alla fine, la voce incrinata da un’ombra di tristezza – non posso. Non voglio rischiare la tua vita: sai benissimo che se ti avvicinassi troppo, bruceresti.
Non riesco a essere meno di così e ho bisogno di qualcosa di più di un paio di fragili ali per potere amare restando me stessa.

Non posso farlo perché una parte di me non riesce nemmeno ad immaginarlo. E non si può fare quello che non si può immaginare.

 

Spero riuscirai a perdonarmi un giorno. Spero tornerai… vedi, anche il fato e d’accordo con me. Osserva quell’uomo, vedi quell’oggetto nelle sue mani? È una lanterna di vetro, ora verrà e mi poserà al suo interno. Dall’altra parte io ci sarò ancora, potrò vederti e tu vedrai me…ma non potremo parlare. Non più come ora.». Grosse, calde gocce di cera scesero lungo i suoi fianchi bianchi.

 

La falena ristette: non lo avrebbe accettato. Mai. Era speciale, lo sentiva. Erano speciali.
Vide quel goffo essere umano avvicinarsi, posare accanto alla candela la campana di vetro.

Non perse altro tempo. Si lanciò, le ali spalancate, sperando fino all’ultimo, rimanendo accecato dal fulgore della fiamma, rendendosi conto troppo tardi di star brillando anche lui, un secondo prima di bruciare completamente.

La candela non poté far altro che rimanere in silenzio.

 

 

 

 

«Che insetto stupido – commentò il maestro di sala spazzando dai resti della falena il tavolo su cui lavorava – non riescono proprio ad imparare che non devono avvicinarsi alle fiamme» e detto questo, chiuse la candela dentro la lanterna colorata che aveva portato. Era meravigliosa e – incredibile! – un qualche gioco di ombre dava l’impressione che la luce uscisse come a gocce. Poi la brillantezza della fiamma si affievolì, sembrò spegnersi. Fu questione di un attimo. Nemmeno fece in tempo a preoccuparsene: con rinnovato splendore, la candela nella sua nuova dimora venne posta sul tavolo degli sposi.

 

«È meravigliosa! » disse lei con le lacrime agli occhi dalla commozione

«Non come te, amore mio» commentò lo sposo, baciando la donna che aveva scelto per la vita.

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non sono convinta della resa della storia... mi sembra, forse, un po' troppo "moralista". Voi che ne dite? 

   
 
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