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Autore: Oducchan    17/04/2011    3 recensioni
-Rilassati. Devi solo seguire il tempo. Ti guido io.-
Canada annuì freneticamente, ma evitò di guardarlo in viso sentendo che le guance gli stavano andando praticamente a fuoco dall’imbarazzo. Tentò di non pensarci troppo, sforzandosi di ricordare quale fosse il movimento che l’altro stava provando a insegnargli da qualche settimana, ma per quanto tenesse lo sguardo incollato ai piedi per essere sicuro di indovinare il passo, vedendo con che disinvoltura si muovevano quelli di Cuba perse miseramente anche la sola voglia di provarci.

Uno, dos, tres, pausa. Lezione di salsa.
[CubaCanada] [per sushi (L)]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Canada/Matthew Williams, Cuba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note random:

a)      CubaCanada. Perché sono troppo kawaii. E troppo dolci. E troppe tante cose da descrivere in una volta sola.

b)      Lezione di salsa cubana, ovviamente, perché è il ballo di Cuba e detto tra noi, sarebbe fantastico vederlo insegnare i passi a Canada. Ci tengo a precisare che quel poco che so di tempi e movimenti me l’ha insegnato mio fratello, quindi al massimo prendetevela con lui XD

c)      Dedicata a sushi, sperando che le piaccia. Avrebbe dovuto essere una Neji/Lee ma non m’è venuta >_<

d)      Il titolo è preso da una canzone di Eddie Santiago – una salsa, per l’appunto. Significa qualcosa come “ che follia innamorarmi di te”.

e)      Ramòn è il nome umano che ho scelto per Cuba ^^

 

 

  

Que locura enamorarme yo de ti

 

 

  

-Rilassati. Devi solo seguire il tempo. Ti guido io.-

Canada annuì freneticamente, ma evitò di guardarlo in viso sentendo che le guance gli stavano andando praticamente a fuoco dall’imbarazzo. Tentò di non pensarci troppo, sforzandosi di ricordare quale fosse il movimento che l’altro stava provando a insegnargli da qualche settimana, ma per quanto tenesse lo sguardo incollato ai piedi per essere sicuro di indovinare il passo, vedendo con che disinvoltura si muovevano quelli di Cuba perse miseramente anche la sola voglia di provarci.

Un piccolo, piccolissimo sospiro, gli fece quasi saltare il cuore in gola. Ramòn si fermò, paziente, e strinse appena più forte la presa sulle sue mani.

-Canada?- Fece, incerto –Cosa c’è che non va?-

Le spalle di Matthew ebbero un lieve spasmo, sentore che il ragazzo avrebbe voluto sprofondare almeno dieci metri sotto terra. Era… insomma, era imbarazzante, stare lì stretti uno contro l’altro, con quella musica allegra e sensuale di sottofondo, a dondolare sul posto e tentare anche di essere convincenti nel ballare. Non ci era abituato. Lui era abituato a fare da sfondo alla tappezzeria, ignorato dal resto delle Nazioni, e se proprio doveva andare a rivangare nei ricordi per trovare qualcosa di vagamente simile, la cosa che più ci assomigliava era una pallida memoria in cui Inghilterra si era messo in testa di insegnare a lui e ad America il valzer. Esperimento tragico che si era concluso con una gamba rotta per Arthur e una lavata di capo allucinante per Alfred.

-I… Io…. non…-

Non riuscì nemmeno a formulare una frase compiuta, mortificato, e quindi rimase a fissare ostinatamente il pavimento sforzandosi di non piangere. Sentì Cuba sospirare, di nuovo, stavolta un po’ meno esasperato, prima di trovarsi le sue forti mano attorno al viso, a convincerlo gentilmente a sollevarlo.

-Devi guardarmi negli occhi, Canada. Rilassati, guardami, e lascia che io ti guidi. Possiamo farlo. È solo una stupida salsa-

Per qualche istante, la mente del giovane continuò a macinare una serie interminabile di autocommiserazioni riguardanti la propria incapacità, ma lentamente le iridi castano scuro che lo stavano così gentilmente fissando iniziarono a risucchiarli via uno dopo l’altro, finchè non rimase che uno sfondo bianco perlaceo di contorno alle loro figure. Incapace di sbattere anche solo le palpebre, Canada assentì con un unico gesto del capo, lasciando che le braccia del cubano si stringessero di nuovo attorno ai suoi fianchi e assecondando i movimenti delle sue gambe, ascoltando blandamente la canzone che continuava a riempire il silenzio. Uno, dos, tres, pausa, cinco, seis, siete, pausa, di nuovo da capo, uno, dos, tres, pausa…

-Stai andando bene-

Canada sobbalzò, smettendo di contare mentalmente i passi e sbattendo le palpebre, notando che Cuba, nel pronunciare quelle parole, era leggermente arrossito. Fu giusto un attimo. Il piede che doveva andare indietro andò avanti, pestò sonoramente quello di Ràmon, il quale cacciò uno strillo e barcollò di lato; Canada non riuscì minimamente a trattenerlo e crollarono miseramente a terra assieme, uno sull’altro, riuscendo anche a rovesciare una delle sedie del salotto.

Mortificato, Canada tentò di svicolare via, rosso in volto come non mai, terrorizzato all’idea che l’altro potesse essere arrabbiato con lui. Ma si fermò giusto in tempo, sentendo le risate fragorose con cui Cuba si stava quasi rotolando sul pavimento. Indugiò, confuso, cercando di capire cosa fare, prima che l’ilarità del compagno finisse per contagiarlo, strappandogli prima un sorriso titubante, poi una risatina spensierata.

Quando finalmente Cuba riuscì a controllarsi, prese un bel sospiro, posandogli una mano tra i capelli e scompigliandola appena. A quel gesto, Canada si accorse che, tra una cosa e l’altra, era finito collo stare praticamente cavalcioni sul corpo dell’altro. Se possibile, divenne ancora più bordeaux, incapace di gestire la situazione; Ramòn probabilmente se ne accorse, perché smise di ridere completamente, aggrottò la fronte e con la mano libera provò a puntellarsi per tirarsi seduto o qualcosa del genere.

-Scu… scusa… ri… riprovia…-

Ma prima che Matthew riuscisse a completare la frase, Cuba gli aveva già strattonato i capelli per avvicinarlo un po’ di più e aveva premuto le labbra sulle sue senza tanti complimenti, trascinandolo in un bacio caldo e un po’ irruente. E la lezione di salsa andò definitivamente al diavolo.

 

 

   
 
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