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Autore: Scarlett Sakura    14/04/2011    2 recensioni
Il volo del gate cinquantaquattro viene rimandato e i passeggeri si troveranno vittime di strane situazioni... riusciranno a prendere il volo?
[Ha partecipato al contest "Gate 54 _ quando proprio non te lo aspetti" indetto da miseichan.]
Genere: Azione, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Koishan Sokujo
Titolo della storia: Follie al gate cinquantaquattro
Genere: azione, commedia, comico.
Rating: verde
Avvertimenti: het, one-shot.
Oggetto Scelto: museruola.
Canzone scelta: losing my religion.
Animale scelto: pulce.
Pacchetto con: rapina, cantautore, accendino.
Note dell’autore: il titolo è ripreso da una mia fiction su Naruto “Follie al liceo Konoha”. L’idea del megafono non è stata mia ma ha preso ispirazione da una fiction di Haruakira “Rinascere”.

 

 

 

 

 

 

Follie al gate cinquantaquattro!

 

 

 

 

 

 

Era un’afosa giornata di inizio giugno.

Nessuno sapeva perché, ma faceva maledettamente caldo quel pomeriggio, e pensare che sarebbe dovuto essere uno dei climi più docili dell’anno a causa del passaggio totale di stagione. Vi era stato un tempo piacevole per tutta la settimana ma, proprio quel giorno, la temperatura aveva pensato bene si alzarsi di parecchi gradi. Questa è una cosa che non si spiegherà mai nessuno.

Fortunatamente in aeroporto vi era l’aria condizionata, altrimenti il tasso di mortalità della California si sarebbe alzato vertiginosamente.

Erano quasi due ore che i passeggeri attendevano come manichini che arrivasse il secondo pilota, ovvero colui che avrebbe dovuto sostituire quell’incompetente di un sudamericano. Ognuno degli sciagurati presenti cercava in tutti i modi di ammazzare il tempo come meglio potevano. Chi batteva un piede per terra, chi giocava col game boy, chi si toccava e parlava col proprio pancione, chi faceva una serie infinità di flessioni, chi invece leggeva strane riviste e per concludere, chi si detergeva il sudore da almeno un’ora buona. Insomma, c’era di tutto.

In mezzo a tutta quella assurdità umana, vi era anche una dolce e innocente sorella. Pregava tenendo in mano un rosario e ogni tanto si aggiustava il vestito immacolato a maniche corte. Il suo viso era oltremodo angelico, con due gemme blu al posto degli occhi e spighe di grano come capelli. Dopo aver terminato la sua preghiera quotidiana ripose il rosario all’interno del vestito e sospirò.

<< Si può sapere quando parte questo maledetto aereo? >> la suora aveva appena domandato, con una certa dose di cortesia, quando il loro veicolo avrebbe potuto prendere il volo. << E’ mai possibile che, con tutti i mezzi volanti, solo il nostro debba rimanere a terra? >> sbuffò spostandosi una lunga ciocca dal viso semisudato. La ragazza che era accanto a lei le rivolse un’occhiata.

<< Calmati Rubi, urlare in questo modo non gioverà a nessuno, tanto meno a te. >> la riposta lasciò al quanto perplessi i presenti, per il semplice motivo che il suo abbigliamento completamente dark lasciava pensare esattamente ciò che sembrava. Indossava una gonna nera con sotto dei fuseaux dello stesso colore, maglia bianca senza maniche con un disegno e una giacchetta in pelle scura. I capelli erano neri, corti e con due ciocche rosse. Gli occhi, sottolineati da una linea di matita, e le labbra ornate da un piercing, facevano da contorno a quella bizzarra creatura.

<< Può una pulce rovinarti la giornata? Sì! >> sottolineò la bionda sempre più arrabbiata e per nulla propensa a calmarsi. Gettò un’occhiata al soffitto prima di sospirare scocciata. << Almeno facciamoci una bella pennichella. >> detto questo si sistemò meglio sulla sedia, che era tutto fuorché comoda.

<< Mi scusi, signorina. >> un uomo di circa quarantacinque anni si avvicinò alla coppia di ragazze con fare alquanto preoccupato. Stringeva tra le dita un fazzoletto imbevuto di sudore e, cosa molto divertente, la cascata d’acqua sembrava non volersi placare. << Ha parlato di una pulce, ha per caso a che fare con il nostro volo? >>

<< Esattamente. >>

<< Ehm… in che modo? >> era chiaramente intimorito da Maria ma lei non sembrava rendersene conto.

<< Il pilota ha avuto la grande idea di accecarsi da solo. >> grugnì la bionda ricominciando a fumare rabbia.

<< Come? >> si sistemò meglio gli occhiali sul naso e si passò le dita tra i capelli neri ben sistemati.

<< Tutta colpa di una pulce! Pare, che quell’imbecille di un uomo, abbia sentito uno strano formicolio nell’occhio e che, una volta notato l’animale incriminato, abbia tentato di toglierselo da solo. >>

<< E allora? >> altro tamponamento alla tempia sinistra.

<< Peccato che il suddetto idiota si fosse dimenticato di avere ancora i guanti, con cui stava sbloccando il bidè, ricolmi d’acido. Il resto vien da se. >>

<< Oh, no. Sono un direttore di banca e devo assolutamente arrivare a destinazione entro domani. Io… >> la sua frase venne bloccata da un grido di donna proveniente dall’ala ovest dell’aeroporto. Tutti i presenti si alzarono per andare a controllare cosa fosse successo di così grave. Un uomo di circa trentacinque anni si trovava con la schiena contro il muro. Capelli castano chiaro corti, due profonde occhiaie sotto le pupille scure e abiti decisamente mal stirati, non aveva una bella cera. Ciò che però lasciava perplessi era il fatto che avesse un accendino in una mano e una lattina di benzina nell’altra.

<< Non posso più andare avanti. >> diceva disperato. << Se non mi date un lavoro mi do fuoco con la benzina. >> ci furono esclamazioni di stupore e alcuni gridi di panico. Qualche temerario tentò di avvicinarsi per farlo ragionare ma inutilmente. In quel momento si fece largo una donna piuttosto in carne con i capelli rossi ricci e due vispi occhi verdi, doveva essere sua moglie, che si piazzò esattamente di fronte a lui.

 << Josh, ma che fai? Abbiamo due figli e tu ti dai fuoco con la benzina? >> fece una pausa e il suo viso da preoccupato si trasformò in una maschera di rabbia mista a indifferenza. << Bruciati con l’alcol che di soldi non ce ne stanno! >>

<< Ma… signora? >> il direttore la guardava incredulo e quasi inorridito di fronte alla sua totale mancanza di pietà. << Suo marito ha bisogno di aiuto. Sta facendo tutto questo per lei e per i vostri figli! >> sembrava aver preso molto a cuore la faccenda, nonostante la cosa non lo riguardasse affatto. Per nulla colpita dal discorso, tornò a rivolgersi al suo, ancora per poco, consorte.

<< Se pensi di risolvere i tuoi problemi uccidendoti, fa pure. Non me ne faccio niente di un marito così. >> ogni tentativo d’intervenire venne fermato da una forte musica latina. Sotto lo sguardo basito dei presenti, un gruppo di ballerine brasiliane fecero la loro spettacolare entrata in scena. O meglio, ballerini. Erano una serie di uomini esagitati, vestiti di verde smeraldo e con centinaia di pailette, che sculettavano in maniera oscena.

<< Viva la libertà! Noi siamo uomini e donne liberi! >> sbraitavano, sgambettavano a destra e a manca. Le teste dei presenti giravano in entrambe le direzioni come impazzite senza decidere se dare retta al povero suicida o a quella mandria di squilibrati.

Il vociare si alzò man mano che il disperato agitava convulsamente la lattina di benzina. Quando, d’improvviso, una voce sovrastò tutte le altre.

