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Autore: Yuuki_Shinsengumi    17/04/2011    0 recensioni
[Hakuouki Shinsengumi Kitan]
Sapeva che sarebbe accaduto in quel posto, lo aveva visto.
Ed aveva deciso che avrebbe fatto di tutto per salvargli la vita.
Sapeva che suo fratello lo avrebbe raggiunto: aveva ricevuto l'ordine di uccidere tutti i Rasetsu di quel pazzo di Koudou-san.
E lei aveva deciso di seguirlo.
Si erano separati solo per far sì che lei rimanesse al di fuori dello scontro, seduta sul ramo più alto dell'albero più alto, sotto cui sapeva che si sarebbe conclusa la vita di Harada.
Ma lei era intenzionata a cambiarne il destino.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anche gli Oni hanno sentimenti umani cap 9
CAPITOLO 10

- Mi stai dicendo che Harada-san, Nagakura-san e Okita-san, che a breve dovrebbe raggiungerci, non sono più umani ma... cosa? Una via di mezzo tra umani ed oni? E tutto grazie al sangue di una tua amica... Mi fai così stupido?
Raiseki sostenne lo sguardo inespressivo di Saitou, risponendogli in tono piatto.
- Mi guardo bene dal sottovalutarvi, Saitou-san. E non solo per come maneggiate la spada. Ho avuto un assaggio del vostro carattere – concluse ripensando al bacio.
- E comunque, se non volete credermi adesso lo farete non appena avrete parlato con Okita-san.
- Mi stai quindi suggerendo di lasciarti vivere, femmina oni?
- Adesso siete voi a sottovalutarmi, se credete di potermi uccidere con facilità: prima dovete riuscire a prendermi. - gli rispose, provocandolo con un sorriso sarcastico.
- Basta solo usare la tattica giusta... e sarai tu a lasciarti catturare. - le disse, mentre allungava una mano per toccarle i capelli.- Di che colore sono, realmente?
- Lo scoprirete solo dopo che gli avrò lavati. In questo modo non attirano l'attenzione – gli rispose, cercando di non cedere all'esercizio di fascino maschile di Saitou, con cui era certa l'uomo sperava di farle abbassare le difese.
- Capisco... - commentò l'uomo, avvicinandolesi, spostando poi la mano sulla guancia e tuffando gli occhi azzurri in quelli gialli di lei – ma per gli occhi non hai potuto fare niente...- lasciò la frase in sospeso, avvicinandolesi quel tanto da poterne sfiorare il corpo con il proprio.
- Sono bellissimi... - le disse, calando il volto verso quello di lei, per sfiorarle le labbra con le proprie una, due, tre volte, stringendola a sé solo mentre si decideva ad approfondire il bacio.
Raiseki lo lasciò fare, rispondendo anzi con slancio, infilandogli una mano tra i capelli, per attirarlo meglio a sé.
Saitou mise fine al bacio, scrutandola negli occhi per un lungo istante.
Poi un sorriso sarcastico gli increspò le labbra.
- Presa
- Ne siete certo? - lo interrogò Raiseki, sul volto la stessa espressione di Saitou.
Lo smarrimento di Saitou gli fu fatale: Raiseki, con una rapida torsione del polso, dopo aver stretto tra le dita i capelli dell'uomo, lo costrinse ad abbassare la testa al proprio livello, punsecchiandogli la pelle della gola con uno stiletto e facendola sanguinare lievemente.
- Preso – gli mormorò a fior di labbra, per poi portare la bocca sul collo dell'uomo e passare la lingua sulla ferita, richiudendola.
Fatto ciò, Raiseki si allontanò da Saitou arretrando lentamente, senza staccargli gli occhi di dosso neanche mentre riponeva l'arma.
- Sei decisamente una gatta... selvatica e furba al contempo...
- Sbaglio o era un complimento? - gli chiese, osservandolo mentre tornava ad avvicinarlesi.
- Mi sono sempre piaciuti i gatti... specialmente le gatte... e devo dire che trovo divertente vederti arruffare il pelo. - le disse prima di scompigliarle i capelli.
- Vi siete dimenticato delle unghie... - gli disse, cercando di intuirne le intenzioni.
- Non vedo l'ora di sentirmele addosso
- Morirete con questa speranza – fu il sussurro di Raiseki, mentre la mano di Saitou si faceva strada sotto la sua camicia, carezzandole un fianco.
