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Autore: Tynuccia    16/04/2011    1 recensioni
Solo dopo qualche minuto ricevette un responso da Ryosuke. “Una vera poetessa, non c’è che dire.”
[Head & Ryosuke - Head x Sakana-chan)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prigione

 

 *

 

Il corridoio fiocamente illuminato dell’ala riservata a Vanishing Age era silenzioso, tale quiete interrotta solamente dal rumore cadenzato di passi lenti, di chi non ha fretta. Perfetti per due dei membri più illustri di quella sezione contro il tempo stesso.

 “Mi sembra sempre più forte,” commentò il più anziano dei due, infilando le mani in tasca. Un sorriso nostalgico venne celato dall’ombra. “Quasi come se ogni giorno ricevesse sempre più potere. Alla faccia nostra.”

 Il suo compare, al posto di dimostrarsi profondamente frustrato per i loro continui insuccessi, esibì un sogghigno lezioso, quasi divertito. “Ginga Bishounen, hn?” mormorò, fissando il soffitto senza neppure vederlo. “Che esagerazione.”

 “Si direbbe quasi tu sia invidioso di lui, Tokio,” malignò l’altro. “Non è un comportamento molto pedagogico o paterno da esibire, sai?”

 “Tsk,” sbuffò il leader, mentre tratteneva una risata. “Sono certo che ad impartirgli una corretta educazione ci abbia già pensato il vecchiaccio,” scherzò, entrando nella sua ampia stanza. Si lasciò cadere sul suo sofà e catturò, per un secondo, l’espressione trasognata sul volto scavato dall’età di Ryosuke. Se il Ginga… No, se Takuto non fosse stato figlio di Sora, sangue del suo stesso sangue, Chairman non avrebbe speso così tanto tempo ad elargire frivoli complimenti alla loro spina nel fianco preferita. Poco importava che fosse stato lui a contribuire maggiormente alla nascita di quella scocciatura splendente e dall’uniforme così pomposa. Era proprio suo figlio…

 Head si sdraiò sulla schiena, ubriacandosi involontariamente con il silenzio assordante della camera scura, mentre una fitta di nostalgia gli trafiggeva ulteriormente il cuore. Come se il ricordo del morbido corpo di Sora non fosse stato abbastanza straziante. Di solito, proprio lì, ascoltava la più melodiosa delle canzoni – proprio in quella posizione – che veniva sostiuita alle volte da un racconto davvero avvincente, ma dal finale altamente deludente. Sogghignò e si mise a sedere, mordicchiandosi l’unghia del pollice mentre fissava lo sguardo sull’acquario in un angolo. Vuoto. Era stato un uomo proprio sciocco. Scosse il capo e schioccò le dita. Immediatamente un faretto illuminò delicatamente un’enorme gabbia, sferica ed in ferro battuto. Vuota. Vuota. Vuota… Fottutamente… Vuo-

 “Mi sono sempre domandato una cosa, Tokio,” proruppe Ryosuke, roteando tra le dita un calice rotondo pieno di brandy. “Tra tutti i giacigli di questo nostro mondo, perché proprio una gabbia?” Il suo occhio era puntato là, sulla sua casa per una stagione intera, e la stava fissando curiosamente. “Non la chiamavi forse Sakana-chan?” continuò, senza malizia nella voce. “Pesciolina? Non sarebbe stata più adatta, che so, una grande vasca? Una piscina, magari?”

 Head non replicò subito, ma rimase imbambolato a guardare quella costruzione assurda addossata alla parete. Al suo interno, sui morbidi cuscini candidi che ricoprivano il fondo, c’era ancora il suo semplice vestito verde, accompagnato dal collare giallo annesso di catena che lei teneva sebbene non ce ne fosse mai stato effettivo bisogno. Le sue labbra si incresparono in un sorriso intenerito al pensiero della sua Sakana-chan immersa nell’acqua, i suoi bellissimi, lunghi capelli turchini bagnati, in parte appiccicati al suo viso di porcellana ed in parte fluttuanti sulla superficie trasparente. Sarebbe stata una visione incantevole. La sua adorabile sirenetta con le gambe pallide.

 Gettò all’indietro la testa, scacciando quella deliziosa immagine conturbante. “Me l’ha chiesto lei,” spiegò a Ryosuke, che di certo attendeva uno straccio di risposta, “e non sarebbe stato carino da parte mia rifiutare il desiderio d’una così candida fanciulla, non trovi?”

 L’uomo scoppiò a ridere, divertito ed interessato da quell’aneddoto così particolare, ma la sua risata, come sempre, assomigliava più al tossire di un malato terminale. “Sì, molto maleducato,” convenne ironicamente. “E, magari, ti ha spiegato il perché di tale decisione…?”

 Head continuò a sorridere al soffitto nero. Era un po’ restìo a parlarne, ma sapeva che il suo braccio destro non avrebbe tradito la sua fiducia, né si sarebbe permesso di azzardare commenti fuori luogo o maligni. “Sebbene ci siamo conosciuti al di fuori di questa Organizzazione e oltre i nostri propositi,” cominciò a dire, “Sakana-chan ha sempre sostenuto di essere una mia prigioniera. Quindi, quando ho spezzato il suo sigillo del Nord, ha preteso di essere rinchiusa in una gabbia, perché solamente così avrebbe potuto realizzare con concretezza quella sua situazione psicologica.” Aveva riportato ogni sua parola, scolpita nella mente, ed il suo ghigno dolce si estese ulteriormente.

 Solo dopo qualche minuto ricevette un responso da Ryosuke. “Una vera poetessa, non c’è che dire.”

 Head annuì, rise e si coprì gli occhi con l’avambraccio. “E così l’avventura della vita continua.”

 Un sussurro flebile che si perse per sempre tra quelle quattro pareti scure.

  
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