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Autore: RosaBuo    18/04/2011    9 recensioni
"Slogarsi una caviglia per partecipare ad un gioco di ruolo e scoprire che il tipo per cui quella caviglia si è quasi rotta non è altro che il frontman di una band che conosci piuttosto bene..."
Questa One-Shot è nata da un sogno che ho fatto davvero. Non chiamatemi pazza, è solo un sogno. L'ho descritto così come l'ho visto...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jared Leto
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa One-Shot forse verrà criticata. Già lo so. Però non è che mi son messa lì a pensarla e a crearla. E' uscita così. Ieri ho fatto un sogno ed era esattamente quello che state per leggere. Dopo aver letto sono quasi sicura che penserete che mi drogo e che magari mi faccio qualche acido come il caro e vecchio Jim Morrison. Bhè, purtroppo per voi e fortunatamente per me non mi faccio niente. Neanche fumo, figuratevi. Forse mi sono bevuta il cervello insieme a tutte le altre cose e il mio subconscio mi porta a creare questi sogni strani. Ah, quanto vorrei avere l'amico Freud al mio fianco la mattina per farmi spiegare i miei strani sogni. E' da un paio di mesi che, vuoi o non vuoi, i Mars sono nei miei sogni. Questo l'ho raccontato a larghe linee nel gruppo su Facebook e qualcuno mi  ha suggerito di scriverci una One-Shot. Bhe, ho preso la palla in balzo e ieri sera, prima che i ricordi si fossero sbiaditi ho preso carta e penna e ho scritto cercando di descrivere al meglio ogni singolo movimento e ogni singola scena che ho visto nel mio sogno. E' un pò contorto, è un sogno. Non so spiegarvelo. La protagonista sono io e non so per quale motivo, nel sogno, vivevo a Seattle, c'era la neve e non ero un'Echelon, ma andavo al concerto dei Mars con due Echelon. Teodora ed Emilia. Due Echelon che conosco davvero, ma che non ho mai visto dal vivo. Due matte che mi portano all'avventura nel sogno. Poi vedrete. Come vi accorgerete è una sorta di flusso di coscienza. Il narratore è interno, sono i miei pensieri e parlo in prima persona e al presente. Come se stessi descrivendo la situazione nello stesso momento in cui la sto vivendo. C'è poca narrazione. E' una sorta di botta e risposta con la descrizione dei momenti. Dovrebbe essere facile da leggere e poco noioso. Detto questo...se siete qua, andate avanti, leggete e magari ditemi che so una deficente. Mi farebbe bene! xD
Rosa.


TU NON SEI UN VAMPIRO.
 
Seattle. Non è proprio una delle città più sicure d’America, ma forse neanche la più malfamata; ci sono nata e cresciuta. La cosa che più adoro è quella sorta di alone di leggenda e magia che si respira in alcune strade di questa città. Io sono una di quelle persone che ama tutto e niente; sono scontrosa e odio i falsi buonismi. Ho due amiche, due Echelon incallite che hanno insegnato alla sottoscritta ad amare i 30 Seconds To Mars anche fisicamente, cioè come persone vere e pensanti e non solo come musicisti. Emily e Teoh. “Due tipe strane”, così le chiama il mio fidanzato. Ho un fidanzato, stiamo insieme da un paio d’anni anche se, in realtà, non è che siamo una vera e propria coppia. La nostra amicizia si perde nella notte dei tempi e poi due anni fa siamo finiti insieme e da allora è il mio ragazzo, o quantomeno quello con cui vado a letto e passo la maggior parte del tempo. Sono alla guida della mia macchina, Teoh ed Emily farneticano qualcosa sul concerto di ieri sera mentre la radio passa Stand By Me del caro e vecchio John.
“A siniiiistraaaa”
“Potevi dirmelo più tardi eh?!”
“Ero distratta…più veloceeee, fai inversioneeee”
“Oh Santa America! Emy la fai stare zitta per favore? Fai qualcosa, collabora!”
