Crossover
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Autore: Ciccio85    14/04/2011    5 recensioni
Ciao
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO


La giornata era stata incredibilmente calda per essere in pieno inverno, la notte si preannunciava gelida e il cielo era terso e limpido; non vi erano nuvole a coprire la luna che era già sorta pallida e brillante come un diamante. Il silenzio riempiva le stradine del villaggio come una bestia affamata che vagava senza meta tra cielo e terra.
La nebbia aveva dato al paesaggio una aura quasi incantata, ma Kilim non se ne curò, oramai conosceva quelle stradine a memoria ed anche al buio riusciva ad orientarsi alla perfezione.
   Si fermo davanti ad una baracca malconcia ed isolata. Fino al mese scorso la gente del villaggio vi teneva il grano e le verdure che erano loro necessari all'inverno, ma ormai il legno era marcio ed avevano dovuto costruire un'altro locale da adibire a magazzino. Quindi quello era stato eletto come quartier generale dei bambini del villagio che ci andavano a giocare ogni qual volta potevano.
   Davanti a lui, ancora ansimante per la corsa, c'era solo quella porta mezza sfacciata che lo separava dall'interno del locale
   «Entriamo, forza» penso il ragazzo
All'interno l'aria era più calda e kilim si strofino le mani per godere di quel dolce tepore. Un altro ragazzino, in un angolo sedeva pigramente davanti ad un fuoco, ma appena vide Kilim si volto verso di lui, il ragazzo un po più alto di si allontano dal suo posto per avvicinarsi a lui
   «Ehi ,tu» sbuffò «C'è ne hai messo di tempo. Pensavo non saresti più venuto»
   «Posso andarmene se vuoi, Colin»
L'altro ragazzo ebbe un moto di stizza «Non ricominciamo, Kilim; dopotutto sei tu che hai voluto che andassimo nella foresta stregata di notte»
«Va bene, va bene, stavo solo...» disse cercando di sviare la coversazione
   «Tentando di svignartela e poi di farti quattro risate alle mie spalle» termino alzando la testa per vederlo meglio negli occhi
   «Non è vero»
Colin lo ignoro e gli sfuggi un sorriso «Vedremo. Dovresti ringraziarmi per averti aspettato, Kil»
Kilim gli diede una spinta, per gioco, e poi scoppiarono a ridere.
I due si conoscevano praticamente da sempre e quando il primo che era più mingerlino e debole degli altri bambini era preso in giro dai compagni, il secondo accorreva ad aiutarlo e difenderlo. A quante scazzottate avevano partecipato, ormai non lo sapevano più neanche loro.
Colin si allontano dalrgazzo per andare a prendere il suo mantello, poi entrambi uscirono dalla baracca.
Ci volle più tempo di quanto kilim pensasse per raggiungere il limitare della foresta stragata, ed era già notte fonda quando inizziarono ad inoltrarsi fra gli alberi fitti resi ancora più lugubri dal pallore  argenteo della luna.
   «Sicuro che le rovine siano di qua» disse Kilim
   «Ma certo»
   I due ragazzi camminavano ormai da un po ed erano così stanchi che si avvolsero ancora di più nei loro mantelli, continuarono ad avanzare dritto davanti a loro finche i vecchi alberi di abete e pino rosso non iniziarono a dirararsi. Salirono in cima ad un crinale e giunsero in una conca poco profonda priva di alberi e dominata da colonne di roccia incrinate e levigate dalle intemperie ed in mezzo uno spiazzo circolare vuoto. Colin fece fermare l'amico e indico in basso.
   «Laggiù» indico con calma. «Quello è il posto dove si dice vivano gli elfi»
Il più piccolo lo supero sbuffando «Ma dai! Tutti sanno che gli elfi non esistono» e inizio a correre verso lo spiazzo
   «Invece io ci credo»
Colin cacciò via la stanchezza e lo sconforto, e iniziò a seguirlo.
Più si inoltrava fra le colonne di pietrà più la sua eccitazione cresceva. Anche se all'inizio era stato riluttante ad andare in quel luogo, ora stranamente era felice di esserci. Si strofino con un dito il naso
   «Bellissimo»
   «Sono contento che ti piaccia» disse l'altro che ormai l'aveva raggiunto.
Si misero a gironzolare per un pò tra le colonne, poi i due ragazzi stanchi ancora per la traversata si incamminarono verso lo spiazzo deserto in modo da riposarsi.
Colinsi sedette per terra senza neanche preoccuparsi di stendere il mantello che si era portato apposta e Kilim si avvicinò a lui per fare altrettanto, ma un suono come di una campana lo distraese.
   «Hai sentito?» chiese
   «No. Avrei dovuto sentire qualcosa, per caso?»
Colin penso fosse il vento e si sdraio accanto all'amico, che già stava dormendo.
   «Come al solito.» penso sconsolato l'altro, guardandolo con occhi tristi
Il rumore, ad un tratto si fece sentire di nuovo, e si alzo spaventato «Chi c'è?» si volto da entrame le parti, ma non c'era nessuno lì a parte loro due. Poi la vista gli si annebbiò e cadde svenuto.