<< Ehi gente! Venite subito a vedere! >> a gridare come un ossesso era stato un giovane punk dall’aria poco raccomandabile. Cresta grigio metallo, tatuaggi sulle braccia, vestiti strappati e armato di chitarra. Insomma, un tipico giovane d’oggi. Dalla sua voce trasparivano una forte incredulità e anche una certa contentezza. Non capendo il motivo di tanto entusiasmo, si precipitarono tutti verso l’enorme vetro che fungeva da parete e che permetteva di ammirare la pista d’atterraggio. Si ammassarono contro la gigantesca finestra e guardarono ciò che il ragazzo indicava. Rimasero assolutamente basiti. Vi fu un momento di assoluto silenzio, nessuno riusciva a crede a ciò che stava vedendo. I più temerari si ripulirono gli occhiali pensando ad un’allucinazione collettiva ma, ahimè, non era così.

<< Vedete anche voi quello che vedo io? >> Rubi tentò, invano, di risvegliare qualche passeggerò. Nessuno dava alcun segno di vita e questo era preoccupante, sembrava la calma prima della tempesta.

<< … >>

<< Cosa c’è che non va? >> la ragazza dark sembrava la più tranquilla della situazione, fatta eccezione per il punk che era chiaramente fuori di testa, almeno per lei.

<< Maria, cosa diavolo ci fa un Tirannosauro Rex in mezzo alla pista d’atterraggio? >> indicò la spaventosa e immobile creatura con il dito indice senza minimamente preoccuparsi del fatto che potesse muoversi da un momento all’altro.

<< Non ne ho idea. >>

<< Temo di saperlo. >> questa volta a parlare fu un uomo dall’aria vagamente bizzarra. Sembrava uno scienziato, se non fosse per il grembiule da laboratorio giallo, pieno di toppe, e degli occhiali così spessi da rendere impossibile distinguere i contorni delle pupille. L’unica nota di normalità erano i capelli castano chiaro portai all’indietro. << Ieri c’è stata una rapina nel nostro laboratorio e il piccolo campione di dinosauro che avevamo creato è stato rubato. >>

<< PICCOLO CAMPIONE? >> fu un esclamazione di stupore generale.

<< Si, come no. Un campioncino alto tredici metri e che pesa sette tonnellate! >> ribadì la giovane suora.

<< Deve essere cresciuto durante la notte a causa delle onde emanate dalla luna. È un processo piuttosto complesso da spiegare. >> sospirò affranto. << E pensare che è un’animale così docile. >>

<< Docile? >> una vena pulsò in maniera minacciosa sulla tempia della ragazza. << uno scorpione nel deserto, un leone affamato, una tigre del bengala, questi sono animali docili! >> impegnati com’erano a parlare si erano quasi scordati della suddetta creatura che, non appena udite alcune voci, si era girata verso di loro. Si guardarono reciprocamente per un istante fino a quando, il Tirannosauro, non emise un ruggito agghiacciante che fece gelare il sangue ai presenti in sala.

<< Aaaaahhhhh! >> un urlo disumano partì e tutti i partecipanti al volo rimandato scapparono come inseguiti dal demonio. Tranne tre persone. Infatti, una donna in stato avanzato di gravidanza non era in grado di correre, mentre Maria e il ragazzo punk sembravano totalmente affascinati dalla creatura, al punto tale da non rendersi conto del rischio che correvano restando impalati come baccalà.

<< Maria, idiota! Vieni qui! >> Rubi fece immediatamente dietro-front per riprendersi la sua amica e la stessa cosa fecero altre due persone. Un militare dall’aria forzuta con una quantità indescrivibile di muscoli e un ragazzo coi capelli biondi con un’aria alquanto incredula. Ognuno si tirò via uno dei tre rimasti indietro e, una volta fatto, si ammassarono contro il muro, il più lontano possibile dalla belva carnivora che stava tentando di entrare, o meglio, sfondare la parete e fare un rapido quanto sostanzioso spuntino. 

<< Che cavolo facciamo? >> l’universitario si mise le mani nei capelli ancora sotto shock per ciò che stava vedendo.

<< Dobbiamo andarcene di qui. >> l’ammasso di muscoli mise a terra la partoriente e con lo sguardo osservò l’area circostante cercando una qualunque via d’uscita. Peccato per loro che il sistema d’allarme era scattato dando il via alla chiusura automatica delle porte. In pratica, erano in trappola.

<< Siamo spacciati, finiremo nella pancia di quel coso. >>

<< Se sapevo che finiva così, mi sarei dato fuoco senza pensarci troppo. >>

<< Taci! Che marito inutile. >> mentre i due coniugi intrattenevano un’interessante quanto inutile discussione, lo scienziato tirò fuori un mini portatile e iniziò a trafficarci sopra. Nessuno gli diede peso fino a quando non ricominciò a parlare.

<< Ho trovato un via d’uscita, seguitemi. >> senza farselo ripetere una seconda volta, si aggregarono tutti a lui incuranti di dove li stesse portando. Qualunque posto era meglio che starsene li ad aspettare di trasformarsi nel dessert del dinosauro. Percorsero un po’ di corridoio, sempre incollati alla parete, svoltarono a destra e subito dopo a sinistra, sino a giungere davanti ad una porta. L’aprirono e vi si gettarono tutti dentro per poi chiudersela alle spalle. Si accasciarono sul pavimento cercando di riprendere aria, sia per lo spavento che per la corsa.

<< Dove siamo? >> chiese il più forte tra i presenti ma, anziché rispondere al suo quesito, la partoriente gli disse tutt’altro.

<< La ringrazio signor militare, ha salvato la mia vita e quella di mio figlio. >>

<< Non mi chiamo signor militare ma Eric, può chiamarmi così. E comunque è stato un piacere, signora…? >> sembrava un tantino imbarazzato, forse non era abituato a ricevere dei complimenti. Fisicamente era nella norma, fatta eccezione per la muscolatura, la capigliatura ramata a spazzola e i piccoli baffetti dello stesso colore.

<< Melody. >> gli ripose gentile, quasi zuccherosa.

<< Scusate? >> vi fu un lieve colpetto di tosse che li fece tornare alla realtà. << Mi spiace interrompere la vostra conoscenza ma qui abbiamo un cavolo di problema da risolvere. >> le fece notare Rubi con quel suo cipiglio nervoso. Sembrava fosse perennemente di malumore e che niente riuscisse a rilassarla per più di cinque minuti.

<< Avete visto quel dinosauro? Era fantastico! Peccato che siamo dovuti scappare. >> solo un folle poteva aver pronunciato tali assurde parole, e infatti non tardò ad essere rimproverato.

<< Ehi tu, stupido punkettaro. Mi dici cos’hai al posto del cervello? Dov’eri quando Dio li ha sparpagliati per il mondo? Eh? Cosa credi che ne sarebbe stato di noi se fossimo rimasti lì? >>

<< Onestamente poco m’importa. >> sorrise gentilmente come se un minuto prima non avesse pronunciato la più grande fesseria dell’ultimo secolo. << Vedere un’animale estinto milioni di anni fa? Quando ti ricapita un’occasione così? >> la sola idea gli faceva brillare gli occhi, cosa che riusciva a far innervosire la sua interlocutrice ancora di più.

<< Tu sei pazzo! >> come volevasi dimostrare. << Secondo te avremmo dov >> fu impossibile terminare qualunque cosa stesse per dire, perché in quel’istante qualcosa saetto davanti a loro andando a colpire uno dei passeggeri che stava beatamente sgranocchiando una barretta per i fatti suoi. La persona in questione sparì di botto, lasciando qualcosa di ancora più assurdo al suo posto.

<< Wow! >>

<< Come “wow”? >> gli chiese il direttore che aveva iniziato a sudare peggio di un centometrista sotto il sole del deserto.

