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Autore: _Gufetta_    15/04/2011    3 recensioni
Il Ragazzo guardò distrattamente la zuppa fumante sul tavolo. Quasi gli dispiacque che quella sera nessuno l'avrebbe mangiata.I pesanti passi di Russia si attutirono quando si avvicinò a Lituania, che continuò a fissare il tavolo.Sapeva quello che sarebbe successo.
Lo sapeva fin troppo bene."
Per festeggiare il compleanno di Yusaki! Auguri!
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lituania/Toris Lorinaitis, Russia/Ivan Braginski
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Auguroni alla notra Yusaki!

Che oggi compie un numero imprecisato di anni. Per farle vedere come riesco a infrangere al suolo una delle sue coppie preferite (così,perchè come regalo di compleanno mi sembrava carino) ho scritto questa fic.

Tutta Per Te, Yusaki-san!

-Gufetta-



-La Zuppa-




Fuori era freddo, come sempre.

Faceva sempre dannatamente freddo.

Per questo aveva acceso il fuoco e aveva preparato qualcosa di caldo da mangiare, la Dacia era grande, ma le pareti di legno trattenevano il calore.

Si stava bene.

Sospirò togliendosi il grembiule e sedendosi accanto al fuoco, al centro della stanza.

Odiava l'inverno, e lì c'era sempre.

La porta sbattè, l'uomo entrò con la tormenta gelida,e la richiuse pesantemente alle sue spalle.

Il cuore gli balzò in gola. Si alzò e s'inchinò.

-"Buonasera, Russia."- Riuscì a non farsi tremare la voce, nonostante la tremenda stretta allo stomaco che sentiva.

Russia era arrabbiato. Molto arrabbiato.

Il ragazzo si ravviò i capelli castani, portandoseli dietro l'orecchio e guardò distrattamente la zuppa fumante sul tavolo. Quasi gli dispiacque che quella sera nessuno l'avrebbe mangiata.

I pesanti passi di Russia si attutirono quando si avvicinò a Lituania, che continuò a fissare il tavolo.

Sapeva quello che sarebbe successo.

Lo sapeva fin troppo bene.

Quando la sua mano gli si posò sulla guancia, chiuse gli occhi, in attesa dello schiaffo.

Invece, le dita dell'uomo gli sfiorarono delicatamente la pelle. Lituania girò la testa e lo guardò stupito.

Come mai lo stava guardando in quella maniera?

Perchè nei suoi occhi gelidi sembrava esserci tenerezza?

-"R-Russia?"- sussurrò, sempre più stupito.

-"Sono io, si"- la mano che aveva sulla guancia del ragazzo si strinse spasmodicamente sul suo cranio.

Lituania si aggrappò alla mano dell'uomo per tentare di allentarne la morsa, ma inutilmente, cadendo in ginocchio, mugolando qualcosa.

Per un attimo aveva creduto che quella sera sarebbe stato diverso.

Sbagliava.

Si sentì il viso premuto sul soffice tappeto.

Tentò di divincolarsi, pur sapendo quanto era inutile, e sentì l'uomo strappargli con forza i pantaloni di dosso.

Ancora.

Affondò la faccia nel tappeto, serrando i pugni sulla lana soffice e lasciò che quella orrenda routine riprendesse.

Faceva male, ma, ormai, non più a livello fisico.

Russia lo schiacciava con il suo peso, sentiva le sue mani chiudersi sulle sue carni con improvvisi scatti di piacere.

Non lo amava.

Lituania aveva sperato lo usasse così per una forma contorta d'amore che lui non capiva.

Ma era passato così tanto tempo, che quell'idea a lui tanto cara si era frantumata in tanti piccoli, dolorosi pezzettini.

L'amore non c'era.

In quei gesti violenti, quasi animali, non c'era traccia d'amore.

Non aveva mai ricevuto baci, carezze, sussurri.

Aveva pensato semplicemente che Russia non ne fosse capace, aveva un cuore troppo freddo, e così, tante volte lo aveva cullato nel sonno, tante volte...

Ma quando Russia si svegliava, scompariva, di nuovo, regalandogli solo violenza.

Voleva andarsene, Lituania, voleva vedere il sole e abbandonare quell'eterno inverno.

Un grido rauco interruppe il pacifico crepitare del fuoco, e Russia ricadde su di lui, ansimando.

Non gli importava.

Avrebbe trovato qualcun altro, al suo posto, un altro schiavo, un altro giocattolo.

Avrebbe dimenticato il suo nome, e se lui non aveva importanza, poteva andarsene.

Quel pensiero gli accese nel cuore una scintilla di speranza, tutto quello... poteva finire...

Ma sentì gli occhi bruciargli, e una sofferenza enorme lo avvolse.

Davvero, se se ne fosse andato, si sarebbe dimenticato di lui?

Sarebbe stato libero da quel laccio troppo stretto, ma a che prezzo?

E i suoi ricordi? li avrebbe persi?

In quel momento Russia l'abbracciò.

Lo strinse come se avesse intuito i suoi pensieri e temesse di vederlo scomparire da un momento all'altro.

-"Non lasciarmi solo.."- quelle parole, appena sussurrate, ammissione di una debolezza, di sentimenti troppo profondi per essere portati alla luce, risuonarono appena nell'aria.

Pianse, Lituania.

Pianse contro il tappeto, perchè era debole.

Perchè capiva che Russia era più debole di lui.

Perchè aveva ragione quando diceva che tutto quel dolore, era il suo modo di non farlo scappare, perchè...

Russia aveva bisogno di Lituania.


La zuppa si raffreddò, e non venne mangiata.


L'11 maggio di quell'anno, non ci fu più nessuno a preparla.


Era maggio, eppure, faceva ancora così dannatamente freddo.



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