“Teoh, lasciala in pace. Non conosce la strada, dovremmo dirglielo noi. Puffa appena puoi fai inversione e torna indietro. Ci siamo quasi!”
Puffa sono io. Cioè, è il mio soprannome. Conosco Emy da quando sono nata e mi ha sempre chiamata così. Il motivo credo sia ovvio. Teoh è subentrata dopo. Loro due si sono conosciute un paio di anni fa ad un concerto e da allora sono inseparabili e, come dicono loro, mi stanno Echelonizzando. Emy è la razionale del gruppo con qualche scatto di follia, Teoh è il suo opposto, un’adorabile rompipalle che tutti amano, compresa me. Sono belle. Entrambe. Io sono quella fuori dal coro. Vado ai concerti, ma non amo particolarmente nessuna band. Più che altro amo la musica, i testi, quello mi interessa, non amo la persona. Grazie a loro però, sto amando Shannon Leto.
“Eccoci. Fermati sotto quel palazzo, dovrebbe esserci un parcheggio!”
“Ma dove cavolo mi avete portata? E perché, mi chiedo, tutti questi segreti?”
“Seno non saresti venuta…”
“EMY!”
C’è questo palazzo abbandonato, almeno all’apparenza, visto che le luci all’interno sono tutte accese e c’è gente che và e viene. Sono tutti vestiti strani. Le mie amiche si stanno cambiando.
“E’ inquietante, cos’è, una sorta di festa abusiva a tema?”
“No!”
“Allora si stanno drogando e sono impazziti, sono vestiti da mostri!”
“Sono vampiri”
“Ah…”
“Stasera devo sconfiggerlo e scoprire il suo volto. Riprenderò l’altra metà della pietra”, credo che Emy stia delirando.
“Heylà, ci sono anche io…”
“Giusto. Metti questo al volo. Le scarpe vanno bene. Grazie al Cielo hai messo gli stivaletti col tacco stasera. Dobbiamo truccarti e cambiarti”
“Wo wo wo…momento, cos’è sta storia?”
“E’ un gioco di ruolo. Sarai Kira, una giovane vampira. Non farti prendere da Arok, seno perderemo quasi sicuramente. Loro sono i cattivi, noi siamo i buoni. Ricordatelo”
“Ma che…chi è sto Arkok, chi è Kira? Perché dovrebbero rapirmi?”
“AROK! Sei nuova, sei giovane e debole, fai attenzione”, sto indossando un vestitino nero.
“Voi siete impazzite. Queste cose mi fanno paura. Mi sono già prestata ieri sera a farmi insanguinare per il concerto. Ho speso 500 dollari per prendermi un gavettone di sangue finto dal capellone e una bella spinta da Jared Leto”
“Però almeno ti ha rivolto la parola…”
“Si, -Oh, ti sei fatta male?, no, sai com’è? Volevo vedere com’era il contatto col palco da vicino e inginocchiarmi ai tuoi piedi, grande Leto. Che vuoi che sia?, dovevo dirglielo!”
“Ehhh…non lamentarti che ti ha regalato un plettro intanto!”
“Che TU hai gentilmente rubato, Teoh”
“Stai ferma…”
“Aih..ooo, mi fai male, aspetta…no…non metterne troppo e lascia stare i capelli”
“Ecco, sei bellissima”, ho un vestitino di pelle nero. E’ un tubino attillato, corto e scollato, lascia davvero poco spazio all’immaginazione.
“Ma è una sorta di setta? Morirò sacrificata?”, ridono.
“Ma no, nessuno si farà male. E’ un gioco. Devi solo recitare la tua parte, noi abbiamo abbastanza punti da poterti dare un paio di poteri e abbastanza energia da poterli usare.”
“Perché funziona a punti ed energia, giusto. Chi siete voi? Ridatemi le mie amiche”, faccio la melodrammatica.
“Daiiii…ascolta. Tu sei Kira…”
“…e sono una giovane vampira, debole e nuova. Non devo farmi rapire da, come si chiama?”
