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Autore: Mex    17/04/2011    8 recensioni
Una storia ambientata nella campagna inglese qualche anno dopo la sconfitta definitiva di Napoleone.
Una ragazza che si mimetizza in una società soffocante ed un uomo che trasgredisce ogni regola del viver civile, si scontreranno in un ambiente assolutamente parziale.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
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Capitolo 15

Victoria guardava preoccupata la figlia dalla finestra della sua camera.
Fino a quel momento non si era mai dovuta dare pensiero per Amelia, ma adesso era seriamente preoccupata. Per tutti e due mesi che erano passati da che si erano ritrasferite a casa loro, la figlia era diventata un‘altra persona. In un primo momento aveva attribuito la causa al dolore che provava, ma la gamba adesso era pressoché guarita eppure il suo atteggiamento non era cambiato. Non che si comportasse in modo strano o avesse un brusco atteggiamento, era solo che era diventata pensierosa e solitaria e spesso la madre notava quanto fosse tesa, pronta a scoppiare alla minima scintilla. Spesso si sedeva accanto alla finestra a ricamare o faceva passeggiate aiutandosi con il bastone e non rientrava fino al tramonto. Con loro e, soprattutto, con i bambini si mostrava gaia e attenta ma il sorriso scompariva subito e la fronte tornava ad aggrottarsi. Qualcosa di importante era successo nella vita della figlia, ne era più che sicura.
“Cosa guardi?- la cognata si era avvicinata alle sue spalle e si era messa ad osservare anche lei la nipote- Ah. Te ne sei accorta anche tu! È più grave di quanto pensassi, allora”
Victoria si volse indignata e si mise le mani sui fianchi: “Bhe, cara, è difficile non notarla. Se ne sta lì come se tutto il destino del mondo fosse sulle sue spalle!
Si sa qualcosa? - la cognata scosse la testa - E lei sembra non aspettarsi niente! Non si riesce a tirarle fuori niente! Maledetta cocciutaggine irlandese, è come suo padre. Non si riusciva a cavargli fuori un bel niente dalla bocca”
Charlotte si pentì per l’ennesima volta per aver raccontato alla Contessa delle sue impressioni, o meglio, adesso doveva dire speranze, che aveva sviluppato sulla relazione tra la nipote e l’evanescente Duca. Non aveva avuto nessuna conferma neanche da Amy che era riuscita a destreggiarsi abilmente tra le scaltre domande sue e della madre.
Victoria aveva preso l’ipotesi molto seriamente e come un dato di fatto e adesso vedere che tra i due non c’era la minima comunicazione la faceva andare in bestia.
La Signora Stevenson le mise una mano sulla spalla per calmare il suo furioso andirivieni. “Può essere che ci siamo sbagliati, Vick. Magari hanno solo giocato un po’. Poteva essere solo un’amicizia”
Victoria, mordicchiandosi le labbra, rispose: “Vero. Resta il fatto che mia figlia è cambiata. Non so dirti perché, ma sono sicura che sia successo qualcosa!”
Charlotte annuì ed andò a sedersi in una delle poltrone che si trovavano nella stanza: “Cos’è che ti turba veramente? Tu non mi stai raccontato tutto”
Dopo alcuni secondi e diverse tiratine al vestito di lino, rispose: “Grant mi ha scritto che presto lascerà il suo incarico ed ha deciso di ritirarsi nella sua proprietà in Irlanda. Dice che non sopporta più Londra e la sua società con i suoi segreti. Vuole portarmi là con lui. Vuole sposarmi”
“Questa volta sembra una cosa seria. Cosa vuoi fare?”
“Penso che, per la prima volta nella mia vita, non sto rincorrendo qualcosa. Mi sento tranquilla e contenta. Sai, Lotte, Grant è l’ultimo uomo di cui avrei pensato di potermi innamorare. Non propriamente un bell’uomo, né brillante in società. Per la verità è assolutamente impossibile. A volte rasenta la maleducazione e l‘irrazionalità.
La verità è che lo sposerei oggi stesso.
In quest‘ultimo mese Londra mi ha disgustata. La mia Londra, Lotte!
Solo che c’è Amy. Non può venire con noi in Irlanda, anche se a Grant farebbe piacere. È troppo giovane, ma non può rimanere neanche qua in balia di quell’arpia di sua zia. - sapendo che la cognata stava per prendersi carico della nipote la prevenì - Non potrà vivere con voi, siete già troppi quelli che siete e vista la velocità con cui vi riproducete non vi fermerete qua. Io speravo che, insomma, anche lei si fosse sistemata. Che fosse contenta. Immaginati, Lotte, che splendidi bambini che nascerebbero e che splendida e giovane nonna sarei io!”
“Forse ho la soluzione, ma ne dovrai parlare con lei”

