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Autore: Vanilla Heart    17/04/2011    0 recensioni
Ciao a tutti questo è il mio primo racconto, per ora mi sono solo limitata a leggere ma adesso ho deciso di scrivere qualcosa anche io. :)
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Algebra... la materia più noiosa che io conoscessi. Adesso ci si metteva anche il professore, non ce la faccio, la odio la matematica. Tutti si aspettano che io riesca sempre a risolvere qualsiasi problema, compresi i professori. Lo sguardo di Jude, invece, era tutt'altro che annoiato. Pareva su un altro mondo, distratta. Guardava il Mr. Philips con aria assente e quando quest'ultimo le fece una domanda si ritrovò piuttosto spaesata, davvero strano. Megan invece si vantava con Cindy Grace di quanto fosse bello il suo nuovo palmare fuxia. Kelly se lo mangiava con gli occhi, davvero un vipera quella. Poi finalmente tutto finì nel giro di pochi secondi. Il suono della campanella mi salvò e in breve tempo l'aula era già vuota. - Cavolo Jude, ma che ti prende oggi? - dissi alzando le braccia al cielo. - Niente – rispose lei con sguardo assente. - Niente? - intervenì Megan - E' tutto il giorno che non parli e per di più sei anche distratta alle lezioni, il che non è da te - . Jude fissò attentamente prima ma poi Megan; poi tentò di sorridere, ma senza molti risultati. Con noncuranza mi disse - Avanti Allye, come mai così preoccupata? -. Camminando per i corridoi ci ritrovammo nell'affollatissima mensa. Ci sedemmo ad un tavolo. Fissai le mie amiche. Megan era alle prese con il suo nuovo cellulare. E' una ragazza molto energica ma anche lunatica e permalosa. Ha i capelli lunghi fino alle spalle, lisci e neri con una frangetta che le ricadeva sugli occhi altrettanto scuri. Aveva la pelle di un color olivastro. In classe si era aggiudicata il soprannome di “Cleopatra”. Jude era intenta a trascrivere gli appunti delle lezioni su un quadernino. Sua madre adorava i Beatles perciò sedici anni fa diede quel nome a sua figlia. Erano anni che portava lo stesso taglio di capelli. Un semplice e preciso caschetto biondo. Una cosa che si notava subito di lei erano i suoi occhi. Erano enormi e blu, lo stesso blu del cielo. E' una persona molto precisa e studiosa e questo lo si capiva già dal suo aspetto. E' la più brava del nostro corso e spesso ci lascia copiare i compiti benchè lo ritenga scorretto. Io e Jude siamo sempre state amiche dalle elementari, poi quando quattro anni fa Megan si è trasferita qui a Manhattan siamo diventate un trio. E poi ci sono io, Allye, capelli di un rosso intenso, ondulati e lunghi oltre le scapole. Tutti dicono che i miei occhi verde scuro scuro sono lo specchio della mia anima, in un certo senso è vero, io parlo con gli occhi. Non sono un tipo molto loquace, le persone parlano, parlano; credo che la cosa migliore sia anche ascoltare ogni tanto, ascoltare non solo con le orecchie ma anche con il cuore. Diciamo che sono il tipo di persona che il più delle volte agisce seguendo il cuore e non la testa. Io, Jude e Megan siamo tutte e tre al terzo anno di superiori e abbiamo in comune anche un'altra cosa: non abbiamo mai conosciuto i nostri pardi. In casa mia non c'è una sua foto e con mia non ne parlo praticamente mai. Quando tutti mi chiedono che fine ha fatto dico semplicemente che lui e mia madre crescendo sono cambiati e si sono allontanati reciprocamente, a forza di ripeterlo mi sembra che sia vero. La stessa cosa vale per Megan e Jude. - Vuoi ancora sapere cosa c'è che non va? - annuii. - Ho un brutto presentimento. - concluse Jude. - Si, anche io. – le risposi. Alle spalle di Megan comparve il preside Nelson. - Megan, mia cara – disse con un finto tono smielato – Ha avvertito sua madre dell'oltraggioso comportamento durante le lezioni di Miss Abbey? - Megan spalancò gli occhi. - Mia madre al momento è fuori città. - Deglutì rumorosamente. - E' un vero peccato, pazienza vuol dire che avrò l'onore d'informarla io stesso. A presto ragazze. - Suonava come una minaccia, risi sotto i baffi. Megan sbuffò e Jude scosse la testa. Finite le lezioni ci incamminammo sulla 79th street verso Central Park per Belvedere Castle. Piaceva a tutte e tre fermarci lì a leggere. Appena arrivammo tirammo fuori dagli zaini i libri. Megan si stava appassionando a “Twilight”, un libro di vampiri, non passava un attimo senza che lei ci ripetesse quanto fosse bello il protagonista e poi attaccava a piagnucolare dicendo che “Bella”, la sua ragazza, era davvero fortunata. Jude si buttò a capofitto in un libro sulla mitologia greca. Io, invece, iniziai a sfogliare un vecchio libro con le pagine ingiallite trovato in un mercatino dell'usato. Ai margini delle pagine vi erano degli appunti scritti in latino. Wow doveva essere davvero antico e pensare che lo avevo pagato solo pochi dollari. Era scritto con una calligrafia elegante e al lato di ogni pagina vi erano dei disegni molto dettagliati. Immaginai che doveva essere un libro di leggende dato che le illustrazioni riportavano degli inquietanti disegni su esseri notturni. Mi concentrai meglio su un disegno che ritraeva un licantropo. Sotto il vi era una didascalia, cercai di tradurla. Diceva “ Il licantropo (dal greco λύκος (lýkos), “lupo” e ἄνθρωπος (ànthropos), “uomo”), detto anche uomo-lupo o lupo mannaro, è una delle creature mostruose della mitologia e del folclore. Secondo la leggenda, il licantropo è un uomo condannato da una maledizione a trasormarsi in una bestia feroce ad ogni plenilunio: la forma di cui si racconta più spesso è quella del lupo. Tra le scarse difese contro questo essere forte e feroce la più efficace pare essere l'argento.” Fissai per qualche minuto gli occhi gialli del lupo raffiurato nel libro e nella mia mente cominciarono a riecheggiare degli ululati. L'urlo di Megan mi terrorizò letteralmente, mi ero letteralmente fatta catturare da quelle storie sui licantropi. In preda all'agitazione Megan continuava ad indicare un ragazzo che correva a pochi metri da noi. - Quello è Tyler McTravor, oddiiiiiiio! Quanto è bello, venderei l'anima per un tipo come lui. - Sbuffai, tanta preoccupazione per niente. Non so perchè ma l'ultima sua frase di Megan mi infastidì un pò. - Ehi inizia a fare freddo – disse Jude dopo un'abbondante manciata di minuti. Central Park si era svuotato, c'era ancora qualche persona che si affrettava a tornare a casa dopo il lavoro. - Che ore sono? - Sbottai. - Le sette meno dieci – disse Megan. - Cavolo è tardissimo, ci conviene tornare. - Ero di cattivo umore, per il tragitto verso casa ero molto nervosa e non smisi un'attimo di lamentarmi della giornata, in più ero preoccupata della reazione di mia madre a causa del mio ritardo. Salutai Jude e Megan ad un isolato prima di casa mia. Le loro voci si persero non appena svoltarono un angolo. Ero quasi vicina a casa e sentiii un rumore di foglie calpestate e come una stupida mi misi a correre per il resto dei metri che mi dividevano dal portone di casa mia. Entrai, e trovai mia madre seduta sul divano. Pensavo di filare subito in camera mia ma mi bloccai non appena mia madre iniziò a parlare. - Dove sei stata? Ma dico, lo sai che ore sono ? - Ecco, era il tipico momento del rientro dopo scuola. - Scusa, mi sono fermata a leggere. Ero con Megan e Jude, non mi sono resa conto. Mamma lo sai io sono sempre lì a Central Park a leggere. - Mia madre mi guardò inviperita. - La cena è nel forno, sarà fredda ormai. – Disse