“Arok! Il tuo potere è quello di curare le persone. Emy non puoi curarla”
“No, amooore”, faccio finta di essere interessata, ma in realtà mi guardo intorno terrorizzata.
“Stasera c’è Arok, lui viene una volta al mese. E’ il più potente. Il vampiro patriarca ed è a capo dei cattivi. E’ malvagio. Detiene il potere assoluto da quando è riuscito a rubare l’altra metà di questo..”
“Cos’è?”
“Un ciondolo. Vedi è una mezza luna, ma in realtà dovrebbe essere una luna piena. Ha rubato ad Emy l’altra metà. Lei è la regina…è buona. E’ la più forte”
“Grande, amica mia”, le batto un cinque, è compiaciuta.
“Se le due metà...”
“Aspetta, aspetta che indovino…allora, se le due metà si ricongiungono il Mondo si salverà, ma solo se si ricongiungeranno nelle mani dei buoni, se così non fosse i cattivi vincono e quello, Crok, diventa il capo di tutto”
“AROK”
“Si, quello lì..”
“Si, più o meno è così, tu non farti catturare. Sei nuova e proveranno a prenderti”
“La mia incolumità è al sicuro?”
“Si, nessuno ti farà del male, solo non farti prendere da lui che poi potrebbe far di te la sua concubina”
“Aspetta, sai cosa vuol dire?”
“Si!”
“Almeno è un bel tipo?”
“Nessuno lo sa…porta una maschera, gli si vede solo la bocca. Mai nessuno lo ha visto, mai nessuna si è lasciata catturare”
“Se ti cattura si farà vedere?”
“Si…non farti catturare”
“Vabbè…”
“Ah…c’è un bar. E’ free prendi quello che vuoi..”, almeno quello. Mi lasciano da sola. AIUTO! Mi aggiro in questo palazzo.
“Come lo riconosco quello cattivo?”, urlo quasi.
“Porta una maschera e ha il ciondolo al collo”, giusto. Maschera e ciondolo. Che cavolo ci faccio qui? Un drink mi aiuterà a smollare la tensione.
Giro intorno col mio drink fra le mani. Guardo tutti, ma non mi soffermo su nessuno, non so neanche chi sono i buoni e chi i cattivi. Alcuni inscenano lotte epiche recitando copioni inventati sul momento. E’ inquietante quanto spettacolare, ognuno conosce il suo ruolo, il suo personaggio, quasi è un affronto al loro pensiero essere qui. Le scene sembrano uscire da film come Underworld, Wolf man o, nel peggiore dei casi, da un episodio di Twilight. Qualcuno urla.
“C’è Arok, tutti al loro posto”
“Scappateee”, quelli che vanno al loro posto sono i cattivi, quelli che scappano i buoni. La logica dovrebbe essere questa. Devo scappare anche io. Ma…dove cavolo è questo tizio?
“Lei chi è?”, è dietro di me. Mi sono accorta di essere la sola rimasta al centro della sala. Sono tutti sotto le pareti o nascosti nelle stanze. Mi giro.
“Ehm…ciao, sono nuova, non ho ben capito cosa fare. Gin?”, gli offro da bere. Fa' una smorfia con la bocca. Mossa sbagliata cara stupida.
“Aspetta, no. Lasciatemi in pace, Aeoh…owww….Quello è il mio bicc...aaiaah. Hey tu, testa gialla, dove vai? Crik, no, Crook, come ti chiami, dì al tuo amico di lasciarmi in pace e all’altro di ridammi il drink”
“Lasciala in pace..”
“Ohh”, mi ricompongo. Menomale che la mia incolumità doveva essere al sicuro.
“Tu ora vieni con me”
“Non penso proprio”
“Invece si…”
“E chi l’ha deciso?”
“Quanta forza hai?”
“E che cavolo ne so io…?! Sono giovane e inesperta. Bho”
“Appunto. Vieni con me! Sei una pessima attrice non dovresti giocare.”
“E’ quello che penso anche io. Finiamola qui, io me ne torno a casa mia, ok?”
