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Autore: Madokachan    15/04/2011    2 recensioni
«Kufufufu … stavo scherzando ovviamente. La verità è che solo per stasera voglio stare con te, mi concedi questo ballo … Vongola Decimo?»
Tsuna si è appena sposato con Kyoko, ma non ha fatto i conti con i sentimenti di qualcun altro.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Va tutto bene?» provi a dirmi

Il mio cuore cerca di dirti quella cosa

Ma mi basta starti vicino

La realtà è così crudele...

 

Non te l'ho detto

Non potevo dirtelo

Ormai non posso più tornare indietro

 

 

Fissò per parecchi minuti il cielo stellato, suo unico complice durante quella serata malinconica.

Un po’ brillo, con una mano reggeva un sottile bicchiere di cristallo, ancora pieno per metà di vino; portò le labbra al bicchiere, sorseggiando un po’ di quel liquido rossastro, ormai immune all’ebbrezza che doveva trasmettere.

Dall’interno del salone occhieggiò più volte Tsuna, danzava felice con la sua adorata consorte, nel suo bellissimo completo bianco, stringeva la mano di Kyoko nella sua, mentre l’altra era poggiata sul suo fianco. Vedeva la felicità trapelare dal viso del ragazzo, non lo aveva mai visto sorridere in quel modo e al solo pensiero che quel sorriso fosse rivolto a quella donna, lo faceva impazzire.

Trasse un lungo sospiro, posando il bicchiere a un lato della terrazza, preferi rimanere tutta la serata là fuori, aspettando che la festa finisse. Non capì perché non se ne era ancora andato, avrebbe potuto evitare di essere masochista verso se stesso una volta tanto.

Sbuffò quando intravide quella donna baciare Tsuna, abbracciarlo e sussurrargli qualcosa nell’orecchio.

«Insulsa sgualdrinella …»

Quell’insulto uscito dalle sue labbra sembrò quasi sorprendere Mukuro stesso. Era noto per possedere una calma al di fuori di chiunque altro, ma vedendo quella scena non riuscì a placare i propri pensieri, trasformandoli in parole … e quanto avrebbe voluto trasformarli in fatti!

Optò infine per abbandonare la festa, quando notò Tsuna avvicinarsi alla zona balcone che dava sul giardino, proprio dove stava lui.

Inizialmente pensò di abbandonare il luogo, dileguandosi da qualche parte grazie al proprio potere illusorio, ma era evidente che Tsunayoshi l’avesse già identificato, così decise di fingersi indifferente, come sempre del resto.

Nella sua indifferenza non notò subito lo sguardo di Tsuna, sembrò squadrarlo con un misto di preoccupazione e rassegnazione. Lo guardò appoggiarsi con la schiena al davanzale, lo sguardo perso verso le stelle.

«Congratulazioni.» Mukuro provò a interrompere quel silenzio opprimente, sforzandosi di pensare ad altro, ma ovunque orientasse il suo pensiero … non riuscì a far a meno di rivolgerlo a Tsuna.

Lo sguardo del castano s’intensificò, alla ricerca di una traccia d’incertezza sul viso di Mukuro che gli facesse intuire il perché del suo comportamento.

Notò la freddezza nelle sue parole, quello sembrava tutt’altro che un augurio.

«Mukuro, ho fatto qualcosa di sbagliato?»

La domanda di Tsuna gli piombò addosso, pesante come un masso. Come avrebbe potuto spiegargli che la sua felicità era la propria infelicità?

Alla fine non aveva motivazioni plausibili, non nei confronti di Tsuna che alla fine non aveva fatto altro che realizzare il proprio sogno, sposarsi con la donna che amava da tempo e chissà magari un giorno avere dei figli.

Forse era colpa sua, della sua codardia che tanto per cambiare non gli aveva permesso di farsi coraggio e affrontare la situazione, limitandosi a guardare tutto da lontano.

«Kufufufu … perché questa domanda?» Decise di girarci attorno a quel discorso, dopotutto non voleva rovinare la felicità di Tsuna, non con i suoi stupidi capricci e la sua gelosia.

Il castano notò immediatamente il cambiamento d’umore di Mukuro, certo, era abituato al suo modo sfrontato di riferirsi a lui, ma aveva notato che c’era qualcosa che non andava.

«Sei felice Tsunayoshi-kun?»

Mukuro continuò a porre delle domande, senza lasciare il tempo materiale a Tsuna per rispondere. Semplicemente aveva paura di sentire quelle risposte.

Se da un lato sentì il desiderio di porre quelle domande, con la paura nel ricevere risposte, in un angolo del suo cuore i sentimenti che aveva custodito nel suo cuore minacciavano rovinosamente di straripare. Non sarebbe stata l’occasione giusta per rivelare ciò che a lui non andava giù, tanto meno non era il tipo da fare certe cose.

«Sì, lo sono.»

«L’importante è questo.»

Però c’era una cosa che doveva fare prima di andare via, prima di sparire dalla vista del Boss, seppellendo per sempre i suoi sentimenti. Lasciò che un sorriso increspasse le sue labbra, mentre una mano scivolò nella tasca della giacca, alla ricerca di qualcosa che conservava da diverso tempo.

Questa volta non ci ripensò, semplicemente sfilò dalla tasca un piccolo anello, afferrando con la mano libera il polso di Tsuna e obbligandolo ad aprire il palmo della  mano sul quale lo posò.

Tsuna sussultò e lanciò un’occhiata smarrita prima all’anello, poi a Mukuro.

«Lo so che per te non conta nulla, ma voglio che tu tenga quell’anello. Non ho mai avuto il coraggio di consegnartelo prima … mentre ora che sono marcio di gelosia, ce l’ho fatta. Capisco che non sia giusto nei tuoi confronti, ma io ti amo Sawada Tsunayoshi.»