<< Ma che sta succedendo qui? >> lo studente dagli occhi verdi si strofinò per bene la tempie pensando di avere le traveggole, purtroppo ciò che vedeva era reale. << Una rana? >>

<< Dov’è finito mio marito! >> chiese una povera vecchietta rimasta pietrificata sul posto. Pensando che potesse venir meno da un momento all’altro, la partoriente si affrettò a sorreggerla ma un altro raggio saettò nell’aria, seguito a ruota da altri colpi come quello. I presenti si fecero prendere dal panico e alcuni di loro vennero colpiti e tramutati, non si sa come, in animali. Eric prese nuovamente in braccio sia la donna incinta che la situazione, dopodiché si rivolse ai presenti:

<< Dobbiamo andarcene o finiremo come questi poveracci, via! >> iniziarono tutti a correre ma i laser non davano tregua. Tra urla di panico e continui spostamenti diedero via a uno stream olimpionico. Pochi passeggeri rimasero indietro e quindi centrati in pieno. Purtroppo la situazione era destinata a peggiore perché, mentre correvano a più non posso, il pavimento si piego letteralmente in due, fino a formare una V al contrario. Metà dei passeggeri venne “ingoiata” da un lato e l’altra cadde nel verso opposto. Si udirono solo altri strilli, poi, più nulla.

 

 

In una sala buia, una persona era comodamente seduta su una poltrona ad ammirare uno schermo gigante. Lo stesso dal quale aveva avuto l’anteprima delle assurdità a cui erano appena stati sottoposti i passeggeri del gate cinquantaquattro.

<< Ah… >> un leggero sospiro. << Sta andando tutto bene. Decisamente troppo. >> la voce era chiaramente quella di un uomo dall’età non ben definibile che sembrava divertirsi come un matto, forse era l’unico in tutta quella faccenda che aveva un vaga idea di cosa sarebbe successo.

 

 

<< Dov… dove siamo? >> Melody si guardò attorno con aria smarrita e preoccupata, scoprendo di essere stata l’ultima ad aver ripreso i sensi. Si trovavano in un’enorme sala scura e si vedeva ben poco di ciò che li attorniava.

<< Vorrei che qualcuno lo dicesse a me. >> Harry, alias il direttore sudaticcio, tirò fuori il suo inseparabile fazzoletto di stoffa ma stavolta, anziché asciugarsi il sudore, si ripulì i vestiti di polvere.

<< Interessante come posto. >> Maria si guardò attorno vagamente incuriosita, era l’unica ad infischiarsene altamente di ciò che stava capitando loro.

<< Ma si può sapere cosa accidenti sta succedendo? >> domandò la sposa di Dio mentre andava su e giù con un’aria decisamente indemoniata. << Giuro che se acciuffo il responsabile di tutto questo non gli rimarranno denti per ridere. >>

<< Urlare in questo modo è inutile, ti fa solo aumentare la sudorazione. >> rispose la sua amica, pacata come suo solito, ma venne bloccata da un esclamazione di stupore proveniente dalla sua destra.

<< Aspetta un attimo. >> lo scienziato stava armeggiando col suo piccolo portatile e i presenti si ricordarono improvvisamente che LUI era il principale responsabile della loro folle fuga. << Forse riesco a trovare un’uscita. >>

<< Senta un po’ lei. >> Eric gli si parò davanti in tutta la sua forza massiccia. << Non crede di doverci delle spiegazioni? >>

<< Lei dice? >> alzò tranquillamente gli occhi dal monitor del portatile.

<< Non lo dice soltanto lui ma tutti! >>

<< Si calmi sorella. >> per tutta riposta lo afferrò per il bavero del camicie con quanta più forza possibile.

<< Mi calmerò solo quando avrò il responsabile sotto il tacco della scarpa! >> capendo che tergiversare era controproducente, lo scienziato sospirò quasi afflitto.

<< E va bene ma prima incamminiamoci, non so quanto tempo ci vorrà per uscire di qui. >> sempre armato del suo fedele apparecchio, si portò a capo della fila e guido gli altri verso una meta sconosciuta. << Io mi chiamo Arnold e sono uno scienziato. Io e i miei colleghi stavamo lavorando ad un particolare progetto sull’evoluzione dell’uomo. >>

<< Interessante, ma questo cosa c’entra con noi? >>

<< Nulla, quando saremo fuori da qui vi spiegherò meglio. >> Purtroppo si sa, nulla va come vorresti, e infatti si fermò bruscamente come colpito da qualcosa. << Non sentite qualcosa di strano… >>

<< Si, sembra… >> la partoriente, così come gli altri, si mise in ascolto. << sembra uno sciame d’api. >>

<< Non può essere… >> per la prima volta da quando si erano conosciti, il direttore iniziò a sudare freddo.

<< Temo di si invece, via! >> Eric sorresse Melody incapace di correre e dopodiché si diedero alla fuga, ma non prima di essersi guardati alle spalle.

<< Sono api. >>

<< Ottima osservazione Maria! >> le rispose piccata Rubi che stava iniziando a spazientirsi di tutto quel correre a vuoto. << Ma da dove arrivano? E poi chi è il deficiente che si mette a coltivare del miele qui sotto? >> correva come una centometrista, più per la rabbia che le scorreva in corpo che per la voglia di fuggire sul serio. Il militare inciampò su una cosa non ben definita a cadde in ginocchio sempre tenendo la ragazza tra le braccia.

<< Accidenti, se queste maledette ci pungono faremo concorrenza a un malato di rosolia. >> tentò di rialzarsi ma, la stessa cosa che li aveva fatti cadere, ora li teneva inchiodati al suolo.

<< E che piaga! >> la suora, insieme alla ragazza dark e al direttore, era tornata indietro per aiutarli ma riuscire ad alzare da soli due, anzi tre persone, sembrava un’impresa troppo ardua per loro. Di colpo videro l’ambiente rischiararsi poco alla volta, fino ad assumere la consistenza di un corridoio bianco. << E ora dove caspita siamo? >> lo sciamare delle api si faceva sempre più vicino. Fortunatamente il soldato era nuovamente in grado di muoversi. << Credo sia il caso di levare le tende se vogliamo prendere quel maledetto volo. >> e ripresero a correre decisamente più forte di prima…

 

 

<< Wow, wow e ancora wow! >> solo una persona poteva emettere versi di pura gioia in una situazione del genere. E infatti…

<< Senti un  po’ tu, ma dico io, ti sembra questo il momento di restare abbacinato? Ti rendi conto o no che siamo dispersi chissà dove? Com’è che hai detto che ti chiami? >> chiese lo studente poco incline a partecipare all’euforia che sembrava colpire i suoi folli compagni di sventure. Da notare che, a parte lui, nessuno sembrava particolarmente preoccupato della cosa.

<< Non l’ho detto. >> rispose sempre guardandosi attorno con enorme curiosità. Erano finiti in un corridoio bianco, sembrava una specie di laboratorio misterioso, tipo quelli che si vedevano nei film. Stavano camminando da una decina di minuti senza notare nulla di anomalo, o meglio, camminavano spalmati contro il muro con il terrore che qualche strano raggio facesse nuovamente la sua allegra comparsa. D’improvviso trovarono una svolta a destra e, non potendo andare oltre, la seguirono.

<< E queste? >> una donna sui trentacinque anni, che tutti riconobbero come la moglie del suicida, in sua fedele compagnia, indicò una serie infinita di porte situate a entrambi i lati del corridoio.

<< Senti cara, forse è meglio se passiamo avanti. >> le disse il marito con un’aria mesta e un po’ intimorita, forse dal posto o forse dalla “cosa” che aveva sposato.

<< Neanche per idea. Magari una di queste porte ci condurrà all’uscita e credo valga la pena di fare un tentativo, almeno per sapere cosa c’è dentro. >> disse caparbia facendo ben capire chi comandava nella loro bizzarra coppia.

<< Sono d’accordo. >> si erano quasi dimenticati della docile vecchietta che era con loro. Vestiva un leggero abito estivo a fiori e portava i capelli bianchi raccolti in uno chignon. Completavano il tutto due paia di occhi azzurri. Non volendo far nascere una discussione, il punkettaro si diresse alla prima porta per aprirla.

<< Comunque io sono Michael, di mestiere faccio cantautore e sono in viaggio per partecipare a un concorso. >> concluse orgoglioso, spalancando la porta in questione. Entrarono sia lui che l’altro ragazzo, seguiti dagli altri tre, e ciò che all’inizio videro fu solo buio. Poi un rumore, un ruggito sospetto. << Oh miseriaccia… >> questo bastò per farli arretrare lentamente verso la loro unica fonte di salvezza, ma questa si chiuse sotto il loro naso, lasciandoli bloccati lì.