“Non si può! Il tuo unico compito era quello di non farti prendere dal sottoscritto e non l’hai portato a termine. Andiamo”
“Oooohhoooh, no! Aspetta. Fatti vedere!”, mi tiene per il polso. Faccio forza e vado dalla parte opposta per cercare di fermarlo. Si ferma, gira lo sguardo verso di me. Ha gli occhi chiari, forse grigi, non riesco a definirli, fanno paura. Mi si avvicina e stringe la presa!
“Vieni con me e ti faccio vedere il mio volto”, noo, nooo, questo mi violenta. Aiuto!
“No..?!”, non era proprio uno di quei no autoritari. Mi trascina con lui. Qualcuno urla che mi salverà; buoni. Altri festeggiano; cattivi infami. Teoh scappa da Emy, credo.
Il palazzo è bello, forse anche troppo, sembra uscito da un’altra epoca, si. Le nozioni di arte non mi tradiscono.
“Credo che quelle colonne siano barocche, non trovi?”
“Si, sono barocche, e quelle lì sono del rinascimento italiano”
“Oh,  sei un tipo acculturato. Bravo”, entriamo in una stanza. E’ bellissima. Ci sono due finestroni enormi. Chiusi, c’è la neve fuori. Tende di seta e un lettone enorme. Oddio!
“Chi diavolo ti ha portata qui?”
“Delle amiche…”
“Chi?”
“Emy e …”
“Non voglio sapere i loro veri nomi”
“Ah giusto…mmh! Sono quasi sicura che me l’abbiano detto, ma proprio non ricordo. Vabbè, Emy è una importante. La regina, si, ha quella collana”, indico distratta il suo ciondolo.
“Magnifico…”, perché non imparo a tenere un po’ la bocca chiusa?, “…e sei anche sexy. Potresti diventare…”, si avvicina. Lo blocco.
“Oooh, bello. Calmati. Non ci pensare neanche lontanamente e resta dove sei, non un passo in più. Non la dò a chiunque, figuriamoci a te. Non so neanche come sei fatto”
“Dai tempo al tempo. Dio, ragazza sei sexy!”
“I vampiri possono dire Dio?”
“Ora sei tu che stai giocando a fare la vampira?”
“Oh, smettila! Non ti avvici…oooh”
“E ora?”, sono inciampata nel tappeto e mi sono spiaccicata sul pavimento, sono prostata ai suoi piedi. Credo di essermi fatta male.
“Aspetta”, alzo una mano mentre mi richiudo su me stessa, “Credo di essermi rotta qualcosa”
Si avvicina piegandosi su di me. E’ profumato, mi piace questo odore. Credo di averlo già sentito.
Oh, ti sei fatta male?”, non ci credo. Lo guardo.
“Ch-ch-che hai de-detto?”, ci guardiamo negli occhi.
“Wooo, credo di averti già vista”, si rialza e mette una mano avanti a sé come per difendersi da qualche pericolo che io non percepisco. Mi guardo intorno.
“Che hai visto?”, faccio per alzarmi. Provo un dolore atroce alla caviglia, ci rinuncio. Istintivamente si toglie la maschera e si lancia su di me per vedere cosa mi sia successo. Non è possibile!
“Oooooh mio Dio!”
“Cosa?”, mi guarda, ora senza maschera. Mi faccio indietro liberandomi dalle sue mani.
“OOOOH MIO DIO! Questi ti vogliono ‘uccidere’, Emy vuole sconfiggerti. Tu sei Jared Leto!”
“No, aspetta…”, tende le mani verso di me. Mi difendo.
“Si, sei un suo clone?”
“No, cioè sono io. Ok, ma qui non sono Jared Leto”
“Qui sei Ekor”
“Akor”
“Ma che palle, lo sbaglio sempre”
“Si, non sai recitare e sei maldestra…”
“Vero!”
“Tu chi sei?”
“Chiamami puffa, và!”
“No, dicevo...”
“Giusto. Kera…no, Kira, Kira, sono Kira”
“Ok, Kira. Cosa si fà ora? Vai a prendere il ciondolo e diventi importante insieme a me o ti concedi ai miei desideri?”