                                                                                                        -_-_-_-_-_-_-_-_-

                                                                                                                                                                                                               
Foresta di Ardenis

I versi dei gufi erano l'unico segno visibile di vita della foresta.
   Una meravigliosa luna piena era già sorta da un pò sulla foresta e anche la sua vita notturna era iniziata. Volpi uscivano delle loro tane per andare a caccia e cosi i lupi e gli altri animali notturni, mentre le lepri erano già intente a sgranocchiare un pò d'erba, ma sempre con occhio vigile attorno in caso di pericolo. Uno stormo di corvi si levo in volo come una nuvola scura lanciandosi nel cielo stellato come prese da una frenesia incontenibile volteggiango qua e là.
Tutta la foresta sembrava aver preso vita e con essa anche il vento che con la sua brezza leggera soffiava leggero come velluto tra i rami dando quasi voce alle foglie. L'astro notturno con i suoi raggi rendeva l'atmosfera del paesaggio insolito, così misterioso e magica.
La radura era piuttosto grande e di forma vagamente circolare, l'erba fresca era già appesantita dalle prime goccie di rugiada, segno dell'avicinarsi dell'alba, e gli animali di rado vi si avvicinavano.
Piuttosto strano.
 Ma più inquietante era il silenzio che ammantava ogni cosa.
Il vento che calmo e gentile percorreva in lungo e largo la foresta imperversava invece furioso sul prato come un ciclone, ma alcentro tutto era calmo quasi non ci fosse un filo d'aria.
In mezzo aad essa una figura cominciava a delinearsi, in un primo momento appariva sfocata per poi andare a diventare più nitida e definita.
   Era un ragazzo di circa sedici anni.
Portava i capelli corti, tranne che per due ciocche più lunghe ai lati del volto, che gli accarezzavano il collo, ed una coda bassa alla base del collo così lunga da arrivargli alle gambe racchiusa da tre anelli d'oro con incisi sopra strani simboli simili a rune.
Portava degli indumenti insoliti: un paio di calzari piuttosto logori e strappati in più punti e una tunica a maniche corte piuttosto aderente di un blu intenso e un insolito di guanto con incisa una falce di luna gli ricopriva la mano sinistra.
Era rimasto in piedi, le braccia penzoloni lungo i fianchi, la testa bassa e con gli occhi chiusi, completamente assorto lontano da tutto ciò che gli era intorno.
   Dopo un pò di tempo apri gli occhi, calmando all'istante l'impetuosità del vento intorno a sé, alzò una mano rimettendo a posto un ciuffo di capelli ribelle che gli pizzicava la pelle
   «Tze » si girò con aria scocciata
   «Un giorno me li taglio. Così finiscono di infastidirmi.»
Annuì.
   «Dove sono?»
   Inutile chiederselo. Sapeva bene qual'era la risposta.
Ormai per lui era un abitudine stare lì. Quel luogo così isolato e lontano da sguardi indiscreti riusciva sempre a calmarlo.
D'un tratto il ragazo s'irrigidi e una fitta al petto lo costrinse ad'inginocchiarsi riscuotendolo dal torpore che ancora avvolgeva il suo corpo. Troppo debole per alzarsi, lui non potè far altro che fissare sgoemnto davanti a se momentaneamente intrappolato tra dolore e paura.
Un rumore di passi lo fece sussultare. Una ragazza era appena apparsa tranquillamente alle sue spalle dall'interno di un vortice d'acqua. Ma dal modo in cui l'altra s'affrettò a raggiungerlo, la sua preoccupazione era evidente.
   «Stai bene?»
   «Sì...»
   L'espressione della ragazza era piuttosto contrariata
   «Sei tutto intero? Non dovresti sforzarti più di così Faren. Lo sai?»
   «Cambierebbe qualcosa?»
No, penso lei, tanto lo farebbe lo stesso; sperava comunque di convincerlo.
Sospirò rassegnata, gli mise un braccio dietro la schiena e lo auito a rialzarsi, non poteva fare altro per lui ora come ora.
   «Devo farti riposare in un luogo sicuro» guardando Faren
Solo allora la ragazza schiuse gli occhi che si presentavano di un celeste limpido color ghiaccio
   «Forza su» il ragazzo era decisamente pesante per lei
   «Chi se l'aspettava Laev?» lui le fece un largo sorriso mentre cercava di appoggiarsi  meno a lei. «Ma  non sognarti di non pagare la nostra scommessa. Non hai stabilito nessuna regola per gli ostacoli fisici. Paghi tu la cena.»
Ora fu il suo turno sorridere toccandogli la guancia con un dito per stuzzicarlo.
   «D'accordo. Ma voglio la rivincita. hai avuto un vantaggio ingiusto»
   «Vantaggio? Io?» la guardo meravigliato
Alzo la mano destra mostrando al medio un anello d'oro su cui erano incisi gli stessi simboli che aveva ai fermacapelli, ma molto più numerosi e belli «Ho perso grazie a questo. Puoi considerarmi un invalido. Gran bel vantaggio!»
Guadare l'anello gli faceva tornare in mente ricordi tristi. Nonostante ciò non smise di sorridere quando porse la mano a Laev. Lei la prese sentendo quella presa serrargli la mano come una morsa.
Mentre toglieva le foglie bagnate dalla sua tunica sollevo lo sguardo sul cielo stellato.
   «C'è la luna piena stasera» sussurò meravigliata.
Sentendosi più in forze Faren si staccò da lei, ma per un attimo quella mancanza di appoggiò gli fece perdere l'equilibrio, accidenti ho esagerato penso, ma si riprese subito seguendo lo sguardo di Laev.
«Già. E' vero! E proprio bella?»
   Annuirono entrambi.
Laev osservo di sottecchi Faren che guardava il cielo con occhi tristi.

"Oh Luna!
amica silenziosa ed eterna
Compagna instancabile delle mie notti
luce dei miei pensieri solitari
Così vicina eppur lontana
simile ai sogni sei tu."

Ed era vero, penso il ragazzo, però per quanto ci si sforzi di realizzarli...
 ...essi rimangono solo quello: sogni.
Il  suo e quello di un'altra persona in particolare. Tutto avrà fine un giorno, lo sapeva bene. Il loro sogno, il loro tormento.
   
 
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