- Sarai tu a pregarmi di lasciartelo fare – fu la risposta dell'uomo che, dopo aver chinata il capo come a volerla baciare di nuovo, ruotò la testa, sfiorandole la guancia con le labbra.
- Sogni d'oro, micetta.
La mattina trovò la giovane con gli occhi sbarrati, mentre continuava a darsi della stupida per aver permesso all'uomo di giocare e vincere con i suoi nervi.
Il fatto è che per come lo conosceva lei e per come aveva avuto modo di vederlo nei giorni in cui lo sorvegliava, Saitou era l'immagine dell'uomo freddo e controllato, sempre distaccato, talmente inespressivo ed inoppugnabile da risultare arido. Le cose erano due: o ciò che aveva visto di lui prima di interagirci era solo una facciata, oppure era lei a tirare fuori quella vena provocatoria, da seduttore, che si guardava bene dal palesare. Certo, era risaputo che avesse successo con le donne: era molto bello, indubbiamente. Ed in tempo di guerra, la compagnia femminile a buon mercato, per quanto non scarseggiasse, era l'ultima cosa a cui un guerriero pronto alla battaglia potesse anche solo lontanamente pensare. Forse era solo astinenza da gentil sesso, la sua. Ma era pur vero che l'autocontrollo mostrato anche quella notte, le lasciava intendere che il suo “bisogno” non fosse così impellente. O, più probabilmente, lei non era il suo tipo.
Ma allora, perché l'aveva provocata?
- Noto con piacere di essere riuscito a toglierti il sonno – la voce fredda di Saitou interruppe le riflessioni di Raiseki, che lo guardò simulando indifferenza.
- Presuntuoso.
- Stai negando? - le chiese, mantenendo un tono incolore.
°Bastardo menefreghista donnaiolo del cazzo°
- Non mi affanno a negare l'esistenza di ciò che, per assunto, non esiste – risposta piatta, quasi annoiata, con gli occhi fissi in quelli dell'uomo.
- Il mio sangue Oni mi consente di non aver bisogno di dormire a lungo per essere riposata. E, dato quanto accaduto durante la notte, ho approfittato della cosa per fare la guardia. - concluse, alzandosi dal giaciglio e stirandosi la schiena e le spalle, allungando le braccia sopra la testa.
- Adesso sembri proprio una gatta... Mi chiedo quanto dovrò aspettare prima di sentirti farmi le fusa – la provocò Saitou, alzandosi a sua volta, mentre le fissava il seno.
Dopo aver scoperto cosa guardasse con interesse, Raiseki lo fissò sogghignando.
- Sogni e rumori molesti rimangono sotto le coperte, non lo sapete Saitou-san?
Due colpi decisi allo shoji fecero scattare la mano di entrambi sulle katane.
- Buono, buono, Saitou-san... - fu la reazione di Okita quando si trovò davanti al collo la lama dell'arma dell'amico.
- Souji, sei deciso a morire per mano mia...
- Ohayo, Saiotu... Raiseki-san, lieto di fare la vostra conoscenza.
- Okita-san, potete abbandonare il tono formale: gli amici di Gin sono amici miei.
- E sia, Raiseki-chan... ma solo se non sarai così formale a tua volta – le rispose Souji, con un bel sorriso ad illuminargli gli occhi verdi.
- Come vuoi, Souji-kun.
- Quando avete finito di scambiarvi i convenevoli... - fu l'interruzione annoiata di Saitou.
- Ohi, ohi, Saitou... siamo acidini. Io conosco una cura miracolosa – fu la risposta ammiccante di Souji
- La conosco anche io, Okita... ma non avevo né la forza né il tempo di addomesticare la gattina selvatica che mi sono ritrovato tra le mani. - risposta piatta, ma dal messaggio intriso di malizia, che fece centro, facendo arrossire violentemente Raiseki, mentre Souji sghignazzava senza ritegno.
- Devi vincere anche questa battaglia, Saitou?
- Temo si tratti di una vera e propria guerra.
- Quando avete finito di parlare di me come un pezzo di carne su cui sfogare le vostre frustrazioni sessuali, potremmo cortesemente avviarci in direzione del quartier generale? - fu il commento aspro di Raiseki.
- Hai ragione, amico mio... è una guerra.
- E decisamente lunga.
- Scommetto che stavolta non sarai tu a vincerla – sussurrò Okita all'orecchio di Saitou, mentre andavano a saldare il conto per l'alloggio, seguendo Raiseki, che aveva abbandonato la stanza a passo di carica.