<< Moriremmo tutti sbranati! Perché non mi sono ucciso prima? >>

<< Taci, stupido di un marito. Almeno avessi ancora con te la benzina e invece niente. Lo vedi che ho ragione quando dico che sei utile quanto un acaro della polvere? >> in quel frangente si accese una forte luce e, dopo aver superato l’abbagliamento iniziale, poterono finalmente vedere cos’avevano davanti agli occhi. Per loro sfortuna, si trovarono di fronte ciò che temevano… due leoni!

<< E adesso? >>

<< E adesso niente Michael, diventeremo la loro cena. >> l’argentato ci penso su un attimo e si voltò sorridente verso il nuovo amico.

<< Non mi hai ancora detto il tuo nome. >>

<< Ma ti sembra il momento! >> gli gridò in faccia nello stesso istante in cui, una delle due creature, balzò verso di loro. Si schiantarono tutti contro la porta in preda alla paura più assoluta. << Addio mondo crudele. >>

<< Non se ne parla nemmeno! >> si udì quella che sembrava una voce gracchiante e, poco dopo, assisterò allo spettacolo più assurdo che gli sia mai stato sottoposto nella loro vita: la docile e innocente vecchietta aveva stesso il leone a colpi di borsetta! Non contenta, fece ruotare la suddetta arma come un lazzo e si girò battagliera verso l’altro animale che indietreggiò visibilmente spaventato. << Sono appena diventata una felice vedova e non intendo cambiare il mio status per colpa vostra, è chiaro? Non si scherza con Meredith! >>

<< Poverino. >> Michael, che pur essendosi spaventato come gli altri, provava una certa pena per la creatura. La proverebbe chiunque di fronte a quel bulldozer in miniatura.

<< Poverino e un corno, usciamo. >> la porta si riaprì da sola e tutti ne sfruttarono il momento per squagliarsela. L’ultima fu la felice vedova che rivolse un ultima feroce occhiata al leone.

<< Che ti serva di lezione, così impari ad approfittarti di una signora anziana. >> brandì il suo gracile pugno e questo bastò per mettere definitivamente in fuga il quadrupede. Una volta fuori tirarono un sospiro di sollievo. Il biondo studente sbuffò sconfitto.

<< Se questa è una delle tante porte, non oso immaginare come siano le altre. Credo sia meglio proseguire dritto, a questo punto la vita vale molto di più. >> annuirono tutti più che convinti. Un conto era morire per la caduta accidentale di un aereo, un altro era darsi in pasto spontaneamente a qualche creatura affamata. Si passò una mano sui capelli prima di porgerla al punk. << Io mi chiamo Andreas, molto lieto. >> si strinsero amichevolmente la man,  ma il momento venne rovinato da un oggetto lanciato in mezzo a entrambi e furono quindi costretti a separarsi in fretta.

<< Una palla? >>

<< E adesso che c’è? >> snocciolarono contemporaneamente marito e moglie. Senza alcun preavviso una serie di palline iniziarono a piovere dal soffitto e in tutte le direzioni. Sembravano degli enormi proiettili di gomma ma decisamente più resistenti, tant’è che quando uno di loro colpì la parete ne lasciò un bel calco.

<< Oggi non è la nostra giornata. >> stavano tentando di spostarsi senza essere centrati da quelle bombe volanti, impresa alquanto difficile.

<< Decisamente no amico, però è divertente. >>

<< Taci e muoviti Michael. >> come in tacito accordo diedero il via a un’altra corsa, tentando di salvare almeno la pelle se non la ragione. << Cavoli! >> gridavano e correvano come ossessi, sperando in un miracolo o in qualsiasi cosa avrebbe potuto tirarli fuori di li. Videro una svolta verso destra e, come in un unico pensiero, decisero di prenderla. Girarono immediatamente ma qualcosa, o meglio, qualcuno fermò la loro fuga.

<< Ahia! Ma che diavolo… >> una serie di corpi si scontrarono l’uno contro l’altro finendo tutti a gambe all’aria o spalmati per terra, con qualche arto sconosciuto addosso. << Ma voi siete gli altri passeggeri. >> Rubi si rimise in piedi a fatica, sempre col suo immancabile cipiglio nervoso.

<< Questa voce mi è familiare. >> Josh, dopo essersi staccato di dosso la moglie, riuscì a rialzarsi. << Sei la suora che voleva vedermi morto. >> disse più sorpreso che piccato.

<< Come se la colpa del suo presunto suicidio fosse mia. >> si sistemò meglio i capelli con un gesto spiccio prima di spalancare gli occhi e girarsi di botto dietro di lei. Stessa cosa fece anche Andreas ed esclamarono in coro:

<< Le api! >>

<< La palle! >> ma niente, tutto era perfettamente tranquillo.

<< Sembrerebbe tutto a posto. >> la partoriente venne dolcemente adagiata a terra da Eric che si guardava attorno con fare sospetto.

<< Siamo vivi per il momento. >>

<< Aspetta a dirlo Maria, in genere accade sempre qualcosa. >> e infatti così fu. << Cos’è questo rumore? >> Meredith aguzzò le orecchie come due parabole satellitari e con sguardo attento emise la sentenza.

<< So cos’è. >>

<< Si, anch’io. >> Caroline, la moglie del suicida, si guardò attorno perplessa, non capendo come quel genere di rumore potesse essere lì.

<< Che cos’è? >> le domandò il marito con una punta di panico nella voce.

<< Acqua. >> rispose lapidaria e sconvolta insieme.

<< Acqua? >> dissero  in coro i presenti prima che avvenisse l’incredibile. Un’ondata di liquido trasparente sfociò nel corridoio come il mare in tempesta lasciandoli senza parole.

<< Non… >>

<< può… >>

<< essere. >> esclamarono Rubi, Eric ed Harry uno dopo l’altro. Paralizzati dallo stupore, riuscirono a stentò a muovere un passo prima di venir travolti dall’acqua ed essere trascinati via. Non era tanto alta quindi era impossibile affogare ma era impetuosa e quindi non ci si poteva fermare. Vennero trascinati per tutto il corridoio ed oltre, fino ad arrivare in un’area dalle pareti scure con un profondo buco nel pavimento. Dopo essere “dolcemente” atterrati su una sporgenza circolare la parete alle loro spalle si richiuse bloccando la corrente. Il resto del liquido finì nel buco.

<< Se lo racconto in giro non ci crede nessuno. >> Andreas tentò di rimettersi in piedi come molti altri ma, la porzione circolare su cui si trovavano, s’inclinò lievemente verso il basso come a volerli gettare in quella specie di precipizio.

<< Moriremo. >>

<< Taci tu! >> lo redarguì la moglie, il cui pessimismo stava iniziando a spazientire un po’ tutti.

<< Non si può mai stare tranquilli! >>

<< Tanto valeva farci sbranare dai leoni… >> la suora era accanto alla nonnina che non sembrava aver bisogno di alcun aiuto in particolare. Anzi, forse era lei a dover tirare su il resto dei passeggeri.

<< Rubi? >> la chiamò placidamente Maria.

<< Che c’è? >> rispose quasi sbraitando.

<< Quello cos’è? >> tutti abbassarono lo sguardo contemporaneamente… e rimasero totalmente basiti. Sotto di loro, vi era una specie di gorgo acquatico, che aveva vagamente la forma di un…

<< Un w.c.? >> il direttore sudaticcio, che aveva smesso di sudare da un pezzo, ormai non faceva più neanche caso a cosa capitava sotto il loro naso, ma questo era decisamente troppo.

<< Non posso accettare di essere liquidata in questo modo! >> gridarono all’unisono Caroline e la bionda totalmente fuori di se.