Da più di un’ora Amelia era seduta con lo sguardo fisso davanti a sé. Tutte le sere da ben due mesi rimaneva a fissare il vuoto riflettendo e cercando di rimettere sulla giusta strada la sua vita che aveva preso una piega che non riusciva più a gestire. Tutto quello che era stato ordinato e programmato adesso era confusionario e impossibile da prevedere. Con le gambe incrociate e le mani sulle ginocchia rigirava i suoi problemi cercando di comprendere sentimenti ed eventi, cercando di pianificare il futuro e ordinare il tutto in modo più soddisfacente possibile.
Le era impossibile.
Molto carino da parte sua mettermi in questo guaio e poi lasciarmi sola!
Voleva scappare da quella situazione ma ormai le era impossibile, così aspettava il momento in cui tutto si sarebbe risolto da solo.
Sentì bussare e rilassò la mascella che aveva involontariamente contratto e allungò davanti a sé le gambe. Victoria entrò in uno svolazzo di pizzi.
Amelia osservò bene la madre e per la prima volta si rammaricò di non essere come lei. Elegante in qualsiasi circostanza e così sicura di sé da affrontare qualsiasi cosa. Una donna del genere avrebbe saputo cosa fare e, soprattutto, non avrebbe lasciato andare via il padre delle proprie figlie!
Amy trattenne la risata isterica che le stava salendo alle labbra. Stava decisamente impazzendo.
“Ti disturbo, cara?- al suo accenno negativo, andò ad appollaiarsi anche lei sull’alto letto- Ho qualcosa da dirti o, meglio, da chiederti”
Il bel viso era preoccupato ed il labbro inferiore veniva tormentato dai denti nello stesso modo in cui lei tormentava il suo.
Mia madre si risposa, ormai l’ho capito. Ed è felice. Ogni suo sguardo, ogni suo gesto lo dimostra.
Ce ne dovremo andare. Dovrò gestire la situazione da Londra.
“Amelia, ho ricevuto una lettera …- la figlia le prese la mano e cercò di rivolgerle il suo sorriso più felice- Mi ha chiesto di sposarlo, Amy, e di andare a vivere con lui in Irlanda”
Il sorriso della ragazza sparì.
“Non gli ho ancora dato una risposta. Pensavo che fosse giusto chiedere prima a te. Non sono stata una madre esemplare e non mi sento in diritto di sradicarti dalla tua casa senza che tu, almeno, possa dire qualcosa a riguardo.”
“Gli volete bene?”
Victoria annuì ed ad Amelia si mozzò il respiro nel tentativo di trattenere le lacrime. Solo una ne sfuggì ma la gola era in fiamme e respirare era pressoché impossibile.
È finita!
La madre abbracciò la figlia e la cullò cercando di calmare quello sfogo improvviso goffamente. Fino a quel momento non aveva dovuto mai consolare nessuno: “Amy, adori così tanto questa casa? Hai così bei ricordi da reagire in questo modo?”
Amelia scosse la testa cercando di rispondere ma l’unica cosa che riusciva a fare era aggrapparsi sempre più convulsamente alla veste da camera della madre.
Non era la casa o la responsabilità della tenuta. Le sarebbe dispiaciuto lasciarla, certo, ma non era questo ad averla ridotta sull‘orlo di un pianto isterico.
Era la frustrazione accumulata ad averla ridotta in quel modo, il fallimento di tutti i suoi progetti e la sistematica demolizione delle sue speranze.
Piano piano si chetò ma non volle sollevare la testa del grembo della madre. Alla crisi era subentrata la vergogna.
Victoria sollevò delicatamente il viso a sua figlia: “Vuoi dirmi cosa è successo mentre non c’ero?”
“Non posso- non c’era motivo di negare che ci fosse qualcosa, non era mai stata brava a nascondere dei segreti - Non posso”
“È qualcosa di grave? Si può sistemare?”
“Sì, ma non adesso. Mamma vi giuro che non ho fatto nulla di sbagliato o che rimpiango. Solo che sembra una cosa più grande di me. Devo riorganizzare la mia vita da capo”
Victoria le accarezzava i capelli umidi di sudore“E l’andare in Irlanda non ti aiuterebbe di certo”
“Non posso chiedervi di rinunciare a questa opportunità! Io mi organizzerò per risolvere le cose. Io … vi voglio bene, voglio che siate felice, io …”
“Bambina io ho fatto molto poco per te in questi ultimi vent’anni, niente direi. Non posso fare in modo che tu passa rimanere qua. - si alzò in piedi lisciandosi la stoffa sul corpo e controllandosi le lunghe curatissime unghie laccate di rosso- Amelia, Londra sarebbe troppo lontano per te? Che ne dici se dopo che avremo festeggiato le nozze tu rimanessi lì. È ora che tu gestisca la tua vita come meglio credi”
La ragazza la guardò sciogliersi i muscoli delle spalle con un gesto tanto elegante quanto sensuale.
Se lei avesse avuto anche solo la metà del fascino della madre, Amelia non si sarebbe trovata in quella situazione.
“Non posso e non voglio andare a vivere con zia Elizabeth. Io … io non credo di sopportarla più”
Victoria si voltò di scatto: “Ho lasciato fin troppo mia figlia nelle mani di quella vecchia bigotta. Ringraziamo il cielo che fosse impegnata nelle sue preghiere per purificare il mondo da persone come me altrimenti ci avrebbe seccato con la sua presenza inopportuna e fastidiosa”
In effetti la purissima Elizabeth era da tre mesi impegnata nel suo ritiro spirituale annuale in un convento di clausura vicino Londra. La notizia della caduta della nipote non le era pervenuta ma in compenso Amy riceveva ogni settimana una lettera della Duchessa che chiedeva della sua salute.
Impressionante come quella donna si interessasse in quel modo di un’estranea ed invece provasse tanta indifferenza per il proprio figlio.
“Ti ricordi di Mrs Harden? - Alla ragazza passò la visione di una longilinea vecchietta e del suo sguardo acuto - È una donna intelligente, ti permetterà di risolvere i tuoi problemi senza esserti troppo di impiccio”
Amelia annuì.
Ma questa sarà l’ultima volta che qualcuno deciderà per me, questo è un giuramento!