*****

Hijikata e Toudou mostrarono stupore quando videro entrare nella stanza quello che si era presentato al quartier generale provvisorio come un uomo fedele alla causa inviato da Harada per prestare loro aiuto in campo medico: era una ragazza alta e magra, dal fisico scattante e morbido al contempo. Se il colore nero ramato dei capelli attirò l'attenzione del più giovane dei due uomini, Hijikata si chiese immediatamente quale fosse il colore dei suoi occhi, a prima vista di un indecifrabile marrone.
- Hijikata-san, Toudou-san... il mio nome è Skiri e questa – si interruppe per porgere a Hijikata un rotolo – è la mia presentazione, scritta da Harada-san di suo pugno.
- Come posso essere certo non si tratti di un falso? - tuonò la voce di Hijikata, mentre con gli occhi violetti scrutava quelli della giovane, cercando ancora invano di individuarne il colore.
- Non conosco il testo della missiva, ma mi è stato detto di riferirvi che qualcosa in essa contenuta attesterà la sua autenticità. E la veridicità delle mie azioni. - fu la risposta pacata della giovane mentre si inchinava all'indirizzo dei due uomini.
Hijikata-san ne soppesò l'atteggiamento per alcuni secondi, decidendosi poi a leggere il messaggio, su cui scorse rapidamente gli occhi fino a soffermarsi su una frase.
“Spero che il piccolo Heisuke mangi con regolarità e che sia per questo finalmente cresciuto. O forse, la lontananza di Shinpa non ha giovato alla sua altezza?”
Il sorriso che increspò le labbra dell'uomo, accompgnatao da uno sbuffo divertito, costrinse Skiri a sollevare gli occhi su di lui, mentre l'uomo più giovane gli strappava di mano la lettera iniziando a leggerla per poi pronunciare una sola parola.
- Baka!
Hijikata si riprese con un colpetto di tosse, mentre Heisuke continuava a proferire improperi all'indirizzo di Harada.
- Stando a quanto scrive Harada-san tu sei un... medico... - tornò a chiederle Hijikata dopo che il ragazzo più giovane si fu acquietato.
- Esattamente.
- E dimmi... come vi siete conosciuti tu e Harada?
- Hijikata-san, che domande fate? A dir poco ha provato ad infilarsela nel futon...
- Non essere irrispettoso, Heisuke.
- Non importa, Hijikata-san. No, Toudo-san. Harada-san non ha fatto niente del genere: una mia cara amica è divenuta sua compagna.
- Sano?! Ha messo la testa a posto?! Incredibile!!!
- Heisuke...
- Hijikata-san... dovete riconoscere l'eccezionalità del fatto!
- Heisuke...
- Hijikata-san... il prossimo passo sarà vedere Saitou impazzire per una femmina e Okita trasformarsi in monogamo...
- Heisuke...
- Shinpachi svilupperà un'allergia al bere ed al gentilsesso e …
- Heisuke...
- … e voi amoreggerete... magari con una donna dal carattere diametralmente opposto al vostro
- E tu ti troverai a parlare il linguaggio dei segni in quanto le troppe chiacchiere avranno  fatto sì che ti tagliassi la lingua!!! - fu la tirata stizzita del moro, gli occhi viola che sprizzavano lampi, le guance arrossate a causa anche del commento del ragazzo circa una sua eventuale relazione particolare con una donna dal carattere pacato e composto, esattamente come quella che gli stava dinanzi in quel momento e che, sempre in quel momento, tratteneva a stento le risate, nonostante il colorito acceso ne tradisse l'imbarazzo.
- Ahem... Skiri... posso chiamarvi per nome, vero? - si interruppe Hijikata, per poi riprendere a parlare dopo un cenno di assenso da parte della donna.
- Skiri... dal momento che i medici non sono mai abbastanza e che soprattutto ne scarseggiano decisamente di fidati, voi resterete al fianco di Heisuke e degli uomini a lui assegnati. Sapete usare un'arma?
- Katana e pistola. Ma la mia specialità sono le armi da lancio: pugnali e  shuriken.
Hijikata la osservò serio, lo sguardo violetto impassibile, sebbene la risposta della giovane lo avesse sorpreso.
Sorpresa che non riuscì a dissimulare Heisuke.
- Armi da lancio?
- La mia è una famiglia di guaritori e guerrieri da generazioni: medici, samurai ed in un passato lontano anche ninja. Da lì la mia passione per quel genere di armi. - fu la risposta compassata di Skiri.
- Ottimo, ci sarete doppiamente utile. Prima che disponiamo di voi, avete richieste da fare? - intervenne nuovamente Hijikata.
- Solo una. L'occorrente per poter tenere con me il mio falco. E' il mio amico più fidato ed i miei occhi prima di ogni battaglia.
L'uomo la scrutò con attenzione, apprezzando la fermezza con cui aveva posto la richiesta, presentandola chiaramente come una condizione sine qua non alla sua permanenza tra le loro file.
- E sia. In fin dei conti, i vostri occhi saranno al nostro servizio – le rispose, accennando un sorriso.
- Vi ringrazio, Hijikata-san.
- Toshi.
- Heisuke. - si affrettò ad imitare il compagno.
- Solo se mi chiamerete semplicemente Skiri. E questo vale per entrambi. - replicò la giovane con un sorriso pacato.

