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Autore: HopeToSave    16/04/2011    3 recensioni
Libera di fare quel che desidera, Libera di fare quel che vanifica, Libera di fare ciò che vanifica quel che desidera.
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La vita scorre nel suo corpo, contrae i muscoli e scatta: l’automezzo pubblico l’ha superata e lei deve correre. Corre. Corre e viene folgorata da una luce, la musica si interrompe.
Più vicina all'essere flashfic che one-shot, ma dal momento che supera il limite di parole, mi vedo costretta a classificarla come one-shot.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sussurrare, come un canto.'
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Autore: HopeToSave

Fandom: Originali, Nonsense

Titolo: Libera.

Genere: Introspettivo, Malinconico, Suspance

Rating: Giallo

Avvertimenti: One-shot,

 

 

 

 

 

 

Libera.

 

 

 

Libera di fare quel che desidera, Libera di fare quel che vanifica, Libera di fare ciò che vanifica quel che desidera.

Si porta una mano ai capelli che le cadono sul viso, capelli che fanno quello che si sentono di fare, andando un po’ di qua, andando un po’ di là, di colori alterni, di colori violenti, di colori moderni. Saggia la stessa mano, saggia la sensazione di vita che prova nell’aprirla e chiuderla, la potenza del muscolo e del sangue, le unghie che scavano la carne senza lacerarla; ruota il braccio, assapora lo scricchiolio delle ossa, ruota il collo, assapora lo scricchiolio delle ossa.

Lecca le labbra, le inumidisce, gode del proprio corpo e della sua energia. Muove leggermente l’anca, in un gesto che di sensuale non ha nulla se non il ritmo della musica che le arriva alle orecchie o crede le arrivi.

La sua testa è un turbinio di voci, di suoni, sente le auto che scorrono veloci davanti a lei, le persone dietro di lei, la potenza della terra sotto i piedi che non si scatena, la potenza che potrebbe uccidere ma invece da’. Apre le labbra dolci di un sapore esotico, di un sapore giovane, di un sapore caotico, e canta, Libera di fare quel che desidera, Libera di fare quel che vanifica, Libera di fare ciò che vanifica quel che desidera. Canta la musica che sovrasta il clacson, sovrasta il rombo del tuono nel cielo, sovrasta la confusione della sua testa e le fa’ sentire solo le parole tristi di un uomo che ha capito.

Apre e chiude le palpebre ma non vede il reale, solo parole in una lingua straniera che per metà le è ignota, solo parole in una lingua straniera che per metà le è conosciuta, uno spartito che è la vita di un uomo che ha capito.

Poi una luce brillante, non gialla, non bianca, arancione, non blu, non azzurra, arancione. Il semaforo è verde, brilla di una luce che non è bianca, gialla, arancione; verde come la paura.

La vita scorre nel suo corpo, contrae i muscoli e scatta: l’automezzo pubblico l’ha superata e lei deve correre. Corre. Corre e viene folgorata da una luce, la musica si interrompe.

Libera vede chiaramente la luce che questa volta è bianca, Libera sente chiaramente un suono che questa volta è quello di un clacson. È immobile, in mezzo alla strada, con un piede che non dona completamente l’appoggio al terreno, quel terreno che non mostra la propria potenza mai, quella vera potenza che le è intrinseca, ma da’ la vita. La terra trema, la luce trema, la musica riprende e Libera è Libera di fare quel che desidera: sposta il piede ancora non completamente a terra, salta leggermente di lato, l’auto gira in maniera violenta; la terra trema.

Il suo corpo è pieno di vita ed energia, Libera è Libera di fare ciò che vanifica: la terra trema e lei resta in piedi, corre nella direzione opposta a quella di partenza, la musica continua, corre verso l’auto schiantatasi sul guardrail; l’auto s’infiamma e la sua vita potrebbe annullarsi, poiché Libera è Libera di fare ciò che vanifica quel che desidera e lei desidera vivere. Eppure il cuore - che pompa disperatamente il sangue - che le dona quell’energia - che lei gode percepire - eppure il cuore desidera altro.

Il cuore si ferma per un attimo e Libera non sente più se stessa, sente solo la potenza della terra che tremando l’ha salvata e ora vuole che lei a sua volta salvi. Il mondo è immobile, le auto incastrate le une sulle altre, tutte incastrate tranne una, un’auto in fiamme davanti agli occhi che vedono di Libera.

Libera stringe i pugni e sente che la vita ha ripreso a scorrere. Contrae i muscoli e corre verso l’auto, perché Libera è Libera di fare ciò che desidera, più di ciò che vanifica. Corre. Corre e spalanca la portiera del guidatore: sente la mano bruciare, sente gli occhi lacrimare, sente la musica che imperterrita le rimbomba nelle orecchie anche sei lei non ha cuffie ma è tutta una proiezione della sua mente.

Si lecca le labbra, tossisce, canta per distrarsi dal dolore alla mano -  apre la mano, si sporge, scatta il meccanismo della cintura di sicurezza, guarda il volto del guidatore. È un uomo, un uomo come tanti, un uomo ferito, un uomo che probabilmente non ha capito nulla dalla vita.

Libera piange, per il fumo, per la vita che si sente mancare. Afferra il braccio dell’uomo e lo tira con quella poca forza che le rimane - tira. Tira, l’uomo si muove e lei riesce a sbloccarlo, tira, l’uomo è incosciente e lei riesce a portarlo fuori.

La musica muore.

Libera sente: le sirene.

L’uomo apre gli occhi. Quell’uomo ero io.

Libera mi guarda e piangendo mi sussurra, come un canto: Mi perdoni.

 

 

 

 

 

Note:

non sono sicura di quel che ho scritto. Semplicemente, mi sono seduta al computer e ho cominciato a scrivere. Vorrei farne un seguito, perché mentre la scrivevo avevo troppe idee in testa.

Boh. L’ho scritta ascoltando a caso Everybody’s changing dei Keane.

Mi basta sapere una considerazione su questa cosa.

 

Hop. :D

   
 
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