“Andiamo all’ospedale a controllare cos’è successo alla tua caviglia, no eh?”
“Ti fa male molto?”, cambia tono. Ora è Jared Leto. Mi prende in braccio e mi aiuta a sedermi sul grande davanzale dell’enorme finestrone alle nostre spalle. Chiuso per fortuna, almeno non mi butta di sotto. Blatera qualcosa, mi sto incazzando e la caviglia mi fa' malissimo. Alla faccia dell’incolumità al sicuro.
“Ooooh, stammi a sentire. Tu sei Jared Leto. To the riiiiiiight, to the leeeeeeeft…Sai? Ti preferisco quando mi riempi di sangue e mi scaraventi a terra cantando!”
“Ecco!”, scatta in piedi e si distrae dalla mia caviglia. Sono a piedi nudi. Quando mi ha tolto le scarpe? E perché entrambe? Si dà un colpo delicato sulla fronte, “La ragazza di ieri sera…”
“Ti facevo più intelligente, Jared Leto”
“Oh, bella, sai quante persone vedo al giorno?”
“Con calma, scusa eh!”
“Alza questo piede, fa' vedere!”, cerca di girarmi la caviglia...
“Aah ahhh, piano”
“Scusa…è doloroso se faccio così?”
“No, lì no!”
“Bene, non si è rotto”
“Posso dirtela una cosa?”
“Spara..”
“Il ciondolo non vado a prendertelo e…se chiami tuo fratello mi divertirò ad essere la sua concubina, e comunque sei strano forte, ci sto sui video surreali e visionari, ma tu sei incredibile. Cristo Santo! E anche se apparentemente non invecchi, TU NON SEI UN VAMPIRO!”, ride. Ohh, quanto è bello.
“Mio fratello? Bhe, lui non perderebbe tempo a strapparti quella poca stoffa che hai addosso e a farti di tutto. Sei anche impossibilitata a scappare”, indica la mia caviglia. Deglutisco al solo pensiero.
“Interessante!”
“Si?”
“Ovvio! Che vuoi fare Jared Leto?”
“La stessa cosa che farebbe mio fratello, così mi danno il ciondolo e il gioco finisce. I cattivi vincono e tu scopi con Jared Leto, non è una brutta conclusione; devo far finire il gioco. Mi girano i ciglioni, venire una volta al mese a Seattle mi crea problemi, sai, avrei delle cose da fare”
“Lo credo bene. Se mi dai il tuo ciondolo il gioco finisce lo stesso?”
“Si, ma nessuno dei due si divertirebbe. Non credi?”, meglio che non rispondo. “Allora?”
“Che vuoi?”
“Te lo devo proprio dire?”, si gratta il collo alzando la testa, fa' una smorfia. L’effetto che sta avendo su di me è pericoloso.
“Dammi quel ciondolo e falla finita Jared Leto!”, sono ancora seduta sul davanzale. Eccolo che si avvicina, è a dieci centimetri da me in tutta la sua bellezza. Si è tolto la giacca e sfilato via la cravatta, ora si sbottona la camicia. Istintivamente mi copro gli occhi. Sta ridendo.
“Ce l’hai un fidanzato?”
“Si ed è anche molto bello!”, scappo, ci provo, che mossa patetica.
“Dove stai cercando di andare? Non farti male di nuovo. In ventiquattro ore già mi sei caduta ai piedi due volte…non vorrai arrivare alla terza?!”
“Non sei simpatico”
“Mmh..tra un po’ cambierai idea. Non te ne pentirai”, mi sta baciando. E’ scattato verso di me e ha attaccato le sue labbra alle mie. Non ho avuto il tempo di pensare o di muovermi. Sono fra le braccia di Jared Leto, il cantante dei 30 Seconds To Mars. Il suo profumo sta invadendo i miei sensi e le nostre lingue giocano complici. Quelle due mi ammezzeranno. Ho lasciato che mi baciasse e che mi prendesse fra le sue braccia, il suo sorriso malizioso la dice lunga e mi sfila il vestito di dosso con una facilità quasi disumana e io non perdo tempo a sbottonargli i pantaloni.