Tre settimane dopo Amelia guardava fuori dal finestrino delle carrozza stracolma che portava lei e sua madre verso Londra. Si sentiva lo stomaco in una morsa ed una nausea imminente.
Erano state tre settimane di inferno. Lei, Victoria e Charlotte avevano lavorato freneticamente per preparare i bauli e le casse che le avevano precedute e che le avrebbero e per la maggior parte destinati ad attendere in un magazzino fino a che Victoria o meglio la futura Signora Grant Ernshown non si fosse sistemata nella sua nuova casa. Amy aveva avuto un incontro con l’agente del Conte per consegnargli tutti i documenti relativi alla tenuta e le chiavi di ogni serratura della casa.
Per lei fu un gran dolore. La casa era stata la sua ragione di vita fino … bhè fino a che Logan non era entrato nella sua vita.
In tutto questo trambusto era anche riuscita ad avere un colloquio con Maya per spiegarle la situazione, darle il suo nuovo indirizzo con la raccomandazione di scriverle e contattarla nel caso ci fosse stato bisogno.
Un nuovo dolore lo dovette sopportare quando dovette salutare le bambine. Le piccole le si erano molto affezionate e salutandola con gli occhi lucidi, dandole i disegni che avevano fatto per lei, le promisero di scriverle una lettera a settimana.
Amava quelle bambine come se fossero sue.
Sorrise tra sé.
Legalmente erano sue.
“Tornate al più presto Miss Amelia se papà torna e non vi trova ci resterà male, è molto sicurissimo!”
Se avesse potuto avrebbe mandato il loro amato padre cordialmente all’inferno.
Bugiarda quando lo rivedrai sai che ti scioglierai come sempre! Prima o poi lo dovrai ammettere, tu lo a…
Stai zitto!
Victoria aveva scritto anche a Mrs Harden descrivendole la figlia e dicendole solamente che non si sentiva di rilegare una giovane in una terra dove il miglior partito era un agricoltore più facoltoso di altri e il più gran divertimento la fiera della parrocchia.
La risposta fu breve e succinta: Deciderò quando vedrò la ragazza.
Ovviamente avevano dovuto salutare tutti i vicini che fortunatamente non erano molti e sopportare gli auguri ipocriti e i sorrisini di Lady Johnson.
Ormai tutto era finito e presto Amelia avrebbe dovuto affrontare una nuova parte della sua vita circondata da estranei e aspettando una persona che non sapeva neanche se fosse viva o morta. Ma questa volta avrebbe vissuto come avrebbe voluto. Era risoluta ad essere sé stessa senza più restrizioni.
Quella che stava andando a Londra era una nuova Amelia Flanigan!
Se doveva voltare pagina che questa fosse completamente differente della precedente!
La carrozza prese una buca e lo scossone la risvegliò dai suoi pensieri facendole notare che ormai dovevano essere quasi arrivati. Hyde Park era in vista e la casa di Mrs Harden non doveva essere lontana.
Ed infatti: “Eccola Amy, è quella! Non è un amore?”
Amy osservò la casa che sua madre le indicava e che man mano si faceva più grande. Era una casina vecchio stile in mattoni rossi e marroni letteralmente incastrata tra due palazzi alti ed eleganti. Un cottage nel pieno centro di Londra.
Sì ad Amy piaceva e guardandola il cuore le si risollevò un po’.


P.S. So di essere in pauroso ritardo e per questo posto questo capitolo il tempo mi viene sempre di più risucchiato quindi ho cercato di finire almeno questo per poi dedicarmi al prossimo sperando di finirlo prima. Spero che non sia una delusione nonostante l'attesa.

Nemine22: Non ho abbandonato lo giuro! Ci sono ancora e prometto di portare a termine questa Odissea. Spero che tu possa leggere questo capitolo e che non mi abbia abbandonata. anch'io ho bisogno di sostenitori!

Elfa Sognatrice: Ti ringrazio come sempre! Il prossimo capitolo prometto che sarà migliore

Melikes: Alla fine ho pubblicato quello che avevo con piccoli aggiustamenti altrimenti saremmo arrivati alle Calende greche probabilmente.

Grazie per la tenacia con cui seguite questa storia
Sperando che questo capitolo non vi faccia cambiare idea.
  
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