<< Ora so cosa si prova nell’essere scaricati. >>

<< Michael, le tue battute non fanno ridere nessuno! Piuttosto, pensiamo a un modo per uscire da qui. >> poi pensò a cos’aveva appena detto. << Intendevo salire da qui. >> ognuno tentava di aggrapparsi come meglio poteva per non cadere e quindi essere risucchiato dal gabinetto in fondo. Fortunatamente, la sporgenza non era troppo in pendenza e vi erano buone possibilità di tirarsi su. Impegnati in questa faticosa operazione, nessuno fece caso alle strane telecamere, con tanto di lucina rossa, che presenziavano sopra di loro. Almeno fino a quando non udirono una voce particolarmente vivace:

<< Buona sera gente. >>

<< Ma questa voce… >> Arnold, più impegnato a salvare il suo portatile che se stesso, la riconobbe immediatamente. << tu sei Matthew! Uno scienziato del nostro laboratorio. >>

<< Cosa vuole questo pazzo? Vuole farci del male? >> chiese Andreas al colmo dell’esasperazione.

<< Ha voglia di prenderle? Non permetterò a nessuno di rovinare i miei progetti, finalmente sono una povera vedova! >> e brandì la borsetta con chiare intenzioni belliche.

<< State tranquilli, nulla di tutto ciò. >> si chiarì meglio la voce, non che ne avesse bisogno, era solo un modo per fare scena. << Dovete sapere che, nel nostro laboratorio, abbiamo dato vita a un progetto votato a comprendere la reale capacità di sopportazione dell’uomo. >>

<< E a noi cosa interessa? >>

<< Niente, signor Josh. Molto semplicemente avevamo bisogno di un gruppo di poveri idioti che ci facessero, involontariamente, da soggetto sperimentale. Ed eccolo qui. >>

<< Questo gruppo di idioti non c’impiegherà molto a trovarla e a strapparle le budella! >>

<< Si calmi sorella, siete solo vittime della scienza.  Niente di più e niente si meno. E per la cronaca, siete ancora al gate cinquantaquattro. Comunque sia non temete, il vostro volo è ancora tale. Partirete non appena tutto questa sarà finito. >>

<< E quando, di grazia? >> domandò Maria sempre con aria imperscrutabile.

<< Boh! Ahahahah… >> si sentì man mano la sua risata sparire in sottofondo.

<< Maledetto bastardo! >> mentre parte dell’equipaggio era impegnato a insultare, nelle maniere più colorite, il sopracitato imbecille, lo scienziato aveva messo in modo le rotelle del suo cervello per uscire da quel casino.

<< Credo di aver capito, se ho ragione forse so come uscire di qui. >> infilò la mano nella tasca del suo grembiule e tirò fuori un telefono cellulare.

<< E cioè? >> chiesero Meredith ed Andreas in coro.

<< Collegando il mio cellulare al sistema computerizzato del gate cinquantaquattro dovrei riuscire a penetrare nel computer e quindi a bloccare quella specie di water ambulante. >> dopo aver schiacciato un paio di tasti, cercando al contempo di essere il più veloce possibile, l’acqua si fermò di colpo.

<< Ma cosa… >> il pavimento iniziò a richiudersi permettendo a tutti di issarsi e di prendere finalmente aria. La suora emise un sospirò di sollievo che ben presto si tramutò in rabbia feroce scaraventandosi contro lo scienziato. << Senta un po’ lei, fino a quando andrà avanti questa buffonata, eh? >> lo tirò col bavero del camice facendolo sbattere avanti e indietro come una bambola senza vita.

<< Non è l’unico che merita di essere preso a capelli. >> disse Caroline voltandosi verso il povero marito. << Tu di certo non hai fatto di meglio. Che ti ho sposato a fare? >> puntò il dito verso di lui che cercava, invano, di difendersi.

<< Ma cara… >>

<< Cara e un corno! >> non contenti, anche il punk e l’universitario iniziarono a discutere, ognuno per fatti suoi.

<< Chi l’avrebbe mai detto che ci sarebbe capitata una simile avventura! >>

<< Chi l’avrebbe mai detto che sarei finito circondato da pazzi. >> in quel groviglio di voci e urla isteriche ne proruppe una che superò tutte le altre.

<< Fermi tutti! Questa è una rapina! >> un tizio vestito interamente di nero, sembrava la brutta copia di Diabolik, tirò fuori una specie di mitra che puntò contro i presenti. La cosa totalmente assurda, stava nel fatto che nessuno si era praticamente accorto che non era uno scherzo.

<< Mi avete sentito? >> disse alquanto abbattuto, e per tutta riposta ricevette un:

<< STIA ZITTO! >> generale. Tra uno strepito e l’altro, ognuno sembrava intenzionato ad incolpare il prossimo delle proprie disgrazie, la famosa formula del capro espiatorio.

<< Dobbiamo cercare di farli smettere. >> disse Maria assolutamente tranquilla.

<< Volentieri ma non so come. >> Melody si accarezzava il pancione con fare amorevole senza però trovare una soluzione. Come se tutto quel casino non bastasse, Meredith si accanì contro il povero Eric aggiungendosi alle varie aquile presenti.

<< Senta un po’ lei, perché non ha aiutato anche una povera vecchietta indifesa? Le faccio impressione? Secondo lei sono pronta per la decomposizione? >> il povero generale sembrava vagamente in difficoltà.

<< Veramente io… >>

<< Ehi, ho detto che questa è una rapina… >> il tizio mascherato di nero era visibilmente affranto dal fatto che nessuno gli stesse prestando la benché minima attenzione. Chi sbraitava a destra, chi urlava a sinistra e chi invece se la rideva. In tutto quel trambusto, nessuno notò la vena che pulsava minacciosa sulla tempia di Maria, causa il suo volto inespressivo, ma bastò un suo lieve richiamo a placare tutto ciò:

<< VOLETE STARE ZITTI? >> miracolo dei miracoli il silenzio ottenne. La guardavano tutti con espressione basita e senza osare neppure respirare più del dovuto. << Bene, Rubi, che ne dici di andare? >> propose sbrigativa ma con quella sua calma glaciale.

<< Ehm… ok. >>

<< Perfetto. E lei? Cosa vuole fare? Viene con noi? >> il rapinatore indietreggiò visibilmente terrorizzato, non prima di aver gettato l’arma a terra e aver gridato:

<< Mi arrendo! Non mi faccia del male, vi dirò dov’è l’uscita. >> detto questo indicò l’unico passaggio rimasto, una specie di tunnel oscuro in cui non si vedeva praticamente nulla.

<< Lei è una persona squisita, lo sa? >>

<< Hai proprio ragione amica mia. >> Rubi, abituata a quei suoi modi di fare, fu la prima a riprendersi e quindi ad avvicinarsi a lei. << Credo che ci voglia qualcosa per impedirgli di scappare. >>

<< Tipo? >>

<< Che ne dite di questa? >> la vecchietta si fece avanti visibilmente più tranquilla e con un ghigno poco raccomandabile, assolutamente inadatto per un’anziana della sua età, tirò fuori una museruola.

<< Direi che è perfetta. >> con espressioni serafiche si voltarono verso il malcapitato che, captando qualcosa di strano, indietreggiò sino a scontrarsi col robusto petto di Eric.

<< E va bene. >> si arrese. Non si sa come, fini con la museruola legata strettamente intorno al suo collo. Camminò a testa bassa sperando che un fulmine lo colpisse e che nessuno, a parte loro, lo vedesse. Proseguirono per il buio corridoio illuminati solo da qualche accendino e con la speranza di non scomparire come qualche macabro film horror.

<< Tu ti chiami Rubi, giusto? >> domandò Michael incuriosito alla ragazza, che per tutta risposta annuì. << Mi stavo chiedendo una cosa, ecco… non so come chiedertelo senza farti arrabbiare… >> la suora intuì subito dove volesse andare a parare e pose la domanda al posto suo.

<< Perché ho scelto di diventare suora? >> alzò un sopraciglio divertita e per nulla nervosa.