*****

Virginie era seduta in veranda, le gambe, coperte da uno yukata, lasciate a dondolare nel vuoto, lo sguardo fisso su Gin che si allenava nell'uso del bastone con Harada.
- Ginny... cosa vi turba?
La ragazza si voltò verso Shinpachi, scrutandolo sorpresa.
- Beh... è raro vedervi così silenziosa ed assorta. - si giustificò l'uomo.
- State dicendo che sono rumorosa?
- Sto dicendo che questa sorta di apatia che vi caratterizza da alcuni giorni è innaturale.
- Già... avete ragione – fu la risposta malinconica della ragazza.
Shinpachi le si sedette a fianco, portando anche lui gli occhi sulla coppia che aveva trasformato un serio allenamento in uno spettacolo fatto di sbeffeggi e scherzi.
- Li invidio.
L'uomo, sorpreso, posò gli occhi sulla giovane europea che, senza abbandonare le due figure che in quel momento si stavano abbracciando, riprese a parlare.
- So di essere meschina, ma non riesco a farne a meno. So cosa ha passato Gin e so che non avrei mai avuto la sua forza per lasciarmi tutto alle spalle e ricominciare come ha fatto lei con Sano. Ma non riesco a fare a meno di invidiarla.
- Che cosa le invidiate? - le chiese Shinpachi, interessato da quello strano quanto inaspettato sfogo.
- La possibilità di amare liberamente. Di poter vivere il suo amore con la persona amata.
L'uomo al suo fianco si limitò ad osservarla in silenzio, invitandola con lo sguardo a continuare.
E lei, dopo averne incrociato gli occhi per un lungo istante, riprese a parlare.
- Anche in Giappone esistono i matrimoni combinati, per cui sapete a cosa mi riferisco...
- Ma voi siete giovane...
- Sono in età da matrimonio... anzi, sarei già vecchia. Specialmente per i canoni del vostro paese.
Vi fu un attimo di silenzio, spezzato dal sospiro di lei.
- Vi penserò quando tornerò dai miei genitori – concluse Virginie, sorridendogli tristemente.
- Vi mancano?
- Soltanto mia madre. - fu la risposta dura della giovane.
- Con permesso – concluse Virginie, mettendo fine alla chiacchierata sollevandosi in piedi per ritirarsi nella propria stanza.
Non appena si chiuse lo shoji alle spalle, sentì il peso della sua situazione farsi insostenibile, arrivando a desiderare che Shinpachi l'avesse lasciata morire per mano dei Rasetsu.
Fu un attimo. Un paio di occhi verdi le invase la testa, mentre la voce sensuale e scherzosa del loro proprietario le risuonava nelle orecchie.
“Siete carina, Chibi-chan.”
- Se voglio cambiare le cose, devo prima cambiare me stessa. - si disse, aprendo nuovamente lo shoji e dirigendosi a passo di carica verso il campo di allenamento, fermandosi in prossimità dei due che in quel momento stavano riponendo i bastoni.
- Ginny-chan? - la interrogò Sano.
- Devo chiedervi un favore, Gin...
- Ditemi, Ginny...
- Vorrei indossare abiti maschili, come i vostri.
La ragazza Oni la guardò sorridendole apertamente.
- Concedetemi il tempo di un bagno poi vi cercheremo qualcosa.


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Mi scuso per avervi fatto attendere. Il capitolo era pronto da tempo ma non mi soddisfaceva del tutto.
Dopo averlo fatto decantare, ho optato per tagliare ciò che a mio avviso stonava: spero che il lavoro di forbici abbia dato frutti positivi.

Spero a presto, Yuuki


   
 
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