#1.
Judit amava l'autunno
Dopo il funerale, Judit
tornò ad occuparsi della sua vita.
Per quanto la
morte di
Bill l’avesse sconvolta, aveva imparato a nascondersi dietro
un sorriso.
Quell’autunno le foglie cadevano più copiose del
solito. Qualcuno portava ogni
giorni fiori freschi sulla tomba di Bill. Rose rosse. Nove rose rosse.
Judit non
aveva il coraggio di entrare in quel freddo cimitero. Non aveva il
coraggio di
fare a pugni con la morte.
Quell’autunno
le foglie
facevano rumore. Cadevano nell’acqua ristagnante delle
pozzanghere ed
annegavano. Giù, verso l’abisso. A Bill
l’autunno non piaceva: preferiva
l’estate, con i suoi croccanti tramonti di sole. Judit amava
l’autunno. Il
rumore del vento che si infrangeva contro il vetro della finestra era
impagabile ed ipnotico. Bill aveva sempre preferito l’estate.
Bill invece era
morto in quell’autunno strano.
Judit aveva
sempre
creduto che la morte fosse solo il personaggio di una storia
dell’orrore. Una
remota possibilità negli infiniti futuri che ci attendono.
Invece si era presa
Bill. A Bill piaceva la vita: sorrideva in silenzio, gli occhi azzurri
persi in
qualche meandro di quelli di Judit.
Era sempre stato
il suo
migliore amico. Fin da quando avevano iniziato a condividere uno
sgangherato
libro di letteratura. E da lì, a passare giornate intere
sotto lo stesso angolo
di cielo, il passo era stato breve. Judit aveva imparato a riconoscere
il suo
sguardo assorto, il sorriso vero da quello stereotipato, il momento in
cui
poteva abbracciarlo. Conosceva ogni sua cicatrice ed ogni suo dolore.
Sapeva
cosa volesse dire dormire abbracciata a lui e quale profumo indossasse
la
mattina.
Judit
conosceva Bill forse più di quanto non conoscesse se stessa.
E la morte, e la
vita, si erano portate via tutto.
- Giurami che
tornerai.
Ecco cosa gli
diceva,
la voce lontana oltre il filo del telefono che squillava a vuoto.
Judit, dopo il
funerale, aveva sentito il bisogno di illudersi ancora un
po’. L’aveva capito
troppo tardi: amava Bill. L’aveva sempre amato, senza
“se” e senza “ma”. Ed
ora, a dividerla da lui, c’era terra e legno.
E
lui, lui che aveva sempre sbagliato tutto.
Judit si era
nascosta
dietro tante mani, tanti baci, tante notti in letti freddi e squallidi.
E Bill
non aveva mai capito che a scaldarla doveva essere lui.
Al telefono
parlava
ancora. Parlava ad un ragazzo morto.
Judit aveva
pianto
poco, a dir la verità. Si era chiusa nel suo silenzio
lacerante e non aveva
fatto altro che ricordare.
Tanto
Bill non era morto per davvero. Bill, da qualche parte, esisteva
ancora.
Passato o presente che fosse, lui c’era ancora.
Perché Bill
aveva
capito tutti i suoi silenzi. Anche quando non facevano rumore.