<< Esatto. Tu non hai affatto la “vocazione” per questa vita. Sei isterica, nevrotica, incapace di consolare il prossimo. Sei totalmente l’opposto di una sposa di Dio. >> si rese conto solo all’ultimo della quantità d’insulti che le aveva gettato addosso. << Senza offesa. >>

<< Vengo da una famiglia molto numerosa. Sei figli e due genitori, per otto persone e quattro animali. A casa mia tutto è di tutti e niente è solamente tuo. Risate, urla, schiamazzi, litigi e pianti. Insomma: caos. Tutto ciò a cui aspiravo, e che aspiro tutt’ora, è calma e pace. Non ho mai neanche avuto particolari talenti e quindi non ho mai saputo cosa farne della mia vita. Il mio unico desiderio era vivere sola e i miei unici interessi leggere, mangiare e dormire. Col tempo mi convinsi che il convento era il posto ideale per me. Pace, pace e pace. Certo, dovevo pregare ogni giorno ma non era così difficile. Per questo nobile intento ho buttato cinque anni della mia esistenza in una scuola femminile monacale e diviso la stanza con due ragazzine chiassose e amanti del gossip. Semplicemente non avevo altro da fare, tutto qui. L’alternativa era il carcere. In tutti e due i casi mangi, bevi e dormi a sbafo. >>

<< Fare la parassita insomma. >> lo studente si sistemò meglio i capelli spostandoli dalla tempia.

<< Esatto. >> rincarò la dose Maria anziché difenderla.

<< Proprio non ti piace il caos, eh? >> le domandò il punk divertito in un certo senso da quel bizzarro racconto, un po’ come la loro inconcepibile situazione.

<< Non è questo. >> guardò verso l’alto con fare serioso. << Io accetto il caos, ma non son sicura che lui accetti me. >>

<< Che intendi? >> questa volta fu Caroline a parlare, senza che se ne accorgessero, tutti stavano ascoltando in silenzio il suo racconto. Un po’ se fosse arrivato il sereno dopo la tempesta, finalmente potevano parlare senza intoppi.

<< E’ una citazione che vidi sul libro di una mia amica quando avevo dieci anni. Non ricordo nulla della trama ma questa frase mi è rimasta impressa e, in un certo senso, ha condizionato la mia scelta futura. >> sorrise e poi sospirò quasi annoiata. << io non ho nulla contro il pandemonio, anche se non si direbbe, ma ogni qualvolta rimango coinvolta in qualche faccenda chiassosa, ecco che il caos mi si rivolta contro, manco fosse colpa mia. >> vedendo che tutti si stavano appassionando alla sua storia, e non volendo snocciolare altre informazioni, cercò di cambiare discorso.

<< Dov’è il padre del bambino? >> domandò alla partoriente.

<< Non lo so. >> alzò le spalle con fare noncurante.

<< Come non lo sai? >> Eric assunse un’espressione vagamente arrabbiata.

<< Il mio ragazzo mi ha abbandonata, ci siamo solo io e lui. >> disse accarezzandosi il ventre con fare dolce.

<< Bastardo… >> sussurrò il generale.

<< Gli uomini sono tutti uguali. >> Carolina scosse la testa con fare esasperato adocchiando il marito.

<< Già. >> disse Maria soprapensiero prima di fermarsi di colpo. << Guardate, quella è una porta? >> chiese vagamente dubbiosa e non sapendo cosa aspettarsi a quel punto. Andreas si avvicinò alla loro “vittima di passaggio” e tirò la cordicella che lo legava alla museruola.

<< Non ci sarà qualche altra sorpresina, non è vero? >> più che una domanda sapeva vagamente di minaccia ma l’uomo non sembrava farci troppo caso. Era talmente abbattuto che ormai non gliene fregava più niente di cosa sarebbe accaduto da quel momento in avanti.

<< Non ne ho idea. Io ho solo ricevuto un ordine in cambio di denaro. Niente di più, niente di meno. Non conosco nessuno di loro. >> Rubi si accigliò vagamente innervosita, non che fosse una novità farla arrabbiare.

<< Mi sono ufficialmente rotta di questa storia. Devono smetterla di trattarci come un branco di animali, questo è un aeroporto non una jungla! >> non l’avesse mai detto. Fu sufficiente aprire quella dannata porta per trovarsi di fronte, non la sala d’aspetto con tanto di poltrone, non le vetrate che affacciavano sulla pista e nemmeno il brusio che contaminava l’aria, bensì… una jungla amazzonica! Rimasero senza parole per alcuni istanti, stava diventando un’abitudine per loro.

<< Maria, mi faresti un favore? >> chiese con tutta la calma del mondo.

<< Certo. >>

<< Ammazzami >>

<< Se insisti. >> si guardò intorno alla ricerca di qualunque oggetto potesse tornarle utile per tale scopo.

<< Ehi, io scherzavo. >> le fece notare perplessa. Maria, dal canto suo, non si scompose più di tanto.

<< Lo so bene, infatti sto cercando una qualunque cosa possa spiegare non solo tutto questo, ma anche quello. >> e con l’indice indicò un punto in lontananza.

<< E adesso che altro c’è? >> Josh si mise le mani nei capelli oramai preda della pazzie. Perché, oltre alla fitta fauna che sembrava sbucata dal nulla, era presente anche un palcoscenico! << Sono circondato da squilibrati. >>

<< Sempre a lamentarti tu, cerca di trovare una soluzione! >> lo redarguì con la sua solita gentilezza la moglie.

<< Avanti di questo passo, finirò con l’andare al manicomio! >>

<< Oh… >>

<< Caspita! >> dissero contemporaneamente Harry, Melody e Michael.

<< Credo che ci siamo già… >> Meredith era rimasta tra i più impassibili, assieme ad Eric ed Arnold.

<< Attenzione, comunicazione di servizio per tutti i babbei presenti: avete una possibilità perché tutto questo finisca. >> era Matthew, il pazzo che stava dando loro il tormento.

<< Sul serio? E come? >> il direttore sudaticcio stava per piangere dalla gioia, finalmente sarebbero usciti di lì. Vivi, se tutto andava bene.

<< Semplice: lo vedete quel palco? Immagino di si. Ebbene, dovete cantare. >>

<< Cantare? >> dissero in coro, non del tutto sicuri di aver capito bene.

<< Non è necessario che lo facciate tutti, basta uno solo. Chi si offre? >> non ebbe neanche il tempo di finire che si alzò un eccitato:

<< IO! >> ovviamente non poteva che essere il ragazzo punk. << Sono un cantautore, cosa devo cantare? >> era talmente felice che era possibile scorgere le stelline luccicare nei suoi occhi.

<< Quello che ti pare, basta che lo fai. >> Arnold si sistemò meglio gli occhiali e squadrò la sala con aria sospetta.

<< Tutto qui? Strano… >>

<< E infatti non ho finito. >>

<< Ah, mi sembrava. >> sospirò stanco mentre quasi tutti i passeggeri gli lanciavano occhiate di fuoco. << Non è colpa mia se è così. >>

<< Stavo dicendo… dovrete fare una cosa molto semplice. >>

<< Ballare? >>

<< Recitare? >>

<< Ucciderti? >> Ironizzarono la sposa di Dio, l’universitario e la ragazza dark insieme.

<< No. >> prese un respiro profondo, come se stesse cercando di trattenere una risata. << Sotto al palco, vi è una cosa che dovrete sistemare. Il tutto mentre il giovanotto canta. >>

<< E sarebbe? >>

<< Disinnescare una bomba. Dimenticavo, l’ho appena azionata. Vi saluto e vi auguro buona fortuna. >> detto ciò la sua voce si dileguò lasciando i poveretti nella più completa disperazione.

<< Stava scherzando, vero? >>

<< No, Andreas. >> Micheael era piegato sotto la pavimentazione precedentemente montata per lo show. << C’è un timer, abbiamo trenta minuti. >> Silenzio. Una lieve folata di vento, proveniente da chissà dove, fece alzare i capelli dei presenti. Solo un lieve ticchettio rompeva la magica atmosfera da cimitero ripopolato. Poi, si udì solo un:

<< CHE COSA?! >>

<< OH MIO DIO! >> e tutta una serie di colorite esclamazioni poco signorili.

<< E ora che si fa? Cara, che ne sarà dei nostri figli?! >>

<< Io a casa ci torno. Puoi starne certo! >> in tutti questi schiamazzi si udì un profondo gemito di natura femminile.

