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Autore: WrongWay    18/04/2011    3 recensioni
Pioveva a Malkada Heaven.
Una pioggerella sottile e luminescente, che andava infittendosi poco a poco. Le urla riempivano l’aria, centinaia di ombrelli scuri affollavano le strette strade e nessuno restava a guardare il cielo.
Perché ogni volta che pioveva a Malkada Heaven era sempre lo stesso ineluttabile disastro.
Quelle deliziose gocce azzurro disinfettante, che con il loro innaturale e angelico brilluccichio realizzavano incantevoli giochi di luce nell’aria tersa, creavano il panico.
Perché quella che cadeva soave dal cielo non era acqua.
Era acido, quello che precipitava dalle nuvole fosforescenti.
Scioglieva la stoffa, scioglieva il metallo, scioglieva le ossa.
E non è esattamente una bella cosa quando vivi in una città piattaforma.
Quando pioveva, l’intera Malkada Heaven si trasformava in un colabrodo colmo di cadaveri.
L’unica cosa che quella roba disgustosamente azzurrina non scioglieva era il piombo.
Ma sapete quanto costava uno di quei deliziosi ombrellini da 20 chili l’uno?
Molto più di quanto Heart Gammond potesse permettersi. Molto, molto di più.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Het, Slash, Yaoi, Yuri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Acid Rain

Acid Rain

Pioveva, a Malkada Heaven.

