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Autore: EndlessSkyes    14/04/2011    1 recensioni
“Nessuno mi ha mai chiesto il permesso, per niente” sospirò lui, poggiandomi la testa sulla spalla. “Non mi hanno chiesto di entrare in Alba. Nessuno ha mai....”. Lacrime pesanti come incudini cominciarono a rigargli le guance, nonostante i suoi tentativi di pulirle con il braccio, nervosamente. “Se qualcuno voleva qualcosa da me, se lo prendeva. Che fosse una bomba... o il mio corpo”. Trasalii. Lo strinsi forte a me inebriandomi del profumo dei suoi capelli color grano. Lui mi abbracciò goffamente. “Ti amo, lo sai, no?” chiesi, prendendogli il volto tra le mani. Ero stupito dalle mie stesse parole, ma non me ne pentii, né allora, né adesso.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Deidara, Sasuke Uchiha, Tobi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Vissi d'arte, vissi d'amore



Lo guardai, estasiato, come sempre. I suoi capelli erano un fiume biondo che ricadeva sulle spalle snelle. Il suo sorriso era raggiante, allegro, come sempre, dopo aver creato un'opera d'arte. “Che te ne pare?” mi chiese, mostrandomi una mia miniatura. “Bellissimo, come sempre” sorrisi. “Sei vanitoso” ridacchiò lui, portandosi le dita davanti alla bocca, in procinto di far esplodere la scultura. “No, aspetta” esclamai. Lui mi guardò interrogativo. “Questa me la devi far tenere” sorrisi sotto la maschera. “La mia arte è un'esplosione, quante volte te lo devo dire?”. La scultura esplose in luci colorate e lui sorrise soddisfatto. “Ne vale sempre la pena” asserii. Il suo viso si avvicinò al mio. “Beh, mi conosci”. Le sue labbra si posarono sulle mie ed io invasi prepotentemente la sua bocca con la mia lingua. “Nh... aspetta, non adesso” gemette, mentre lo spingevo contro il tavolo. “Che c'è che non va, sempai?”. “Niente, non ho voglia, oggi” disse lui, voltando lo sguardo. “E dai, Dei san, ti desidero ora, io”. Dissi, prendendo a baciargli il collo. “No... fermo, ti prego”. Esclamò lui, divincolandosi. “Ti prego”. Mi staccai da lui, guardandolo interrogativo. “Non c'è bisogno di pregarmi. Se non vuoi va bene”. Non avevo mai visto quello sguardo, non pensavo neanche che potesse esistere uno sguardo simile sui suoi lineamenti . Era impaurito e respirava a fatica. “Che c'è?”. “Niente”. Feci per andarmene ma lui mi fermò. “Tobi!”. “Sempai?”.

 

“Nessuno mi ha mai chiesto il permesso, per niente” sospirò lui, poggiandomi la testa sulla spalla. “Non mi hanno chiesto di entrare in Alba. Nessuno ha mai....”. Lacrime pesanti come incudini cominciarono a rigargli le guance, nonostante i suoi tentativi di pulirle con il braccio, nervosamente. “Se qualcuno voleva qualcosa da me, se lo prendeva. Che fosse una bomba... o il mio corpo”. Trasalii. Lo strinsi forte a me inebriandomi del profumo dei suoi capelli color grano. Lui mi abbracciò goffamente. “Ti amo, lo sai, no?” chiesi, prendendogli il volto tra le mani. Ero stupito dalle mie stesse parole, ma non me ne pentii, né allora, né adesso.

 

Ora davanti a me ho solo la tua faccia. La tua figura, che odio tanto, che mi guarda fredda, distaccata, beffarda. I tuoi occhi, pieni di Sharingan, il tuo sguardo, pieno di boria. Come ti ucciderei, ora, adesso che mi scruti dall'alto. Cosa vuoi da me? Aiuto? Ti ho salvato la vita, nonostante fosse stato come morire due volte, e come ti permetti di guardarmi così? Come ti odio. Per colpa tua, l'unica persona che io abbia mai veramente amato non c'è più. E io per te non posso provare altro che odio.

 

“E' ok Tobi” sorrise sempai tra le lacrime. “Scusami per prima”. “Scusami tu, sempai”. Il suo sorriso si fece radioso, mentre si stringeva a me. “Non ho mai incontrato qualcuno come te, Tobi. E la tua vita varrà più della mia” affermò. “Non dire cavolate” dissi io, stringendogli il naso tra le dita.

“Non dico mai cavolate, io” rimbrottò lui, mettendo un falso broncio e guardandomi di sbieco per vedere la mia reazione. Mi tolsi la maschera. Lo baciai. Facemmo l'amore. E non mi sentii mai meglio di quel giorno.

 

Madara”. Mi girai verso quella specie di statua priva di emozioni. “Sempai”. Morii dentro a doverlo chiamare così. Non ne era degno. “Conosci la missione”. Digrignai i denti. “Distruggere Konhoa”. “Molto bene”. Lui fece per andarsene. “Aspetta, sempai”. Ancora una pugnalata al cuore. “Madara?”. “Quali sono state... le sue ultime parole?” chiesi, con un filo di voce. Il bastardo accennò un ghigno. “L'arte è un esplosione” disse, con voce in falsetto. “Ora l'ha provato sulla sua pelle” concluse. Mi misi una mano sul cuore. Nessuno poteva vedere le mie lacrime, dietro quella maschera, come nessuno poteva vedere i miei inesistenti sorrisi.

 

“Sempai?” chiamai. Il bosco era così fitto che mi veniva difficile vedere a un palmo dal naso. Il biondo si girò, guardandomi interrogativo. “Dimmi, Tobi”. “Ci fermiamo? È due giorni che andiamo avanti senza sosta”. “No, la missione va portata a termine”. Quando si trattava di lavoro era un pezzo di ghiaccio. Cominciai a saltellargli attorno. “Sempai, sempai, sempai”. “Piantala!”. Mi zittii. Mi alzò la maschera. Mi baciò. “To, rifocillati” mormorò, poco prima. Le mie mani finirono inevitabilmente sui suoi fianchi ed egli non oppose resistenza.

“Non è una missione di Alba” constatai. “No, affatto. Sto andando contro le regole” sorrise lui. “Non ho mai visto né sentito il leader, quindi penso che non gli dispiacerà”. Ghignai sotto la maschera. Se solo avesse saputo... “Perchè vuoi uccidere Sasuke?” chiesi, fermo. “I suoi occhi. Anche i tuoi. Non li posso sopportare. Con la differenza che non c'è nessuna possibilità che io possa odiarti”. Sorrisi. Che carino.

 

“Allontanati”. Furono le ultime parole che sentii pronunciare dalle sue labbra. L'avversario era in netto vantaggio, e sempai aveva intenzione di usare il C4. Mi allontanai. Pensavo avrebbe vinto. Pensavo che avrei ancora baciato le sue labbra e tutto sarebbe finito bene. Pensavo l'avrebbe eliminato.

 

Invece ce l'ho qui, davanti.

Non aveva chiesto il permesso di ucciderlo, insultando la sua arte.

Non aveva chiesto il permesso. Nessuno gli aveva mai chiesto il permesso. Tranne me.

Kisame, Itachi, Sasuke. Nessuno.

È ora è qui, e non posso ucciderlo.

Sottosto ai suoi ordini.

Sempai non c'è più.

 

  
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