<< Melody, che hai? >> Eric la soccorse immediatamente quando vide che la giovane si era accasciata a terra.

<< Mi fa male… >> si limitò a dire con una punta di panico negli occhi. Le lamentele erano cessate e ed erano concentrati a capire cos’avesse la ragazza. Meredith si fece largo tra di loro forte della sua esperienza di donna vissuta. Si accucciò accanto a lei. La esaminò con occhio critico e nel giro di due secondi fu in grado di dare un  responso.

<< Si sono rotte le acque. >>

<< Adesso? >> chiese il generale incredulo, come il resto dei passeggeri.

<< No, domani. Che domande. >> anche Caroline si era avvicinata e ora la stava aiutando a stendersi. << Deve partorire, qui e subito. >> decreto con estrema serietà e senza alcuna voglia di perdersi in chiacchiere.

<< Aiutate il mio bambino! >> alla ragazza non importava nulla della sua vita, ciò che maggiormente le premeva era la sua adorata creatura.

<< Pure la partoriente! >> il nervosismo di Rubi era salito alle stelle, ci mancava soltanto che dichiarassero l’invasione aliena, per il resto erano a cavallo. Si passò una mano sul volto prima di respirare con calma e rivolgersi alle tre donne:

<< Meredith e Caroline, voi potete occuparvi di Melody? >>

<< Certo. >> rispose la vedova per tutte e due. A quel punto il soldato si alzò e punto i suoi occhi verso il resto dell’equipaggio.

<< Dobbiamo risolvere questa faccenda e subito. Meredith e Caroline si occuperanno di aiutare Melody, Michael tu canterai… >> il ragazzo lo bloccò prima che proseguisse alzando una mano. << Si? >>

<< Non posso fare tutto da solo, mi serve un mano con gli strumenti. >>

<< Ok, chi sa suonare qualcosa? >> sia Maria che Harry si fecero avanti.

<< Io so suonare il basso. >>

<< Io… da giovane suonavo la batteria. >>

<< Perfetto. >> annuì. << Gli altri verranno con me. >>

<< Un momento… >>

<< Che altro c’è, Josh? >> chiese l’uomo quasi spazientito.

<< Dubito fortemente di potervi essere d’aiuto, per tanto vorrei restare qui a tenere d’occhio lui, >> indicò lo sfortunato ladro di passaggio. << e ad aiutare mia moglie. >> i due si guadarono intensamente negli occhi come a voler comunicare con lo sguardo, prima che un gesto deciso del “capo improvvisato” non rompesse l’atmosfera.

<< Al lavoro! >> detto e fatto. Ognuno si diresse alle proprie postazioni con decisione. Nessuno si preoccupava di guardarsi attorno oppure di fermarsi a riflettere, non vi era tempo. La loro vita erano in gioco e questo contava più di qualunque altra cosa al mondo.

<< Ora sta tranquilla, quando te lo dico spingi. Ok? >> le disse Caroline e Melody annuì con una smorfia di panico e dolore. Con un gemito iniziò a spingere, un po’ alla volta.

<< Ho paura… >> la voce era incrinata dal pianto, questa era la sua prima gravidanza a partorire in un posto del genere non aiutava. La vedova le teneva entrambe le mani rivolgendole parole rassicuranti e, in contemporanea, lanciando occhiate feroci al ladro che stava tentando di staccarsi la museruola. Josh, capendo cosa volesse fare e non volendo creare altri guai, lo gettò a terra e vi si sedette sopra. Dopodiché gli afferrò il collo e lo guardò con aria minacciosa.

<< Stammi bene a sentire, questa ragazza sta per avere il suo bambino e mia moglie la sta aiutando. Perciò non ti permetterò di disturbarla, è chiaro? >> per la prima volta in vita sua si sentiva un uomo degno di questo nome, si poteva vedere il fuoco nei suoi occhi. Anche Caroline decise di premiare questo suo gesto audace e coraggioso.

<< Finalmente ti stati comportando come un vero uomo, tesoro. >> arrossirono entrambi e si guardarono fugacemente negli occhi.

<< Grazie, amore mio. >> in quel momento si udì un colpo di tosse. Era Meredith.

<< Vi dispiace rimandare a dopo? Avremmo da fare. >> lo disse con cipiglio severo ma con voce divertita. I gemiti di dolore della ragazza divennero sempre più alti, trasformandosi in grida vere e proprie. Tuttavia, esse erano coperte dalla voce di Michael che, accompagnato dalla sua band improvvisata, cantava la canzone ”Losing my religion”.

<< That's me in the corner, that's me in the spotlight, i'm Losing my religion… >> la sua bella voce si propagava per tutta la sala, e sarebbe stato sicuramente un bel concerto se la situazione non fosse stata tanto tragica.

<< Non ho mai militato tra gli artificieri, quindi non ho la più pallida idea di come disinnescare questa cosa senza saltare per aria. >> decretò il rosso con sguardo attento e indagatore. << Avete un’idea? >>

<< Io si. >> Arnold tirò fuori il suo inseparabile computer. << Al laboratorio ho studiato un progetto come questo e forse so come bloccare il conto alla rovescia. >> Andreas sembrava il più preoccupato, anche se cercava di nascondere la sua ansia il sudore che colava dalla fronte tradiva la sua agitazione.

<< Ci sono tredici fili, da quale iniziamo? O meglio, >> squadrò i tre presenti uno per uno. << Chi taglia? >>

<< Io. >> disse la suora senza la benché minima esitazione. << l’eccessiva immobilità nei momenti di crisi mi uccide. Almeno così mi rendo utile. >>

<< Bene, allora io ti terrò i fili. Se dobbiamo morire la colpa sarà di entrambi. >> sorrise sarcastico quasi dimentico della bomba che incombeva ai loro piedi.

<< Io invece mi assicurerò che nulla si avvicini a voi e a quella cosa. Arnold penserà a guidarvi. >> emise un sospiro. << E che Dio ci aiuti. >>

Diedero subito il via all’operazione mentre intorno a loro vi era il caos più assoluto. Le urla di Melody erano diventate sempre più alte, sovrastando quasi la voce di Michael che si stava spompando per non smettere di cantare in alcun modo. Ognuno si dava da fare a modo suo, nel bene e nel male. In situazioni di pericolo vince la collettività.

<< Coraggio, ancora un piccolo sforzo… vedo la testa! >> Caroline incitava la partoriente a continuare la sua lotta per la vita mentre Meredith dava qualche consiglio di tanto in tanto senza mai perdere la calma. E intanto si udiva un:

<< Taglia quello arancione… lì a destra. >> e se li regnava un calma apparente la stanza era ancora invasa dalle corde vocali del ragazzo punk:

<< Every whisper of every waking hour i'm choosing my confessions… >> tossi d’improvviso bloccandosi per un istante, la voce cominciava a venir meno.

<< Tutto bene Michael? >> chiese Maria che, seppur senza darlo a vedere, era preoccupata per lui.

<< Tranquilla… >> altro colpo di tosse. << Riprendiamo. >> decreto più serio che mai.

<< Ok… >> annuì Harry poco convinto.

E intanto continuavano con un alternarsi di voci, grida e intonazioni diverse.

<< Ora passa al verde, mi raccomando, un taglio netto. >> lo scienziato dava comandi chiari e coincisi senza sbagliare, mentre i due ragazzi sudavano freddo con la paura di sbagliare qualcosa ma tenendo sempre la mano estremamente ferma.

Tra un taglio, un canto e una spinta arrivarono agli sgoccioli.

<< Oh no… >> Arnold si sistemò gli occhiali con aria tesa.

<< Che succede? >>

<< Succede, Eric, che sono rimasti due fili: uno rosso e uno blu. >>

<< E allora? >> aggrottò le folte sopraciglia quasi unendole in una.

<< E allora, non so quale tagliare. >> disse d’un fiato con espressione lapidaria.

<< Come sarebbe a dire? >> Rubi sembrava sul punto di tagliarli entrambi pur di farla finita ma non era una saggia decisione.

Mentre li si consumava una specie di tragedia, dall’altro lato si senti un piccolo vagito proveniente da qualcosa di piccolo e macchiato di sangue.