Una pioggerella sottile e luminescente, che andava infittendosi poco a poco.
Il rumore dei passi riempiva le strade, dove la gente cercava spasmodicamente riparo.
Le urla riempivano l’aria, centinaia di ombrelli scuri affollavano le strette strade e  nessuno restava a guardare il cielo.
Perché  ogni volta che pioveva a Malkada Heaven era sempre lo stesso ineluttabile disastro.
Quelle deliziose gocce azzurro disinfettante, che con il loro innaturale e angelico brilluccichio realizzavano incantevoli giochi di luce nell’aria tersa, creavano il panico.
Perché quella che cadeva soave dal cielo non era  acqua, né dolce, né salata, e non era terra, né del deserto, né della foresta.
Ahimè, mai la pioggia fu tanto odiata!
Era acido, quello che precipitava dalle nuvole fosforescenti.
Scioglieva la stoffa, scioglieva il metallo, scioglieva le ossa.
E non è esattamente una bella cosa quando vivi in una città piattaforma.
Quando pioveva, l’intera Malkada Heaven si trasformava in un colabrodo colmo di cadaveri.
L’unica cosa che quella roba disgustosamente azzurrina non scioglieva era il piombo.
Ma sapete quanto costava uno di quei deliziosi ombrellini da 20 chili l’uno?
Molto più di quanto Heart Gammond potesse permettersi.
Molto, molto di più.
Quindi, per non ritrovarsi la testa simile a un colino, la giovane si era prontamente infilata dentro la prima Safe-box che aveva trovato.
Aveva lottato per entrarvi.
Con le unghie, con i denti.
Aveva graffiato, strappato peli e capelli, scavalcato corpi e ignorato i colpi.
Alla fine, però, Heart Gammond ce l’aveva fatta, e ancora una volta se l’era cavata con qualche bruciatura non troppo a buon mercato.
E ora se ne stava lì, rannicchiata tra i corpi ammassati, ad aspettare che quella fottuta tempesta finisse.
- Cazzo…-
C’era persino un buco nella visiera del cappello.
Era il suo preferito, dannazione!
Sperava non fosse troppo rovinato. Ma non c’era spazio per levarselo e controllare.
Anzi, tanto si stava stretti che nemmeno riusciva ad esaminarsi bene le ferite.
Però la spalla le bruciava. Le bruciava maledettamente.
Cercò di torcersi all’indietro, con scarso risultato.
Digrignò i denti.
Le sarebbe servito un curatore.
Ma i curatori chiedevano soldi.
O un Claw.
Ma i Claw chiedevano sesso.
Sospirò.
Fare la puttana non le piaceva.
Sperava solo di trovare qualcuno di carino.
E magari di recuperare, insieme con la guarigione, un buon piatto di minestra.
In fondo, Heart valeva abbastanza.
Era particolare, la ragazza.
Un fuscellino di un metro e cinquanta, con  una  zazzera di capelli scuri non troppo ordinati
Un ibrido, con occhi verdi assai notevoli.
Non era particolarmente bella.
Ma vuoi mettere? Scoparsi una diciannovenne con fattezza semiumane era il sogno della maggior parte dei pervertiti su Jabber Crow.
Le grandi orecchie che spuntavano da sotto i capelli e la lunga coda con estremità deliziosamente verdastre bastavano e avanzavano a compensare la scarsità di seno.
Per non parlare delle deliziose protuberanze verdi che decoravano la sua spina dorsale.
Se avesse avuto un miglior rapporto con gli uomini e una minor stima di sé stessa avrebbe potuto fare affari nel mondo del porno.
Ma… che ci volete fare?
Anche se sei una Junkie dell’ Heaven, a diciannove anni qualche aspirazione ce l’hai ancora.
-Ah!-
Heart sobbalzò.
Qualcuno le stava leccando la spalla.
Già.
Impossibile sbagliarsi.
Inferocita cercò di voltarsi di scatto, mostrando i denti acuminati e soffiando come un gatto.
Ma con la scarsa mobilità che si poteva permettere non riuscì a fare molto.
Dopo qualche istante di pausa, lo sconosciuto riprese il suo lavoro.
La lingua ruvida affondava nella carne, dita abili aprivano delicatamente i lembi della ferita  e strappavano ancora di più la tshirt già lacera per facilitare il lavoro.
-Ahi… Smettila…smettila, bastardo…-
Faceva male.
Male davvero.
Ad ogni lappata doveva stringere i denti per non urlare.
Il sangue aveva iniziato a inzuppare la stoffa .
Lo sconosciuto ignorava i suoi lamenti e con dovizia si dava da fare per ripulire dal sangue la spalla malconcia.
Sentiva la figura estranea muoversi alle sue spalle.
Doveva essere più grosso di lei.
Beh, era facile essere più grossi di Hearth.
Ma vogliate capire, la nostra ragazza non era affatto disposta ad offrire il suo sangue al primo stronzo affamato che capitava.
Odiava offrire il sangue.
Ancora più del porno.
Mutato, vampiro, feticista o licantropo che fosse, non poteva sopportarlo.
Con uno scatto mandò la testa all’indietro.
-Amph!-
Bingo.
Il bastardo alle sue spalle guaì pietosamente.
- Non sono un fottuto panino!-
_
Si chiamava Louie.
Non un buon nome per una volpe, ma pur sempre un nome.
Era stato difficile fuggire dalla pioggia.
Molto, molto difficile.
Veramente era stato difficile fuggire da quasi tutto.
Ventuno anni e già era stanco.
Vabbè.
Tanto, a sentir le statistiche, non gliene rimanevano più di una decina, di anni.
Avrebbe voluto goderseli meglio però. Cristo, anche solo goderseli un po’ sarebbe bastato!
Cazzo.
Non era giusto.
Nella sua prossima vita voleva essere un grosso, grasso, fottutissimo panda miliardario, con tutte e tre le S al posto loro!
Soldi, Sangue e Sesso.
E ovviamente  con una bella villa con Safebox privata, munita di maxi schermi e frigo bar.
Tuonava fuori.
Il rumore dell’acido che colpiva le pareti di piombo era agghiacciante.
Non si sapeva quando le porte rinforzate si sarebbero riaperte.
Tutto dipendeva dalla durata di quella maledetta tempesta.
Ore, minuti, o giorni.
Non restava altro da fare che sperare di rivedere al più  presto, se non il sole, almeno le nuvole grigie.
Meno suggestive dei quelle fluorescenti che affollavano il cielo al momento, ma di sicuro anche  meno pericolose.
Di certo sarebbe arrivato tardi all’appuntamento.
Cavolo.
Quel lavoro gli serviva davvero.
Accidenti, aveva fame.
Ne avevano tutti.
Furioso e frustrato si agitò sul posto, per quanto poteva fare pressato com’era tra un energumeno che brontolava, una coppia di gerbilli dall’aria stanca e un tipetto mingerlino con un  cappello da baseball ben calato in testa.
Oltre vedeva poco o niente.
Non riusciva neanche a scorgere il vecchio teleschermo pubblicitario che ronzava poco distante.
Non era molto alto, Luoie, per non dire che era un vero e proprio tappo.
Meglio per lui.
Più sei piccolo, meglio fuggi.
Ringhiò, nervoso, stropicciandosi la coda dolorante per la posizione innaturale in cui era costretta.
La pioggia gli aveva lasciato un bel buco nel pelo del braccio, notò distrattamente.
Sfiorò la ferita con la punta della zampa.
Non gli faceva neanche male.
Beh, il pelo dei mutati era bello resistente.
Gli aveva protetto la pelle,
Altrimenti si sarebbe trovato una specie di squarcio, come quello del tipo di fronte a lui.
Esaminò la lacerazione con un misto tra curiosità e ribrezzo.
C’era da dire che l’acido faceva proprio un bel lavoro.
Era un taglio profondo.
Ancora non sanguinava,  ma non ci avrebbe messo molto a cominciare.
Ne sentiva l’odore, fresco, pungente e metallico.
Vagamente speziato, anche, per qualche motivo.
Era merce rara il sangue, se non avevi una lira e  cercavi di rasentare un minimo di legalità.
Nutrimento puro, nutrimento diretto.
E perché non unire l’utile al dilettevole?
Aveva fame.
Senza stare a pensarci due volte, si abbassò quel tanto che bastava per iniziare a lappare.
Il colpo lo prese alla sprovvista.
Luoie guaì.
Cazzo.
Faceva male.
- Non sono un fottuto panino!-

_______________

Note dell' Autrice:
Okay, sono in ritardo.
L'idea era un aggiornamento a settimana, ma su, perdonatemi un giorno solo di
So anche che non è una buona idea cominciare anche troppe storie contemporanea,  ma  prometto che cercherò di stare dietro a tutte. U.U
Cambio un po' genere e faccio il mio Outing come nerd della fantascienza :D Sono drogata di Cyberpunk e Urban Fantsy, anche se questa storia non lo è in senso stretto.
Per una volta lascio un po' da parte lo Yaoi e vediamo che riesco a tirare fuori.
Se vi piace commentate e se vi fa schifo anche, che all fin fine son qui per migliorare!
Grazie ^_^
  
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