“Abbiamo smesso di fare le brave bambine, signorina?”
“Chi ha mai detto che lo fossi?”
“Ohh, bene”, desidero le sue mani sul mio corpo e lui di certo non mi mette in attesa di risposta. Insiste e il suo corpo aderisce al mio. La sua pelle è congelata, quasi marmorea. Il contatto mi fa' rabbrividire, ma invece di allontanarlo lo stringo di più. Prende il controllo dei miei sensi, mi tocca come se mi conoscesse da tempo, come se mi avesse sempre toccata. Sentiamo la nostra eccitazione e la sua lingua lascia il segno sulla mia pelle come un tatuaggio indelebile. Brucia. Sposta i capelli dal mio viso mettendomeli dietro l’orecchio, mi guarda sorridendo e mi fa’ aderire alla parete con forza. Mi tiene in braccio, gioca col mio corpo e in un attimo è dentro di me.  Prende ciò che vuole ed io di certo non glielo sto impedendo. Insiste e si muove sempre con più impeto, non ho mai sentito qualcuno nel modo in cui sento lui in questo momento. Continuiamo a graffiarci, mi aggrappo a lui che si appoggia a me. Le sue mani mi tengono per le gambe che sono saldamente attorcigliate alla sua vita e continuiamo in questa danza che sembra infinita. Il silenzio è intorno a noi e viene interrotto solo dai nostri gemiti e dal nostro fiato corto.  Mi morde nell’incavo del collo nel momento in cui dà più forza ai suoi movimenti. Mi lascio andare a dei gemiti che non credevo di poter emettere e lui non è da meno. Sto per lasciarmi andare del tutto.
“Ehy tu, aspettami, vorresti andare in orbita tutta sola?”, mi morde un orecchio e credo di perdere le forze. Mi tremano le gambe, so per arrivare e lui fa' ancora più pressione lasciando la testa all’indietro. Ci lasciamo andare insieme e arriviamo quasi all'unisono. Quei gemiti sono diventati sempre più alti e quasi urlati. Mi stringo a lui con gli occhi chiusi. Mi tiene forte. Il suo viso nascosto fra i miei capelli e l’incavo del collo. Ho il fiato corto, ce l’ha anche lui, soffoca una risatina. Vorrei dirgli WOW!, ma preferisco stare zitta, così. Mi lecca il collo e io stringo la mani nei suoi capelli, mi guarda e si morde le labbra per poi umidificarle, sorride e mi bacia.
“Quanto sei bella?”, è divertito. Rido, forse mi imbarazzo. Abbasso lo sguardo e gli sfioro il collo. Sono nuda tra le sue braccia. Tecnicamente lo è anche lui, ma i pantaloni ce li ha ancora addosso. Gli mordo le labbra, contesta la mia mossa e si avventa sul mio collo. Urlo di dolore.
“Te lo meriti”, accenna un sorriso storcendo la bocca. Provo a baciarlo; allontana il viso. Ride e lascia la testa all’indietro. Allenta un po’ la presa e ora la mia schiena non è più appiccicata alla parete. Dondola un po’ e sorride guardandomi negli occhi. Si lecca il labbro inferiore, quasi balla dondolando a destra e a sinistra. Rido. Quale canzone ha in mente?
“Perché ieri sera eri al concerto con un Golden Ticket? Si presuma sia per i veri fan quello. Non hai fatto la foto con noi. Hai chiacchierato un po’ con mio fratello e poi alla fine del concerto ti sei fatta fare la doccia da Tomo e maldestramente sei caduta ai miei piedi”
“Ho accompagnato delle amiche”, meglio tagliar corto.
“Con un Golden Ticket?”
“Si, anzi mi devi 500 dollari e delle converse rosse, nuove!”, continua a ridere e si sposta verso il letto tenendomi saldamente fra le braccia.