senza guardarmi e aggiungere altro. Dopo aver cenato salii in camera, tolsi i libri dallo zaino e inizai a fare i compiti svogliatamente. Giovedì avevo la consegna del saggio sull' Otello di Shakespeare. Avevo ancora due giorni per lavorarci quindi mi misi a fare qualche ricerca su internet dato che avevo scritto solo due parole: il mio nome e il mio cognome. Il libro che avevo letto questo pomeriggio era sul mio comodino, gli gettavo delle brevi e nervose occhiate. Al diavolo la ricerca, pensai, afferrai il libro e lessi ad alta voce il titolo – Folklore inter veritatis. Altera pars mundi. Mmmh, “Tra folklore e verità. L'altra parte del mondo. - Non c'era nemmeno l'autore del libro, come facevo a saperne de più? Ricordo il giorno che lo avevo acquistato, era in fondo ad un enorme scatolone in mezzo ad un sacco di cianfrusaglie. La proprietaria dello stand mi disse che le storie di quel libro non erano come le altre. Volevo davvero saperne di più quindi per il giorno dopo decisi di fermarmi in biblioteca per fare qualche ricerca. Come tutte le mattine ero in ritardo e stavo quasi per dimenticarmi il mio libro a casa. Lo tenni nello zaino tutto il giorno. Finite le lezioni rimisi i libri nell'armadietto e mentre stavo per lasciare la scuola Megan si mise ad urlare il mio nome. – Allyeeeeee, aspetta non posso correrti dietro tutto il giorno - - Non devi – risposi con un sorriso. - Ho delle commissioni da fare, ci vediamo da te alle cinque -. Mi allontanai prima che potesse controbattere o seguirmi. Corsi in biblioteca, cercai in ogni scaffale ma le miei ricerche non ebbero nessun risultato. Demoralizzata chiesi a Dory, la bibliotecaria, se sapeva di un libro con un titolo del genere ma nulla. Tornai con calma a casa, dato che le mie ricerche non avevano dato nessun risultato ero in anticipo quindi mi presentai di Megan alle quattro e mezza. - Ciao, hai già finito le tue urgentissime commissioni? - ecco aveva il broncio – Ti spiego, dovevo andare in biblioteca a cercare uno stranissimo libro – me lo prese dalle mani. – Credi che non mi interessi ai libri? Ti sembro così stupida? - - Immaginavo che ti saresti annoiata, è un libro pieno di appunti in latino e a meno che tu non voglia aiutarmi a tradurlo...- - No grazie – mi sorrise. - Adesso dimmi una cosa. Sii sincera. - mi interruppe Megan. - Sai, sei così strana ultimamente. Stai sempre attaccata a quel libro e credi a tutto quello che c'è scritto.- - Hai ragione, ultimamente sono proprio annoiata. Insomma qui non succede niente e poi improvvisamente sbuca fuori questo libro e sembra tutto così... magico diciamo e vorrei tanto che fosse vero. Questa realtà mi ha stufato, sempre le stesse facce e sempre le solite voci. Voglio cambiare aria. Mi capisci vero? - - Beh si hai ragione, ma dovrai sopportare la mia faccia per ancora molti anni. Almeno fino a quando avrò i capelli bianchi e le rughe. Andiamo leggimi un po' di questo uomo lupo - Iniziai a leggere ad alta voce la storia del licantropo che mi aveva affascinato, mettendoci forse troppa enfasi. Dopo un paio di minuti uscimmo di casa per raggiungere Jude che ci stava aspettando sulle scale del “Metropolitan Museum of Art”. Con cura rimisi il libro nello zaino e andammo tutte e tre al solito posto a leggere. Aprii il libro alla solita pagina della leggenda sui licantropi e decisi di tradurre gli appunti scritti a matita. Con mia grande sorpresa scoprii che vi era stato scritto come si diventava un lupo mannaro e le varie fasi della trasformazione. Era tutto molto dettagliato e chi aveva scritto quelle cose sembrava aver vissuto la trasformazione in prima persona dato che scriveva quanto fosse stato doloroso.
  
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