Il giovane Boss dei Vongola sussultò, tanto che un lieve rossore gli tinse le guance. Non si sarebbe mai aspettato dei sentimenti simili da parte di Mukuro. Lui si era sempre dimostrato freddo e scostante, alcune volte anche cinico, ma Tsuna aveva sempre intuito che in fondo non era così.

Mukuro indietreggiò con un’espressione un po’ amara dipinta sul volto, immaginando come sarebbe stato l’indomani vivere in un mondo senza Cielo.

Fissò le spalle di Mukuro e lo vide avvicinarsi alla sporgenza del balcone, tramutandosi in un turbinio di piume, assumendo le sembianze di un gufo bianco. Sorpreso, lo guardò procedere con passo incerto sul cornicione del balcone, riconoscendolo dai particolari occhi bicromati.

Non riuscì a parlare, finché dopo attimi d’incertezza allungò il braccio verso il volatile, facendogli capire che poteva salire sul suo braccio. Mukuro lo guardò insicuro, ma lo sguardo di Tsuna riuscì a trasmettergli un po’ di sicurezza, così si appollaiò sul braccio del castano.

Avvertì le dita di Tsuna accarezzargli il piumaggio del collo, intorpidito da quella lieve sensazione di calore, appoggiò il capo contro il braccio di Tsuna, strusciandolo lentamente.

La sorpresa aumentò a dismisura quando Tsuna si chinò con il capo di fronte a quello dell’animale, strizzandogli l’occhio in segno d’intesa e accostò le labbra al becco di Mukuro, proprio come si farebbe in un bacio fra esseri umani.

«Non dirlo a nessuno, okay?» Scherzò distendendo il braccio senza smettere di accarezzare il piumaggio del gufo. Mukuro non emise nessun verso, forse ancora troppo shockato per quello che era accaduto.

Si domandò perché non era volato immediatamente via, avrebbe evitato di incontrare gli occhi di Tsuna e rendersi nuovamente “schiavo” di quell’uomo; il castano distese il braccio, lasciando che Mukuro potesse spiccare il volo nel cielo scuro costellato da miriadi di stelle.

Volò a lungo, senza voltarsi con la paura di incontrare nuovamente i suoi occhi. Volò lontano da una fine sicura.

Solo dopo alcune ore, stanco e infreddolito per il lungo viaggio, si accasciò su un’altura riassumendo le sue sembianze umane;  si trattava di un edificio piuttosto alto e dove nessuno avrebbe potuto notare la sua presenza.

Istintivamente si passò le dita sulle labbra, quasi avvertì indistintamente il segno immaginario che il gesto di Tsuna gli aveva lasciato. Pensare a quel gesto gli lasciò trapelare più di un’emozione che fuori uscì attraverso le lacrime amare.

Lui non era una persona che normalmente piangeva, forse perché bene o male combattendo e facendosi onore aveva sempre ottenuto ciò che desiderava. Per ottenere l’affetto di Sawada Tsunayoshi non poteva combattere – non nel modo in cui aveva sempre fatto, tanto meno era qualcosa che si poteva comprare.

L’unica cosa che gli rimaneva, era la solitudine, quella in fondo non l’aveva mai abbandonato.

 

«Stai con me, Mukuro. Non lasciarti di nuovo inghiottire dalla solitudine.»

Sussurrò con un filo di voce, come se l’altro potesse sentirlo. Serrò le labbra in una linea sottile, cercando di placare invano un lieve tremore dettato dal nervosismo. Fra le mani stringeva l’anello che l’altro gli aveva lasciato, non l’aveva nemmeno guardato bene, semplicemente lo voleva tenere con sé.

«Mi credi davvero così stolto?»

La voce di Mukuro risuonò nella sua testa, lo sentì lontano e vicino allo stesso momento. Si guardò attorno, accorgendosi di essere all’interno di uno spazio diverso dal balcone dove pensò di stare fino a poco tempo fa.  

Ogni suono sembrò più ovattato, mentre petali di fiori di ciliegio cadevano dal cielo, formando un morbido tappeto profumato. A Tsuna mori la voce in gola quando si ritrovò di fronte niente poco di meno che Mukuro in persona, con il suo bellissimo sorriso sicuro di se sulle labbra e alcuni petali di ciliegio fra i capelli.

Per essere un’illusione la trovò più bella e più realistica di qualsiasi altro trucchetto che aveva visto utilizzare da Mukuro fino a quel momento.

«La verità è che prima ho mentito. Io ti voglio avere solo per me, sarei disposto a uccidere per averti.»

«Mukuro, come ti permetti?!» Urlò Tsuna, sicuro che all’interno di quell’illusione nessuno avrebbe potuto sentire la sua voce.

«Kufufufu … stavo scherzando ovviamente. La verità è che solo per stasera voglio stare con te, mi concedi questo ballo … Vongola Decimo?»

Tsuna non riuscì a protestare per quella strana richiesta, poiché un braccio di Mukuro andò a circondargli la vita, con l’altra mano afferrò quella del castano, obbligandolo a fare dei piccoli passi verso l’interno dell’illusione.

Nonostante tutta la pratica che aveva fatto per imparare a ballare, Tsuna si sentì improvvisamente impacciato come una volta a ballare quel lento con Mukuro. A ogni passo avvertì lo sguardo del Guardiano posato su di se che invece teneva il capo chino, fissandosi i piedi per recuperare il ritmo.

«Tsunayoshi-kun.»

«Mhm?»

«Danza con me per sempre.»

Il Boss non riuscì a rispondere siccome si trovò le labbra di Mukuro posate sulle sue, ma ricambiò quella danza, regalando una promessa che non avrebbe mai potuto realizzare.

 

 

 

   
 
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