<< E’ nato! >> disse Josh commosso, nello stesso istante il ladro scoppiò praticamente a piangere.

<< E’ la cosa più bella che abbia mai visto in vita mia! >> Caroline si asciugò il sudore con il dorso della mano destra e sorrise in direzione dell’uomo.

<< La smetta, sta diventando peggio di mio marito. >> aveva usato un tono un po’ duro ma era chiaro che stesse scherzando. Intanto, la creatura aveva preso a piangere a squarcia gola, come a voler fare concorrenza alla madre che aveva urlato poco prima. Meredith lo coprì con un suo foulard e lo porse alla neo-mamma.

<< E’ un maschio. >> la ragazza lo abbracciò forte mentre le due donne l’aiutavano a risistemarsi. Nel frattempo la canzone procedeva e nel reparto edito all’operazione “disinnesca o crepa” la tensione era alle stelle.

<< Taglio io. >> anche questa volta fu Rubi a farsi avanti pronta a tutto in quella circostanza.

<< E se sbagli? >> le domandò Eric caustico.

<< Se sbaglio niente, raggiungeremo il Signore. Non so che altro fare. >> ammise questa volta senza alcuna rabbia ma solo tacita rassegnazione. << Idee o suggerimenti? >>

<< Nessuno. >> lo scienziato chiuse il portatile riponendolo accanto a se. << Siamo nelle tue mani, o in quelle dell’altissimo. Insomma, la nostra vita dipende comunque da qualcuno. >>

<< Giusto. >> Andreas prese un filo a testa per ogni mano. << Quale vuoi tagliare? >> nella testa di Rubi passavano mille voci e mille pensieri. Il pianto del bambino appena nato, la voce di Michael, le chiacchiere con Maria, le persone appena conosciute e tutta la sua vita. Ora come ora non riusciva più a distinguere niente.

<< O la va o la spacca. >> avvicinò la mano con le pinzette dategli da Eric accanto a uno dei due cavi. Non importa quale avrebbe tagliato purché fosse quello giusto. Per un attimo ripensò al cielo estivo che le era sempre piaciuto e capì cosa fare.

Tranciò il filo blu.

Fu un attimo, e tutto accadde. Dalla bomba si alzò un forte bagliore bianco.

<< Non può essere… >>

<< Tutti a terra. >> dissero la ragazza e il soldato contemporaneamente prima che la catastrofe avvenisse. Morire andava bene, ma per una simile stupidaggine…

Addio…

<< STOP! Buona questa scena. >>

<< Stop? >> i passeggeri osservarono sotto shock lo spettacolo che si mostrava loro: uomini armati di telecamera, tizzi con in mano un quaderno, microfoni volanti e signorine che dirottavano specchi. In pratica, un set cinematografico.

<< Qualcuno mi dica che sto sognando. >> disse la bionda sul punto di suicidarsi insieme al resto della combriccola.

<< Affatto, siete sul set di un telefilm! >> quello che doveva essere il regista, un tizio con occhiali da sole, un barba incolta e un’orrenda maglietta gialla. << siete stati scelti a vostra insaputa come “attori allo sbaraglio” per partecipare a questo film assolutamente irrealistico. La cosa ha funzionato. >> continuò a sbraitare incurante delle vene che pulsavano sulle tempie e negli occhi dei poveri sciagurati che stavano davvero per uscire di senno.

<< Mi faccia capire bene… >> si fece avanti Andreas. << era tutto uno scherzo? Cioè, ci avete rovinato la giornata, per che cosa? Un film? >> si poteva chiaramente notare una strana aura alleggiare minacciosa intorno al corpo del ragazzo.

<< Aspettate un attimo. >> disse Josh la cui faccia era tutto un programma. << Come lo spiegate il Dinosauro? E i raggi che trasformano in animali? >> domandò senza parole e senza un briciolo di raziocinio in corpo.

<< Semplice, >> rispose uno degli aiutanti. << Il Dinosauro era un prototipo creato per un eventuale serie di Jurassic park, assolutamente computerizzato quindi non avrebbe fatto male a una mosca. Per i raggi, invece, era tutto un effetto ottico. Le persone colpite sono state inglobate in una botola sotterranea facendo ricomparire, al loro posto, degli animali. Non era difficile, di fronte alla paura ci sfuggono le cose più ovvie. >> annui soddisfatto senza rendersi conto di aver indirettamente insultato i passeggeri presenti.

<< Il progetto sull’evoluzione dell’uomo era tutta una farsa, vero? >> ora era Harry ad avere un diavolo per capello, per la prima volta, da quando era iniziata quella folle avventura, sembrava arrabbiato per davvero.

<< Infatti. >> annuì soddisfatto lo scenografo, ignaro della miccia che aveva appena accesso.

<< Io mi sono divertito! >>

<< Taci Michael! >>

<< Strano che nessuno ne sapesse niente… >> disse pensosa Meredith che, anche se non lo dava a vedere, era furiosa come e più degli altri. All’improvviso una voce esplose facendo quasi tramare la stanza.

<< TU! >> Rubi indico Arnold che stava tentando la fuga. L’uomo si girò sudando freddo e sorridendo in maniera tremula.

<< Io… >>

<< Tu sapevi tutto non è vero? Sei un loro collaboratore! >> si potevano chiaramente notare dei denti dalla forma aguzza spuntare dalla bocca della ragazza.

<< Su, su, non prendetela a male. Io ho solo fatto il mio lavoro. Non è stata mia l’idea, lo giuro. >> man mano che parlava indietreggiava visibilmente impaurito mentre quasi tutti i passeggeri si avvicinavano con sguardo funesto e per nulla raccomandabile. Tutti tranne Melody, Maria e Michael.

<< Io ho comunque avuto il mio bambino. >>

<< Io invece mi sono divertito! >> furono le ultime parole che si udirono prima che ebbe iniziò il massacro.

<< Era solo uno scherzo! >> tentò di giustificarsi lo scienziato.

<< Io ti ammazzo! >> sbraitò Rubi fuori di se.

<< Esagerati. >> li redarguì il regista ottenendo solo un effetto catastrofico.

<< Come si è permesso? >> questa era la voce di Meredith.

<< No, si fermi… che… che fate? >> sbraitò disperato l’uomo mentre una serie di oggetti venivano gettati per aria. << Il mio lavoro! >> dopo aver perso della schiuma dalla bocca, svenne.

<< Regista! >> lo chiamarono in coro due ragazze.

<< No, la pellicola no! Vi pregò! >> urlò un  povero cameraman che tentava di salvare il loro lavoro dalla furia di Eric e Andreas. In tutto quel trambusto si poteva notare una Melody felice come una pasqua, sorrise in direzione dell’omone che l’aveva protetta per tutto il tempo.

<< Io sono felice, ho partorito in un posto fuori dal comune e poi… ho conosciuto te. >> fini arrossendo timidamente. Eric assunse una sfumatura ancora più vermiglia placando di botto la sua rabbia e tramutandola in dolce imbarazzo.

<< Anche io sono contento di averti incontrata. >> mentre i due tubavano tra le urla di pazzia generali, Maria si era avvicinata al punkettaro.

<< In fondo è stata una bella giornata, completamente fuori dagli schemi. >> con tutta probabilità il punk era l’unico ad essersi divertito dall’inizio alla fine.

<< Già. >> fu l’unica riposta che ricevette dalla dark.

<< Adesso sono troppo arrabbiati ma domani, quando saranno più calmi, lo capiranno. >>

<< E’ vero. >>

<< Ah, Maria? >>

<< Si? >> lo guardò sempre col suo cipiglio indifferente ma con una punta di curiosità.

<< La prossima volta che vai a prendere l’aereo, avvisami. >> si limitò a chiederle sghignazzando.

<< Con piacere. >> rispose accompagnando le parole con l’unico vero sorriso comparso in tutta la giornata. I due si voltarono a guardare quasi soddisfatti la raccapricciante follia generale. Era stata proprio una bella giornata… anche se non per tutti.

<< Aiutooooooo!! >>

 

 

 

 

 

Fine

 

   
 
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