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Autore: Jules_Black    16/04/2011    4 recensioni
"A Bill l’autunno non piaceva: preferiva l’estate, con i suoi croccanti tramonti di sole. Judit amava l’autunno. Il rumore del vento che si infrangeva contro il vetro della finestra era impagabile ed ipnotico."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#1. Judit amava l'autunno


Dopo il funerale, Judit tornò ad occuparsi della sua vita.

Per quanto la morte di Bill l’avesse sconvolta, aveva imparato a nascondersi dietro un sorriso. Quell’autunno le foglie cadevano più copiose del solito. Qualcuno portava ogni giorni fiori freschi sulla tomba di Bill. Rose rosse. Nove rose rosse. Judit non aveva il coraggio di entrare in quel freddo cimitero. Non aveva il coraggio di fare a pugni con la morte.

Quell’autunno le foglie facevano rumore. Cadevano nell’acqua ristagnante delle pozzanghere ed annegavano. Giù, verso l’abisso. A Bill l’autunno non piaceva: preferiva l’estate, con i suoi croccanti tramonti di sole. Judit amava l’autunno. Il rumore del vento che si infrangeva contro il vetro della finestra era impagabile ed ipnotico. Bill aveva sempre preferito l’estate. Bill invece era morto in quell’autunno strano.

Judit aveva sempre creduto che la morte fosse solo il personaggio di una storia dell’orrore. Una remota possibilità negli infiniti futuri che ci attendono. Invece si era presa Bill. A Bill piaceva la vita: sorrideva in silenzio, gli occhi azzurri persi in qualche meandro di quelli di Judit.

Era sempre stato il suo migliore amico. Fin da quando avevano iniziato a condividere uno sgangherato libro di letteratura. E da lì, a passare giornate intere sotto lo stesso angolo di cielo, il passo era stato breve. Judit aveva imparato a riconoscere il suo sguardo assorto, il sorriso vero da quello stereotipato, il momento in cui poteva abbracciarlo. Conosceva ogni sua cicatrice ed ogni suo dolore. Sapeva cosa volesse dire dormire abbracciata a lui e quale profumo indossasse la mattina.

Judit conosceva Bill forse più di quanto non conoscesse se stessa. E la morte, e la vita, si erano portate via tutto.

- Giurami che tornerai.

Ecco cosa gli diceva, la voce lontana oltre il filo del telefono che squillava a vuoto.

Judit, dopo il funerale, aveva sentito il bisogno di illudersi ancora un po’. L’aveva capito troppo tardi: amava Bill. L’aveva sempre amato, senza “se” e senza “ma”. Ed ora, a dividerla da lui, c’era terra e legno.

E lui, lui che aveva sempre sbagliato tutto.

Judit si era nascosta dietro tante mani, tanti baci, tante notti in letti freddi e squallidi. E Bill non aveva mai capito che a scaldarla doveva essere lui.

Al telefono parlava ancora. Parlava ad un ragazzo morto.

Judit aveva pianto poco, a dir la verità. Si era chiusa nel suo silenzio lacerante e non aveva fatto altro che ricordare.

Tanto Bill non era morto per davvero. Bill, da qualche parte, esisteva ancora. Passato o presente che fosse, lui c’era ancora.

Perché Bill aveva capito tutti i suoi silenzi. Anche quando non facevano rumore.

   
 
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