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Autore: Douglas    19/04/2011    2 recensioni
Per gli appassionati di storie cavalleresche ecco un mix fra Tristano e Isotta e Merlin, dove un inedito Tristano darà del filo da torcere ad Artù
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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salve a tutti. sono un'appassionata di storie cavallaresche e per questo adoro la serie Merlin così ho deciso di mescolare la mia storia preferita, quella di Tristano e Isotta, con la trama del telefilm, spero che vi piaccia quanto a me

 

 Tristan's history 

Tristano batté leggermente i talloni contro il ventre del suo destriero per far si che questo cavalcasse più velocemente, mentre chiazze verdastre e indefinite gli scorrevano a lato in modo talmente fulmineo da non poter distinguere un albero dall’ altro, il vento fresco prodotto dalla corsa sferzava il suo volto giovane e perfetto mentre i capelli neri vorticavano ai lati della nuca seguendo il ritmo incalzante della cavalcata.

Procedeva per la foresta ad una velocità tale da impedire al cavaliere di pensare a qualsiasi altra cosa che non riguardasse il sentiero sconnesso della foresta.

Aveva gettato praticamente via la sua intera esistenza, disonorando non solo il nome del suo buon padre, il re Rivales di Loonois, assassinato molti anni addietro dal crudele duca Morgan, ma persino quello dell’uomo che lo aveva sempre considerato come un figlio, re Marco di Cornovoglia, grande condottiero e buon amico del re di Camelot Uther Pendragon.

Chiuse per un secondo solo gli occhi, il tempo sufficiente per cui il bel volto dolce e leggiadro di Isotta comparve nella sua mente, era tanto letale quanto irrinunciabile per lui, paragonabile soltanto ad una coppa di buon vino mescolato al veleno più mortale.

Li riaprì istantaneamente imponendo a se stesso di pensare solamente all’avvenire e di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, infatti, dopo essere stato esiliato dalla Cornovoglia, la sua terra natale, aveva vagato a lungo senza meta, girando di corte in corte e spacciandosi per un menestrello d’Acquitania.

Se suo zio lo avrebbe ritrovato, probabilmente, anche se provava per lui un amore grande, le serpi che si insediavano nel magnifico castello di Tintagel lo avrebbero costretto a condannarlo a morte.

Dopo tanto girovagare da una corte all’altra dell’Europa, il valoroso Tristano si era ricordato improvvisamente di una promessa che gli era stata fatta tanto tempo prima, durante il torneo organizzato da suo zio in onore delle nozze con la sua amata Isotta.

Dopo aver affrontato il valoroso Lancillotto del Lago e essendone uscito perdente, il fedele cavaliere di Camelot aveva annunciato che ci sarebbe sempre stato per lui un posto nell’esercito del prode e famoso principe Artù.

Il giovane aveva ben presto dimenticato quell’offerta così generosa forse troppo preso dall’amore che provava verso la bella Isotta, eppure ora sembrava che quella potesse essere l’unica e forse l’ultima occasione per conoscere il grande principe che tutti lodavano.

Finalmente, dopo diversi minuti di cavalcata a briglie sciolte, il ragazzo uscì dalla foreste del regno e si trovò dinnanzi le imponenti mura della città di Camelot che sembravano osservarlo con aria dura e ostile, come duro e ostile sembrava essere il loro re, Uther Pendragon. Era proprio lui che temeva più di tutte, poiché, se avesse scoperto la sua vera identità, lo avrebbe consegnato senza alcun indugio a re Marco.

Si fece coraggio e prima di entrare, per evitare di essere riconosciuto, si sistemò in testa il cappuccio del mantello che gli aveva prestato il nobile scudiero Governale prima di partire, e infine prendendo in mano la sua arpa, compagna di mille avventure, si avvicinò alle guardie che facevano a guardia all’enorme portone della città.

- Straniero, prima di farvi passare e bene che vi facciate riconoscere- esclamò una delle guardie – ebbene il mio nome è Tantris d’Acquitania e sono un menestrello- esclamò il ragazzo con decisione ma le guardie sembrano non esserne ancora convinte poiché una di loro domandò – E per quale ragione un menestrello dovrebbe portare una spada con sé?- esclamò scetticamente la guardia che prima non aveva parlato – ebbene, mie care guardie, come voi ben saprete visto il compito che vi è stato affidato, questo è un mondo pericoloso e un uomo deve portare una spada anche se ha affidato la sua vita all’ arpa- esclamò con decisione con una voce lievemente melodiosa.

Le due guardie si fissarono fra loro dubbiose infine, evidentemente convinte dal discorso del prode Tristano, scansarono le loro asce e ordinarono ad un’ altra di aprire il ponte levatoio.

Tristano, dopo averle ringraziate, entrò senza indugi nella grandiosa Camelot. Prima di avventurarsi nella città bassa, però, smontò da cavallo e lo affidò ad un giovane scudiero pagandolo con tutte le monete d’oro che gli erano state donate per i suoi servigi e poi, con solamente la sua arpa come compagnia, si avventurò per le vie del borgo.

A prima vista la città di Camelot sembrava essere una delle città più fiorenti in cui aveva sostato, pur essendosi avventurato soltanto nella città bassa, e le persone che dovevano essere fra le più povere in quella città sembravano stranamente soddisfatte della vita che conducevano.