“Vuoi rivestirti?”
“Ho davvero una scelta?”
“Mmh…non illuderti. E’ stata colpa mia, hai 18 anni ed io…”
“Quasi 21, tesoro…”
“Aah, donna! Voglio morderti e sentire ancora il tuo piacere insieme al mio”, non aspetta la mia risposta e blocca le mie mani. “Non nascondere i tuoi sorrisi ora che posso guardarti”, giusto. Prima non mi guardava visto che eravamo abbracciati. Gemo quando con la sua bocca umida passa dal collo alle mie labbra, mi bacia con forza e lascia la presa sulle mie mani per toccarmi e graffiarmi. E’ di nuovo in me. Ci rotoliamo nel letto e decide che posso comandare io scivolando sotto il mio corpo. Sento che mi vuole ancora, mi tiene per i fianchi; chiude gli occhi e si morde le labbra soffocando un gemito. Si lascia andare sul cuscino per poi tirarsi su in uno scatto velocissimo. Mi prende tra le braccia. Mi stringe, sono piccolissima nel suo abbraccio. Accompagna i miei movimenti con le sue mani e si lascia completamente andare al piacere. Arriviamo così, seduti al centro del letto incastrati l’uno all’altra. Ora è steso al mio fianco, la mia nudità è coperta solo da un sottile lenzuolo di seta color bronzo. Sfiniti, ma soddisfatti, cerchiamo il contatto fisico e lo troviamo sfiorandoci le mani. Si appoggia a me guardandomi negli occhi e accarezzandomi dal collo fino alla spalla per poi spostare i miei capelli.
“Non pensavo minimamente di poter fare questo con te. Spingermi così in là e di esserne soddisfatto. E’ un complimento, ragazzina!”, mi bacia frettolosamente.
“Dovrei ringraziarti?”
“Fa un po’ come ti pare…”, ride. Mi rivesto girandomi di spalle. Non lo guardo.
“Sei bella forte tu. Eppure non sei perfetta e neanche il mio tipo. Parliamoci chiaro, sei bassina, sei minuta e hai i capelli troppo lunghi e troppo scuri per i miei gusti. Però hai qualcosa in quegli occhi, non ho capito bene di che colore siano. Sono caldi, ma non del tutto scuri, poi la tua bocca, mmh, e anche…bhe, ci siamo capiti”
“Seh, ciao eh! Come funziona? Devo dirgli che hai vinto e farmi dare la collana?”
“Dovrei tornare per il prossimo gioco e deciderne le regole. Torna vincitrice…”, sono in piedi di fronte al letto con le mani poggiate sui fianchi. E’ steso di fronte a me. Senza maglietta o con i pantaloni ancora sbottonati. Ha le mani dietro la testa.
“Che significa?”
“Dì che qualcuno mi ha ferito e che mi hai guarito o cazzate del genere. Io ti ho dato il ciondolo per sdebitarmi”
“Ok!”
“Il piede come và?”
“Credo meglio”, faccio un paio di passi lentamente, “Il ciondolo Jared!”, gli porgo la mano. Si gira cercandolo. E’ sul comodino al suo fianco. Lo prende e si tira su, seduto al centro del letto con la mia mano all’altezza della sua bocca. La prende, mi tira verso di lui divertito. Mi bacia.
“Ciao ragazzina…alla prossima”
“Ciao”, ora è su di me.
“Non mi hai visto in faccia…”, mi tiene un dito puntato sul viso
“No, figurati”, mi alzo, “Salutami Shannon…”, ammicco.
“Lo farò, se gli racconto una cosa del genere il prossimo cattivo sarà lui!”
“Buono per la poverina che dovrà subirlo”, sorride guardandomi andare via.
"Non vuoi essere tu?" Non rispondo. Lo saluto con la mano. Mi manda un bacio.
Jared Leto.
Mi avvio nei corridoi arrancando un po’ la camminata con una caviglia slogate e tacco 12, ma ho il ciondolo fra le mani e sfoggio un sorriso compiaciuto.
  
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