Passò attraverso il mercato cittadino dove si vendevano non solo gli ortaggi e i prodotti della terra, bensì anche stoffe e utensili.

Alla fine giunse in una piccola piazza in cui sostava vuota e in attesa la temutissima gogna, uno dei mezzi più temuti e conosciuti del re.

Si fermò esattamente al centro di essa, da quel punto della città Tristano poteva osservare perfettamente la magnificenza dell’enorme reggia del re.

Sorrise soddisfatto da sotto il suo cappuccio chiedendosi dove alloggiassero i cavalieri di Camelot, ma sfortunatamente si ricordò che non poteva avvicinarsi al palazzo finché Uther lo abitasse ancora, così si disse che se lui non poteva andare da Artù, Artù stesso sarebbe venuto da lui.

Così si sedette su uno dei bianchi gradini che portavano alla gogna, prese in mano la sua arpa e cominciò a far scorrere rapidamente le sue dita sulle corde producendo note dolci che vibravano nell’aria con fervore e attiravano sguardi incuriositi ovunque.

Prese un respiro profondo e cominciò a cantare: narrò delle coraggiose gesta di Achille, il prode guerriero greco e della sua tragica fine, tentò di sfoderare tutta l’esperienza da menestrello che aveva acquisito in quegli altri per attirare l’attenzione di più persone e cittadini possibili.

E ci riuscì poiché, in pochi minuti, numerosi cittadini cominciarono ad affollare la piazza per scorgere chi mai stesse suonando così soavemente l’arpa, attirati prima solo per curiosità e poi per stupore e meraviglia.

QCi fu qualcuno che gettò persino monete dinanzi a quel giovane incappucciato così abile e le donne stavano ad ascoltare rapite la storia piansero quando Achille venne colpito dalla freccia proprio nel suo punto debole.

Suonò l’ultima nota, poi prese le monete che gli erano state donate, e si avvicinò ad un uomo che se ne seduto al margine della strada, con la schiena piegata in due, tentando di sollevare un carico pesante di ortaggi.

-Buon uomo!- esclamò Tristano avvicinandosi – si fermi, la aiuterò io a patto che lei mi tenga un secondo queste poche monete- esclamò, anche se si faceva spacciare per un menestrello in fondo era sempre un cavaliere e non poteva dimenticare tutto ciò che gli era stato insegnato in tutti quegli anni da Governale, un cavaliere prima di tutto deve pensare a chi sta peggio di lui, gli aveva spiegato quando era solo un ragazzo alle prime armi.

L’uomo lo guardò dubbioso, sembrava non fidarsi di tanta inaspettata gentilezza ma alla fine, forse fin troppo stanco per il duro lavoro, accettò.

Tristano si caricò in spalla gli ortaggi e attraversò la piazza. Le persone che prima avevano assistito allo spettacolo, lo osservavano ancora estasiati e fra di essi, una ragazza dai capelli ricci legati alla nuca, dalla carnagione bronzea e con un vestito azzurro mare che tutti conoscevano come la serva di Lady Morgana, osservava la scena incerta su cosa stesse accadendo.

- Che sta succedendo qui?- esclamò stupita vedendo tutta quella gente raccolta come in preghiera - un menestrello sta aiutando il vecchio Batch- esclamò un uomo lì di fianco senza dar altre spiegazione, la ragazza annuì come se avesse inteso le parole dell’uomo ma non capì cosa ci fosse di tanto sorprendente in un menestrello che aiutava un anziano.

Tristano, intanto, aveva appoggiato il carico di ortaggi nel punto che l’uomo gli aveva indicato e prendendone in mano uno di essu esclamò – accidenti, ma questi cavoli mi sembrano i più deliziosi che abbia mai visto e questa lattuga sembra proprio adatta ad un re, le va bene se scambio un cavolo e una testa di lattuga per le mie poche monete?-.

L’uomo lo guardò esterrefatto, quelle erano venti o trenta monete e non valevano di certo quanto un cavolo e una testa di lattuga ma non se lo fece ripetere due volte – buon uomo, sarei un pazzo a non accettare- esclamò porgendoglieli e la folla attorno prima borbotto e sussurrò e poi cominciò ad applaudire sotto gli occhi esterrefatti della bella Ginevra.

- signori se volete ascoltare un'altra delle mie novelle, sarà sempre qui a questa ora e accontenterò qualsiasi richiesta, dunque chiedete di Tantris d’Acquitania e io vi soddisferò con un intrattenimento che neanche un re può provare- disse accennando alla dimora che torreggiava al di sopra delle loro teste, in molti risero e si complimentarono mentre il menestrello passò tra la folla, l’uomo però non volle ne compensi ne lusinghe ma avviò solitario sparendo poi fra le vie della città.

In quel momento, la folla si diradò intorno a se, tornando alla vita di sempre, mentre la bella Ginevra era ancora pietrificata dalla meraviglia, si chiese estasiata come facesse un solo uomo ad attirare a sé così tante persone, ma poi si ricordò aveva ancora molte faccende da sbrigare e si ritornò velocemente al castello.

  
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